Utente:Theasllan/Sandbox4

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https://www.jstor.org/stable/pdf/40761866.pdf

Giuseppe Salvago Raggi (Genova, 17 maggio 1866Molare, 28 febbraio 1946) è stato un diplomatico italiano appartenente ad una nobile famiglia genovese.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato a Genova il 17 maggio 1866 da una delle più illustri e nobili famiglie del patriziato locale, si diplomò alla Scuola di Scienze Sociali di Firenze il 29 maggio 1887. Attratto dalla carriera diplomatica partecipò al concorso nel 1887, non superandolo. Gli fu così offerto dal padre un viaggio in Medio Oriente, dalla cui esperienza trasse le sue Lettere dall'Oriente. Si era imbarcato ai primi di marzo del 1888 e aveva visitato a lungo l'Egitto, la Palestina e la Turchia soffermando la sua acuta attenzione sulle rovine dei templi faraonici di Luxor e Tebe. Si ripresentò al concorso del 1888, classificandosi quinto, ed entrò così in diplomazia.[1]

1907, Eritrea. Il Marchese Giuseppe Salvago Raggi, governatore dell'Eritrea, passa in rassegna le truppe coloniali.

Nominato Volontario al Ministero degli Esteri il 19 gennaio 1889, il successivo 25 febbraio con la nomina ad Addetto di Legazione a Madrid iniziò l'apprendistato che lo avrebbe portato ai più alti incarichi diplomatici: il 14 marzo 1890 fu Addetto di Legazione a San Pietroburgo, quindi Addetto di Legazione a Berlino dal 17 dicembre 1890 ed Addetto di Legazione a Istanbul dal 31 ottobre 1892. Dopo questi incarichi rientrò in Italia, e il 31 marzo 1895 fu nominato Segretario di Legazione e trasferito al Cairo.

L'ambasciata cairota era un posto di osservazione privilegiato per seguire gli sviluppi della conflittualità creata dalla presenza italiana in Eritrea che, rinvigorita dal tentativo di allargare i confini della colonia, avrebbe portato alla sanguinosa battaglia di Adua; l'incarico ricevuto gli fu molto utile quando venne incaricato di governare la colonia italiana di Eritrea. Tuttavia la permanenza in Egitto non durò a lungo, e fu trasferito a Pechino, come Ministro residente (23 marzo 1899) e poi come ministro plenipotenziario (25 novembre 1900), durante i turbolenti anni della penetrazione politica e commerciale europea in Cina. Durante la Rivolta dei Boxers e il successivo assalto al quartiere diplomatico, riuscì a resistere fino all'arrivo dei contingenti internazionali arrivati per sedare la rivolta.[1]

Dopo la parentesi cinese, divenne Commissario Generale della Somalia italiana (1906-07), Governatore dell'Eritrea (1907-15), Console Generale al Cairo (1916), e infine Ambasciatore a Parigi (1916-18). Il 1º gennaio 1918 fu nominato Senatore del Regno, e il successivo 1º febbraio, dietro sua richiesta, fu collocato a riposo, giungendogli contestualmente la nomina a Ambasciatore di grado.

Partecipò come delegato alla Conferenza di pace di Parigi (1919), e nel 1923 fu a capo della delegazione italiana alla Commissione delle Riparazioni.

Fu anche scrittore e viaggiatore, il suo libro "Lettere dall'Oriente", scritto in seguito ad esperienze di viaggio fatte all'età di 22 anni nel mondo arabo, continua tutt'oggi ad essere ripubblicato.

Fu nonno della scrittrice Camilla Salvago Raggi.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere di Gran Croce decorato con Gran Cordone dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran Croce decorato con Gran cordone dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Grande ufficiale dell'Ordine coloniale della Stella d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Predecessore Commissario generale della Somalia Italiana Successore
Luigi Mercatelli 1906 - 1907 Tommaso Carletti
Predecessore Governatore dell'Eritrea Successore
Ferdinando Martini 25 marzo 1907 - 17 marzo 1915 Giovanni Cerrina Feroni
Predecessore Ambasciatore italiano nell'Impero cinese Successore
Renato De Martino 1899 - 1901 Vitale Giovanni Gallina
Predecessore Ambasciatore italiano in Francia Bandiera della Francia Successore
Tommaso Tittoni 1916 - 1918 Lelio Bonin Longare


Note[modifica | modifica wikitesto]

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Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • G. Licata: "Notabili della terza Italia", Roma, 1968

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]