Capricci (film 1969)

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Capricci
Carmelo Bene in una scena del film
Lingua originaleitaliano
Paese di produzioneItalia
Anno1969
Durata89 min
Dati tecniciEktachrome
Generefantastico, grottesco
RegiaCarmelo Bene, assistente alla regia Fabio Garriba
SoggettoArden of Feversham (di anonimo elisabettiano) & Manon di Prévost
SceneggiaturaCarmelo Bene[1]
ProduttoreCarmelo Bene
Produttore esecutivoRodolfo Frattaioli
Casa di produzioneBB & B[2]
FotografiaMaurizio Centini
MontaggioMauro Contini
Effetti specialiCarlo Marotti (fonico)
MusicheAA. VV. a cura della Microstampa (sviluppo a stampa e registrazione sonora)
CostumiG.P. 11
TruccoPiero Mecacci, Raffaele Cristini, Gloria Fava
Interpreti e personaggi

Capricci è un film del 1969 diretto e interpretato da Carmelo Bene.[4]

Trama[modifica | modifica wikitesto]

La "trama", se così si può chiamare e raccontare, trae spunto da due opere: la Storia del cavaliere Des Grieux e di Manon Lescaut e l'Arden of Feversham di anonimo elisabettiano. Quest'ultima è interpretata da vecchietti (nonagenari dice Bene), dei quali la maggior parte senza nessuna esperienza cinematografica, che recitano in un risibile dialetto barese italianizzato. Le fanciulle sono nude oppure molto svestite, compresa Alice. Si dovrebbe parlare però di due "trame", sempre tra virgolette, parallele che non s'incontrano mai. L'altra "trama" era quella di accumulare disastri formando un cimitero estemporaneo di auto sulle quali ci si andava a schiantare sopra le altre auto, senza un'apparente motivazione e/o significato preciso. Un film di pura demenza, ove tutto risulta inattendibile.

Inoltre, a complicare ulteriormente la situazione, viene ad aggiungersi, se così si può dire, una terza "trama", quella della voce fuori campo di Carmelo Bene che recita brani tratti da un saggio di Roland Barthes sulle ricette di cucina della rivista francese Elle (pubblicato in Miti d'oggi) mentre una giovane cameriera nuda serve alla mensa dove si svolgono le accese discussioni dei deliranti vecchietti. Nell'ambito di questo inestricabile intreccio vengono ad intercalarsi in modo surreale scene di tipo western.

Parallelo a questa "trama" c'è il neo-cimitero di macchine che si vanno man mano ad accumulare, guidate da Carmelo Bene in compagnia di Anne Wiazemsky. Poi s'inizia anche ad investire pedoni donne, caricate faticosamente in macchina. Tutto ciò senza una motivazione logica e la stessa Wiazemsky guarda divertita la scena come se contemplasse altro dal disastro; in tal modo l'avvenimento manca del senso dell'orrido che dovrebbe avere. Si accumula altra scena inspiegabile di un tale barone che passeggia parlando e che cerca di non dare nell'occhio; ma come potrebbe?.. con quella sua moglie (?) baffuta che porta in braccio un pupo altrettanto improbabile, fin troppo cresciuto, pedinati a breve distanza da un poliziotto che gli sta dietro e che alla fine, inquadrato da solo, lo si vede singhiozzare perdutamente. Dopo, lo stesso poliziotto continuerà sempre singhiozzante, troppo (interrotto con scene dell'altra trama dell'Arden of Feversham), verso e in cerca di chissà cosa, cotto evidentemente dalla maschia moglie baffuta del barone, che cerca di farlo morire dal desiderio, mostrandosi inverosimilmente sensuale e seducente. I vecchietti intanto ad uno ad uno continuano a morire, chi per tradimento chi per la troppa birra. Il poliziotto sempre singhiozzante ed esageratamente mugolante bussa alla porta cercando di farsi aprire dal pittore, scocciato da questa importunità. Alla fine gli apre la porta e il poliziotto sempre singhiozzante, come se avesse un'emorragia inarrestabile di lacrime, prende una tela da portare via, ma non riesce a farla passare dalla porta, disperandosi ancor più; alla fine, dopo tanto indaffararsi, cade a terra stremato.

Intanto al cimitero delle automobili viene tentato un ultimo schianto, con botto finale incendiario; Carmelo Bene si butta fuori dall'abitacolo prima del cozzo, e dopo va a prelevare o salvare la malconcia sua amica; si adagiano sull'erba, vicino alle fiamme. Dopo poco si sentono dei colpi di pistola, si vede qualcuno che spara e gente che scappa, verso le macchine ancora brucianti o malandate, con le quali partono per chissà dove. Il rumore delle auto finisce di colpo e i due giovani s'accasciano anch'essi, forse morti o forse svenuti. Sopraggiungono dei cavalieri, vestiti come inglesi alla caccia della volpe; il film termina così inconsistentemente con le loro evoluzioni.

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

Film a basso costo (realizzato in poco meno di due mesi tra riprese e montaggio), come tutti gli altri della sua produzione; girato in tre luoghi diversi; gli esterni a Campo de' Fiori e sul raccordo anulare con lo svincolo per Napoli (luogo che man mano si andava trasformando in un cimitero d'auto); mentre gli interni sono girati nella casa del pittore leccese Tonino Caputo. Carmelo Bene definisce Capricci come la sua produzione filmica migliore dopo Salomè, aggiungendo inoltre...

... è un film delirante, intenzionalmente sgradevole. Non sta né in cielo né in terra. Brutto a vedersi, senza infingimenti, nudo, crudo, disgraziato.[5]

E altrove...

Capricci è un bell'attentato a tutto ciò che d'istituzionale, ricattatorio c'è nel visivo[6]

Le musiche della colonna sonora sono definite da Carmelo Bene delle stecche rispetto alla situazione scenica che dovrebbero caratterizzare, e sono dunque incoerenti rispetto alla "trama" e ai ruoli, oltretutto anch'essi inattendibili, dei personaggi. Anche il doppiaggio è appositamente sballato, talché la voce di Alice, interpretata da Ornella Ferrari, spesse volte diventa una voce con accento francese (probabilmente è la voce della Wiazemsky), e qualche volta addirittura le due voci si notano sovrapposte.

Accoglienza[modifica | modifica wikitesto]

Presentato nella Quinzaine des Réalisateurs del 22º Festival di Cannes,[7] anche questo film, come il precedente, venne apprezzato molto dai critici e dagli intellettuali francesi, come per esempio il poeta Jacques Prévert; venne altresì apprezzato in Italia (non venne però gradito da Luchino Visconti a Cannes) ma non ebbe molto successo di pubblico e seguì così più o meno la sorte di Nostra Signora dei Turchi. Visto e compreso da pochi fu quasi subito ritirato dalle sale cinematografiche, rimanendo un film cult e per soli cinefili.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Il film in effetti viene girato senza sceneggiatura
  2. ^ BB & B, oppure B.B.B., è l'acronimo dei cognomi dei tre suoi componenti: Jacques Brunet, Gianni Barcelloni e Carmelo Bene
  3. ^ Giovanni Davoli, padre di Ninetto Davoli.
  4. ^ Il genere, per quanto concerne le opere beniane, è difficile da determinare. Carmelo Bene definisce a volte la sua arte (teatrale, filmica, letteraria, ...) "degenere".
  5. ^ Carmelo Bene e Giancarlo Dotto, Vita di C.B., op. cit. pag. 290
  6. ^ Carmelo Bene e Giancarlo Dotto, Vita di C.B., op. cit. pag. 295
  7. ^ (FR) Quinzaine 1969, su quinzaine-realisateurs.com. URL consultato il 15 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 10 giugno 2011).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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