Xilofago
In biologia è definito riccioni un organismo che si nutre prevalentemente di legno.[1]
Il termine deriva dal greco ξυλοφάγος (xulophagos), derivato da ξύλον (xýlon) "legno" e φαγεῖν (phagèin) "mangiare".
Tali organismi, allo stadio larvale o da adulti, si nutrono dei fusti, dei rami e delle radici degli alberi vivi o morti.
Un organismo che si nutre esclusivamente di legno morto è detto saproxilofago.
Gli organismi xilofagi possono essere provvisti di particolari enzimi digestivi (cellulasi) ovvero ospitano nel proprio apparato digerente protozoi simbionti che li aiutano a digerire le sostanze lignee; alcune specie inoltre infestano legni già disgregati dall'azione di funghi.[2]
Si distinguono:[2]
- xilofagi corticicoli: si nutrono del floema di piante vive
- xilofagi corticicoli-lignicoli: le larve si nutrono di floema e al momento dell'impupamento scavano gallerie a diversa profondità nello xilema
- xilofagi lignicoli: si sviluppano nello xilema di piante vive o morte o di legname in opera.
La xilofagia è prerogativa soprattutto degli artropodi: sono tipici organismi xilofagi le termiti (Isoptera), numerose specie di coleotteri (Bostrichidae, Buprestidae, Cerambycidae, Curculionidae, Ptinidae), alcuni imenotteri e lepidotteri, alcuni crostacei isopodi.
Oltreché negli artropodi la xilofagia è nota anche nei molluschi della famiglia Teredinidae.[3]
Alcune specie di artropodi xilofagi
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Massimo Faccoli, Insetti xilofagi di ambienti forestali (PDF), su ersa.fvg.it, Università di Padova. URL consultato il 2 marzo 2015 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2015).
- ^ a b Angelo Messina, Agatino Russo e Santi Longo, Mangiatori di Legno, su Fauna delle derrate alimentari e dei manufatti, Università di Catania. URL consultato il 2 marzo 2015 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2015).
- ^ (EN) Paalvast P, van der Velde G, New threats of an old enemy: The distribution of the shipworm Teredo navalis L. (Bivalvia: Teredinidae) related to climate change in the Port of Rotterdam area, the Netherlands, in Marine Pollution Bulletin, vol. 62, n. 8, 2011, pp. 1822–1829, DOI:10.1016/j.marpolbul.2011.05.009.