Arcidiocesi di Pedactoe

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Pedactoe
Sede arcivescovile titolare
Archidioecesis Pedachtoëna
Patriarcato di Costantinopoli
Sede titolare di Pedactoe
Mappa della diocesi civile del Ponto (V secolo)
Arcivescovo titolaresede vacante
Istituita1933
StatoTurchia
Arcidiocesi soppressa di Pedactoe
Eretta?
Soppressa?
Dati dall'annuario pontificio
Sedi titolari cattoliche

L'arcidiocesi di Pedactoe (in latino: Archidioecesis Pedachtoëna) è una sede soppressa e sede titolare della Chiesa cattolica.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Pedactoe, identificabile con Bedochton (Pedachton) nell'odierna Turchia, è un'antica sede arcivescovile autocefala della provincia romana dell'Armenia Prima nella diocesi civile del Ponto e nel patriarcato di Costantinopoli.

Il martirologio romano, alla data del 16 luglio, menziona il vescovo Atenogene, che subì il martirio all'epoca dell'imperatore Diocleziano; i menologi greci gli attribuiscono la sede di Pedactoe. Sono solo due i vescovi documentati di questa sede, entrambi documentati dalle fonti conciliari come vescovo di Eracleopoli o Pedactoe: Giovanni, che partecipò al terzo concilio di Costantinopoli nel 680;[1] e Teodoro, che assistette al secondo concilio di Nicea nel 787.[2] Pedactoe è menzionata come arcidiocesi autocefala fin dalla Notitia Episcopatuum dello pseudo-Epifanio, composta durante il regno dell'imperatore Eraclio I (circa 640).

Dal 1933 Pedactoe è annoverata tra le sedi arcivescovili titolari della Chiesa cattolica; la sede è vacante dal 18 agosto 1967.

Cronotassi[modifica | modifica wikitesto]

Arcivescovi greci[modifica | modifica wikitesto]

  • Sant'Atenogene † (martire al tempo di Diocleziano)
  • Giovanni † (menzionato nel 680)
  • Teodoro † (menzionato nel 787)

Arcivescovi titolari[modifica | modifica wikitesto]

  • Gregorio Hindié † (10 maggio 1952 - 17 aprile 1962 deceduto)
  • Hilaire Marie Vermeiren, M.S.C. † (8 aprile 1963 - 18 agosto 1967 deceduto)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Prosopographie der mittelbyzantinischen Zeit, edizione online, nº 2715.
  2. ^ Prosopographie der mittelbyzantinischen Zeit, edizione online, nº 7590.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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