Utente:Sofia.galvan/Sandbox

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Non so niente di te[modifica | modifica wikitesto]

Non so niente di te

Autore

Paola Mastrocola

1ª ed. originale

2013

Genere

Narrativa in prosa

Sottogenere

Romanzo realistico/psicologico

Lingua originale

Italiano

Ambientazione

Torino

Protagonisti

Filippo Cantirami

Non so niente di te è un romanzo di Paola Mastrocola pubblicato nel 2013 dalla casa editrice Einaudi.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Il romanzo si apre con l'irruzione di un gregge di pecore al Balliol College di Oxford, durante una conferenza tenuta da un giovane economista italiano.

Nella prima parte del testo, si percorre a ritroso la causa di questo gesto apparentemente irrazionale e ciò che questo ha scatenato nelle menti e nell'emotività di alcuni protagonisti: in questa ricerca affannata vengono coinvolti soprattutto i genitori dell’economista Filippo Cantirami, detto Fil, responsabile della presenza delle pecore, la zia Giuliana e un vecchio amico, Jeremy.

Si scoprono così, attraverso il punto di vista di alcuni personaggi e le loro indagini, alcuni degli aspetti ideologici e psicologici più significativi del giovane ed assente protagonista.

Struttura della storia[modifica | modifica wikitesto]

Inizio[modifica | modifica wikitesto]

L’inizio del romanzo è in medias res, perché porta il lettore direttamente nel fulcro della vicenda.

E’ un mattino di novembre. Ci si trova in uno dei college più prestigiosi di Oxford, quando centinaia di pecore, guidate da Filippo Cantirami, invadono una sala per le conferenze.

Il tempo narratologico[modifica | modifica wikitesto]

Il racconto inizia il mattino del 9 novembre 2011 e prosegue per tre giorni. In seguito si trova una lunga analessi che tratta della vita passata dei vari componenti della famiglia Cantirami. Si torna nella vicenda il giorno 13 novembre con l’arrivo di zia Giuliana a Londra e la partenza di Filippo dalla tenuta del Duca di Glensbury. Una seconda analessi si concentra sulle vicende di Filippo dal dottorato nel 2008 fino a tornare alle sue attività attuali del 2011. Nel frattempo l’autrice narra, in una breve analessi, la storia di Nonna Gina (capitolo settimo). Alla fine del romanzo è presente un salto temporale nel futuro di circa cinquant'anni.

Quest’intreccio temporale è dovuto alla scelta tecnica con cui l’autrice vuole evidenziare il messaggio centrale del romanzo. Questo consiste sia nella percezione interiore di Filippo sul tempo: “La vita è fatta di casualità, legata a una catena di sé” “ma per arrivare a quel niente c’è voluto così tanto. È un attimo. Ma è l’attimo in cui lui è esattamente dove vuole essere e fa esattamente quel che vuole fare”

Paola Mastrocola, Non so niente di te, Torino 2013, p. 239 “vorrebbe avere più tempo...”

Che rispetto alla frenesia esteriore del tempo ricollegato alle nuove tecnologie: “…contatti,dialoghi, messaggi, post, link, tweet. Un incessante chiacchierio virtuale che produceva esaltati entusiasmi e prendeva ad ognuno, si può ben capire, una non indifferente quantità di tempo giornaliero.”.

Idem p. 174 “non è neanche su Facebook,per dire, non so se si rende contro, oggi, non essere su Facebook…”

Sia rispetto al tempo degli altri personaggi, che viene scandito in maniera differente a seconda della personalità:

Idem p. 185 “le deviazioni per lei erano sempre un festa, un modo si riprendersi la vita,sentirla scorrere come il fiume che costeggiava. Aveva bisogno di rilassarsi,mettere il ordine, radunare i pensieri.” descrizione di zia Giuliana.

Avvertenza[modifica | modifica wikitesto]

Nell'introduzione al suo romanzo si trova ricollegata all'aspetto temporale un’avvertenza:

Idem Avvertenza “…questo è un romanzo storico impossibile. Impertinente. Parla al nostro presente ma al passato, cioè da un futuro che fa diventare passato il presente… E’ come se il libro fosse scritto dopo il 2060 da un autore che sceglie di raccontare una storia ambientata nel 2011. Ogni tanto si intromette:giudica e commenta il nostro tempo. E ogni tanto invece no: proprio quando dovrebbe dire -così ci svelerebbe un po’ di futuro- se ne sta zitto… Un romanzo un po’ presbite e un po’ miope.”

Il linguaggio e lo stile[modifica | modifica wikitesto]

Il linguaggio del romanzo è scorrevole, semplice, chiaro ed usuale. Si ritrova un ricco uso dell'aggettivazione e delle espressioni metaforiche.

La sintassi risulta spesso piuttosto complessa con una variazione nell'uso della subordinazione e coordinazione, che aiuta ad accelerare l'azione narratologica.

Topos letterari[modifica | modifica wikitesto]

  • ·L’autrice ha voluto riproporre, in più parti del romanzo, l'antico topos letterario delle foglie che d’autunno cadono, ripreso dall'Eneide virgiliana, da Dante Alighieri ed in seguito, durante l’ermetismo, dallo stesso Giuseppe Ungaretti nel testo poetico: “Soldati”. Raffigurando così metaforicamente la precarietà della vita, e la fragilità che il tempo porta.
    • Idem p.3 "Proprio vero che siamo come le foglie"
    • Idem p.246 "L’uomo che pescava le foglie"
    • La stessa copertina del libro ritrae delle pecore e, probabilmente, lo stesso Filippo mentre poggiano sul fogliame rosso autunnale.
  • ·Paola Mastrocola utilizza molto l’elemento dell’acqua ricollegato al tempo:“scorrere come un fiume” o a pagina 236 la “…quando nasciamo, ognuno viene buttato in una corrente, e di conseguenza si sente subito molto… travolto, molto in balia so una forza oscura…corrente della vita”. Questa è l’ideologia ricollegata ad Eraclito, in greco πάντα ῥεῖ, nonché, tutto scorre.
  • Idem a pagina 232 si ritrova scritto: “L’uomo è un animale sociale.” pensiero aristotelico del IV secolo a.C.

Figure retoriche[modifica | modifica wikitesto]

All'interno del romanzo si ritrovano numerose figure retoriche:

Lo stesso titolo del capitolo VI della parte terza “Il giorno del calabrone”, o il riferimento alle pecore o, come all'interno di un altro romanzo dell’autrice la “Gallina volante” fa riferimento ad animali che metaforicamente ricordano la disparità fra le specie,che spesso sono considerate poco visibili, e che spesso si ritengono di poco rilievo. Così come nella vita di Filippo, molte azioni che compie non vengono viste importanti dai genitori, come la costruzione del suo camion giocattolo.

Idem p. 272 “Cosa ne sappiamo noi di quel che è insignificante o non lo è?”

Il climax a pagina 174 “astio, goffo e triste”

La sinestesia di pagina 226 “lente silenziose lacrime”, di pagina 229 “alba livida, ancora buia, con quel freddo” e di pagina 231 “mare verde scuro, teso, metallico”

A pagina 233 troviamo la ripetizione (anafora) della parola “scoglio” che rappresenta metaforicamente l’ostacolo di un mare incontaminato, nonché le tecnologie, le convenzioni e la frenesia del tempo che intralciano la libertà di Filippo.

Lo spazio[modifica | modifica wikitesto]

Il racconto inizia in una piccola caffetteria in Inghilterra ad Oxford anche se il vero fulcro è il luogo natio della stessa autrice: Torino. Ritrovato in più romanzi della Mastrocola.

Ma il vero gioco di spazi che l’autrice viene a creare è quello di: luoghi esterni, simbolo di libertà (i grandi boschi di platani che Filippo amava frequentare o le sterminate campagne inglesi) e i luoghi chiusi, che presentano segno di prigionia per il protagonista (le cene di famiglia a casa, la scuola e l’università).

E infatti Fil prende un’aria assente, dolce, trasognata, come se si beasse di guardare le nuvole o si fosse incantato sul dipinto di un angioletto con le ali…Fil a un certo punto se ne va da un’altra parte, è chiaro…Per Fil non c’è mai bisogno di fare niente. Lui preferisce levarsi dalla mischia, incamminarsi per certi suoi sentieri ombreggiati, per certi praticelli digradanti che si porta disegnati nella mente, sicuro che se li porta…”

“No, adesso che ci penso: non mi pare proprio che volesse fare il pastore…le pecore non so neanche se le guardava… gli piaceva stare così, con l’aria in faccia. Gli piaceva l’aria, questo sì. Mi sembrava uno che fosse uscito da un qualche luogo chiuso per starsene finalmente all'aria. Non so, me lo dica lei: era rimasto per tanto tempo al chiuso, Filippo?”

Il narratore[modifica | modifica wikitesto]

Poiché il libro è scritto in terza persona, il narratore è esterno e onnisciente. L’autrice oltre ad immedesimarsi nella psicologia dei personaggi, giudica i fatti, rendendo partecipe lo stesso lettore con domande retoriche e riflessive.

Spesso l’autrice introduce la personalità caratteriale dei personaggi attraverso il vestiario e l’ambiente in cui vivono,si ritrova così un esempio lampante quando vengono introdotti i compagni di Filippo.

Idem p.171 “…nel suo alloggio tutto dipinto di bianco, anche i mobili e la scala interna…” Si intuisce la rigidità e la monotonia del personaggio di Roger Sheffieldi

Idem p.177 “…una ragazza con i capelli rosa shocking. Alta, con un vestitino nero corto di maglina, anfibi verdi, un pallino d’argento pinzato alla narice,discreto, quasi elegante; e una piccola lucertola tatuata sul polso…” attraverso il punto di vista di Giuliana possiamo ricostruire le caratteristiche di Fiona Lotman, trovanola un personaggio eccentrico e trasgressivo, anche se in seguito, viene smentita quest’idea di tipo stereotipo e si scopre che il suo essere fuori dagli schemi era indotto dal seguire la folla: “che avevo idee tutte sbagliate, ed ero piena fino al collo di luoghi comuni, e canne, e piercing, e formule fatte.”

Idem p.180.“e le scarpe da vela perennemente ai piedi, non se le toglieva manco con la neve” Riferito all'abbigliamento di Filippo Cantirami, per rappresentare esteriormente il suo desiderio di libertà.

Idem p.205 “il Duca aveva un doppiopetto grigio gessato e una cravatta allegra. Con dei fiorellini sparsi su un fondo verde pavone” ritrae un uomo elegante e fresco, e socievole.

Personaggi[modifica | modifica wikitesto]

Margherita Cantirami[modifica | modifica wikitesto]

Margherita è la sorella minore di Filippo Cantirami, il protagonista del romanzo. "I genitori quando nacque le vollero dare il nome di un fiore semplice, ma Margherita nella vita non fu mai né semplice né dimessa".    Alla fine la chiamavano sempre con un soprannome: Gheri, che ricordava il nome di alcuni attori americani.  Fin da piccola non era una bambina graziosa, ma al contrario le piaceva vestirsi come un maschio, con camicie, e qualche volta pure la cravatta.  Gheri aveva un carattere tutto suo, era così da quando era una ragazzina, cinica, diffidente, sempre pronta a sottolineare quello che non le andava bene. Fu proprio Margherita, dopo una cena in famiglia, nella quale era rimasta in silenzio tutto il tempo, ad annunciare ai genitori che Filippo non si trovava a Standford, ma a Oxford.

Suor Lucia[modifica | modifica wikitesto]

Nisina (madre di Fil) si recò da suor Lucia, la maestra delle elementari di Filippo, per avere informazioni su quest'ultimo. Nella loro conversazione parlano di Filippo; in particolare la maestra le racconta di Fil, di quando frequentava quella scuola, ed era un bambino così particolare. Nisina le disse che Fil in questo periodo era in crisi, forse aveva incontrato delle cattive compagnie, il vero problema era che lui si negava a sua madre, non le raccontava più nulla. Suor Lucia fa presente a Nisina che suo figlio era molto timido, si teneva tutto dentro. Nisina nell'ascoltare la maestra è particolarmente sconvolta perché le stava "dipingendo" un figlio che non sapeva di avere: lei aveva visto un figlio sempre allegro

Gelsomina Cherubini[modifica | modifica wikitesto]

Gelsomina era l'unica persona diversa tra le amicizie dei coniugi Cantirami. Era una disegnatrice di fumetti sposata con Alvise Torre, professore di filosofia. Gelsa non aveva figli e aveva accettato il fatto dicendosi che "Dio sa cosa fare e che gli uomini debbano stare a vedere". 

Camilla Bardi Saraceni[modifica | modifica wikitesto]

Camilla, detta anche Cami, era una vecchia amica di Margherita ed era stata per cinque anni la fidanzata di Fil. E' Cami che riferisce all'amica, che suo fratello non è a Londra, ma a Oxford.

Adelaide Bartolini[modifica | modifica wikitesto]

Adelaide era al servizio della signora Nella (nonna di Fil) da circa trent'anni.  La signora Nella la chiamava Lencia,lo sapeva solo lei cosa volesse dire, ma si capiva che era un soprannome positivo. Il nome Adelaide non lo usava più per collera da quando suo marito l'aveva resa vedova per malattia. Lei non volle più un altro marito perché era troppo legata a quello che non c'era più.

Angelica Shauner[modifica | modifica wikitesto]

Angelica era una ragazzina che Fil incontrò nel periodo in cui stava a Londra. Frequentava l'ultimo anno di liceo e l'anno dopo si sarebbe iscritta a Ingegneria spaziale. La loro storia dura sei mesi ,finché Angelica non lascia Fil, che sembra troppo impegnato a studiare e a pascolare con le sue pecore.

Roger[modifica | modifica wikitesto]

Roger è il compagno di scuola di Fil e Jeremy. Giuliana, zia di Fil, si reca da lui per avere notizie di suo nipote. La casa di Roger appare a Giuliana come un ambiente triste a causa del colore bianco presente in quella abitazione. In seguito le parla di Fil in modo negativo e offensivo, ritenendolo un ragazzo presuntuoso.  Infine le dà il nome di una ragazza, Fiona, che doveva essere la fidanzata di Fil.

Fiona Lotman[modifica | modifica wikitesto]

Fiona era stata per un periodo la fidanzata di Filippo Cantirami, A lei si rivolse Giuliana per chiedere informazioni riguardo a suo nipote (Fil). Fiona era una ragazza con i capelli rosa, alta con un piercing e una piccola lucertola tatuata sul polso. Studiava teatro e abitava a Londra in un grande loft. Raccontò a Giuliana che Fil l'ha conosciuto un giorno mentre stava recitando una scena, tra il pubblico l'unico che non applaudiva era lui e lei se ne innamorò subito. Finirono poi per lasciarsi perché, a dir di Fiona, avevano idee diverse.  Fiona fa a zia Giu cenno anche delle pecore che Fil sembra aver portato con sé nel Balliol College.

Duca di Glensbur[modifica | modifica wikitesto]

Il duca era un uomo sulla sessantina, alto ,con dei folti capelli scuri,gentile, distinto e pure affettuoso. E' il duca che accompagnò Giuliana nel luogo in cui aveva alloggiato per un periodo Fil. Le dice che lavorava per lui come pastore e intanto studiava, leggeva molti libri, ma che in quel momento non c'era perché era partito.

Thomas[modifica | modifica wikitesto]

Thomas era il pastore che lavorava da molti anni presso la campagna del Duca di Glensbury.  Thomas insegnò a Fil a fare il pastore.

Stine[modifica | modifica wikitesto]

E' la moglie di Fil , una ragazza norvegese, che incontra per caso, un giorno mentre lei stava spazzando le strade, Fil si ferma e l'aiuta nel suo lavoro.

Daniel[modifica | modifica wikitesto]

Daniel è il figlio di Fil avuto da Stine. Daniel il giorno del funerale del padre incontra Jeremy, che gli racconta lo scambio di vita che aveva fatto con il padre molti anni prima.

Filippo Cantirami[modifica | modifica wikitesto]

Fil è un giovane di 28 anni torinese che studia ad Oxford, in Inghilterra, dopo aver conseguito una laurea di economia alla Bocconi di Milano. Egli proviene da una famiglia altolocata, benestante, che considera l'istruzione dei figli un privilegio: Filippo e la sorella Margherita, infatti, frequentano costose scuole private e cattoliche. La madre di Filippo si chiama Annalisa Rocchi, soprannominata dal marito, padre e avvocato Guido Cantirami, Nisina. Una figura importante a cui Filippo è molto legato è l' amorevole ed estroversa zitella zia Giuliana che si accontenta di una vita tranquilla e ripetitiva e che considera il nipote come il figlio mai avuto. I percorsi di studio che Fil affronta sono condivisi dalla famiglia che ne risulta fiera. Ma durante il soggiorno ad Oxford, il giovane sente che la sua scelta di vita non lo rende felice e soddisfatto. Inizia quindi un conflitto interiore che aiuta il personaggio a comprendere cosa desideri veramente cioè quella di trovare del tempo per se stesso. Per paura della reazione dei genitori e per non deluderli, il ragazzo si sente costretto a mentire sulla sua vita che conduce e ne crea una falsa, parallela con l'aiuto dell' amico Jeremi: decide così di nascondersi , risulta sfuggente con tutti; non risponde al telefono, alle mille mail e si rifugia in campagna a pascolare pecore. Fil sceglie il contatto con la natura e la tranquillità di una vita appartata, semplice dedita allo studio. Fil vuole sentirsi libero, lontano dal denaro, dalla carriera e da un paese consumista; si rifugia in Norvegia e sceglie la pace, l'autenticità, la cultura e la famiglia. La descrizione di Fil è in gran parte resa da discorsi indiretti e dai dialoghi fra i vari personaggi presenti nel romanzo. Fil non è mai presente con discorsi diretti all'interno del romanzo solo la finale prevede un lungo monologo con il padre. I genitori non lo conoscono per come è veramente: lo vedono intelligente, orgoglioso, deciso, socievole: il ragazzo si mostra timido e distaccato pronto a mentire pur di non deludere le persone che ama di più. L'indole sensibile di Fil coglie i genitori impreparati e li fa scivolare in un dramma intimo ed esistenziale da cui si sollevano lentamente.

Filippo Cantirami è un giovane di 28 anni torinese che studia ad Oxford, in Inghilterra, dopo aver conseguito una laurea di economia alla Bocconi di Milano. Egli proviene da una famiglia altolocata, benestante, che considera l'istruzione dei figli un privilegio: Filippo e la sorella Margherita, infatti, frequentano costose scuole private e cattoliche. La madre di Filippo si chiama Annalisa Rocchi, soprannominata dal marito, padre e avvocato Guido Cantirami, Nisina. Una figura importante a cui Filippo è molto legato è l'amorevole ed estroversa zitella zia Giuliana che si accontenta di una vita tranquilla e ripetitiva e che considera il nipote come il figlio mai avuto.

I percorsi di studio che Fil affronta sono condivisi dalla famiglia che ne risulta fiera. Ma durante il soggiorno ad Oxford, il giovane sente che la sua scelta di vita non lo rende felice e soddisfatto. Inizia quindi un conflitto interiore che aiuta il personaggio a comprendere cosa desideri veramente cioè quella di trovare del tempo per se stesso. Per paura della reazione dei genitori e per non deluderli, il ragazzo si sente costretto a mentire sulla sua vita che conduce e ne crea una falsa, parallela con l'aiuto dell' amico Jeremi: decide così di nascondersi, risulta sfuggente con tutti; non risponde al telefono, alle mille mail e si rifugia in campagna a pascolare pecore. Fil sceglie il contatto con la natura e la tranquillità di una vita appartata, semplice dedita allo studio. Fil vuole sentirsi libero, lontano dal denaro,dalla carriera e da un paese consumista; si rifugia in Norvegia e sceglie la pace, l'autenticità, la cultura e la famiglia.

La descrizione di Fil è in gran parte resa da discorsi indiretti e dai dialoghi fra i vari personaggi presenti nel romanzo. Fil non è mai presente con discorsi diretti all'interno del romanzo solo la finale prevede un lungo monologo con il padre.

I genitori non lo conoscono per come è veramente: lo vedono intelligente, deciso, socievole: il ragazzo si mostra timido e distaccato pronto a mentire pur di non deludere le persone che ama di più. L'indole sensibile di Fil coglie i genitori impreparati e li fa scivolare in un dramma intimo ed esistenziale da cui si sollevano lentamente.

Nonna Gina[modifica | modifica wikitesto]

Nonna Gina è un personaggio del romanzo che ha un ruolo secondario della vicenda, ma che è una figura molto importante per Jeremy, in quanto gli dà fin da bambino dei valori autentici in cui credere, come: la saggezza, lo spirito di sacrificio, l'amore per gli altri. Gina è un'anziana donna sempre vissuta nel suo paese "figuriamoci se poteva immaginare l'America, dove il nipote Jeremy studiava. Poteva solo preoccuparsi per lui!" Idem p. 159"

Nonna Gina non era di Carandate, vicino a Milano, ma veniva da un paesino di campagna poco distante. Il suo nome era Luigina Pontelli, non aveva mai potuto studiare perché ai suoi tempi non si usava "far studiare i figli soprattutto le femmine". Dunque si era fermata alla quinta elementare. Aveva sposato Giuseppe che faceva il panettiere e aveva un panificio a Carandate e, dopo essersi maritata, lavorava tutto il giorno nel negozio a vendere il pane. Gina non si lamentava, era contenta di aver trovato Giuseppe: non le era parso vero di aver trovato lui, non si faceva illusioni, lo sapeva di essere un po' grassa soprattutto sui fianchi.

Da ragazza, con la sua amica Luciana, al sabato sera stava seduta a un tavolino. Un'estate, in una bella serata fresca, con indosso un vestitino a fiori azzurri senza maniche e abbastanza scollato, le si avvicina un ragazzo, Giuseppe, appunto, che le chiese di ballare la Mazurca di Migliavacca. Gina era diventata tutta rossa fino ai capelli, accettò lusingata; fra tutte lui aveva scelto proprio lei. Dopo sposata aveva ripensato tanto a quel momento, sempre con grande emozione. Dal suo matrimonio era nata una bambina, Daniela, che diventò poi la madre di Jeremy. Alla sera Gina andava a dormire verso le nove perché il marito doveva alzarsi la notte per fare il pane. Lei però non dormiva. Gina stava seduta appoggiata con il cuscino piegato in due. Anche senza far niente, a fissare il muro, le mani appoggiate sul risvolto del lenzuolo, dove la luce di una lampadina metteva in risalto l'artrosi che aveva sulle nocchie. Quando la figlia Daniela si sposa e nasce Jeremy, diventando così nonna, insiste sul fatto che il bambino venga chiamato col nome di suo padre: Geremia. Una notte trova il marito morto, riverso sul pavimento coperto di farina. Da quel giorno Gina deve stare in quella casa vuota e pensa che due persone che si amano dovrebbero morire insieme, ma ciò non succede, perché c'è sempre uno che se ne va per primo e all'altro passa la voglia di vivere. Da allora Gina comincia ad andare tanto in chiesa, al mattino dopo aver fatto la spesa. Entra, e davanti alla statua dell'arcangelo Gabriele, parla come se la statua fosse umana: a lei sembrava biondo, anche se era di marmo. stava un'oretta a parlare alla statua, ma non le chiedeva mai favori perché si vergognava. Parlava di Geremia e confidava alla statua che lei sperava che lui studiasse e che facesse strada nella vita. Da bambino Jeremy andava da lei tutti giorni dopo la scuola a pranzo e successivamente a fare i compiti, perché i suoi genitori lavoravano. Gina gli faceva i capelli d'angelo con il sugo, chiedeva poi al nipote i voti che aveva preso e se ce n'era uno basso gli toglieva il piatto e lo lasciava a digiuno. La nonna aveva messo in testa al ragazzo che doveva impegnarsi, studiare, per lei era una specie di rivincita personale. Gina si sedeva accanto a Jeremy gli voltava le pagine dei libri o gli temperava le matite, gli dettava le frasi da scrivere, o i risultati delle operazioni di aritmetica. Con dolcezza, ma quando era stanca, gli dava anche qualche scappellotto. Quando il nipote, torna in Italia a trovarla, Gina gli apre in vestaglia,stava facendo le parole crociate sul tavolo della cucina, lei è molto felice di poterlo rivedere dopo tanto tempo.

Jeremy Piccoli[modifica | modifica wikitesto]

Jeremy Piccoli è il primo personaggio ad essere descritto; egli alle dieci e mezza di un mattino di novembre si trova nella sala più spaziosa del Balliot College. La sala è già piena di gente e questo giovane economista italiano, che ha già fama internazionale per i suoi studi "sulla teoria dello sviluppo", è puntuale. Jeremy indossa una giacchetta corta, sgualcita; è un ragazzo dalla capigliatura riccia, scombinata e l'aria timida e confusa. Il ragazzo alle undici in punto, si avvicina al microfono e comincia a introdurre lo schema delle sue ricerche; prima che arrivi il suo amico, Filippo, al quale doveva in massima parte l'invenzione dell'algoritmo. Jeremy Piccoli diventa pallido in faccia, quando si vede arrivare Filippo con un gregge di pecore al suo seguito. Dopo questo episodio Jeremy aveva preso il primo volo per Stanford. La zia di Filippo, Giuliana, che nel frattempo sta cercando il nipote, incontra casualmente Jeremy. Egli racconta alla zia dello "swap" avvenuto tra lui e Fil. Jeremy infatti si trova nel luogo in cui avrebbe dovuto essere lui e si sente, per questo, un "animale stanato”. Il giovane Jeremy racconta della sua grande amicizia con Filippo. Lo ha conosciuto alla Bocconi di Milano: trovarsi lì per Jeremy è stato un sogno. Il giovane abitava in quel periodo a Carandate, tutte le mattine doveva infatti prendere il treno per andare a Milano. Una sera, a Londra, Filippo gli propone di fare uno scambio di vite: egli sarebbe rimasto a Oxford, mente Jeremy sarebbe andato a Stanford, proseguendo così i suoi studi. Tutto questo però doveva essere compiuto di nascosto dai genitori di Fil e dai parenti dell'amico, perchè i genitori del protagonista passavano i soldi per le spese a Fil, che però andavano a Jeremy.

Tematiche[modifica | modifica wikitesto]

Apparenze e pregiudizi[modifica | modifica wikitesto]

Nel romanzo della Mastrocola, quello delle apparenze e dei pregiudizi e in generale dell’influenza che gli altri esercitano sulle singole persone, una tematica molto presente. Obiettivo del protagonista è infatti quello di scegliere autonomamente la propria strada, non quella desiderata per lui dalla famiglia: raggiungere il proprio benessere interiore, non “quella felicità di piacere agli altri, di compiacere, […]non creare problemi, anzi rendere felici gli altri, tutti quelli intorno. Così che poi è bello vivere della felicità altrui” . Filippo, nella scelta di una vita semplice e priva di tensioni e competitività, regala importanza alla propria identità e alla sostanza dell'io; da qui la riflessione su quanto ciascuno sia unico in quanto essere umano con le proprie caratteristiche, con la propria cultura e per questo degno di rispetto.Personaggio anticonformista e controtendenza è zia Giuliana, che cerca di non essere influenzata dagli altri, lei stessa nella storia riflette in questo modo: “ Con quanti filtri davanti agli occhi vediamo gli altri? E un essere tanto amato , siamo in grado di vederlo per quel che è, senza rivestirlo degli abiti che noi vorremmo avesse?”.Il messaggio dell’autrice, per quanto riguarda questo tema è chiaro: bisogna seguire le proprie idee, perché è con queste che i giovani creano il loro futuro; proprio per veder chiaro nel futuro si dovrebbe fare in modo da non essere influenzabili dall’apparenza o dai pregiudizi delle persone.

Famiglia[modifica | modifica wikitesto]

All’interno del romanzo, la Mastrocola descrive ampiamente la famiglia altolocata e benestante di Fil, lasciando trasparire il suo giudizio riguardo la tipologia e il ruolo di questa nella vita del protagonista. I Cantirami, i genitori di Fil, seppur inconsciamente, lo avevano indirizzato verso una vita inadatta per lui: “ecco perché Fil, quando s’era trattato di scegliere cosa fare dopo la maturità, non aveva avuto dubbi: per la semplice ragione che non poteva scegliere. [...] Doveva solo premere il tasto Conferma.”. “Fil era mai stato libero e sganciato?”. Questa è una delle tante domande che i suoi parenti si sono posti durante la sconcertante e incomprensibile assenza del figlio. Capiranno, nel corso delle vicende che li avvicineranno al figlio, che non è detto che la strada indicata dai genitori, sia quella che Fil desidera veramente e che poi proseguirà. Attraverso la trama del romanzo, quindi, l’autrice suggerisce che il modello autoritario di famiglia non è quello più corretto da applicare perchè non aiuta il singolo ad esprimersi secondo le proprie intrinseche potenzialità.

Viaggio[modifica | modifica wikitesto]

Il libro è costruito sul tema del viaggio, che viene rappresentato dall'autrice come una metaforica “ricerca di libertà”. La Mastrocola descrive i sentieri che si dipartono dalla strada principale, ovvero la famiglia altolocata di Fil. Questa intraprende una ricerca psicologicache risulta parallela a quellafisica di un Fil assente. Lungo questi percorsi, nonostante la lontananza fisica, i personaggi si scoprono raggiungendo così la consapevolezza piena di sé e del destino scelto da ognuno.

Tempo[modifica | modifica wikitesto]

Il romanzo è “raccontato da lontano, come guardando il presente dal futuro, tra una cinquantina d’anni.” Paola Mastrocola fa emergere il sogno di una vita diversa: “Un sogno che ci porta a riflettere sull’idea del tempo e sulla possibilità di metterla in discussione, di ripensarla. […] Il tempo febbrile che ritma le nostre vite non è l’unico possibile: esiste anche il tempo di chi prova ad inventarsi, nell’ombra, un’esistenza diversa.” Lei sottolinea nel corso del romanzo questa scelta del protagonista, che riesce a trovare il tempo di inseguire i suoi sogni a dispetto delle aspettative della famiglia e, in generale, della società di oggi.

Tecnologie[modifica | modifica wikitesto]

Una delle tematiche trattate all'interno del romanzo è il rapporto che il protagonista ha con le tecnologie. L'autrice esprime la sua opinione su questi mezzi tramite il protagonista che decide di allontanarsi dal computer e dal cellulare, isolandosi e non comunicando con nessuno: questo distacco assume o diviene simbolo di ricerca di solitudine e tranquillità,di anonimato non conformismo. Filippo infatti "Non è neanche su Facebook,per dire". Lentamente "[...]comincia fare a meno. Ogni giorno un pò meno. Spesso tiene spento il computer, per esempio, o il cellulare." Quest'idea si scontra con quella di altri personaggi del romanzo; essi sono convinti che "Non ti è concesso di stare scollegato. Se lo fai, manchi gli agganci. E senza gli agganci non sei nessuno. Diventi inesistente, uno che non c'è." L'autrice invece, certa che "Fa parte, farebbe parte, della libertà personale quotidiana, decidere se aprire la posta o no.", fa emergere dal libro la possibilità di vivere la propria vita senza basarsi esclusivamente sulle moderne tecnologie, che alienano da sé e dalla realtà. Questa tematica è presente anche nel romanzo "[[Facebook in the rain|Facebook in the rain]]" in cui è sviluppata in maniera più approfondita.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Tutte le citazioni sono state tratte dal romanzo di Paola Mastrocola "Non so niente di te" pubblicato dalla casa editrice Einaudi nel 2013

===