Chiesa di San Francesco Grande (Forlì)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
chiesa di San Francesco Grande
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneEmilia-Romagna
LocalitàForlì
Religionecattolica
Stile architettonicoBarocco (rifacimento XVII secolo)
Demolizione1790

La chiesa di San Francesco Grande è un'antica chiesa di Forlì, oggi distrutta. Sorgeva presso l'attuale piazza Cavour; adiacente era l'antico ospedale Casa di Dio. Con i materiali recuperati dalla demolizione, nel 1790 viene edificata la chiesa di San Francesco Regis, di stile neoclassico.

Nella cappella Lombardini della chiesa di San Francesco Grande lavorarono Timoteo Viti e Gerolamo Genga (documentato nel 1518): in questa occasione, il Genga assunse come aiuto il giovane pittore forlivese Francesco Menzocchi.

Vi lavorò anche Pace da Faenza.

Tra le sepolture signorili, si segnala quella di Caterina Rangoni Ordelaffi morta nel 1467: la lapide che aveva costituito il fastigio della sua tomba oggi è conservata nella Chiesa di San Francesco Regis: vi si nota il doppio stemma (dei Rangoni e degli Ordelaffi) e una ghirlanda sostenuta da un angelo.

Numerose erano le cappelle. Un gioiello della cappella Lombardini, ancora in parte visibile, se pure conservato per lo più in Gran Bretagna, è il pavimento in maiolica.

La cappella era stata voluta per accogliere il corpo del medico Bartolomeo Lombardini, celebre anche per aver curato Girolamo Riario e Cesare Borgia. La cappella ospitava lavori, oltre che del Genga e di Menzocchi, anche di Marco Palmezzano e Timoteo Viti, mentre sepolcro e recinzione, in pietra d'Istria, erano di Pietro Barilotto. Il pavimento, invece, definito "di eccezionale qualità e bellezza", è firmato da un non ancora identificato "Petrus" e riporta due date: 1513 e 1523. Dopo lo smantellamento della chiesa (1793), gli eredi dei Lombardini, i Monsignani, lo trasferirono nello loro villa di Pieve Quinta, a sua volta demolita nel 1862. Messo sul mercato, la maggior parte fu acquistata da un collezionista inglese, Charles D.E. Fortnum. Così, oggi, oltre mille mattonelle sono conservate nel Victoria and Albert Museum[1].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Copia archiviata, su pillole.com. URL consultato il 14 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 15 novembre 2012).

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]