Antimo Panico

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Antimo Panico
NascitaGiugliano in Campania, 25 maggio 1892
MorteSelo, 19 agosto 1917
Cause della morteCaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Regno d'Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
Reparto139º Reggimento fanteria
Anni di servizio1912-1917
GradoSottotenente
GuerrePrima guerra mondiale
BattaglieUndicesima battaglia dell'Isonzo
Decorazionivedi qui
dati tratti da Combattenti Liberazione[1]
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Antimo Panico (Giugliano in Campania, 25 maggio 1892Selo, 19 agosto 1917) è stato un militare italiano, decorato di medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della prima guerra mondiale[2].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Giugliano in Campania, il 25 maggio 1892, figlio di Sabatino e Angela Serafino.[1] Dopo aver compiuto gli studi ginnasiali, collaborò con il padre che svolgeva la professione di ebanista e fu attivo sindacalista.[1] Nel settembre 1912 venne arruolato nel Regio Esercito in forza al 80º Reggimento fanteria della Brigata Roma e fu brevemente di stanza in Libia, rimpatriando per un grave infortunio al ginocchio nel marzo 1913.[1] Ritornato in Italia, rientrò al suo reggimento, dove fu promosso caporale nel febbraio 1915.[1] All'atto dell'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 24 maggio, si trovava in Vallarsa, dove chiese, ed ottenne, di entrare a far parte di un nucleo di volontari che si distinse in arditi colpi di mano contro le trincee nemiche.[1] Fu decorato di medaglia di bronzo al valor militare per essersi distinto in azione a Rovereto.[3] Ammesso a frequentare il corso per allievi ufficiali di complemento, nel mese di settembre fu nominato aspirante e nel mese di dicembre fu destinato a prestare servizio nel neocostituito 159º Reggimento fanteria della Brigata Milano, in forza alla Compagnia mitragliatrici Fiat.[1] Comandante della 3ª sezione, fu insignito della medaglia d'argento al valor militare nel corso del combattimento sul Monte Zebio del 6 luglio 1916.[3] Rimasto ferito alla testa, dopo una lunga convalescenza rientrò in linea nel maggio 1917 con la promozione a sottotenente e venne assegnato, come aiutante maggiore, al III Battaglione del 139º Reggimento fanteria della Brigata Bari.[1]

Nel corso della undicesima battaglia dell'Isonzo, il 19 agosto coadiuvò il comandante di battaglione nel predisporre l'attacco contro le posizioni di Selo difese da numerosi ordini di reticolati.[3] Lanciatosi all'attacco con un nucleo di arditi, superò le difese fino a raggiungere le trincee nemiche, dove fu fermato dal tiro incrociato delle mitragliatrici ben predisposte e mimetizzate sul terreno.[3] Predisposta la difesa, quando il battaglione si lanciò nuovamente all'assalto cadde colpito a morte da una pallottola in piena fronte mentre gridava Viva l'Italia.[3] Con "motu proprio" di re Vittorio Emanuele III il 4 novembre 1917 fu insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[3] Una via di Giugliano porta il suo nome.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Aiutante maggiore di un battaglione, preparate, sotto l’intenso bombardamento avversario, mirabilmente le truppe, esempio di contegno sereno ed energico, le lanciava fulminee all’assalto di complicati e munitissimi grovigli nemici, gareggiando con i più animosi nel vincere ogni resistenza. Arrestato nell’impeto travolgente da fitte postazioni di mitragliatrici, dopo breve organizzazione di una prima difesa si lanciava nuovamente sull’avversario, infondendo nelle sue truppe il più irruento entusiasmo, ma colpito in fronte, gridando: “Viva l’Italia!” e rifiutando ogni soccorso spirava, incitando i suoi a vendicarlo e ad inseguire il nemico. Selo, 19 agosto 1917 .[4]»
— Decreto Luogotenenziale 4 novembre 1917.
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di una sezione mitragliatrici, di propria iniziativa si portò con nostri nuclei che per primi avevano occupato una trincea nemica. Durante un violento contrattacco avversario manifestatosi poco dopo la nostra occupazione, essendo stato ferito il puntatore della mitragliatrice a lui vicina puntò l'arma egli stesso, e aprì il fuoco contro l'incalzante nemico. Colpito egli stesso alla testa, noncurante di se, continuò a battere l'avversario, finché lo vide in fuga e solamente allora si medicò sul posto. Casera Zebio, 6 luglio 1916
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]


Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gaetano Carolei, Guido Greganti e Giuseppe Modica, Le Medaglie d'oro al Valor Militare 1917, Roma, Tipografia regionale, 1968, p. 98.
  • Massimo Coltrinari e Giancarlo Ramaccia, 1917. L'anno terribile: Dalla Bainsizza alla sorpresa strategica di Caporetto, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2018.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]