Vilhelm Moberg

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Vilhelm Moberg nel 1967

Vilhelm Moberg (Moshultamåla, 20 agosto 1898Grisslehamn, 8 agosto 1973) è stato uno scrittore, drammaturgo e giornalista svedese, considerato uno dei più grandi scrittori svedesi di tutti i tempi[1][2].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Vilhelm Moberg nel 1932
Vilhelm Moberg nel 1937
Vilhelm Moberg nel 1950
Vilhelm Moberg nel 1952
Vilhelm Moberg nel 1958
Statua di Vilhelm Moberg a Växjö

Vilhelm Moberg nacque a Moshultamåla, nella provincia dello Småland, nella Svezia meridionale, figlio del soldato Carl Gottfrid Moberg e di Ida Charlotta Aronsdotter,[1] una famiglia, nella quale gli uomini erano stati soldati nell'esercito svedese per molte generazioni.[1][3]

Lavorò come bracciante in un'impresa agricola del suo paese natale, prima di iscriversi all'Università di Grimslöv, dove intraprese l'attività di giornalista, divenendo redattore dell'Arvika Nyheter (Novità da Arvik) e poi del Valdstena Läns Tidning (Giornale di Valdstena).[4][1][3]

Esordì nella letteratura con brevi storie di carattere storico, intrise di immagini della natura, di storie d'amore, di storie dell'orrore influenzate da Edgar Allan Poe, oltre che di ricordi d'infanzia.[3]

Descrisse nelle sue opere, realisticamente, la vita, l'ambiente, la povertà, e la psicologia primitiva del mondo rurale, mettendo in risalto le differenze tra tradizionale naturalità contadina e le tendenze innovative dell'industrialismo,[5] come dimostrarono i romanzi I Rasken. Storia della famiglia di un soldato (Raskens. En soldatfamiljs historia, 1927), P. A. Rosell bandirektor (1932), Donna di uomo (Mans Kvinna, 1933), Il soldato col fucile infranto (Soldat med brutet gevär, 1944), un romanzo autobiografico;[6] si ricorda, inoltre, la trilogia che ottenne un buon successo formata da Certificato di buona condotta sporco (Sänkt sedebetyg, 1935), Insonne (Sömnlös, 1937) e Dacci la terra! (Givoss jorden!, 1939), tre scritti caratterizzati da elementi psicologici-sociali, incentrati sull'abbandono temporaneo delle campagne da parte dei contadini per trasferirsi in città, che però poi ritornano alla terra.[4][5][6]

Lui stesso dichiarò riguardo al suo impegno per la tematica del mondo contadino:

«Voglio risvegliare i morti, voglio sconfiggere i devastati e glorificati, voglio ricordare il passato e scomparire, voglio rendere viva questa capanna e le sue creature, questo piccolo mondo tornerà, voglio ricrearlo.[7]»

Nel dramma intitolato Castità (Kyskhet, 1938), Moberg criticò le modernità del mondo moderno, soprattutto quelle legate alla meccanizzazione.[4]

Intriso di antinazismo si dimostrò Cavalca stanotte (Rid i natt, 1941), un lavoro sullo sfondo del XVII secolo, narrante l'oppressione aristocratica sui contadini dello Smålandche, che evidenziò uno stile naturalistico e un tono moralistico.[4][5][2][6]

Le opere seguenti si basarono sulla descrizione dell'emigrazione transoceanica dei coloni svedesi verso l'America iniziata alla fine dell'XIX secolo, evento fondamentale della storia della Svezia moderna: Gli emigranti (Utvandrarna, 1949); Gli immigrati (Invandrarna, 1952); I coloni (Nybyggarna, 1956); L'ultima lettera per la Svezia (Sista brevet till Sverige, 1959).[4][5][1][6]

Malato di depressione, morì l'8 agosto 1973, probabilmente a causa di un suicidio.[1][2]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • I Rasken. Storia della famiglia di un soldato (Raskens. En soldatfamiljs historia, 1927);
  • P. A. Rosell bandirektor (1932);
  • Donna di uomo (Mans Kvinna, 1933);
  • Certificato di buona condotta sporco (Sänkt sedebetyg, 1935);
  • Insonne (Sömnlös, 1937);
  • Castità (Kyskhet, 1938);
  • Dacci la terra! (Givoss jorden!, 1939);
  • Cavalca stanotte (Rid i natt, 1941);
  • Il soldato col fucile infranto (Soldat med brutet gevär, 1944);
  • Gli emigranti (Utvandrarna, 1949);
  • Gli immigrati (Invandrarna, 1952);
  • I coloni (Nybyggarna, 1956);
  • L'ultima lettera per la Svezia (Sista brevet till Sverige, 1959).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f (EN) Vilhelm Moberg, su imdb.com. URL consultato il 15 febbraio 2019.
  2. ^ a b c (EN) Vilhelm Moberg, su vilhelmmoberg.com. URL consultato il 15 febbraio 2019.
  3. ^ a b c (SV) K A Vilhelm Moberg, su sok.riksarkivet.se. URL consultato il 15 febbraio 2019.
  4. ^ a b c d e le muse, VII, Novara, De Agostini, 1966, p. 524-526.
  5. ^ a b c d Vilhelm Moberg, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 15 febbraio 2019.
  6. ^ a b c d (EN) Vilhelm Moberg, su britannica.com. URL consultato il 15 febbraio 2019.
  7. ^ (SV) Vilhelm Moberg, su kristina.fi. URL consultato il 15 febbraio 2019.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Ingemar Algulin, A History of Swedish Literature, Swedish Institute, 1989.
  • (SV) Gunnar Eidevall, Vilhelm Moberg, Stoccolma, Svenska Institutet, 1996.
  • (SV) Göran Högg, Den svenska litteraturhistorian, Borås, Centraltryckeriet AB, 1996.
  • (EN) Philip Holmes, Vilhelm Moberg, Twayne's world authors series, Boston, Twayne Publishers, 1980.
  • (SV) Philip Holmes, Vilhelm Moberg. En introduktion till hans författarskap, Stoccolma, Carlsson, 2001.
  • (EN) Philip Holmes, Vilhelm Moberg: Utvandrarna, Studies in Swedish literature, Orton and Holmes, 1976.
  • (SV) Jens Liljestrand, Mannen i skogen: en biografi över Vilhelm Mobert, Stoccolma, Albert Bonniers Förlag, 2018.
  • (SV) Sigvard Mårtensson, Vilhelm Moberg och teatern, Stoccolma, Carlssons, 1992.
  • (SV) Magnus von Platen, Den unge Vilhelm Moberg: en levnadsteckning, Stoccolma, Bonnier, 1978.

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