Via San Niccolò

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Via San Niccolò
Altri nomiVia di San Niccolò
Nomi precedentiBorgo di San Niccolò, piazza di San Niccolò, fondaccio di San Niccolò
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
CittàFirenze
CircoscrizioneQuartiere 1
Codice postaleI-50125
Informazioni generali
Tipostrada carrabile
Intitolazionechiesa di San Niccolò Oltrarno
Collegamenti
Iniziopiazza Giuseppe Poggi
Finepiazza de' Mozzi
Intersezionivia Lupo, via del Giardino Serristori, via di San Miniato, via dell'Olmo
Mappa
Map
Coordinate: 43°45′51.1″N 11°15′41.44″E / 43.764194°N 11.261511°E43.764194; 11.261511

Via San Niccolò è una strada del centro storico di Firenze, ed è la principale direttrice dell'estremità est del quartiere di Oltrarno. Corre infatti con andamento irregolare da piazza Giuseppe Poggi a piazza de' Mozzi, incontrando lungo il tracciato via Lupo, via del Giardino Serristori, via di San Miniato e via dell'Olmo.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La denominazione è in riferimento alla chiesa parrocchiale di San Niccolò Oltrarno, o Soprarno, che si trova a circa metà del tracciato, ricordata per la prima volta nel 1184 e che ha dato ugualmente il nome alla porta che da questo lato si apriva alla città.

La zona di San Niccolò nella pianta del Buonsignori (1594)

Precedentemente il tratto presentava tre diverse denominazioni seppure sempre in relazione alla titolazione della chiesa, ancora testimoniate dalla pianta di Firenze delineata da Ferdinando Ruggieri nel 1731: dall'attuale piazza Giuseppe Poggi alla chiesa aveva nome "borgo di San Niccolò", lo slargo davanti alla chiesa si chiamava "piazza di San Niccolò", mentre il restante tratto si identificava come "fondaccio di San Niccolò", dove il termine 'fondaccio' indicava il basso livello stradale rispetto al fiume.

Con delibera del consiglio comunale del settembre 1866 l'intero tracciato fu unificato con la denominazione di 'via'. Tuttavia la storia dell'arteria è ben più antica della fondazione della chiesa di San Niccolò, coincidendo (così come accade anche per la via de' Bardi che ne è il prosieguo) con un tratto della via Cassia Nuova voluta dall'imperatore Publio Elio Adriano nel 123 d.C., che portava alla città andando ad innestarsi al ponte di accesso allora presente in prossimità dell'attuale Ponte Vecchio. Alle sue origini il borgo - riunito alla città solo con la costruzione dell'ultima cerchia di mura del 1282-1333 - era estremamente povero, almeno nel primo tratto, dal lato della campagna.

Via San Niccolò vista dalla Porta San Niccolò

Come si vede nella pianta del Buonsignori (1584-1594), la strada era fortificata da una doppia cinta muraria, analogamente a via Romana: a metà strada tra la Porta San Niccolò e la chiesa, più o meno dove sbuca la via del Giardino Serristori, si trovava la "Porta Vecchia", una porta interna alla città, rimasuglio delle mura del tempo di Dante, che creava creava un diaframma difensivo tra la città e la fortificazione più esterna. Queste fortificazioni interne dovettero verosimilmente essere abbattute dopo la fine della Guerra di Siena.

In questa strada, nel tratto della chiesa di San Niccolò Soprarno abitato da renaioli, anarchici e socialisti, Vasco Pratolini ambientò la nascita e parte dell'infanzia di Metello, nell'omonimo romanzo del 1952.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il carattere del tracciato è attualmente assai vario e, in realtà, ancora corrisponde alla tripartizione antica: il primo tratto si presenta come residenziale popolare, con edifici antichi ma essenzialmente riconducibili alla tipologia delle case a schiera; la porzione centrale, in prossimità della chiesa (che in realtà per l'innesto di via di San Miniato si presenta al pari di una piazzetta), ha carattere commerciale, con vari locali (trattorie, caffè, mescite di vino) che ne fanno luogo di ritrovo e di scambi sociali per gli abitanti del quartiere così come per i turisti; l'ultimo tratto verso piazza de' Mozzi ha invece tono signorile, con molti palazzi antichi di notevole importanza anche architettonica, gratificati - dal lato verso monte - da ampi spazi a verde, che comunque si alternano a fondi con attività artigianali e comunque tradizionali.

La carreggiata è pavimentata a lastrico, con marciapiedi ugualmente in pietra da ambo i lati. Per le memorie che conserva e per le sue architetture, e ancor più per il carattere di rione che ancora mantiene, la strada è da considerare di notevole valore storico e artistico.

Sulla via si trovano anche alcuni interessanti palazzi storici, come palazzo Del Rosso, al 54, del XVI secolo, palazzo Demidoff-Amici (almeno la parte posteriore, al 56, mentre la facciata è su via dei Renai) o palazzo Gianni-Lucchesini-Vegni, al 91-95, sulla cui facciata una targa ricorda il soggiorno del regista russo Andrej Tarkovskij. Al 99 si incontra il palazzo Stiozzi-Ridolfi, attribuito a Baccio d'Agnolo e al 107 palazzo Nasi-Quaratesi con graffiti che, anche se ridipinti, risalgono nella forma al XV secolo. Un'altra targa nel tratto verso fuoriporta ricorda la casa di Francesco Dall'Ongaro.

Alle estremità della strada, da un lato si intravede Palazzo Mozzi, che si apre sull'omonima piazza, mentre l'altra direttrice ha come sfondo la slanciata porta San Niccolò.

Edifici[modifica | modifica wikitesto]

Immagine Nome Descrizione
1 Palazzina Poggi Gli edifici all'imbocco di via San Niccolò da piazza Poggi, furono progettati da Giuseppe Poggi e presentano facciate neorinascimentali con pietra artificiale. Si tratta infatti del frutto di un progetto unitario, dovuto all'architetto Giuseppe Poggi e strettamente legato alla sistemazione delle rampe che salgono al piazzale Michelangelo e all'isolamento dell'antistante porta di San Niccolò (1875), in modo da costituire sia il traguardo monumentale della sistemazione di questa parte della collina sia una adeguata soluzione all'accesso verso il borgo di San Niccolò. Evidente è l'obiettivo di uniformarsi al carattere dei muri a retta e degli altri elementi d'arredo delle Rampe.
6 Casa Si tratta di un edificio con il fronte riconfigurato nell'Ottocento e definito quasi sicuramente dall'unificazione di due precedenti case a schiera, attualmente organizzato su quattro piani per tre assi. Al terreno presenta varie insegne, a partire dallo scudo posto sul portoncino centrale, con un'arme di famiglia non identificata e apparentemente segnata da un cinghiale o porco. Sugli sporti posti ai lati ricorrono invece due differenti pietrini: a sinistra una rotella con il trigramma di Cristo raggiato, a destra una tabella in pietra sormontata da tre palle e seguita dalle iniziali F.S.N. e quindi dal numero 15 in cifre romane, quasi sicuramente riferibile a un istituto connesso al culto di San Nicola (Fraternitas Sancti Nicolai), sia per le tre palle, suo attributo, sia per le lettere S.N. Lo stesso pietrino è stato rilevato sulla casa di via Giuseppe Verdi segnata dal civico 22[1].
23 Casa La casa si presenta nelle forme alquanto correnti assunte a seguito di un intervento che ne ha ridisegnato il fronte in stile neorinascimentale tra Otto e Novecento. Si tratta tuttavia di un edificio di ben più antiche origini (e questo vale per buona parte delle costruzioni della via), presumibilmente trecentesche, come indica il grande ambiente voltato al piano terreno ora occupato da una galleria d'arte, e il portone con architrave in pietra che è stato riportato a vista a incorniciare l'attuale e più ridotto accesso. Su questo è un pietrino a rotella con l'insegna dell'Arte di Calimala. La stessa insegna si ripete sull'edificio al n. 24[2].
27 Casa Si tratta di un edificio con una semplice facciata di quattro piani su due assi. Sul fronte è uno scudo con un'arme forse identificanbile con lo stemma Vallombrosano (con una mano poggiata su un bastone a Tau), a documentare il possesso in antico da parte di qualche monastero di quell'ordine religioso[3].
24 Casa Si tratta di una antica casa a schiera, con il fronte organizzato su due assi, attualmente sviluppato per quattro piani, i più alti frutto della soprelevazione dell'originario edificio. Recentemente restaurata e nuovamente tinteggiata, mostra al centro della facciata un pietrino con l'aquila che aggrinfia il torsello di lana lavorata, malamente racconciato a partire - si suppone - da quanto rimasto dell'originale, riferibile all'arte dei Mercatanti, che in zona aveva varie proprietà. La stessa insegna si ripete sull'edificio al n. 23[4].
28 Stamperia e Fondazione Il Bisonte
30 Istituto Demidoff
34 Casa
36 Casa La casa è segnalata nel repertorio di Bargellini e Guarnieri (1977) come "palagetto quattrocentesco, esempio di come tutta la strada potrebbe acquistare nuovo decoro, per mezzo di oculati restauri". Si tratta in effetti di un'abitazione con un fronte di grande equilibrio, assolutamente rappresentativo della misura fiorentina, sviluppato su tre assi per quattro piani (ma l'ultimo è un mezzanino frutto di una soprelevazione) e caratterizzato da cornici di ricorso di vistoso aggetto, con portone e finestre ad arco incorniciate il pietra, a filo delle superfici intonacate. Evidente elemento di disturbo nel disegno d'insieme sono le due recenti aperture al piano terreno, che danno accesso a locali un tempo comunicanti con l'androne[5].
65 Casa Landini La casa, costituita da due stretti assi per quattro piani, è segnalata nel repertorio di Bargellini e Guarnieri (1977) per la presenza, al centro del fronte, dell'arme dei Landini (a tre pesci curvati e ordinati in cerchio). L'anomalia relativa alle limitate dimensioni del fronte può trovare spiegazione pensando a una costruzione eretta a saturare un più antico chiasso o via un tempo posto tra i due edifici attualmente confinanti[6].
73 Casa Picchi
s.n. Chiesa di San Niccolò Oltrarno
75 Casa Si tratta di una palazzina dai caratteri sufficientemente anonimi, sviluppata su quattro assi per cinque piani. In corrispondenza del tubo della gronda, tuttavia, il dilavamento mette in luce come sotto uno spesso strato di sporco si trovi una ricca decorazione con spartiti geometrici (che forse al primo piano inquadrano tondi con elementi figurati) di un gusto riconducibile alla seconda metà dell'Ottocento. Invidiabile, poi, la posizione, con le finestre che si aprono alla luce di via dell'Olmo.
54 Palazzo del Rosso
79 Palazzo Per quanto il palazzo sia stato sicuramente oggetto nel corso del tempo di interventi con adeguamenti e integrazione, mostra sulla via una facciata di disegno cinquecentesco, organizzata su tre piani per quattro assi, con le finestre del piano nobile (allineate sul consueto ricorso marcadavanzale) e con il portone ad arco a tutto sesto incorniciati con bugne piatte. Non manca al terreno la consueta 'buchetta del vino'. Sull'ingresso è uno scudo con arme non identificata (probabilmente non pertinente all'edificio). Attualmente il palazzo è occupato da una struttura ricettiva[7].
56 Palazzo Demidoff Amici
85 Casa Si tratta di un bell'edificio di carattere trecentesco, che dovrebbe essere stato restaurato e portato alle attuale condizioni negli anni 1970. Si presenta sviluppato su quattro piani organizzati per cinque assi, con un corpo in soprelevazione corrispondente agli ultimi due. Non fosse per quest'ultima porzione e per la parziale tamponatura delle finestre (ora ridotte a forma rettangolare) tutto il fronte si presenta in pietra, con grandi conci piani al terreno e lungo la linea delle finestre, e a filaretto nelle altre zone. Eventuali integrazioni del parato lapideo non appaiono riconoscibili e sia questo sia il sistema di archi terreni si sviluppa in sufficiente continuità con l'edificio limitrofo, segnato con il n. 87, con il quale anche il repertorio di Bargellini e Guarnieri (1977) indica una stretta relazione. In un ambiente al terreno ha sede l'Associazione Bastioni[8].
87 Casa L'edificio è segnalato nel repertorio di Bargellini e Guarnieri (1977) come costruzione trecentesca definitasi a partire da una torre forse dei Quaratesi, attualmente parte "d'un complesso architettonico rimesso in luce recentemente, e che per la sua imponenza e per la sua dignità, si pensa che sia stato il primo insediamento nobile lungo il Fondaccio di San Niccolò". Il fronte, con caratteri decisamente prossimi a quelli della casa precedente, segnata dal numero civico 85, si sviluppa per quattro assi su cinque piani, dei quali l'ultimo frutto di una soprelevazione. L'edificio è stato interessato da modifiche interne negli anni ottanta del Novecento[9].
62 Casa Si tratta di una casa a quattro piani e tre assi, con un volume in soprelevazione in corrispondenza del terzo asse, a formare una piccola loggia ora a vetri. A indicare le antiche origini dell'edificio è il piano terreno che, fino alla cornice di ricorso, è in pietra e, seppure con ampie integrazioni, segnato da tre archi a sesto acuto trecenteschi, il terzo riconfigurato con l'inserimento di un arco di dimensioni inferiori (a segnare il nuovo ingresso alla casa) databile tra Cinquecento e Seicento[10].
89A-91-93-95 Palazzo Gianni Vegni
68 Casa Cambiagi Si tratta di un'antica fabbrica pesantemente rimaneggiata tra Ottocento e primo Novecento, riconoscibile per il grande scudo in terracotta con il giglio fiorentino posto sul fronte e per una serie di riproduzioni del Diavolino del Giambologna (l'originale è ora conservato nel vicino Museo Stefano Bardini) inserite tra le finestre del primo piano. In data imprecisata il fronte è stato peraltro ampliato con la realizzazione di un ulteriore asse sul lato destro, costruito là dove era una passaggio tra via San Niccolò e via dei Renai. Altro è difficile dire, dato che alcuni testi hanno erroneamente identificato in questo il palazzo Alamanni, poi Ungher, in realtà riconoscibile in quello ai numeri civici 72-74, ingenerando così non poca confusione relativamente alla storia e ai passaggi di proprietà della fabbrica. Sicuramente è a questa che si riferisce il repertorio di Bargellini e Guarnieri (1977), dove la si segnala come "goffo rimaneggiamento ottocentesco", seppure non si possa imputare la qualità del disegno all'architetto Bartolini (come si dice nel repertorio), in realtà attivo nel 1839 sull'altro edificio citato[11].
97-99 Palazzo Stiozzi Ridolfi
70 Casa Si tratta di un palagetto sul quale - come segnalato nel repertorio di Bargellini e Guarnieri (1977) - affiorano al terreno archi ribassati trecenteschi, l'ultimo dei quali ridotto e riconfigurato a determinare l'attuale portone d'accesso alle abitazioni[12].
72-74 Palazzo Alamanni
107 Palazzo Nasi Quaratesi
76 Palazzo Per quanto il palazzo sia stato sicuramente oggetto nel corso del tempo di interventi con adeguamenti e integrazione, mostra sulla via una facciata di disegno cinquecentesco, organizzata su tre alti piani per cinque assi. Tutte le finestre ad arco sono allineate sui consueti ricorsi marcadavanzale e presentano cornici a bugne piatte[13].
78 Casa Bardini L'edificio è pervenuto allo Stato attraverso l'eredità lasciata dall'antiquario Stefano Bardini, che lo aveva utilizzato come deposito di opere d'arte. Ha origine da una casa a corte medievale che presentava al piano terreno della facciata (come è stato rilevato in occasione del recente rifacimento degli intonaci) un ampio fornice a sesto ribassato sulla sinistra, e una più stretta porta sulla destra. Su tale struttura si sono operate migliorie e ampliamenti tra Quattro e Cinquecento, e ancora nei secoli successivi fino ai primi decenni del Novecento, periodo al quale risale un intervento che ha portato alla soprelevazione di un piano dell'edificio. Per quanto riguarda il fronte l'attuale portone è da ascrivere a un intervento seicentesco. Da segnalare la presenza, tra la prima e seconda finestra del penultimo piano, di un frammento di affresco con volatili, che è stato datato al Quattrocento ma che potrebbe risalire anche al secolo precedente. La facciata è stata restaurata nel 1999 e dal 2001 l'edificio è tutelato da vincolo architettonico[14].
117-119 Palazzo Pecori Giraldi
84 Palazzo Bardini

Lapidi[modifica | modifica wikitesto]

Tabernacoli[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Comune di Firenze, Stradario storico e amministrativo della città e del Comune di Firenze, Firenze, Tipografia Barbèra, 1913, p. 96, n. 676;
  • Comune di Firenze, Stradario storico e amministrativo della città e del Comune di Firenze, Firenze, 1929, p. 82, n. 747;
  • Piero Bargellini, Ennio Guarnieri, Le strade di Firenze, 4 voll., Firenze, Bonechi, 1977-1978, II, 1977, pp. 320-324;
  • San Niccolò Oltrarno, I, La chiesa, una famiglia d'antiquari, Firenze, Comune di Firenze (Assessorato alla Cultura), 1982;
  • Francesco Cesati, La grande guida delle strade di Firenze, Newton Compton Editori, Roma 2003.
  • Comune di Firenze, Stradario storico e amministrativo del Comune di Firenze, terza edizione interamente rinnovata a cura di Piero Fiorelli e Maria Venturi, III voll., Firenze, Edizioni Polistampa, 2004, p. 403.
  • Claudio Paolini, Architetture d'Oltrarno: da piazza Giuseppe Poggi a piazza Santa Maria Soprarno, Firenze, Polistampa, 2010.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  Portale Firenze: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di Firenze