Bear Butte

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Bear Butte
Visione d'insieme della Bear Butte (Dakota del Sud)
StatoBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
Stato federato  Dakota del Sud
ConteaContea di Meade (Dakota del Sud)
Altezza1 348 m s.l.m.
Prominenza380 m
Coordinate44°28′33.1″N 103°25′37.05″W / 44.47586°N 103.426957°W44.47586; -103.426957
Mappa di localizzazione
Mappa di localizzazione: Stati Uniti d'America
Bear Butte
Bear Butte

Il Bear Butte è una monte che si eleva sul versante nord-orientale delle Black Hills in una zona a circa 10 chilometri dalla città di Sturgis, nella contea di Meade (Dakota del Sud).

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il Bear Butte si trova nella parte più orientale di una estesa fascia vulcanica che dal Dakota del Sud si allunga verso ovest per circa 100 km fino alla Devils Tower (Wyoming).

La montagna è il risultato di un particolare fenomeno orogenetico avvenuto nel periodo precambriano. Essa è un laccolite composto da roccia ignea che, centinaia di milioni di anni fa, si è sollevata, raffreddata e quindi solidificata dando luogo a quell'altura dalla originale forma di cupola e con caratteristiche geologiche simili agli altri rilievi della regione.[1] Si eleva a 380 metri (1.247 piedi) sopra il terreno circostante ed è alta 1.348 m (4.422 piedi) sul livello del mare.[2]

L'area intorno a Bear Butte si presenta con aspetti diversi: collinare a sud-ovest, ma pianeggiante a nord-est ed è quasi completamente ricoperta di erba. Nella zona sono stati ritrovati manufatti che risalgono a 10.000 anni fa[3] a testimonianza che quel territorio era già frequentato in epoca molto remota.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Le tribù indiane delle Grandi pianure, sin dalla loro prima storia documentata, hanno sempre mantenuto un forte legame spirituale con il Bear Butte. Su questo monte il profeta cheyenne Dolce Medicina (Sweet Medicine in inglese - Motsé'eóeve in lingua cheyenne) ricevette dagli Spiriti le sacre frecce e le leggi divine che avrebbero per sempre guidato il cammino del suo popolo.[4] I Cheyenne chiamavano quel luogo Nóávóse (Montagna sacra), mentre per i Lakota era Matȟó Pahá, (Montagna dell’orso)[5] un riferimento al fatto che il suo profilo ricorda quello di un orso addormentato. Il Bear Butte è spesso associato ai nomi di grandi capi indiani, come Toro Seduto, Nuvola Rossa e Coda Chiazzata. I Lakota, infatti, si riunivano su questa altura per i loro raduni annuali in quanto ritenevano che essa rappresentasse il centro della Terra e il centro del Grande Cerchio della vita[6][7]. E fu proprio durante uno di questi raduni che in quella regione nacque Cavallo Pazzo, il grande capo di guerra Oglala.

Il nome della montagna fu tradotto in inglese solo a metà dell'Ottocento dai cartografi che erano al seguito delle spedizioni che cominciarono ad esplorare i territori del Dakota, del Wyoming e del Montana.

La conseguenza di queste spedizioni fu che nell’estate del 1857 sul Bear Butte ci fu un grande raduno delle nazioni Sioux per decidere su come contrastare la crescente penetrazione dei bianchi nel sacro territorio delle Black Hills.[8][9]

Il peggio arrivò nel 1874, quando una spedizione militare e scientifica guidata da George A. Custer entrò nel territorio dei Lakota ancora largamente inesplorato dai bianchi per verificare, tra l'altro, la veridicità delle voci che parlavano dell'esistenza dell'oro sulle Black Hills.[10] La conferma dell'esistenza del prezioso metallo su quelle colline esercitò un forte richiamo su migliaia di avventurieri e il Bear Butte, per la sua forma particolare, divenne un punto di riferimento certo per cercatori d’oro e coloni che si riversarono in quella regione.

Ancora oggi il Bear Butte riveste un ruolo significativo nella spiritualità dei nativi americani e per loro continua ad essere luogo di pellegrinaggio e di rituali mistici. Lungo tutto il percorso che si snoda su per la montagna quasi ogni albero è decorato con pezzi di stoffa colorata e con sacchettini contenenti tabacco - erba considerata sacra dagli indiani - lasciati come offerte che rappresentano le preghiere innalzate durante i loro riti spirituali e di purificazione.

Nel 1961 il Bear Butte è diventato un parco statale[11] ben sviluppato, con pittoreschi sentieri escursionistici e la possibilità di fare equitazione, pesca e campeggio. Dal 1973 il parco è stato registrato come monumento storico nazionale nel Registro nazionale dei luoghi storici (NRHP) e dal 1981 anche come National Historic Landmark.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ John Paul Gries, Roadside Geology of South Dakota, Mountain Press, 1996, pg. 187-189
  2. ^ Bear Butte su Peakbagger.com
  3. ^ Bear Butte su visitsturgis.us
  4. ^ J. Stands in Timber . Margot Liberty, Memorie dei Cheyenne, Rusconi, 1995, pg. 43-44
  5. ^ Larry J. Zimmerman, The Sacred Wisdom of the Native Americans, Chartwell Books, 2016, pg. 184
  6. ^ Secondo il simbolismo dei nativi americani tutte le cose sono collegate nel Sacro Cerchio della vita che racchiude ogni cosa e dal cui interno nasce ogni cosa. Un cerchio non ha né inizio né fine, quindi rappresenta l'infinito, l'unità di tutte le cose e insegna che tutte le cose sono correlate tra loro. Esso fornisce agli uomini il mezzo per comprendere l’universo, i misteri della vita e della morte, i cicli delle stagioni, il fluire del tempo. La sua forma circolare rappresenta in maniera perfetta il percorso in cielo del Sole e della Luna e sulla Madre Terra la forma del tepee, la forma del tamburo e di altri oggetti che hanno un ruolo significativi nella cultura, nelle credenze e nelle tradizioni dei Lakota.
  7. ^ James David Audlin, The Circle of Life: A Memoir of Traditional Native American Teachings, Create Space Independent Publishing Platform, 2012
  8. ^ Stephen E. Ambrose, Crazy Horse and Custer: The Epic Clash of Two Great Warriors at the Little Bighorn, Pocket Books, 2003, pg. 76
  9. ^ Kinsley M. Bray, Crazy Horse: A Lakota Life, University of Oklahoma Press, 2008, pg. 53-56
  10. ^ Frederick Whittaker, A Complete Life of Gen. George A. Custer: Major-General of Volunteers; Brevet Major-General, U.S. Army; and Lieutenant-Colonel, Seventh U.S. Cavalry, Sheldon, 1876, pg. 503-504
  11. ^ Edward Raventon, Island in the Plains: A Black Hills Natural History, Johnson Books, 1994, pg. 265

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Charles Rambow, Bear Butteː Journeys to the Sacred Mountain, Pine Hill Press, 2004
  • Jeffrey Ostler, The Lakotas and the Black Hills. The Struggle for Sacred Ground, Viking, 2010
  • Massimo Centini, Montagne sacre: Storia, mistero e leggenda, Fondazione Terra Santa, 2017

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