Chiesa di Sant'Agata al Monte

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Chiesa di Sant'Agata al Monte
La salita in cima alla quale si trovava la chiesa.
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
LocalitàPavia
IndirizzoVia Sant'Agata- Piazza 24 Maggio
Coordinate45°11′02″N 9°08′59″E / 45.183889°N 9.149722°E45.183889; 9.149722
ReligioneCristiana Cattolica di Rito Romano
TitolareSant'Agata
Consacrazione671-688
Sconsacrazione1813
FondatorePertarito
Demolizione1907

La chiesa di Sant'Agata al Monte fu fondata da re Pertarito tra il 671 e il 688 e divenne sede di un monastero femminile. Venne demolita nel 1907.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa di Sant'Agata al Monte era inserita all'interno di un monastero benedettino femminile fondato, come riferito da Paolo Diacono, da re Pertarito nei primi anni del suo secondo regno, tra il 671 e il 688[1][2].

L'ente fu fondato per un voto fatto dal sovrano, dal momento che esso era situato nell'angolo sud-occidentale della cerchia muraria romana, in un punto, allora quasi lambito dalle acque del Ticino, dove Pertarito riuscì (il giorno della vigilia di Sant'Agata[3]), calandosi dalle mura grazie a una fune tenuta dallo scudiero Unulfo, a sfuggire ai sicari inviati dall'usurpatore Grimoaldo[4].

Il monastero ricevette donazioni e privilegi da parte di diversi sovrani longobardi[5] e, tra l'864 e l'874, il vescovo Litifredo portò nella chiesa le reliquie di santa Onorata. La chiesa venne ricostruita nei primi decenni del XII secolo e fu dotata di tre navate e tiburio[3]. Nel 1242 alle benedettine subentrarono le suore francescane, che mutarono la dedicazione intitolandolo a San Damiano[6].

L'ente possedeva numerosi beni fondiari nella campagna di Pavia e in particolare a Roncaro. Negli ultimi anni del XV secolo la chiesa venne restaurata e nel 1512 fu rifatto il coro e vennero eliminate le navate laterali e l'edificio divenne così ad aula unica centrale, inframezzata da un transetto, che divideva i fedeli dalle monache[3]. Sempre nel XVI secolo, fu distrutto, e rifatto, l'altare maggiore, mentre nel 1689 fu innalzata, sul fianco settentrionale della chiesa, la nuova sacrestia[3]. La chiesa svolse anche la funzione di parrocchia fino al 1565, quando essa fu inserita nella parrocchia del duomo[4]. Il monastero venne soppresso nel 1782[6] e fu acquistato (insieme alla chiesa) dal marchese Giovanni Andrea Bellingeri, che intedeva trasformarlo in un ospedali per i malati di mente, ma, nel 1794, il marchese donò l'immobile all'ospizio per anziani Pio Luogo Pertusati[3]. La chiesa fu officiata fino al 1813, quando venne ridotta a magazzino[3]. Nel 1907[3] ciò che restava della chiesa venne demolito per dare spazio alla casa Anelli, mentre parte del convento divenne sede della casa di cura Morelli. Lungo via Rotari e via Santa Margherita si conserva il muro di cinta del monastero, che, nel tratto meridionale, reimpiegava parte delle mura urbiche di età romana e altomedievale. Al momento della demolizione della chiesa, il grande affresco rinascimentale dell'abside (realizzato da Giovanni Angelo Sacchi e Alberto Ferrari da Grado tra il 1502 e il 1504[3]) venne strappato e fini nelle collezioni del Philadelphia Museum of Art, dove rimase fino al 1991, quando il museo statunitense decise di restituire l'opera a Pavia, ed è esposto presso i Musei Civici.

Sempre nei Musei Civici si conservano materiali di spoglio in marmo e arenaria provenienti dalla chiesa e acquistati dal comune di Pavia nel 1981, tra i quali vanno annoverati diversi rilievi romanici, risalenti alla ricostruzione dell'edificio nel XII secolo, e, soprattutto, un ricco corpus di epigrafi (molte di esse frammentarie) in marmo dotate di eleganti decorazioni e cornici di età longobarda, quasi tutte riferibili a badesse, tra le quali vi anche quella di Cunicperga (prima metà del VIII secolo), figlia di re Cuniperto e nipote di Pertarito[7][8].

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giovanna Forzatti Golia, Istituzioni ecclesiastiche pavesi dall'età longobarda alla dominazione visconteo- sforzesca, Roma, Herder, 2002.
  • Donata Vicini, Lineamenti urbanistici dal XII secolo all'età sforzesca, in Storia di Pavia, III/3, L’arte dall’XI al XVI secolo, Milano, Banca Regionale Europea, 1996.
  • Peter Hudson, Pavia: l'evoluzione urbanistica di una capitale altomedievale, in Storia di Pavia, II, L'alto medioevo, Milano, Banca del Monte di Lombardia, 1987.
  • Stefano Gasparri, Pavia longobarda, in Storia di Pavia, II, L'alto medioevo, Milano, Banca del Monte di Lombardia, 1987.

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