Infezione delle vie urinarie: differenze tra le versioni

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Il cateterismo urinario aumenta in modo marcato la possibilità che si verifichino infezioni a carico delle vie urinarie. Il rischio di batteriuria (la semplice presenza di batteri nelle urine, da non confondere con il concetto di urosepsi) sembra collocarsi tra il 3% ed il 6% al giorno. Per ridurre questo rischio è stata proposta la profilassi antibiotica, che tuttavia non appare efficace nel ridurre le infezioni sintomatiche.<ref name="pmid21095409"/>
Il cateterismo urinario aumenta in modo marcato la possibilità che si verifichino infezioni a carico delle vie urinarie. Il rischio di batteriuria (la semplice presenza di batteri nelle urine, da non confondere con il concetto di urosepsi) sembra collocarsi tra il 3% ed il 6% al giorno. Per ridurre questo rischio è stata proposta la profilassi antibiotica, che tuttavia non appare efficace nel ridurre le infezioni sintomatiche.<ref name="pmid21095409"/>
In uno studio del 1997 è emerso che praticamente il 100 % dei soggetti cateterizzati sviluppa una infezione del tratto urinario entro 30 giorni dalla procedura..<ref name="pmid9431032">{{Cita pubblicazione | cognome = Winson | nome = L. | coautori = | titolo = Catheterization: a need for improved patient management. | rivista = Br J Nurs | volume = 6 | numero = 21 | pagine = 1229-32, 1234, 1251-2 | mese = Nov-Dic | anno = 1997 | doi = | id = PMID 9431032 }}</ref>
In uno studio del 1997 è emerso che praticamente il 100 % dei soggetti cateterizzati sviluppa una infezione del tratto urinario entro 30 giorni dalla procedura..<ref name="pmid9431032">{{Cita pubblicazione | cognome = Winson | nome = L. | coautori = | titolo = Catheterization: a need for improved patient management. | rivista = Br J Nurs | volume = 6 | numero = 21 | pagine = 1229-32, 1234, 1251-2 | mese = Nov-Dic | anno = 1997 | doi = | id = PMID 9431032 }}</ref>
Il rischio che alla procedura si associno delle infezione può essere diminuito considerevolmente se si procede alla cateterizzazione solo quando è effettivamente necessario, usando una tecnica asettica per l'inserimento, mantenendo l'estremità di drenaggio del catetere pulita e chiusa cambiando periodicamente i dispositivi, ed infine scollegando la sacca di drenaggio dal catetere il più raramente possibile.<ref name="pmid9378926">{{Cita pubblicazione | cognome = Warren | nome = JW. | coauthors = | titolo = Catheter-associated urinary tract infections. | rivista = Infect Dis Clin North Am | volume = 11 | numero = 3 | pagine = 609-22 | mese = Sep | anno = 1997 | doi = | id = PMID 9378926 }}</ref><ref name="pmid11428445">{{Cita pubblicazione | cognome = Nicolle | nome = LE. | coauthors = | titolo = The chronic indwelling catheter and urinary infection in long-term-care facility residents. | rivista = Infect Control Hosp Epidemiol | volume = 22 | numero = 5 | pagine = 316-21 | mese = May | anno = 2001 | doi = 10.1086/501908 | id = PMID 11428445 }}</ref>
Il rischio che alla procedura si associno delle infezione può essere diminuito considerevolmente se si procede alla cateterizzazione solo quando è effettivamente necessario, usando una tecnica asettica per l'inserimento, mantenendo l'estremità di drenaggio del catetere pulita e chiusa cambiando periodicamente i dispositivi, ed infine scollegando la sacca di drenaggio dal catetere il più raramente possibile.<ref name="pmid9378926">{{Cita pubblicazione | cognome = Warren | nome = JW. | coauthors = | titolo = Catheter-associated urinary tract infections. | rivista = Infect Dis Clin North Am | volume = 11 | numero = 3 | pagine = 609-22 | mese = Sep | anno = 1997 | doi = | id = PMID 9378926 }}</ref><ref name="pmid11428445">{{Cita pubblicazione | cognome = Nicolle | nome = LE. | coauthors = | titolo = The chronic indwelling catheter and urinary infection in long-term-care facility residents. | rivista = Infect Control Hosp Epidemiol | volume = 22 | numero = 5 | pagine = 316-21 | mese = May | anno = 2001 | doi = 10.1086/501908 | id = PMID 11428445 }}</ref><ref name="pmid16625600">{{Cita pubblicazione | cognome = Phipps | nome = S. | coauthors = YN. Lim; S. McClinton; C. Barry; A. Rane; J. N'Dow | titolo = Short term urinary catheter policies following urogenital surgery in adults. | rivista = Cochrane Database Syst Rev | volume = | numero = 2 | pagine = CD004374 | mese = | anno = 2006 | doi = 10.1002/14651858.CD004374.pub2 | id = PMID 16625600 }}</ref>


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Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.

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Una infezione delle vie urinarie, anche chiamata infezione del tratto urinario, è una infezione che colpisce una parte del tratto o via urinaria.
Quando l'infezione è a carico delle basse vie urinarie è anche conosciuta con il nome di cistite semplice (ovvero infezione della vescica) mentre nel caso colpisca le vie urinarie superiori è anche conosciuta con il nome di pielonefrite (ovvero una infezione del rene). I sintomi di una infezione a carico delle vie urinarie inferiori includono una minzione dolorosa, la necessità frequente e ripetuta di mingere (pollachiuria) e l'urgenza di mingere, ovvero l'impossibilità di procrastinare la minzione. I sintomi della pielonefrite includono invece la febbre e dolore addominale al fianco, oltre ai sintomi di infezione delle basse vie urinarie. Nell'anziano e nei soggetti molto giovani i sintomi possono essere vaghi o non specifici. L'agente che più spesso è in causa in entrambi i tipi di infezione è Escherichia coli, anche se, con minore frequenza, possono essere chiamati in causa altri batteri, virus o funghi. L'infezione delle vie urinarie si verifica più comunemente nelle donne rispetto agli uomini.
È stato calcolato che una percentuale variabile tra il 30% ed il 50% delle donne avrà una infezione del tratto urinario nel corso della sua vita. Le recidive sono estremamente comuni. I fattori di rischio sono molto vari ed includono le caratteristiche anatomiche delle femmine, la cui uretra è decisamente più corta rispetto a quella maschile, i trascorsi sessuali ed una storia di familiarità. Le pielonefriti, quando si verificano, in genere sono conseguenti ad una infezione della vescica e delle basse vie urinarie, ma possono anche derivare da una infezione ematica.

La diagnosi per una giovane donna precedentemente sana può semplicemente basarsi sulla sintomatologia riferita.
Nei soggetti con sintomatologia vaga la diagnosi può invece essere difficile poiché i batteri possono essere riscontrati nelle urine anche senza che sia in atto una infezione del tratto urinario. Nei casi più complicati oppure in quei soggetti in cui il trattamento è fallito, l'esecuzione di una urinocoltura può essere dirimente. Nei soggetti che presentano infezioni frequenti e ricorrenti, basse dosi di antibiotici e cicli di antibioticoterapia possono costituire una valida misura preventiva. Nei casi non complicati,le infezioni del tratto urinario sono trattate facilmente con un breve ciclo di antibiotici, talvolta semplicemente con chinoloni di prima generazione, quali ad esempio l'acido nalidixico. Si deve tuttavia tenere presente che la resistenza agli antibiotici utilizzati per trattare questo tipo di problemi è in rapido aumento e che pertanto si potrebbe dover ricorrere a farmaci più potenti e gravati da una minore resistenza.
Nei casi più complicati può essere necessario ricorrere ad un ciclo di antibioticoterapia di più lunga durata, oppure all'utilizzo di antibiotici per via endovenosa. In questi casi se i sintomi non migliorano nel giro di due o tre giorni, può essere necessario ricorrere ad ulteriori accertamenti diagnostici. Nelle donne le infezioni delle vie urinarie sono il tipo più comune di infezioni batteriche. Ogni anno circa il 10% delle donne sviluppa un'infezione delle vie urinarie.

Segni e sintomi

Le urine possono contenere pus (una condizione conosciuta come piuria), come si può vedere in questo campione prelevato da un soggetto con sepsi secondaria ad infezione delle vie urinarie.

Una infezione delle vie urinarie inferiori prende anche il nome di cistite od infezione vescicale. In questo caso i più comuni sintomi sono il bruciore con la minzione e la necessità di urinare frequentemente (pollachiuria), oppure l'urgenza di dover urinare, in assenza di perdite vaginali e di un dolore significativo.[1] Questi sintomi possono variare da moderati a severi,[2] ed in donne precedentemente in buona salute perdurano in media 6-7 giorni.[3] Talvolta il paziente riferisce dolore subito al di sopra dell'osso pubico od in regione lombare. Chi soffre di una infezione delle vie urinarie o di pielonefrite, può lamentarsi di dolore al fianco, febbre, nausea e vomito, oltre ai classici sintomi di una infezione delle vie urinarie inferiori.[2] In rari casi l'urina può apparire sanguinosa (condizione nota con il nome di ematuria macroscopica)[4] oppure avere un aspetto visibilmente torbido, con evidente presenza di materiale purulento nelle urine (in questo caso si verifica la condizione nota con il termine di piuria). Quando le urine contengono del pus (cioè in caso di piuria) è necessario avere presente che questo segno è decisamente più frequente in soggetti con sepsi dovuta ad una grave infezione del tratto urinario. Molti autori si riferiscono a questa condizione parlando di urosepsi.
Inoltre da un punto di vista pratico, la misura dell'entità della piuria è il mezzo più facilmente disponibile per stabilire la presenza di lesioni nell'organismo ospite, cioè per differenziare la semplice colonizzazione (batteriuria) dall'infezione (una batteriuria cui si associa l'evidenza clinica, immunologica od istologica di lesioni nell'organismo ospite).[5]

Bambini

Nei bambini piccoli, l'unico sintomo di una infezione delle vie urinarie (IVU) potrebbe essere la febbre. A causa della mancanza di sintomi più evidenti, quando le femmine di età inferiore ai due anni oppure maschi non circonci di meno di un anno di età presentano febbre, molti medici consigliano una coltura delle urine. I neonati possono invece presentare altri sintomi sospetti, come la perdita d'appetito, il vomito, la tendenza a dormire più del normale, oppure la comparsa di segni d'ittero. Nei bambini più grandi un sintomo sospetto può essere l'insorgenza improvvisa di incontinenza urinaria, cioè di una perdita di controllo della vescica.[6]

Anziano

Nell'anziano la sintomatologia è spesso lieve e poco appariscente.[7] La presentazione può essere molto vaga e gli unici sintomi caratterizzati da incontinenza urinaria, alterazioni dello stato mentale, oppure una inspiegabile stanchezza.[2]
Alcuni pazienti anziani si presentano invece per la prima volta al loro medico oppure ad una struttura sanitaria già in stato di sepsi, cioè con un'infezione del sangue generalizzata ed una risposta infiammatoria di tipo sistemico.[4]
Una corretta diagnosi può essere resa estremamente difficile dal fatto che molti anziani sono già affetti da una preesistente incontinenza (ad esempio per problemi alla prostata) e che un più o meno marcato stato di decadimento cognitivo, talvolta una demenza franca, rende estremamente inaffidabile la raccolta della storia clinica.[7]

Cause

Escherichia coli è la causa di circa l' 80-85% delle infezioni del tratto urinario. Un ulteriore 5-10% è causato da Staphylococcus saprophyticus.[1] In rari casi l'infezione può essere sostenuta da virus oppure funghi,[8] come ad esempio la Candida,[9] in particolare in soggetti immunodepressi o ricoverati in unità di cure intensive.[10]
Altri batteri possono essere in causa in una infezione del tratto urinario. Fra questi: Klebsiella, Proteus, Pseudomonas, e Enterobacter. Questi batteri vengono identificati raramente e le infezioni da essi sostenute sono in genere legate ad anomalie del sistema urinario oppure a cateterismo urinario.[4]
Le infezioni delle vie urinarie dovute a Staphylococcus aureus in genere si verificano secondariamente ad invasione del torrente ematico.[2]

Sesso

Nelle giovani donne sessualmente attive, l'attività sessuale risulta essere la causa del 75-90% delle infezioni della vescica, con un rischio di infezione correlato alla frequenza dei rapporti sessuali.[1]
Il termine "cistite della luna di miele" è stato applicato a questo fenomeno di IVU frequenti durante i primi giorni e settimane del matrimonio. Al contrario nella post-menopausa, l'attività sessuale non sembra influire sul rischio di sviluppare una IVU.[11] L'uso di spermicida o di condom trattati con spermicida, ed in particolare nonoxinolo-9, indipendentemente dalla frequenza dei rapporti sessuali, aumenta invece il rischio di IVU.[1][12][13] Le donne sono molto più inclini a sviluppare un'infezione del tratto urinario rispetto agli uomini, perché nelle femmine l'uretra è molto più breve e posta più vicina all'ano.[14] Va inoltre ricordato che la diminuzione dei livelli ematici di estrogeni che nelle donne si verifica con la menopausa, comporta un aumentato rischio di infezioni del tratto urinario a causa della perdita del valore protettivo della normale flora batterica vaginale.[15][16][17]

Cateterismo delle vie urinarie

Il cateterismo urinario aumenta in modo marcato la possibilità che si verifichino infezioni a carico delle vie urinarie. Il rischio di batteriuria (la semplice presenza di batteri nelle urine, da non confondere con il concetto di urosepsi) sembra collocarsi tra il 3% ed il 6% al giorno. Per ridurre questo rischio è stata proposta la profilassi antibiotica, che tuttavia non appare efficace nel ridurre le infezioni sintomatiche.[14] In uno studio del 1997 è emerso che praticamente il 100 % dei soggetti cateterizzati sviluppa una infezione del tratto urinario entro 30 giorni dalla procedura..[18] Il rischio che alla procedura si associno delle infezione può essere diminuito considerevolmente se si procede alla cateterizzazione solo quando è effettivamente necessario, usando una tecnica asettica per l'inserimento, mantenendo l'estremità di drenaggio del catetere pulita e chiusa cambiando periodicamente i dispositivi, ed infine scollegando la sacca di drenaggio dal catetere il più raramente possibile.[19][20][21]

Note

  1. ^ a b c d LE. Nicolle, Uncomplicated urinary tract infection in adults including uncomplicated pyelonephritis., in Urol Clin North Am, vol. 35, n. 1, Feb 2008, pp. 1-12, v, DOI:10.1016/j.ucl.2007.09.004, PMID 18061019.
  2. ^ a b c d DR. Lane, Diagnosis and management of urinary tract infection and pyelonephritis., in Emerg Med Clin North Am, vol. 29, n. 3, Aug 2011, pp. 539-52, DOI:10.1016/j.emc.2011.04.001, PMID 21782073.
  3. ^ R. Colgan, Diagnosis and treatment of acute uncomplicated cystitis., in Am Fam Physician, vol. 84, n. 7, Oct 2011, pp. 771-6, PMID 22010614.
  4. ^ a b c S. Salvatore, Urinary tract infections in women., in Eur J Obstet Gynecol Reprod Biol, vol. 156, n. 2, Giu 2011, pp. 131-6, DOI:10.1016/j.ejogrb.2011.01.028, PMID 21349630.
  5. ^ WE. Stamm, Measurement of pyuria and its relation to bacteriuria., in Am J Med, vol. 75, 1B, Lug 1983, pp. 53-8, PMID 6349345.
  6. ^ RG. Bhat, Pediatric urinary tract infections., in Emerg Med Clin North Am, vol. 29, n. 3, Aug 2011, pp. 637-53, DOI:10.1016/j.emc.2011.04.004, PMID 21782079.
  7. ^ a b HJ. Woodford, Diagnosis and management of urinary infections in older people., in Clin Med, vol. 11, n. 1, Feb 2011, pp. 80-3, PMID 21404794.
  8. ^ S. Amdekar, Probiotic therapy: immunomodulating approach toward urinary tract infection., in Curr Microbiol, vol. 63, n. 5, Nov 2011, pp. 484-90, DOI:10.1007/s00284-011-0006-2, PMID 21901556.
  9. ^ CA. Kauffman, Candida urinary tract infections--diagnosis., in Clin Infect Dis, 52 Suppl 6, May 2011, pp. S452-6, DOI:10.1093/cid/cir111, PMID 21498838.
  10. ^ FF. Tuon, Bladder irrigation with amphotericin B and fungal urinary tract infection--systematic review with meta-analysis., in Int J Infect Dis, vol. 13, n. 6, Nov 2009, pp. 701-6, DOI:10.1016/j.ijid.2008.10.012, PMID 19155184.
  11. ^ TM. Hooton, Recurrent urinary tract infection in women., in Int J Antimicrob Agents, vol. 17, n. 4, Apr 2001, pp. 259-68, PMID 11295405.
  12. ^ JA. McGroarty, The influence of nonoxynol-9-containing spermicides on urogenital infection., in J Urol, vol. 152, n. 3, Sep 1994, pp. 831-3, PMID 8051730.
  13. ^ SD. Fihn, Use of spermicide-coated condoms and other risk factors for urinary tract infection caused by Staphylococcus saprophyticus., in Arch Intern Med, vol. 158, n. 3, Feb 1998, pp. 281-7, PMID 9472209.
  14. ^ a b EJ. Dielubanza, Urinary tract infections in women., in Med Clin North Am, vol. 95, n. 1, Jan 2011, pp. 27-41, DOI:10.1016/j.mcna.2010.08.023, PMID 21095409.
  15. ^ A. Hextall, Oestrogens and lower urinary tract function., in Maturitas, vol. 36, n. 2, Aug 2000, pp. 83-92, PMID 11006496.
  16. ^ D. Robinson, Estrogens and the lower urinary tract., in Neurourol Urodyn, vol. 30, n. 5, Jun 2011, pp. 754-7, DOI:10.1002/nau.21106, PMID 21661025.
  17. ^ FM. Wagenlehner, [Primary and secondary prevention of urinary tract infections]., in Urologe A, vol. 50, n. 10, Oct 2011, pp. 1248, 1250-2, 1254-6, DOI:10.1007/s00120-011-2616-5, PMID 21927878.
  18. ^ L. Winson, Catheterization: a need for improved patient management., in Br J Nurs, vol. 6, n. 21, Nov-Dic 1997, pp. 1229-32, 1234, 1251-2, PMID 9431032.
  19. ^ JW. Warren, Catheter-associated urinary tract infections., in Infect Dis Clin North Am, vol. 11, n. 3, Sep 1997, pp. 609-22, PMID 9378926.
  20. ^ LE. Nicolle, The chronic indwelling catheter and urinary infection in long-term-care facility residents., in Infect Control Hosp Epidemiol, vol. 22, n. 5, May 2001, pp. 316-21, DOI:10.1086/501908, PMID 11428445.
  21. ^ S. Phipps, Short term urinary catheter policies following urogenital surgery in adults., in Cochrane Database Syst Rev, n. 2, 2006, pp. CD004374, DOI:10.1002/14651858.CD004374.pub2, PMID 16625600.
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