Chiesa di Sant'Antonio di Padova (Albino)

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Chiesa di Sant'Antonio di Padova
Chiesa di Sant'Antonio da Padova
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
LocalitàFiobbio (Albino)
IndirizzoPiazza P. Morosini, 3
Coordinate45°45′09.84″N 9°49′28.21″E / 45.752732°N 9.824503°E45.752732; 9.824503
Religionecattolica
TitolareSant'Antonio di Padova
Diocesi Bergamo
ArchitettoCamillo Galizzi
Stile architettoniconeoclassico
Inizio costruzioneXX secolo

La chiesa parrocchiale di Sant'Antonio di Padova è il principale luogo di culto cattolico della frazione Fiobbio di Albino, in provincia di Bergamo, in piazza Pierina Morosini, 3.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Al termine del XIX secolo, il territorio registrò un forte incremento demografico passando da una popolazione di 512 abitanti nel 1889, a 1050 nel 1916[1], questo rese insufficiente la capienza della chiesa di Sant'Antonio risalente al 1680 circa. Il parroco Antonio Savoldi definì infatti la chiesa insufficiente ed indecorosa chiedendo quindi di costruirne una nuova.[2]

La costruzione della nuova chiesa iniziò nel 1919, subito dopo il primo conflitto mondiale, con la posa della prima pietra il 20 settembre consacrata dal vescovo Luigi Maria Marelli, su progetto dell'ingegnere bergamasco Camillo Galizzi[3]. L'edificio fu terminato nel 1924 e consacrato sempre dal vescovo Marelli il 27 settembre[4] mantenendo l'intitolazione dell'antica chiesa a sant'Antonio di Padova. Sull'altare maggiore furono sigillate le reliquie dei santi Alessandro e Padre Pio.

La chiesa fu adornata con alcuni degli arredi e decori provenienti dalla dismissione della vecchia chiesa, tra questi: le cinque campane della ditta Pruneri datate 1906, l'altare laterale dedicato alla Beata Vergine del Rosario, il battistero e l'organo che fu installato nel suo alloggiamento sopra il presbiterio solo nel 1930, dopo un'accurata opera di restauro. Durante la seconda guerra mondiale, a seguito del Regio Decreto n° 505 del 23 aprile 1942, le due campane maggiori furono requisite e fuse per farne materiale bellico. Solo nel 1949 la torre campanaria fu nuovamente completata con due nuove campane di minor pregio rispetto alle precedenti.

Conseguente alla beatificazione di Pierina Morosini, nel 1987 il presbiterio fu modificato con la posa di un nuovo altare. Nel 1996 venne sostituita la vetrata del rosone centrale con una in stile Tiffany raffigurante sant'Antonio di Padova al centro, patrono della parrocchia, la beata Pierina Morosini a sinistra e il papa bergamasco Giovanni XXIII a destra.

Nel 2007 fu inaugurato il museo dedicato alla beata Morosini progettato dall'architetto Edoardo Milesi con accesso sul lato destro del transetto.[5]

Il 27 settembre 2012, nel XXV anniversario della beatificazione di Pierina Morosini, la terza campana del concerto campanario (Sol), una Pruneri del 1906 ormai danneggiata da tempo, fu sostituita con una nuova, fusa dalla ditta Allanconi di Crema. Sulla nuova campana trovano posto le effigi della beata, alla quale la campana è dedicata, di papa Giovanni XXIII e di Santa Maria Goretti, figura importante nella vita della Morosini. Sulla campana vi è posta la scritta: Confirma nos in fide (Confermaci nella fede) richiamo all'Anno della fede. È stata benedetta il 12 agosto 2012 da monsignor Arturo Bellini, direttore dell'Opera Barbarigo. La campana ha suonato per la prima volta la sera del 30 settembre 2012 alla presenza del vescovo di Bergamo Francesco Beschi.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Altare maggiore, opera dell'architetto Vittorio Sonzogni con l'urna della Beata Pierina Morosini

L'edificio fu edificato in un luogo che era destinato alle attività agricole e all'escavazione di pietre, senza che vi fossero costruzioni precedenti.
La chiesa, con la facciata rivolta a sud, è posta in alto rispetto al sagrato e raggiungibile da cinque gradini in masselli di beola levigata che conducono sul ripiano che percorre, su tre lati, la facciata stessa. Il sagrato, un tempo fiancheggiato in entrambi i lati da alti cipressi, ora sostituiti da aceri, la collega alla strada comunale.[6]

La facciata, realizzata in pietrame a vista, presenta un doppio ordine architettonico, il primo di quattro metri circa dove è inserito il portale d'ingresso in pietra di Abbazia lavorato a punta con lunetta semicircolare superiore. In alto vi è un grande rosone posto in uno sfondato circolare più ampio con a fianco due nicchie alte e strette. Questa parte termina con un cornicione molto semplice avente la copertura in coppi canale divenendo baldacchino in corrispondenza del rosone centrale. Il secondo ordine è molto più breve e presenta tredici feritoie rettangolari che alleggeriscono il complesso della struttura.

La parte laterale della struttura presenta due porticati che ricoprono gli ingressi laterali. Essi, raggiungendo l'altezza del primo ordine, formano un unico corpo con la struttura centrale.

Nel 1987 a seguito della beatificazione di Pierina Morosini, il presbiterio, collegato all'aula da tre gradini in marmo rosso di Francia, e più stretto rispetto alla navata, subì un rifacimento completo a opera dell'architetto Vittorio Sonzogni.
Le balaustre e la cantoria in legno risalente alla fine del XIX secolo, così come ogni paramento in legno posto sui muri laterali, furono eliminati[6]. L'altare venne realizzato utilizzando il sarcofago in marmo che era precedentemente posto all'entrata della chiesa e che conteneva le spoglie della beata con l'aggiunta di un'urna di bronzo.[7] Al centro del presbiterio vi è un ampio seggio in marmo destinato al celebrante con a fianco quattro sedili lignei. Dietro, il tabernacolo in metallo sbalzato è sormontato da un baldacchino in cemento.

Attraverso l'ingresso principale, seguita all'interno da bussola in noce, si perviene al vano della chiesa che presenta una sola navata, suddivisa da lesene in tre campate. Le lesene in muratura proseguono senza capitello e cornicione, trasformandosi in nervatura delle arcate sulle quali s'impostano le volte a tutto sesto che coprono le singole campate, lasciando nelle pareti laterali della prima e terza campata, sfondati ad arco a tutta altezza.[6] La seconda campata presenta le aperture minori laterali mentre la prima e la terza campata presentano cappelle con apertura ad arco.

L'aula è illuminata dal grande rosone presente sulla facciata e da altri sei minori posti su ogni campata laterale. Due porte in noce poste ai lati del presbiterio sono di accesso alla sagrestia, per la porta di sinistra e al museo dedicato alla beata, per la porta di destra.

Poche sono le opere conservate nella chiesa, una Sacra famiglia posta sull'altare omonimo opera di Carlo Francesco Nuvolone donata alla Chiesa nel 1924; l'altare laterale di fondo ospita anche la statua di Cristo morto. La prima cappella a destra, preceduta da una balaustra, è intitolata alla beata Morosini e presenta un grande dipinto che fu esposto in San Pietro nel giorno della beatificazione.[8]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Archivio Anagrafe comune di Albino, Comune di Albino.
  2. ^ Parrocchia di Fiobbio, su valledellujo.it, Valled del Lujo. URL consultato il 9 gennaio 2019.
  3. ^ Chiesa parrocchiale di sant'Antonio di Padova, su lombardiabeniculturali.it, Lombardia Beni Culturali. URL consultato il 7 gennaio 2018.
  4. ^ Chiesa Parrocchiale Sant’Antonio da Padova a Fiobbio – Albino, su itinerari.bergamo.it.
  5. ^ MUSEO MBPM, su beatapierinamorosini.com, Beata Pierina Morosini. URL consultato il o gennaio 2019.
  6. ^ a b c Chiesa di Sant'Antonio di Padova, su necrologie.repubblica.it. URL consultato il 9 gennaio 2019.
  7. ^ Beata Pierina Morosini e Chiesa di Fiobbio, su video.bergamo.it, Video Bergamo. URL consultato il 9 gennaio 2019 (archiviato dall'url originale il 10 gennaio 2019).
  8. ^ Omelia della beatificazione, su beatapierinamorosini.com, Beata Pierina Morosini. URL consultato il 9 gennaio 2019.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Luigi Paganoni, Le chiese parrocchiali della diocesi di Bergamo, II, Bergamo, 1974, p. 407-408.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]