Chiesa di San Pietro dei Pisani

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Chiesa dei Santi Pietro e Paolo dei Pisani
Stato Regno di Sicilia
Divisione 1Sicilia
LocalitàMessina
Religionecattolica di rito romano
Arcidiocesi Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela
Inizio costruzioneXI secolo
Demolizione1783 (terremoto)

La chiesa dei Santi Pietro e Paolo dei Pisani,[1][2][3] poi sotto il titolo dei Santi Euno e Giuliano, martiri cristiani di Alessandria d'Egitto,[4] è stata una chiesa di Messina, edificata nell'XI secolo e andata distrutta a causa del terremoto del 5 febbraio 1783.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Origini della costruzione[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa fu edificata dai pisani, alleati del Gran Conte siciliano Ruggero I durante la riconquista della Sicilia, i quali si stabilirono con un'importante comunità a Messina e fecero costruire tra il porto e il duomo, una chiesa intitolandola come loro consuetudine, a San Pietro e San Paolo.

Secondo tradizione in questo luogo furono sepolti il vescovo Eleuterio, Anzia sua madre e Corebbo, che patirono il martirio sotto l'imperatore Adriano.[5]

La chiesa fu elevata a parrocchia nel 1267, e affidata all'arcidiacono della cattedrale.[5]

Epoca rinascimentale[modifica | modifica wikitesto]

I Camilliani giunti a Messina si insediarono nella via dell'Uccellatore in case dirimpetto a questo tempio aprendovi la loro chiesa sotto il titolo di «Regina Cœli». Il sito si rivelò ben presto inadeguato, pertanto fu assegnato loro il tempio dei Pisani.[5]

Nel 1599 la chiesa passò ai Chierici Regolari Ministri degli Infermi di Camillo de Lellis,[5] che la ampliarono e l'abbellirono, grazie alle donazioni della nobildonna Francesca Balsamo Aragona, principessa di Roccafiorita.[6][5] Nel 1606 è documentato il rifacimento dalle fondamenta, l'ingrandimento e l'elevazione a parrocchia.[5]

Nel 1609, Caravaggio ricevette dal ricco mercante genovese Giovanni Battista de' Lazzari la commissione per l'esecuzione di una pala dal titolo Resurrezione di Lazzaro per la cappella maggiore della chiesa[7]. Nel 1700 la chiesa fu ulteriormente arricchita dal dipinto della Vergine e due Apostoli, opera cinquecentesca di Polidoro Caldara da Caravaggio.[3]

Epoca tra il XVIII e il XIX secolo[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1719 la chiesa fu solennemente consacrata dall'arcivescovo Giuseppe Migliaccio.[3]

Nel 1755 Camillo de Lellis è proclamato patrono di Messina, dedicazione del luogo di culto al fondatore dei Crociferi.[3]

La chiesa fu rovinata dal terremoto della Calabria meridionale del 1783, ma alcune opere si salvarono, come la Resurrezione di Lazzaro del Caravaggio, oggi conservata al Museo Regionale di Messina.

Epoca contemporanea[modifica | modifica wikitesto]

La costruzione fu completamente distrutta dal terremoto di Messina del 1908.

Nel 1932 fu inaugurata la nuova chiesa di San Camillo sul viale Principe Umberto.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Gli affreschi superstiti della Cappella di San Giuseppe, opere di Giuseppe Crestadoro.[9]

Casa dei Crociferi[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa di San Camillo.

Convento e noviziato[modifica | modifica wikitesto]

Convento e noviziato con strutture normanne su strada della Neve.[8]

Monte degli Agonizzanti[modifica | modifica wikitesto]

[3]

Chiesa di San Camillo[modifica | modifica wikitesto]

Ricostruzione post terremoto.

Interno[modifica | modifica wikitesto]

Le paraste intarsiate e i ricchi altari provengono dalla distrutta chiesa di Sant'Anna.

Navata destra[modifica | modifica wikitesto]

  • Cappella della Madonna della Salute.
  • Cappella di San Camillo.

Navata sinistra[modifica | modifica wikitesto]

  • Cappella di San Giuseppe.
  • Cappella del Crocifisso.

Absidiola destra[modifica | modifica wikitesto]

  • Cappella di Sant'Antonio di Padova.

Absidiola sinistra[modifica | modifica wikitesto]

  • Cappella del Sacro Cuore di Gesù.

Altare maggiore[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]