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Esercito meridionale
Descrizione generale
Attivamaggio 1860 - 1861
NazioneRegno di Sardegna-Regno d'Italia
ServizioEsercito sabaudo-Regio esercito
TipoArmata
RuoloFanteria
Dimensione35.000/50.000
SoprannomeCamicie rosse-garibaldini
ColoriRosso
Reparti dipendenti
Comandanti
Degni di notaGiuseppe Garibaldi
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Esercito meridionale fu la denominazione ufficiale data da Giuseppe Garibaldi a quella forza armata che si costituì conseguentemente alla Spedizione dei Mille. Le stime in merito alla composizione numerica e alla provenienza geografica dei volontari che andarono a formare l'esercito sono tutt'ora fonte di discussione: se da un lato secondo gli storici si può parlare di circa 50.000[senza fonte] uomini di provenienza prevalentementre meridionale[senza fonte], recenti ricerche archivistiche sembrano delineare (almeno per il momento) la presenza sicura di circa 35.000 soldati prevalentemente provenienti dalle regioni del centro e del nord Italia.[1] Per quanto riguarda le divise gli ufficiali indossavano l'uniforme di colore rosso, e quindi tutti i combattenti, per estensione, furono definiti camicie rosse. I primi 500 volontari siciliani combatterono già nella battaglia di Calatafimi. Le file si ingrossarono durante la presa di Palermo e nella battaglia di Milazzo; quando poi i garibaldini sbarcarono in Calabria, affluirono nell'esercito volontari calabresi. Quindi, durante l'avanzata delle camicie rosse sempre più combattenti di tutte le province meridionali si aggregarono progressivamente all'armata.

La sua storia[modifica | modifica wikitesto]

Quando Garibaldi sbarcò in Sicilia nel maggio 1860, alla colonna di volontari italiani settentrionali si aggregarono subito quasi 200 volontari siciliani, e quando in seguito Garibaldi si proclamò Dittatore delle province conquistate a Salemi, ancora altri siciliani si arruolarono, guidati dai fratelli Sant'Anna.

Dopo la presa di Palermo (30 maggio), i Mille si erano ridotti a 600 unità, ma il 18 giugno cominciarono ad arrivare via mare i rinforzi dall'Italia del nord: i primi furono 2.500 uomini al comando di Giacomo Medici, altri volontari furono guidati da Enrico Cosenz con 800 volontari partiti da Genova il 2 luglio 1860 e sbarcati il 5 luglio a Palermo, il 16 luglio un'altra colonna partì da Genova al comando di Gaetano Sacchi e poi via via giunsero nel meridione altri contingenti per un totale di oltre 20.000 volontari.

Il 2 luglio col decreto dittatoriale n°79, Garibaldi organizzò i volontari in quattro divisioni, ognuna composta da due o tre brigate. Così la XVª Divisione fu posta al comando di Stefano Turr, la XVIª di Giuseppe Paternò poi sostituito al comando da Enrico Cosenz, la XVIIª di Giacomo Medici, la XVIIIª di Nino Bixio.

L'Esercito meridionale, comprendeva anche un folto gruppo di 500 volontari ungheresi raggruppati nella Brigata "Eber" comandata dal colonnello brigadiere Ferdinand Nandor Eber (1825-1885), corrispondente del quotidiano The Times con la cittadinanza inglese e diversi reparti dell'esercito borbonico che avevano cambiato uniforme poiché si consideravano italiani. Questi volontari diedero un grande apporto nella battaglia del Volturno, durante la quale il supporto dell'esercito Sabaudo fu nettamente minoritario.

Nell'ottobre 1860, quando l'armata comandata da Vittorio Emanuele II di Savoia giunse nella zona di prima linea delle operazioni belliche, Garibaldi affidò le quasi 50.000 camicie rosse al re sabaudo, ritirandosi a Caprera.

L’11 novembre 1860 Cavour firmò il Decreto che scioglieva l'Esercito Meridionale. Ai volontari garibaldini fu data la possibilità di arruolarsi con una ferma biennale nell’Esercito piemontese oppure di chiedere le dimissioni con sei mesi di paga. Agli ufficiali fu concessa l'ammissione nell’Esercito sottoponendosi a un esame.

Il Comando dei Volontari fu sciolto definitivamente con Decreto del 1º febbraio 1861 che, altresì, ne dispose il trasloco in Piemonte. Con esso anche l’Intendenza Generale fu trasferita a Torino.

Quel che rimase dell'esercito garibaldino fu impegnato in funzioni di tipo logistico nella retroguardia dell'armata sabauda, e fu poi inglobato nell'Esercito Italiano durante il 1862, per combattere il brigantaggio nel lungo conflitto che insanguinò il Sud Italia.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ L'elenco completo dei soldati che vennero arruolati nell'Esercito meridionale è disponibile sul sito dell'archivio di Stato di Torino, progetto Alla ricerca dei garibaldini scomparsi

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Cecchinato E., Camicie rosse. I garibaldini dall'Unità alla grande guerra, Laterza, Roma-Bari 2007;
  • Cecchinato E., Isnenghi Mario, La nazione volontaria, in Storia d'Italia. Annali 22. Il Risorgimento, Einaudi, Torino 2007, pp. 697 - 720;
  • Martucci R., L'invenzione dell'Italia unita 1855-1864. Sansoni, Firenze 1999;
  • Riall L., Garibaldi. L'invenzione di un eroe, Laterza, Roma-Bari 2007;
  • Riall L., La Sicilia e l'unificazione italiana. Politica locale e potere liberale (1815-1866), Einaudi, Torino 2004.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Categoria:Risorgimento italiano Categoria:Storia delle forze armate italiane Categoria:Spedizione dei Mille Categoria:Garibaldini