Bombardamento di Lubecca

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Template:Campagnabox bombardamenti strategici durante la seconda guerra mondiale

Joseph Krautwald: la madre

Il bombardamento di Lubecca, condotto dal Bomber Command della RAF la notte del 28 marzo 1942, fu il primo bombardamento a tappeto riuscito sulla Germania[1] nell'ambito di una campagna aerea pianificata per radere al suolo le città tedesche durante la seconda guerra mondiale per disarticolare il tessuto economico, civile e morale del Terzo Reich.[2] Esso cagionò estesa distruzione al patrimonio edilizio ed artistico dell'antica città (la chiesa di San Pietro ad esempio fu finita di riparare nel 1987)[3] e la morte di molti civili, mentre numerosi altri rimasero senza casa e lavoro.

Tale tipo di attacco sarà ripetuto qualche mese dopo negli immensi raid dell'operazione Millennium e culminerà nelle più tarde incursioni di Amburgo e di Dresda.

Storia

Distruzioni sulla Sandstraße

Lo Stato Maggiore della RAF aveva raccomandato già molti mesi prima del marzo 1942 al Bomber Command (l'unità incaricata delle azioni di bombardamento aereo) di eseguire dei bombardamenti a tappeto sulle città tedesche avvalendosi specialmente di bombe incendiarie.[4] Arthur Harris, comandante in capo del Bomber Command dal 22 febbraio 1942,[5] decise di colpire Lubecca perché il suo centro storico era concentrato in uno spazio ridotto ma fittamente edificato, soprattutto con il legno, perché era debolmente presidiata dalla FlaK e dalla caccia notturna tedesca e perché vi era una vasta zona industriale.[6] L'attacco notturno, che si sarebbe dovuto svolgere la notte del 28 marzo 1942, fu da Harris organizzato nel seguente modo:

  • 10 Vickers Wellington dotati del sistema di radionavigazione GEE, pilotati da equipaggi esperti, avrebbero provveduto ad illuminare Lubecca con dei bengala per 15 minuti dopo l'ora zero (le 22:30);
  • 15 Short S.29 Stirling e 25 Wellington muniti di GEE avrebbero sorvolato i vari obiettivi scaricandovi sopra bombe incendiarie mentre altri 10 Wellington (pure questi con il GEE) avrebbero fatto cadere ordigni convenzionali. Tempo stimato dell'azione: da 2 a 20 minuti dopo l'ora zero;
  • da una a due ore dopo l'ora zero sarebbe entrata in azione la forza principale composta da 109 aerei dotati di carichi incendiari e 65 carichi di bombe convenzionali principalmente dal peso di circa 4.000 libbre (1814 kg)[7]
La chiesa di Santa Maria in fiamme dopo il bombardamento

L'attacco cominciò puntuale alle 22:30 e rispettò quasi appieno il piano di Harris. La chiesa di Santa Maria, punto focale per l'attacco al centro storico, fu colpita in pieno così come il mercato gotico, la sede della Reichsbank, altri edifici amministrativi e l'intera città vecchia, coinvolta in numerosi incendi che durarono per giorni. Sganciarono il loro carico 191 aerei su 234, 8 furono abbattuti dalla contraerea e 5 risultarono distrutti o con l'equipaggio catturato a causa della perdita della rotta di navigazione.[8]

Il primo ministro Winston Churchill, dopo i successivi raid su Rostock, si complimentò pubblicamente con Harris anche per l'attacco a Lubecca.[9]

Danni e vittime

Una ricognizione fotografica eseguita dalla RAF il 12 aprile 1942 rivelò che erano stati distrutti 81 ettari di superfici edificate, vale a dire circa il 30% del totale (in realtà gli inglesi calcolarono di essere passati sul 45-50% della città)[10]. Nello specifico vennero demolite 1.425 case, 1.976 risultarono gravemente danneggiate, la fabbrica Drägewerke che produceva ossigenatori per i marinai dei sottomarini andò completamente distrutta, mentre altre tre fabbriche, la principale stazione ferroviaria, una centrale elettrica e numerose officine furono devastate dal fuoco. Numerosi magazzini e depositi, oltre alla periferia, riportarono seri danni e non fu risparmiato nemmeno il porto, rimasto paralizzato per dieci giorni.[11]

Tutto ciò fu ottenuto con 146 tonnellate di bombe convenzionali e 163 tonnellate di ordigni incendiari. Lubecca, che al tempo contava 153.000 abitanti, subì la morte di 312 persone. La produzione industriale tuttavia si riprese velocemente, anche se non a pieno regime.[10]

Note

  1. ^ Bonacina 1975, p. 105
  2. ^ Bonacina 1975, passim
  3. ^ (DE) La chiesa di San Pietro a Lubecca, in st-petri-luebeck.de. URL consultato il 27 nov 2010.
  4. ^ Bonacina 1975, p. 102
  5. ^ Bonacina 1975, p. 97
  6. ^ Bonacina 1975, pp. 102/104
  7. ^ Bonacina 1975, p. 103
  8. ^ Bonacina 1975, pp. 103/105
  9. ^ Bonacina 1975, p. 108
  10. ^ a b Bonacina 1975, p. 104
  11. ^ Bonacina 1975, pp. 103-104

Bibliografia

  • Giorgio Bonacina, Comando Bombardieri - Operazione Europa, Milano, Longanesi & C., 1975, ISBN non esistente.

Altri progetti