Chiesa di Santa Maria dei Miracoli (Palermo)

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Chiesa di Santa Maria dei Miracoli
Chiesa di Santa Maria dei Miracoli
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneSicilia
LocalitàPalermo
Coordinate38°07′00.3″N 13°22′07.3″E / 38.11675°N 13.368694°E38.11675; 13.368694
Religionecattolica
TitolareSanta Maria
Arcidiocesi Palermo
Inizio costruzione1547
Interno della chiesa

La chiesa di Santa Maria dei Miracoli è un edificio di culto ubicato in piazza Marina angolo via Lungarini nel centro storico di Palermo.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Epoca spagnola[modifica | modifica wikitesto]

Le vicende di Santa Maria dei Miracoli fanno riferimento ad un evento prodigioso collegato all'immagine della Madre di Dio, il canonico Antonino Mongitore documenta nel 1819, un avvenimento risalente al 1543, quando Palermo venerava come patrona Santa Cristina, allestendo per i festeggiamenti cittadini la caratteristica fiera nel piano della cattedrale.

L'edificio in stile rinascimentale principiato nel 1547 al tempo di Carlo II e del viceré di Sicilia Giovanni della Vega,[2] arcivescovo Pietro Tagliavia d'Aragona, grazie ai contributi della Confraternita di Santa Maria dei Miracoli[2] fu in seguito completato con le donazioni della comunità fiorentina.

Nel 1629, dopo la dispersione della comunità fiorentina, titolare della concessione per l'esercizio del culto, il Senato palermitano destinò la struttura ai religiosi dell'Ordine dei frati minori conventuali della chiesa di San Francesco d'Assisi de' Chiodari che vi istituirono il loro noviziato chiamato il "Conventino".

Architettura[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa di Sant'Apollonia[modifica | modifica wikitesto]

Sul fianco settentrionale coevo alla chiesa o di poco anteriore, fu concepito un loggiato ad archi centrici che adeguatamente delimitato, fu adibito a chiesa sotto il titolo di Sant'Apollonia.

Confraternita di Santa Maria dei Miracoli[modifica | modifica wikitesto]

  • 1547. Primitivo sodalizio promotore delle costruzione del tempio.[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Pagina 489, Tommaso Fazello, "Della Storia di Sicilia - Deche Due" [1] Archiviato il 29 novembre 2015 in Internet Archive., Volume uno, Palermo, Giuseppe Assenzio - Traduzione in lingua toscana, 1817.
  2. ^ a b c Gaspare Palermo Volume secondo, p. 36.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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