Bastione Garibaldi

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da Baluardo delle Monache)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Bastione Garibaldi
Localizzazione
Stato attualeItalia
CittàGrosseto
Coordinate42°45′44.69″N 11°06′39.9″E / 42.762414°N 11.111083°E42.762414; 11.111083
Informazioni generali
Tipobastione
Termine costruzione1577
CostruttoreBaldassarre Lanci (progetto)
Simone Genga (esecuzione)
voci di architetture militari presenti su Wikipedia

Il bastione Garibaldi (già baluardo delle Monache)[1] è uno dei sei bastioni che compongono la cinta muraria della città di Grosseto, in Italia.

Il bastione è situato al vertice nord-occidentale delle mura di Grosseto, presso Porta Nuova.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il bastione fu edificato nella seconda metà del XVI secolo, durante la ricostruzione delle mura operata dai Medici su progetto di Baldassarre Lanci, e i lavori furono eseguiti nel 1577 sotto la direzione di Simone Genga.[1][2] Per la sua costruzione e l'apertura del cantiere furono demolite la chiesa di San Benedetto e le pertinenze del convento della Santissima Annunziata, e per questo il bastione ricevette la denominazione di baluardo delle Monache.[1][2]

Utilizzato per il pascolo tra i secoli XVII e XVIII e acquistato come gli altri bastioni dal facoltoso cittadino grossetano Gaspero Valeri nel 1783, fu completamente smilitarizzato e trasformato in parco pubblico dopo il 1833.[1] Nel 1845 venne realizzata una «cordonata» e nel 1854 una cancellata in legno per consentire l'accesso ai giardini; la cancellata in legno sarà poi sostituita da una in ferro a partire dal 1872 con progetto di Antonio Angeli.[1][3]

Il bastione prese il nome di bastione Cavallotti a partire dal 1899, quando venne qui posizionato il busto di Felice Cavallotti – perduto – scolpito dai fratelli Vincenzo e Ferruccio Pasquali.[1][2] Nel 1930 vi fu trasferito il monumento a Giuseppe Garibaldi, opera di Tito Sarrocchi che dal 1884 si trovava sul baluardo di San Francesco, per consentire la trasformazione di quest'ultimo in "Parco della Rimembranza".[1][2] Da allora il bastione ha ricevuto la denominazione di bastione Garibaldi.[1][2]

Negli anni venti del XX secolo aveva iniziato a farsi strada l'idea di costruire uno spazio di aggregazione e svago su questo bastione, e il geometra Sergio Manescalchi presentò un progetto di cinema all'aperto e pista di pattinaggio.[1][2] Tale proposta non ebbe esito, tuttavia il progetto venne recuperato e modificato e agli inizi degli anni trenta fu edificata al centro del bastione la struttura dell'Eden Bar con sala da ballo: nel 1940 il Partito Nazionale Fascista ne ordinò l'ampliamento, affidato all'ingegnere Ernesto Ganelli, e lo dette in gestione all'Opera Nazionale Dopolavoro, mentre nel dopoguerra, tra il 1961 e il 1964, l'edificio subì nuove sostanziali modifiche per volere dell'imprenditore Lionello Montefiori.[1][4][5] La cancellata in ferro venne eliminata durante la seconda guerra mondiale per necessità di metallo da fondere a fini bellici.[1]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il bastione Garibaldi, come tutti gli altri bastioni delle mura di Grosseto, presenta forma poligonale e basamento a scarpa in continuità con la cortina soprastante; è l'unico bastione ad essere privo di cannoniere.[1][2]

A seguito dell'abbattimento della preesistente Porta Nuova, la passeggiata pedonale lungo le mura scende dal lato orientale del baluardo, per attraversare a raso corso Carducci e risalire presso il vicino bastione Rimembranza.

Sul retro della Sala Eden si conserva un'originale cabina telefonica realizzata nel 1933.[1][4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m Baluardo delle Monache, su Atlante Storico Topografico del Comune di Grosseto. URL consultato il 30 giugno 2008 (archiviato dall'url originale il 6 settembre 2007).
  2. ^ a b c d e f g Celuzza, Papa 2013, pp. 177-178.
  3. ^ Beranger 1987, p. 77.
  4. ^ a b Parisi 2001, p. 84.
  5. ^ Avviso pubblico per la locazione della struttura comunale denominata "Sala Eden" (PDF), su new.comune.grosseto.it. URL consultato il 20 marzo 2023.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Eugenio Maria Beranger, Fonti per lo studio delle mura di Grosseto dal 1767 al 1950 (PDF), Roma, Paleani Editore, 1987.
  • Mariano Boschi, Grosseto e le sue mura, Ghezzano, Felici Editore, 2014.
  • Mariagrazia Celuzza e Mauro Papa, Grosseto visibile. Guida alla città e alla sua arte pubblica, Arcidosso, Edizioni Effigi, 2013.
  • Letizia Franchina (a cura di), Tra Ottocento e Novecento. Grosseto e la Maremma alla ricerca di una nuova immagine, Monteriggioni, Grafiche Bruno, 1995.
  • Marcella Parisi, Grosseto dentro e fuori porta. L'emozione e il pensiero, Siena, C&P Adver Effigi, 2001.
  • Concetta Polito, Alessandro Marri e Luca Perin, Le mura di Grosseto. Rilievi e studi per il recupero, Firenze, Alinea Editrice, 1990.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • Baluardo delle Monache, su Atlante Storico Topografico del Comune di Grosseto. URL consultato il 30 giugno 2008 (archiviato dall'url originale il 6 settembre 2007).