Australopithecus boisei: differenze tra le versioni

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Il [[fossile]] (''OH 5''), comprendeva un [[cranio|teschio]] completo, risalente a circa 1,8 milioni di anni, che aveva le caratteristiche corrispondenti ad un [[Australopithecus robustus]]. Mary e il marito [[Louis Leakey]] classificarono la scoperta come ''Zinjanthropus boisei'', dove ''Zinj'' derivava da [[Zanj]], il nome medioevale dato dagli Arabi a quella regione dell'Africa orientale, ''anthropus'' che in greco significa ''uomo'' e ''boisei'' da Charles Boise, che aveva sovvenzionato il team di ricerca. Essi soprannominarono questo teschio l' ''Uomo schiaccianoci''. <ref>{{cite book|last=Watson|first=Peter|title=The Modern Mind: An Intellectual History of the 20th Century|publisher=Perennial|location=New York|date=2002|pages=486–487|isbn=0060084383}}</ref>
Il [[fossile]] (''OH 5''), comprendeva un [[cranio|teschio]] completo, risalente a circa 1,8 milioni di anni, che aveva le caratteristiche corrispondenti ad un [[Australopithecus robustus]]. Mary e il marito [[Louis Leakey]] classificarono la scoperta come ''Zinjanthropus boisei'', dove ''Zinj'' derivava da [[Zanj]], il nome medioevale dato dagli Arabi a quella regione dell'Africa orientale, ''anthropus'' che in greco significa ''uomo'' e ''boisei'' da Charles Boise, che aveva sovvenzionato il team di ricerca. Essi soprannominarono questo teschio l' ''Uomo schiaccianoci''. <ref>{{cite book|last=Watson|first=Peter|title=The Modern Mind: An Intellectual History of the 20th Century|publisher=Perennial|location=New York|date=2002|pages=486–487|isbn=0060084383}}</ref>


==Morfologia==
Il volume del [[cervello]] probabilmente poteva arrivare a 530 cc.<br />
[[Image:Paranthropus boisei.JPG|thumb|left|Ricostruzione dell' ''Australopithecus boisei'']]
[[Louis Leakey]] ipotizzò che questo esemplare potesse essere in qualche modo collegato al genere umano. La comunità scientifica non condivide il suo giudizio.
L' ''A. boisei'' era un abitante della savana e delle boscaglie. Le dimensioni ricostruite per gli esemplari adulti indicano un peso di 65 kg per i maschi, con un'altezza attorno a 130 cm; le femmine pesavano sui 45 kg con un'altezza di 105 cm. Le differenza tra le dimensioni dei due sessi è tipica del [[dimorfismo sessuale]] che caratterizza quasi tutte le specie di di australopiteci.

Il volume del [[cervello]] probabilmente poteva arrivare a 530 cm³, non era cioè molto maggiore di quello dell' ''[[Australopithecus afarensis]]'' o dell' ''[[Australopithecus africanus]]''.</br>
La struttura robusta del cranio indicava una specializzazione masticatoria e aveva molti tratti in comune con un odierno gorilla. I molari posteriori erano molto grandi, più del doppio di quelli di un uomo moderno.<ref>{{cite journal | author = McHenry, H.M.; Coffing. K. | year = 2000 | title = Australopithecus to Homo: transformations in body and mind | journal = Annual Review of Anthropology | volume = 29 | pages = 125–146 |doi=10.1146/annurev.anthro.29.1.125 |url=http://www.anthro.ucdavis.edu/faculty/mchenry/Aust-Homo.pdf}}</ref> Fu soprannominato "Uomo schiaccianoci" proprio perchè i suoi denti sono i più grandi e il suo smalto il più spesso tra tutti gli ominidi finora ritrovati.<ref>[http://newswise.com/articles/view/540222/ Findings Challenge Conventional Ideas on Evolution of Human Diet, Natural Selection] Newswise, Retrieved on June 26, 2008.</ref>
Questa morfologia cranio-dentale indica una dieta a base di cibi vegetali duri come tuberi, noci e semi.<ref name=Klein>{{cite book | author = Klein, Richard G. | title = The Human Career: Human Biological and Cultural Origins | publisher = University of Chicago Press |location=Chicago |year=1999 |edition=2nd edition |isbn=0226439631 }}</ref> L'analisi del tipo di usura e microfessurazioni dei molari sembra invece indicare che i cibi duri non fossero una componente regolare della dieta dell' A. boisei, ma che venissero utilizzati in assenza di altre tipologie di cibo.<ref>{{ cite journal | last =Ungar | first =Peter S. | authorlink = | coauthors =Frederick E. Grine, Mark F. Teaford | year =2008 | month =April | title =Dental Microwear and Diet of the Plio-Pleistocene Hominin ''Paranthropus boisei'' | journal =[[PLoS ONE]] | volume =3 | issue =4 | pages = e2044| doi = 10.1371/journal.pone.0002044 | url =http://www.plos.org/press/pone-03-04-ungar.pdf | accessdate = 2008-05-05 | quote = | format ={{dead link|date=December 2008}} – <sup>[http://scholar.google.co.uk/scholar?hl=en&lr=&q=author%3AUngar+intitle%3ADental+Microwear+and+Diet+of+the+Plio-Pleistocene+Hominin+%27%27Paranthropus+boisei%27%27&as_publication=%5B%5BPLoS+ONE%5D%5D&as_ylo=2008&as_yhi=2008&btnG=Search Scholar search]</sup> }}</ref><ref>{{cite news |title=Gnashers at Work |url=http://www.economist.com/science/displaystory.cfm?story_id=11288491 |work= |publisher=The Economist |date=2008-05-01 |accessdate=2008-05-05 }}</ref>

[[Louis Leakey]] ipotizzò che questo esemplare potesse essere in qualche modo collegato al genere umano. La comunità scientifica non condivise il suo giudizio.


[[Richard Leakey]], figlio di Louis e Mary, negli anni [[1969]] e [[1970]] scoprì altri due fossili appartenenti alla stessa specie, entrambi a Koobi Fora nei pressi del [[lago Turkana]] in [[Kenia]].<br />
[[Richard Leakey]], figlio di Louis e Mary, negli anni [[1969]] e [[1970]] scoprì altri due fossili appartenenti alla stessa specie, entrambi a Koobi Fora nei pressi del [[lago Turkana]] in [[Kenia]].<br />

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Australopithecus boisei
Classificazione scientifica
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseMammalia
OrdinePrimates
FamigliaHominidae
GenereAustralopithecus
SpecieA. boisei
Nomenclatura binomiale
Australopithecus boisei

L'Australopithecus boisei è una specie di ominide del genere Australopithecus, vissuto tra 2,6 e 1,2 milioni di anni fa nell'Africa orientale durante il Pliocene e il Pleistocene.

Il primo fossile di Australopithecus boisei, inizialmente classificato come Paranthropus boisei e chiamato Zinjanthropus boisei, venne identificato da Mary Leakey nel 1959 nella gola di Olduvai in Tanzania.

Scoperta

La scoperta avvenne il 17 luglio 1959 nella gola di Olduvai in Tanzania, ad opera dell'antropologa Mary Leakey.

Il fossile (OH 5), comprendeva un teschio completo, risalente a circa 1,8 milioni di anni, che aveva le caratteristiche corrispondenti ad un Australopithecus robustus. Mary e il marito Louis Leakey classificarono la scoperta come Zinjanthropus boisei, dove Zinj derivava da Zanj, il nome medioevale dato dagli Arabi a quella regione dell'Africa orientale, anthropus che in greco significa uomo e boisei da Charles Boise, che aveva sovvenzionato il team di ricerca. Essi soprannominarono questo teschio l' Uomo schiaccianoci. [1]

Morfologia

File:Paranthropus boisei.JPG
Ricostruzione dell' Australopithecus boisei

L' A. boisei era un abitante della savana e delle boscaglie. Le dimensioni ricostruite per gli esemplari adulti indicano un peso di 65 kg per i maschi, con un'altezza attorno a 130 cm; le femmine pesavano sui 45 kg con un'altezza di 105 cm. Le differenza tra le dimensioni dei due sessi è tipica del dimorfismo sessuale che caratterizza quasi tutte le specie di di australopiteci.

Il volume del cervello probabilmente poteva arrivare a 530 cm³, non era cioè molto maggiore di quello dell' Australopithecus afarensis o dell' Australopithecus africanus.
La struttura robusta del cranio indicava una specializzazione masticatoria e aveva molti tratti in comune con un odierno gorilla. I molari posteriori erano molto grandi, più del doppio di quelli di un uomo moderno.[2] Fu soprannominato "Uomo schiaccianoci" proprio perchè i suoi denti sono i più grandi e il suo smalto il più spesso tra tutti gli ominidi finora ritrovati.[3] Questa morfologia cranio-dentale indica una dieta a base di cibi vegetali duri come tuberi, noci e semi.[4] L'analisi del tipo di usura e microfessurazioni dei molari sembra invece indicare che i cibi duri non fossero una componente regolare della dieta dell' A. boisei, ma che venissero utilizzati in assenza di altre tipologie di cibo.[5][6]

Louis Leakey ipotizzò che questo esemplare potesse essere in qualche modo collegato al genere umano. La comunità scientifica non condivise il suo giudizio.

Richard Leakey, figlio di Louis e Mary, negli anni 1969 e 1970 scoprì altri due fossili appartenenti alla stessa specie, entrambi a Koobi Fora nei pressi del lago Turkana in Kenia.
Il primo, KNM-ER 406, era un cranio mancante dei denti, risalente a 1,7 milioni di anni, con una capienza cranica di 510 cc.
Il secondo, KNM-ER 732, si dimostrò di dubbia attribuzione. Alcune sue caratteristiche lo rendevano più vicino all'Homo habilis, ma le dimensioni del cranio, appena 500 cc., lo rendevano profondamente diverso.
Alcuni scienziati hanno ipotizzato che tale differenza sia da attribuire ad un caso di dimorfismo sessuale.

L'ultimo esemplare appartenente a questa specie, KGA10-525, venne trovato da Awoke Amzaye nel 1993 a Konso in Etiopia.
Il fossile era costituito da molti frammenti del teschio, compresa la mascella inferiore.
La sua età geologica è di 1,4 milioni di anni. Il volume dell'encefalo era di circa 545 cc., mentre alcuni dei suoi tratti lasciano pensare che questo esemplare rappresenti una variazione nella linea evolutiva in questa specie.

Collocazione dei reperti

Alcuni dei reperti ritrovati da Leakey sono oggi ospitati al National Museum di Dar es Salaam, in Tanzania.

Note

  1. ^ Peter Watson, The Modern Mind: An Intellectual History of the 20th Century, New York, Perennial, 2002, pp. 486–487, ISBN 0060084383.
  2. ^ McHenry, H.M.; Coffing. K., Australopithecus to Homo: transformations in body and mind (PDF), in Annual Review of Anthropology, vol. 29, 2000, pp. 125–146, DOI:10.1146/annurev.anthro.29.1.125.
  3. ^ Findings Challenge Conventional Ideas on Evolution of Human Diet, Natural Selection Newswise, Retrieved on June 26, 2008.
  4. ^ Klein, Richard G., The Human Career: Human Biological and Cultural Origins, 2nd edition, Chicago, University of Chicago Press, 1999, ISBN 0226439631.
  5. ^ Peter S. Ungar, Frederick E. Grine, Mark F. Teaford, Dental Microwear and Diet of the Plio-Pleistocene Hominin Paranthropus boisei (PDF), in PLoS ONE, vol. 3, n. 4, April 2008, pp. e2044, DOI:10.1371/journal.pone.0002044. URL consultato il 5 maggio 2008.
  6. ^ Gnashers at Work, The Economist, 1º maggio 2008. URL consultato il 5 maggio 2008.

Voci correlate

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