Utente:Zanekost/Sandbox/Imago Pietatis

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Paolo Veneziano, Cristo passo, scomparto centrale superiore della Pala feriale, 1343-1345, Museo di San Marco, Venezia.

Con Imago Pietatis o più modernamente Cristo in pietà si definisce in Italia una particolare iconografia ispirata alla Passione di Cristo ma non precisamente riferita alle fonti neotestamentarie. È esattamente corrispondente a Uomo dei dolori (Vir dolorum)[1], titolo, ripreso dl tedesco Schmerzensmann, con cui è definita questa rappresentazione diffusa nel Nord Europa ed utilizzata pressoché in tutte le altre lingue europee (Man van Smarten in neerlandese, Varòn de dolores in spagnolo, Homme de doleurs in francese e diffusa nei media con il calco inglese Man of sorrows).

Diversamente nell'Europa orientale possono essere utilizzate utilizzano altre espressioni tra loro corrispondenti, come per esempio in polacco Chrystus Boleściwy o in ceco Bolestný Kristus, traducibili come Cristo dolente.

Un'altra definizione storicamente consolidata, ma limitata all'ambito artistico veneto, è Cristo Passo[2]. È da notare che in Italia vengono comunque spesso utilizzate, anche nelle catalogazioni dei musei o in pubblicazioni specialistiche, le più didascaliche definizioni come Cristo morto oppure l'antica e generica definizione di Pietà, con cui storicamente venivano descritti questo tipo di immagini e che oggi ci risulta meno dirimente.

In effetti questa iconografia risulta ben distinta dalle monumentali Pietà, o gli originari Vesperbild, che rappresentano il momento in cui Maria compiange il Figlio dopo la deposizione dalla croce e prima della sepoltura. Oppure dalle altre scene narrative della passione come l′Ecce Homo o quelle che rappresentano la Flagellazione di Gesù o Cristo alla colonna ed anche dalle varianti che rappresentano Cristo dopo la flagellazione, seduto o in piedi, vivente e coperto dalle piaghe ma ancora senza i segni della crocifissione (ma note in francese come Christ de Pitié).


+++ ἀκρα ταπείνωσις (somma umiliazione)

+++ Dante +++ Dies irae

Definizione[modifica | modifica wikitesto]

La differenza con le altre iconografie sta soprattutto nel fatto che l'intento è quello di essere una Andachtsbild, come definiva Panofsky, cioè «un'immagine di devozione che invita lo spettatore a prolungata ed empatica meditazione» diversamente dalle Repräsentationsbild, ovvero le immagini più propriamente narrative e adatte a soddisfare l'interesse dell'osservatore sullo svolgimento di un evento particolare.[3]

Nello schema iconografico originario veniva rappresentata la mezza figura di un Cristo morto con le braccia incrociate sull'addome (come d'uso per la ricomposizione dei defunti e come è osservabile nella Sindone) e che, coperto di tutte le ferite della fustigazione, della corona di spine e della crocifissione, si erge dal sarcofago spesso sullo sfondo della Croce. Successivamente (ma sempre mantenendo il nesso originario) venne figurato anche con le braccia incrociate sul petto oppure aperte (così da ostendere maggiormente le ferite) e anche compianto o sostenuto da una coppia d'angeli, da Maria ed altri santi, e ancora a figura intera, talvolta anche vivente e diverse altre varianti.

Quanto alla definizione originaria di Imago Pietatis la parola pìetas è recepire nei vari sensi possibili cioè sia riferita all'amore e quindi al sacrificio di Cristo per la salvezza dell'uomo sia riferita al sentimento indotto allo spettatore dall'illustrazione minuziosa dei dolori subiti da Gesù.[4]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Akra Tapeinosis[modifica | modifica wikitesto]

origini orientali circa 1200 e talvolta precedenti: Vergine Hodegetria (insegna processionale) le due illustrazioni nel Vangelo di Karahissar nella Biblioteca Saltykov-Shchedkin di San Pietroburgo e la piccola icona di steatite o pendente nel Museo di Novgorod [perifrasare][5]

+++Simeone Metafraste [6] riscoperta da Bessarione

Imago Pietatis in Italia[modifica | modifica wikitesto]

penetrazione tramite relazioni adriatiche e diffusione area veneta[7][8]

immagine di Stato a Venezia (Pala feriale[9], paliotto e Sacramentario di San Marco[10] e pala di Grado[11]) immagine centrale polittico e visibile quotidianamente[12]

Paolo Veneziano e aiuti, Pala feriale, 1345, Museo di San Marco, Venezia.

si determina il posizionamento centrale nei polittici ed altaroli (anche se esempio toscano precedente (polittico dei Domenicani Santa Caterina di Simone Martini 1320) [13] --> ++ spostamento braccia verso il basso più naturalistico

probabili diffusori ordini francescani (Frari) e Trittico di Santa Chiara[14]

equivoca paternità toscana[15]

modello paolesco pare vacillare verso la fine del Quattrocento ma viene rinnovato[16]

xxx VARIANTI fusione tra Vesperbild nordico e l'iconografia bizantina (Pietà di Rennes G. Bellini ma anche Imago Pietatis del Cima o Pietà Rondanini)[17] [le corspondent icone sono più tarde]

Uomo dei dolori nel Nord Europa[modifica | modifica wikitesto]

c[modifica | modifica wikitesto]

Questo soggetto fu molto spesso posto al centro delle cimase dei polittici ed è anche rappresentato all'interno di svariati dipinti della Messa di san Gregorio. e legato alle sette indulgenze



d[modifica | modifica wikitesto]

Tuttavia l'evoluzione delle rappresentazioni dell'immagine dell′Imago pietatis si manifesta piuttosto liberamente. Alcuni elementi di altre iconografie vengono talvolta introdotti ed anche il Cristo è rappresentato come vivente. È il caso del mantello rosso dell′Ecce Homo presente nelle varie repliche dell′Uomo dei dolori di Dieric Bouts o dell′interpretazione di Dürer che lo rappresenta come un Cristo visibilmente già flagellato seduto e dolorosamente vivo ma anche già segnato dalle ferite alle mani ed al costato oppure anche nella più complessa raffigurazione ad opera di Geertgen tot Sint Jans.

Il Cristo in pietà vivente[modifica | modifica wikitesto]

Messaggio eucaristico[modifica | modifica wikitesto]

Messa di san Gregorio[modifica | modifica wikitesto]

Gregorio Magno creazione indulgenze per preghiere davanti all′Imago Pietatis in realtà sviluppo leggenda fine Trecento[18]

non è l'unica possibilità quell dell′Imago Pietatis in una messa di Gregorio[19]

in Romanino, La messa di san Gregorio, 1521-1524 olio su tela, chiesa di San Giovanni Evangelista, Brescia invece appare il Bambino

Andrea Sacchi Basilica San Pietro solo macchie sangue

Messe per le anime purganti v. Cerano

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ La definizione è ispirata da un versetto di Isaia 53, 3
  2. ^ prima citazione nel 1422 Catherine Puglisi e William L. Barcham in Passion in Venice (pp. 13-15)
  3. ^ Stagno 2009, p. 13 o trovare definizione originale Panofsky
  4. ^ Stagno 2009, p. 13
  5. ^ Puglisi Barcham 2006, pp. 404, 406
  6. ^ Schmidt Arcangeli 2015 p. 130 + note
  7. ^ Puglisi Barcham 2006, pp. 406-411, 414
  8. ^ attribuzione area umbro-marchigiana Puglisi Barcham 2006, p. 411 n. 16
  9. ^ Puglisi Barcham 2006, pp. 414-419, 422-425
  10. ^ Puglisi Barcham 2006, pp. 420-421
  11. ^ Puglisi Barcham 2006, pp. 425-427
  12. ^ Puglisi Barcham 2006, p. 422
  13. ^ Puglisi Barcham 2006, p. 428
  14. ^ Puglisi Barcham 2006, pp. 413-414
  15. ^ Puglisi Barcham 2006, p. 404
  16. ^ Puglisi Barcham 2006, p. 429
  17. ^ Mazzotta 2020 [2008] p. 11.
  18. ^ Gallori 2011, p. 211
  19. ^ Gallori 2011, pp. 214-215


Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Catherine Puglisi e William Barcham, Gli esordi del Cristo passo nell'arte veneziana e la Pala feriale di Paolo Veneziano, in Francesca Gavazzana Romanelli, Maria Leonardi e Stefania Rossi Minutelli (a cura di), Cose nuove e cose antiche: scritti per monsignor Antonio Niero e don Bruno Bertoli, Venezia, Marcianum, 2006.
  • Corinna Tania Gallori, Sull'iconografia della Messa di San Gregorio di Girolamo Romanino, in Arte Cristiana, XCIX, n. 864, Milano, Scuola Beato Angelico, maggio-giugno 2011.
  • Laura Stagno, Culto del sangue, compartecipazione alla passione ed esaltazione del Sacrificio Eucaristico: l'iconografia del Vir dolorum a Genova e in Liguria, in Laura Stagno (a cura di), Il sacro nell'arte - La conoscenza del divino attraverso i sensi tra XV e XVIII secolo, Università degli studi di Genova, 2009.