Angela Marzullo

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Angela Marzullo

Angela Marzullo, nota anche con lo pseudonimo di Makita[1] (Rümlang, 8 novembre 1971), è una regista, performance artist e attivista svizzera con cittadinanza italiana. Utilizza i video delle sue azioni artistiche girati nel corso di manifestazioni di rivendicazione femminista.[2]

Formazione[modifica | modifica wikitesto]

Angela Marzullo[3] ha studiato alla Haute école d'art et de design (HEAD) dal 1994 al 2004 a Ginevra, dove si è laureata nel 1999, e successivamente ha conseguito una laurea magistrale in "Nuovi media" nel 2004.

La prospettiva femminista della sua opera[modifica | modifica wikitesto]

Mostra di Angela Marzullo Feminist Energy Crisis

Angela Marzullo si definisce un'artista femminista radicale.[4] Critica i meccanismi sessisti che costruiscono l'identità di genere a partire dall'infanzia, e vede la cultura come una possibilità di trasmettere la lotta femminista.[5] Nel 2005 esplora l'intersezione dei temi della maternità e del femminismo con Performing SCUM.[6][7][8] Questo lavoro esplora la questione della modalità di trasmissione dei temi femministi a volte violenti alla generazione più giovani in una forma filmata sperimentale, in cui le due figlie dell'artista, Stella e Lucie,[9] reinterpretano con parole modificate le scene tra Carole Rossoupoulos e Delphine Seyrig impegnate nello SCUM Manifesto di Valerie Solanas. Questa esplorazione dei confini privato/pubblico, tradizionali temi femministi, diviene ricorrente nella sua opera.

Lavoro sulla territorialità di genere[modifica | modifica wikitesto]

Mi scappa la pipi 2

Nel 2004, Marzullo realizza la performance video Mi scappa la pipi, in cui posa in procinto di urinare sulla piazza delle Nazioni Unite a Ginevra e nei viali circostanti. Questo lavoro esplora i limiti del politicamente corretto rispetto ai codici di genere.[10]

Problematica queer[modifica | modifica wikitesto]

Angela Marzullo lavora sugli stereotipi, più in particolare quelli legati alla costruzione sociale del genere. Nel 2007 con il video La tronçonneuse, compare con gli attributi virili e taglia una parete con la motosega.[11][12]

Legittimazione[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2012 Marzullo scrive Makita Manifesto,[13] un manifesto femminista che invita a una pratica femminista d'artista rivoluzionaria, nell'ottica di promuovere l'emancipazione delle generazioni più giovani. Questo manifesto consiste nella performance in cui l'artista appare in veste di pin-up con un costume realizzato con strofinacci da cucina.[14]

Lavoro critico dell'estetica[modifica | modifica wikitesto]

Con Makita Gelato,[15] nel 2015, Angela Marzullo cambia mezzo di comunicazione e s'interessa alla resa estetica del corpo femminile nella fotografia, introducendo un elemento fuorviante: il gelato, mangiato dall'artista ritratta, diventa in un secondo tempo "sovrapittura" applicata sul ritratto. Il gelato si trasforma in simbolo di una passività femminile di fronte alla consumazione maschile che distrugge il corpo della donna. Secondo Jean-Paul Savard Perret[16] il gelato rappresenta qui

«una sorta di metafora e di trasfigurazione di questo massacro.»

Lavoro sull'educazione[modifica | modifica wikitesto]

Angela Marzullo nel 2008 produce un video in cui le sue figlie leggono le Lettere luterane di Pier Paolo Pasolini nei luoghi d'infanzia dell'artista.[17] Con questo filmato affronta la questione della trasmissione dell'educazione ai giovani, segnatamente dalla sua angolazione sovversiva più che il punto nodale è la lettura della visione utopica pasoliniana. Marzullo pone l'idea della lotta di classe e le teorie dell'educazione.

Ritorna sul tema dell'educazione con la pubblicazione di Homeschooling nel 2016,[18] che fornisce una veduta retrospettiva dei suoi lavori in tema di educazione.[19]

Nel 2014 espone nello Espace Noir di Saint-Imier un'installazione sul tema della strega e delle pisseuses ("pisciose", statue di gesso ed urina).[20][21] La sua opera intende essere una provocazione in una prospettiva post-punk.[5]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Riedizione della performance Makita free Angela con la t-shirt Stop Sexism on Wikipedia durante la Wikiconvention francofona del 2016, presso la Halle Pajol di Parigi.

Durante la prima Wikiconvention francofona nel 2016, Angela Marzullo realizza una performance che unisce l'impegno militante femminista e quello in favore della libera diffusione al pubblico delle opere d'arte. Nell'occasione, dona la foto di una sua performance in esclusiva mediante upload su Wikimedia Commons.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Intervista Archiviato il 31 luglio 2016 in Internet Archive. (esterno22.com)
  2. ^ (EN) ANGELA MARZULLO - Swiss Art Awards Journal, su swissartawards.ch, 7 giugno 2016. URL consultato il 7 luglio 2016.
  3. ^ (FR) Marzullo CV (PDF), su Ville de genève. URL consultato il 1.07.2016 (archiviato dall'url originale il 23 agosto 2016).
  4. ^ Arte di genere - Il libro di Angela Marzullo Archiviato il 20 novembre 2016 in Internet Archive. (senonoraquando-torino.it)
  5. ^ a b (FR) Briana Berg, Conversation avec une artiste undergroundet féministe, su lemilie.geneza.com, dicembre-janvier 2008-2009. URL consultato il 1º luglio 2016 (archiviato dall'url originale il 16 agosto 2016).
  6. ^ // TURBULENCES VIDEO # 66 /// REVUE GRATUITE EN TÉLÉCHARGEMENT, su media.digitalarti.com, 1º maggio 2013. URL consultato il 1º luglio 2016 (archiviato dall'url originale il 17 settembre 2016).
  7. ^ Julia Hountou, « Angela Marzullo sur les traces de Carole Rossopoulos », Chroniques en mouvement, 2005
  8. ^ Julia Hountou, « Angela Marzullo, sur les traces de Carole Roussopoulos », Flux News, no 51, gennaio febbraio marzo 2010, p. 28 - 29
  9. ^ Josiane Guilloud-Cavat, Genève Art et caetera, Espaces contemporains, settembre-ottobre 2011
  10. ^ Nicole Brenez, Images activistes. Eloge de la stratégie du coucou, Cahiers du cinéma, No 630, gennaio 2008, p. 58
  11. ^ Corinne Aublanc, «L'art est libérateur», Le Courrier, 8 marzo 2008, p. 5
  12. ^ Anne Malherbe, Renouveau de l'Encan, Art Press, no 309, febbraio 2005, p. 88
  13. ^ «Makita – Angela Marzullo – Artiste » MAKITA BUNNY» , su www.angelamarzullo.ch
  14. ^ Josiane Guilloud-Cabat, « Féminin pluriel », in Espace Art, Espaces contemporains, 2012 - 2013, p. 42 - 44
  15. ^ Angela Marzullo | Gelato | s.t. foto libreria galleria (senzatitolo.com)
  16. ^ «Femme de glace et sujet du désir - Angela Marzullo» (delarthelvetiquecontemporain.blog.24heures.ch), su delarthelvetiquecontemporain.blog.24heures.ch. URL consultato il 26 novembre 2016 (archiviato dall'url originale il 18 settembre 2016).
  17. ^ «Petit traité Pédagogique» Archiviato il 16 agosto 2016 in Internet Archive. (lemilie.geneza.com)
  18. ^ «Arte di genere. Il libro di Angela Marzullo | Artribune» (artribune.com)
  19. ^ «NERO MAGAZINE - ANGELA MARZULLO»
  20. ^ «Angela Marzullo à hue et a dia» Archiviato il 18 settembre 2016 in Internet Archive. (delarthelvetiquecontemporain.blog.24heures.ch)
  21. ^ «Deux ans d’art en abribus» (lecourrier.ch)

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN309623217 · GND (DE1053301685 · WorldCat Identities (ENviaf-309623217