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Bernardino Moscati
Lapide commemorativa di Bernardino Moscati a Milano

Bernardino Moscati (Castiglione delle Stiviere, 2 dicembre 1705Milano, 17 settembre 1798) è stato un medico e accademico italiano, riformatore della sanità milanese nel Settecento.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Giovinezza e formazione[modifica | modifica wikitesto]

Bernardino Moscati nasce a Castiglione delle Stiviere nel ducato di Mantova, viene in qualche occasione chiamato “bresciano” perché battezzato a Casalmoro, piccolo villaggio nei pressi di Asola, che allora era bresciana[1]. Figlio di Carlo Moscati e Anna, Bernardino studiò dapprima a Mantova in un istituto religioso ed in seguito frequentò gli studi di medicina all’ Ospedale di Santa Maria Nuova a Firenze ove era attiva la più importante scuola di Chirurgia toscana, aperta all’inizi del Seicento[2]. A Firenze Moscati fu allievo del chirurgo preciano Antonio Benevoli. Le sue esperienze professionali più sigificative furono a Milano (Ospedale Maggiore dove lavorò per ben 37 anni) e Parigi (1750).

La discussione della sua tesi (per la quale meritò la “magna cum lode”) fu così interessante che Cosimo III de’ Medici gli assegnò nel 1730 il ruolo di incisore anatomico e chirurgo maggiore all’ Università di Pisa[3], sperando così di trattenerlo in Toscana.

Esperienza a Milano[modifica | modifica wikitesto]

Facciata della Ca' Grada (odierna Università Statale di Milano), dove il Moscati si perfezionò

Nel 1735 il Capitolo dell’Ospedale Maggiore di Milano, per sostituire il dimissionario Giacomo Crivelli[4], chiamò Moscati come incisore anatomico alla Ca’ Granda (così chiamata amichevolmente dai milanesi).

Il suo ruolo all’interno dell’Ospedale Maggiore di Milano prevedeva l'insegnamento della chirurgia minore e dell'anatomia per mezzo di dissezioni, nelle quali era aiutato da due vice-incisori. Moscati teneva una lezioni teoriche su organi, apparati e tessuti disposti sul tavolo anatomico e preparati preventivamente dai suoi aiutanti, nei locali della Brugna[5] dell’Ospedale Maggiore. Il corso di studi doveva durare tre anni, tempo nel quale gli studenti affrontavano l’anatomia di testa e torace, l’anatomia dell’addome e nell’ultimo anno istologia e miologia.

Moscati inoltre si impegnò nel rinnovamento della didattica, della strumentazione e della formazione del personale.

Nel 1739 L'Inquisitore generale di Milano, Padre Domenico Liboni da Ferrara, nominò Moscati Chirurgo del Santo Uffizio, con il ruolo di dare consulti medici all'Inquisizione[6].

Alla scuola di Levret a Parigi[modifica | modifica wikitesto]

André Levret

Bernardino Moscati il 25 settembre 1750 chiese al Capitolo dell’Ospedale licenza e lettera di raccomandazione per recarsi a Parigi  con il fine di aggiornarsi soprattutto presso la scuola del celebre chirurgo André Levret sul trattamento dei parti distocici che tante delusioni gli avevano procurato a Milano, non è ben chiaro se il viaggio fosse stato progettato dall’imperatrice Maria Teresa, come sostenuto dal Freschi[7], oppure, stando all’Ordinazione Capitolare[8] del settembre 1750, parrebbe trattarsi di una risoluzione personale fondata sul fatto che un altro allievo del maestro Benevoli, Angelo Nannoni, si era recato presso le scuole parigine per aggiornamento professionale. A Parigi fu accolto quale “associé etreanger” alla prestigiosa Académie Royale de Chirurgie che gli permise, tra il 1757 e il 1774, di presentare e successivamente pubblicare alcune osservazioni sulle proprie “Mémoires” (trattasi di osservazioni e studi fatti all’Ospedale Maggiore di Milano), come:

  •     Observations sur un étranglement particulier d’intestin ed Observations su un nouvel anus (1757)[9]
  •      Memoire sur la fracture du col de l’humerus (1768)[10], celebre per la novità della realizzazione di un apparecchio che per contenere con sicurezza i frammenti ossei, utilizzava tele e stoppe previamente immerse nel bianco d’uovo e poi spremute e adattate in sede di frattura
  •      Memoire sur l’amputation des amygdales (1774)[11] sulla tonsillectomia

Inoltre il Moscati fu tra i primi a praticare con successo la laparocentesi e la toracocentesi delle quali riferisce Francesco Biumi nelle sue Observationes anatomicae[12].

Pare che a Parigi il Moscati abbia avuto il privilegio di osservare il forcipe, strumento identificato come una pinza scomponibile creato dai fratelli Chamberlen[13], in particolar modo attribuito a Peter Chamberlen, che il celebre chirurgo André Levret aveva definitivamente elaborato dopo anni di ricerche.

Durante i diversi mesi trascorsi nella capitale francese il Moscati ebbe anche l’occasione di dar prova della propria abilità chirurgica di fronte ai suoi colleghi francesi come un intervento di litotomia eseguito alla presenza di illustri chirurghi e perfettamente riuscito come trascritto dal Verga in una lettera del chirurgo Jean Verdier de Bondy[14].

Il ritorno a Milano[modifica | modifica wikitesto]

Dopo l'esperienza parigina, Moscati decise di tornare a Milano, dove promosse molti corsi d'istruzione:

-Per aiutare i giovani chirurghi nella loro professione fu promotore nel 1750-55 dell’Accademia e Scuola di litotomia[15] dell’Ospedale Maggiore di Milano. Alla base dell’insegnamento c’era sempre lo studio dell’anatomia, inoltre prima di operare un paziente, l’allievo doveva ripetere più volte l’intervento su cadaveri, così che gli studenti potessero appropriarsi di una buona “manualità” oltre che la teoria anatomica.

- Per limitare la mortalità dei neonati durante il parto istituì nel 1760 l’Insegnamento ostetrico nelle scuole chirurgiche[16]. Questa scuola non si occupava solo di formare delle levatrici, ma soprattutto fu fondamentale per la formazione di chirurghi in grado di affrontare anche parti complicati[17].

Vennero infatti istituite in quegli anni le prime cattedre universitarie di questo insegnamento: l’ostetricia in passato era praticata esclusivamente dalle donne (considerata quasi indegna per l’uomo) ora invece si avvia a diventare una branca importante della chirurgia.

Il Famedio del Cimitero Monumentale di Milano

-Fu un precursore del taglio cesareo[18] in Italia, cercando di intervenire sulla donna gravida per salvare il bimbo, nel caso di particolari difficoltà al momento del parto

Fine carriera e morte[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1772, all’età di 74 anni, B.Moscati chiese di essere messo a riposo[19] ed espresse il desiderio di essere sostituito da suo figlio Pietro Moscati, che in quel momento era professore di Anatomia, Chirurgia e Ostetricia all’ Università di Pavia. Muore a Milano il 17 settembre 1798, all'età di 92 anni. Ancora oggi è possibile visitare una sua lapide commemorativa presso il Famedio del Cimitero Monumentale di Milano.

Ostetricia[modifica | modifica wikitesto]

Uno dei maggiori contributi di Bernardino Moscati è quello fornito all’ambito ostetrico. Nel 1750, infatti, durante il suo soggiorno a Parigi, fu ospite di uno dei più celebri chirurghi francesi del tempo: Louis, che ebbe aperte le porte di tutte le principali cliniche e soprattutto di quella ostetrica del Levret. Durante la sua permanenza a Parigi, Moscati approfondì molto l’arte chirurgica ed ostetrica, studiando anche presso l’Accademia Medica di Francia dove apprese le norme del parto strumentale[20].

Forcipe del 1900

Bernardino Moscati prestò grande attenzione ai parti distocici e proprio per questo motivo fu particolarmente attento all’innovazione di uno strumento inventato precedentemente dai fratelli Chamberlen: il forcipe. Al tempo lo strumento non era ancora in commercio, ma era stato utilizzato in Francia ed in Inghilterra. Si trattava di una pinza scomponibile in grado di estrarre il feto dall’utero in caso di distocia, e fu proprio Moscati ad introdurlo in Italia, in particolare nell’Ospedale Maggiore di Milano, nella seconda metà del XVIII secolo[21].

Il principale merito di Moscati fu senza dubbio l’istituzione di un corso di ostetricia rivolto ai praticanti di chirurgia e alle comari: coloro che assistevano la partoriente. La prima scuola di ostetricia per levatrici fu creata proprio presso l’Ospedale Maggiore di Milano. L’istituzione della stessa fu un evento cittadino rilevante a tal punto da avere risonanza nazionale. L’obiettivo era quello di fornire assistenza alla partoriente su ogni fronte e di trasformare quelle che precedentemente erano semplici aiutanti in vere e proprie professioniste, con una solida preparazione nel campo della fisiopatologia del parto. Non esiste traccia delle lezioni impartite in quanto, nonostante fossero state trascritte, i manoscritti non sono giunti sino ai giorni nostri, ma sappiamo che queste si incentravano soprattutto sulle dissezioni anatomiche. L’interesse di Moscati relativamente all’ostetricia, infatti, era quello di assicurarsi che anche la vita della partoriente venisse preservata in seguito ad un parto, e per fare ciò era necessario conoscere perfettamente l’anatomia. In particolare, Moscati aveva vissuto nel periodo in cui fu effettuato il primo taglio cesareo e le prime sperimentazioni per salvare non solo madre e bambino, ma anche i genitali materni, in modo da renderli idonei per altre gravidanze[22].

Innovazione nella cura delle ernie[modifica | modifica wikitesto]

Nel Settecento era uso per i medici laureati non occuparsi della cura delle ernie, lasciandola ai norcini[23]. Moscati si accorse dei numerosi casi di complicanze che si verificavano dopo le operazioni effettuate dai norcini[24], così volle sottrarre la cura delle ernie all’empirismo di questi ultimi, offrendosi di operare tutti i pazienti con ernia, senza alcun compenso (chiedendo al Capitolo dell’Ospedale di continuare a remunerare i norcini) .

Tolta la cura dell’ernia dalle mani dei norcini, l’erniotomia cominciò a essere insegnata con criteri più scientifici, che si basavano su uno studio accurato dell’anatomia, svolto prevalentemente con le dissezioni anatomiche[25]. Nel 1749 Moscati eseguì pubblicamente un’erniotomia per istruire i chirurghi presenti.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dionigi 2017, p. 2.
  2. ^ Dionigi 2017, p. 2.
  3. ^ Dionigi 2017, p. 7.
  4. ^ Dionigi 2017, p. 28.
  5. ^ Dionigi 2017, p. 32.
  6. ^ Dionigi 2017, p. 33.
  7. ^ Majocchi 1947, p. 50.
  8. ^ Majocchi 1947, p. 52.
  9. ^ Majocchi 1947, p. 56.
  10. ^ Majocchi 1947, p. 57.
  11. ^ Majocchi 1947, p. 59.
  12. ^ Majocchi 1947, p. 60.
  13. ^ Majocchi 1947, p. 43.
  14. ^ Majocchi 1947, p. 55.
  15. ^ Dionigi 2017, p. 68.
  16. ^ Dionigi 2017, p. 73.
  17. ^ Dionigi 2017, p. 86.
  18. ^ Dionigi 2017, p. 102.
  19. ^ Dionigi 2017, p. 115.
  20. ^ Majocchi 1947, p. 360.
  21. ^ Majocchi 1947, p. 363.
  22. ^ Majocchi 1947, p. 365.
  23. ^ Majocchi 1947, p. 361.
  24. ^ Dionigi 2017, p. 35.
  25. ^ Dionigi 2017, p. 42.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Renzo Dionigi, Bernardino Moscati, Maestro di chirurgia e riformatore della sanità milanese nel Settecento, Edra, Milano 2017, pp. 171
  • Andrea Majocchi, Nostalgia fra le rovine, Garzanti, Milano 1947, pp. 372