Walter Monich

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Walter Monich, identificato anche come Gualtiero d'Alemagna[1][2][3] (Monaco di Baviera, XIV secoloXV secolo), è stato uno scultore tedesco.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Monumento funebre a Pietro Lalle Camponeschi, Basilica di San Giuseppe Artigiano, L'Aquila

Walter Monich nacque a Monaco di Baviera e lavorò soprattutto in Italia nella prima metà del XV secolo[2].

Fu uno degli artisti stranieri che lavorò nel cantiere della fabbrica del Duomo di Milano, tra la fine del XIV secolo e gli inizi del XV secolo, per decorare il complesso architettonico, con la costruzione di statue, all'interno e all'esterno, cornici e capitelli[2].

Il Monich si mise in risalto come direttore del gruppo degli scultori stranieri, seguenti gli stili architettonici omogenei, quali soprattutto il gusto tardo gotico d'oltralpe, basato su un'esecuzione dura e rapida sia nell'insieme sia nei particolari[2].

Ben differente fu l'impronta stilistica lasciata da artisti dotati di grandi qualità individuali, come Cristoforo Solari, Giovannino de' Grassi, Jacopino da Tradate e Matteo Raverti[2].

Al Monich vengono attribuite le statue del Profeta e di Santo Stefano e altre, realizzate in collaborazione con Jacopino da Tradate, in base alle informazioni presenti negli Annali della fabbrica del Duomo[2][4][5].

A causa delle difficoltà della fabbrica del Duomo, Walter Monich abbandonò Milano nel 1410, per trasferirsi dapprima nel cantiere del Duomo di Orvieto e successivamente in Abruzzo[6][7][8].

Lo storico d'arte Adolfo Venturi identificò Walter Monich con l'artista Gualtiero d'Alemagna[1][2][3][9][10], che nel 1412 firmò il sarcofago di Restaino Caldora nell'Abbazia di Santo Spirito al Morrone di Sulmona, caratterizzato da un gusto gotico nordico, così simile al monumento funebre a Pietro Lalle Camponeschi, nella Basilica di San Giuseppe Artigiano di L'Aquila[2].

In quest'ultima opera sia l'arca decorata con scene a bassorilievo, come l'Incoronazione della Vergine e gli Apostoli, che la statua equestre di Ludovico sono definibili in stile gotico[2].

I documenti storici attribuiscono al Monich anche il monumento Gaglioffi presente nella Chiesa di San Domenico di L'Aquila[2].

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) Monich, Walter - Sculptor, su oxfordindex.oup.com. URL consultato il 22 marzo 2019 (archiviato dall'url originale il 27 marzo 2019).
  2. ^ a b c d e f g h i j Walter Monich, in Le muse, vol. 8, Novara, De Agostini, 1967, pp. 77-78.
  3. ^ a b Sculture oltremontane nella Lombardia del Quattro e Cinquecento: presenze, scambi, importazioni (PDF), su academia.edu. URL consultato il 22 marzo 2019.
  4. ^ Scultura -> Santo Stefano, Walter Monich, Duomo di Milano, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 22 marzo 2019.
  5. ^ Milano, su books.google.it. URL consultato il 22 marzo 2019.
  6. ^ Nascita di una cattedrale, su books.google.it. URL consultato il 22 marzo 2019.
  7. ^ Il tardogotico del duomo di Milano, su books.google.it. URL consultato il 22 marzo 2019.
  8. ^ Quaderni di archeologia d'Abruzzo (vol. 1), su books.google.it. URL consultato il 22 marzo 2019.
  9. ^ Gualtiero d'Alemagna, su sapere.it. URL consultato il 22 marzo 2019.
  10. ^ Walter Monich, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 22 marzo 2019.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Adolfo Venturi, Storia dell'arte italiana, vol. 6, Milano, 1908.
  • Alessandro Angelini, Pio II e le arti. La riscoperta dell'antico da Federighi a Michelangelo, Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale, 2005.
  • Giorgio Vasari, Le vite de' più eccellenti architetti, et scultori italiani, da Cimabue, insino a' tempi nostri, a cura di Luciano Bellosi e Aldo Rossi, vol. 1, Torino, Einaudi, 1991 [1550], pp. 445-451, ISBN 88-06-12787-X.
  • Il Duomo di Milano, vol. 2, Milano, 1973.
  • Il Duomo oggi. La fabbrica, storia e realtà, Milano, 1986.
  • Leopoldo Cicognara, Storia della scultura dal suo risorgimento in Italia sino al secolo di Napoleone per servire di continuazione alle opere del Winkelmann e di d'Agincourt, vol. 4, Prato, 1823.
  • Pierluigi De Vecchi e Elda Cerchiari, Dal gotico internazionale al rococò, vol. 2, Milano, Bompiani, 1999, ISBN 88-451-7212-0.
  • Pierluigi De Vecchi e Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, Milano, Bompiani, 1999.
  • Stefano Zuffi, Il Quattrocento, Milano, Electa, 2004, ISBN 88-370-2315-4.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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