Automotrici RA 001-004

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RA 001 ÷ 004
Automotrice
Automotrice 002
Anni di costruzione 1898-1901
Anni di esercizio 1901-1903
Quantità prodotta 4
Costruttore Diatto; Ganz.
Automotrici elettriche ad accumulatori
Dimensioni lunghezza: 17.525 mm;
larghezza: 2.850 mm;
altezza: 3.655 mm.
Capacità 20 posti in 1ª classe;
32 posti in 2ª classe;
75 posti totali.
Scartamento 1.435 mm
Interperno 11.200 mm
Passo dei carrelli 2.600 mm
Massa in servizio 50.000 kg
Massa aderente
Massa vuoto 44.240 kg
Rodiggio (A1)(1A)
Diametro ruote motrici 980 mm
Tipo di trasmissione a ingranaggi
Rapporto di trasmissione 20/58
Potenza oraria 32 kW
Potenza continuativa 26 kW
Velocità massima omologata 60 km/h
Alimentazione accumulatori
Autonomia 84 km, in piano con automotrice isolata
Tipo di motore 2 motori elettrici a corrente continua
Dati tratti da:
Cornolò, Automotrici, pp. 15-17; Cornolò, Molino, Locomotive, p. 23.

Le automotrici ad accumulatori RA 001 ÷ 004 prestarono servizio tra il 1899 e il 1903 su alcune tratte della Rete Adriatica afferenti a Bologna, nell'ambito di uno dei quattro esperimenti di trazione elettrica promossi dalla Commissione Nicoli-Grismayer[1][2].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Le prime automotrici iniziarono il servizio regolare il 1º maggio 1899 sulla tratta Bologna-San Felice sul Panaro della linea Bologna-Verona, a quel tempo non ancora completata, dando inizio al secondo dei quattro esperimenti di trazione elettrica previsti dalla Commissione Nicoli-Grismayer[1].
Dal dicembre 1901, grazie alla maggiore disponibilità di materiale, l'esercizio fu esteso ad alcune corse tra Bologna e Modena e tra Bologna e Ferrara[1].

Nonostante l'esperimento di trazione elettrica ad accumulatori avesse dato meno problemi di quello della Rete Mediterranea sulla Milano-Monza e che le automotrici RA, per la maggiore potenza dei loro motori, fossero in grado di trainare una carrozza di circa 12 tonnellate, la sperimentazione cessò nel 1903, prima dell'analoga lombarda[3].

Alla fine dell'esperimento le automotrici furono prima accantonate e poi private dei motori per essere utilizzate come carrozze ordinarie per l'appoggio ai treni cantiere[3].

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Le automotrici disponevano di una capacità totale di 75 posti (20 di 1ª classe, 32 di 2ª e 23 in piedi) ed erano mosse da due motori a corrente continua della potenza complessiva di 26 kW continuativi, disposti sull'asse esterno di ciascun carrello, che consentivano loro di raggiungere la velocità di 60 km/h[4].

Ognuna di esse era equipaggiata con una batteria di accumulatori tipo Pescetto di 288 elementi, suddivisi in tre sezioni di 96 elementi caduna, montate nel sottocassa della vettura su guide scorrevoli per agevolarne la sostituzione[5][6].
Le batterie erano collegate a un armadio elettrico adiacente al compartimento bagagli della vettura, da cui era possibile escludere l'eventuale sezione in avaria o in caso di anticipata scarica[5][6]. Le sezioni potevano inoltre essere collegate in serie e parallelo per mezzo dei controller presenti nelle cabine di guida, in modo da realizzare, unitamente al collegamento in serie e parallelo dei motori di trazione, un adeguato numero di caratteristiche di marcia[3].

La regolazione della velocità nelle varie combinazioni in serie e parallelo dei motori era realizzata con l'esclusione progressiva del reostato di avviamento[3].

La ricarica degli accumulatori veniva effettuata presso l'officina per l'illuminazione elettrica della stazione di Bologna, la cui disponibilità fu la ragione principale per cui fu scelta la Bologna-San Felice sul Panaro per la sperimentazione[7].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Cornolò, Molino Locomotive, pp. 22-23.
  2. ^ Dei quattro esperimenti di trazione elettrica proposti dalla Commissione Nicoli-Grismayer, due riguardavano il sistema ad accumulatori, uno il sistema trifase con linea aerea ad alta tensione e frequenza ferroviaria e, il quarto, il sistema in corrente continua a bassa tensione con terza rotaia. Cf Cornolò, Molino, Locomotive, p. 18.
  3. ^ a b c d Cornolò, Molino Locomotive, p. 24.
  4. ^ Cornolò, Molino, Locomotive, p. 23.
  5. ^ a b Cornolò, Automotrici, pp. 15-16.
  6. ^ a b Cornolò, Molino, Locomotive, pp. 23-24.
  7. ^ Cornolò, Molino, Locomotive, p. 15.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • * Giovanni Cornolò, Locomotive elettriche FS, Parma, Ermanno Albertelli Editore, 1983, pp. 16-18.
  • Giovanni Cornolò, Automotrici ad accumulatori 001-004 RA, in Automotrici elettriche. Dalle origini al 1983, (ristampa anastatica di Automotrici elettriche FS, Parma, Ermanno Albertelli Editore, 1985), Ponte San Nicolò (PD), Duegi Editrice, 2011, pp. 15-17, ISBN 88-95096-05-3.
  • Giovanni Cornolò, Nico Molino, Cap. III. A Monza e a Bologna i primi passi degli accumulatori italiani in ferrovia, in Locomotive ad accumulatori, Ponte San Nicolò (PD), Duegi Editrice, 2007, pp. 16-24, ISBN 88-95096-06-1.

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