Vittorio III di Ratibor

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Vittorio III di Ratibor
Vittorio III di Ratribor in una foto del 1920 circa.
Duca di Ratibor
Principe di Corvey
Principe di Hohenlohe-Schillingsfürst
Stemma
Stemma
In carica9 agosto 1923 –
11 novembre 1945
PredecessoreVittorio II
SuccessoreFranz-Albrecht Metternich-Sandor
Nome completotedesco: Viktor Amadeus
TrattamentoSua Altezza Serenissima
NascitaRudy (Slesia), Impero tedesco, 2 febbraio 1879
MorteAbbazia di Corvey, 11 novembre 1945 (66 anni)
DinastiaCasato di Hohenlohe-Schillingsfürst
PadreVittorio II, duca di Ratibor
MadreContessa Maria Breunner-Enkevoirth
ConsortePrincipessa Elisabetta di Oettingen-Oettingen e Oettingen-Spielberg

Vittorio III Augusto Maria, duca di Ratibor, principe di Corvey, principe di Hohenlohe-Schillingsfürst (tedesco: Victor III. August Maria Herzog von Ratibor, Fürst Corvey, Prinz von Hohenlohe; Rudy (Slesia), 2 febbraio 1879Abbazia di Corvey, 11 novembre 1945), è stato un giurista, agricoltore e silvicoltore tedesco e dal 1923 al 1945 capo della Casa di Ratibor (ceco: Ratiboř, polacco: Racibórz).

Vita[modifica | modifica wikitesto]

Vittorio III era figlio di Vittorio II Amedeo di Ratibor (1847-1923) e della contessa Maria di Breunner-Enckevoirth (1856-1929).[1] Si formò come agricoltore e silvicoltore e studiò legge presso le università di Bonn, Lipsia, Breslavia[2] e alla Sorbona di Parigi. Fu un tirocinante del governo reale prussiano.[3] Servì anche nell'esercito prussiano e terminò il suo servizio militare come tenente.[4] Come il padre, fu membro dell'ordine di Malta.

Già come principe ereditario era considerato molto ricco e figura nell'elenco dei milionari tedeschi.[5]

Dopo la prima guerra mondiale, si occupò principalmente dell'amministrazione delle vaste proprietà di famiglia, che all'epoca erano le quarte più grandi della Slesia.[6] All'inizio il periodo fu difficile, poiché ci furono rivolte e referendum in Alta Slesia.[7] Nel 1922, i possedimenti terrieri dell'Alta Slesia furono divisi. Alcuni villaggi del distretto di Ratibor furono incorporati in Polonia, altri appartenenti al distretto di Rybnik rimasero in Germania e, compreso Rauden, furono annessi al distretto di Ratibor. La famiglia Ratibor non solo perse proprietà, ma anche mercati di vendita nella zona industriale dell'Alta Slesia, che ora apparteneva in gran parte alla Polonia.

Monastero di Rauden, luogo di nascita e residenza di Vittorio III. (2011)

Nel 1923, dopo la morte del padre, Vittorio III divenne il capo del casato di Ratibor e delle società, delle tenute e dei castelli della famiglia, tra cui l'abbazia di Rauden, il castello di Corvey con la Biblioteca Principesca e il castello di Grafenegg in Bassa Austria.

Nel 1925, l'esportazione di prodotti agricoli fu ulteriormente ostacolata dalla guerra doganale tedesco-polacca, dalla sovraccapacità produttiva, dall'aumento dei prezzi e dalle crisi finanziarie. Solo con le convenzioni di Ginevra la proprietà di 2.500 ettari di terreni agricoli in Polonia fu finalmente protetta, rendendo così possibile la vendita dei prodotti in Alta Slesia.

Nel 1937, l'ultima pubblicazione della rubrica dei beni della Slesia documentava le vaste proprietà intorno al Ducato di Ratibor con diverse proprietà forestali, come Rauden, e i possedimenti associati per un totale di 30.218 ettari. Al vertice, dopo il proprietario, c'erano il direttore generale dei beni, l'ufficio legale con un consigliere e un avvocato, e il capo forestale.[8]

Proprio all'inizio della seconda guerra mondiale, il 18 settembre 1939, il figlio maggiore di Vittorio, Vittorio IV, morì durante l'invasione della Polonia. Il suo Panzer IV, così come un Panzerkampfwagen 35(t) e un Panzerkampfwagen 38(t), furono abbattuti durante una battaglia di carri armati da un TKS polacco.

Alla fine del 1944, prima dell'arrivo dell'Armata Rossa, gli oggetti più preziosi del castello di Rauden furono trasportati nella Germania occidentale. Nel 1945 la famiglia dovette in fine lasciare il paese e si rifugiò a Corvey. I possedimenti della Slesia con 34.000 ettari di foresta passarono Polonia.[9][10]

Matrimonio e figli[modifica | modifica wikitesto]

Il 19 novembre 1910, a Monaco, sposò Elisabetta di Oettingen-Oettingen und Oettingen-Spielberg[11][12] (31 ottobre 1886 - 2 ottobre 1976), figlia del principe Francesco Alberto di Oettingen-Oettingen und Oettingen-Spielberg (1847-1916). Con lei ebbe i seguenti figli:

  • Marie Agathe Elisabeth Clementine Marguerite Caroline (1911–1971), a sua volta ebbe un figlio nell'agosto del 1947, Edmundo Lasalle y Garcia Mayon (1914-1975);
  • Sophie Agathe Marie Charlotte (1912–1981), a sua volta ebbe un figlio nel 1937, Friedrich Leopold Maria;
  • Eleonore Marie Amelie Gabriele (1914–1993), non ebbe figli;
  • Viktor Albrecht Johannes Josef Michael Maria (1916–1939), morto in guerra;
  • Klementine Gabrielle Georgine Benoite Marie (1918–2005), che a sua volta ebbe un figlio nel 1940, principe Anton di Croÿ (1909–1976);
  • Franz-Albrecht Maximilian Wolfgang Josef Thaddäus Maria (1920–2009), che a sua volta ebbe una figlia nel 1962, la contessa Isabella di Salm-Reifferscheidt-Krautheim und Dyck (1939).

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Francesco Giuseppe di Hohenlohe-Waldenburg-Schillingsfürst Carlo Alberto II, III principe di Hohenlohe-Waldenburg-Schillingsfürst  
 
Giuditta Reviczky de Revisnye  
Vittorio I, I duca di Ratibor  
Costanza di Hohenlohe-Langenburg Carlo Ludovico I, III principe di Hohenlohe-Langenburg  
 
Amalia Enrichetta di Solms-Baruth  
Vittorio II, II duca di Ratibor  
Carlo Eccardo II, principe di Fürstenberg Carlo Aloisio, principe di Fürstenberg  
 
Maria Elisabetta di Thurn und Taxis  
Amalia di Fürstenberg  
Amalia di Baden Carlo Federico, I granduca di Baden  
 
Luisa Carolina di Hochberg  
Vittorio III, III duca di Ratibor  
Agosto Ferdinando di Breunner-Enckevoirth Giuseppe di Breunner-Enckevoirth  
 
Maria Anna di Pergen  
Augusto Giovanni di Breunner-Enckevoirth  
Maria Teresa Esterházy de Galántha Giovanni Carlo Esterházy de Galántha  
 
Rosa Festetics de Tolna  
Maria di Breunner-Enkevoirth  
Giovanni Nepomuceno Széchényi de Sárvár-Felsövidék Luigi Széchényi de Sárvár-Felsövidék  
 
Luisa di Clam-Gallas  
Agata Széchényi de Sárvár-Felsövidék  
Agata Erdődy de Monyorókerék et Monoszló Giorgio Erdődy de Monyorókerék et Monoszló  
 
Maria d'Aspremont Lynden  
 

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gothaisches Genealogisches Taschenbuch der Fürstlichen Häuser (Hofkalender) 1942, in Gothaischer Hofkalender, 1. Hzgl. Haus: Ratibor und Corvey, 179.ª ed., Gotha, Justus Perthes, 1941-11, pp. 220–221. URL consultato il 15 ottobre 2022.
  2. ^ G. G. Winkel: Biographisches Corpsalbum der Borussia zu Bonn 1821–1928. Selbstverlag, Druck Wailandt AG, Aschaffenburg 1928, S. 238.
  3. ^ Günter Tiggesbäumker: Das Herzogliche Haus Ratibor und Corvey. 7. erweiterte Auflage. Werl: Börde-Verlag, 2012, S. 24.
  4. ^ Friedrich Karl Devens: Biographisches Corpsalbum der Borussia zu Bonn 1827–1902. Düsseldorf, 1902, S. 171.
  5. ^ Deutsches Millionär-Adressbuch, von Ratibor und Corvey, Erbprinz Victor, Durchl. Schloss Rauden, Schles., Berlin, Alb. Johannesson (Inh. Paul Grund). Selbstverlag des Ersten Berliner Reclame-Bureau, Centralstelle für die Verbreitung von Drucksachen, 1894, pp. 153. URL consultato il 15 ottobre 2022.
  6. ^ Quelle: Der Ruhm des Hauses Ratibor – Artikel aus der Internetseite: Piasten Schloss in Ratibor.
  7. ^ Landsmannschaft der Oberschlesier Landesverband Baden-Württemberg e. V. und Kreisgruppe Karlsruhe: Die Volksabstimmung in Oberschlesien 1921: Ratibor Digitalisat
  8. ^ Schlesisches Güter-Adreßbuch. Verzeichnis sämtlicher Rittergüter sowie der größeren Landgüter der Provinzen Nieder- und Oberschlesien. 1937, in GAB, Kreis Ratibor. Herzogtum Ratibor, 15. Reprint Klaus D. Becker Potsdam, Breslau, Wilhelm Gottlieb Korn, 1937, pp. 698–701, ISBN 978-3-88372-245-0. URL consultato il 15 ottobre 2022.
  9. ^ Günter Tiggesbäumker: Das Herzogliche Haus Ratibor und Corvey. Deutsche Fürstenhäuser, Heft 5. Börde-Verlag, Werl 2008, S. 17–19.
  10. ^ Website: Zamek Piatowski w Raciborzu (polnisch)
  11. ^ Hans Friedrich von Ehrenkrook: Genealogisches Handbuch der Fürstlichen Häuser. Band I, Band 1 der Gesamtreihe GHdA, C. A. Starke, Glücksburg/Ostsee 1951, S. 245.
  12. ^ Walter von Hueck: Genealogisches Handbuch der Fürstlichen Häuser. Band XIII, Band 90 der Gesamtreihe GHdA, C. A. Starke, Limburg an der Lahn 1987, S. 226.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Friedrich Karl Devens: Biographisches Corpsalbum der Borussia zu Bonn 1827–1902. Düsseldorf, 1902, S. 235 Digitalisat.
  • G. G. Winkel: Biographisches Corpsalbum der Borussia zu Bonn 1821–1928. Aschaffenburg 1928, S. 238 Digitalisat.
  • Hans Friedrich von Ehrenkrook, Jürgen von Flotow, Friedrich Wilhelm Euler: Genealogisches Handbuch der Fürstlichen Häuser, Band IV, I. Abt. (ehem. reg. Häuser), Band 14 der Gesamtreihe Genealogisches Handbuch des Adels, C. A. Starke, Glücksburg/Ostsee 1956, S. 232–235. ISSN 0435-2408 (WC · ACNP).
  • C. Arnold McNaughton: The Book of Kings: A Royal Genealogy, in 3 volumes, Garnstone Press, 1973, volume 1, London 1973, S. 495. ISBN 978-0-900391-19-4.
  • Günter Tiggesbäumker:
    • Von Schillingsfürst nach Corvey und Höxter. Zur Geschichte der Herzoglichen Familie Ratibor und Corvey. In: Die Warte, Nr. 136, 2007, S. 13–18.
    • Das Herzogliche Haus Ratibor und Corvey. Deutsche Fürstenhäuser, Heft 5. Börde-Verlag, Werl 2008.
    • Die Familie Hohenlohe-Schillingsfürst in Höxter und Corvey. Zur Geschichte des Herzoglichen Hauses Ratibor und Corvey. In: Frankenland 60 (1) 2008, S. 26–34.
    • Das Herzogliche Haus Ratibor und Corvey. 7. erweiterte Auflage. Werl: Börde-Verlag, 2012.
    • „EX FLAMMIS ORIOR“ – Das Haus Hohenlohe im westfälischen Corvey. In: Vielfalt fränkischer Geschichte. Gedenkschrift für Gerhard Rechter. Jahrbuch des Historischen Vereins für Mittelfranken 104, Selbstverlag, Ansbach 2016. S. 527–551.

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