Utente:Piero Montesacro/WorkInProgress7

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Copertina dell'Enciclopedia

«[L`Encyclopédie si pone] ...Due obiettivi... esporre quanto più è possibile l'ordine e la connessione delle cognizioni umane... contenere di ogni arte, sia liberale che meccanica, i principi generali che ne sono alla base, e i particolari più essenziali che ne formano il corpo e la sostanza»

L'Enciclopedia o Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri (Encyclopédie ou Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers nel titolo originale) è una vasta enciclopedia pubblicata nel XVIII secolo in lingua francese da un consistente gruppo di intellettuali sotto la direzione di Diderot e D'Alembert.

Verso la prima moderna definizione di enciclopedia[modifica | modifica wikitesto]

Punto di arrivo più completo e significativo di un percorso di ricerca sviluppatosi sin dal XVII e proseguito nella prima metà del XVIII secolo, l`Encyclopédie di Diderot e D'Alembert rappresentò il prototipo per eccellenza cui richiamarsi per quanti intrapresero in seguito la compilazione di opere enciclopediche. Essa costituì, inoltre, il più ponderoso e consapevole compendio - in un certo senso un vero e proprio manifesto - rappresentativo della visione del mondo promossa dal movimento filosofico e culturale passato alla Storia come Illuminismo e finì per incarnare il concetto stesso di enciclopedia come summa complessiva e sistematica delle conoscenze di un'intera cultura, laddove l'impiego di una lingua nazionale si afferma definitivamente come mezzo di descrizione ordinata dell'intero universo del sapere.

Se l'uso della lingua nazionale e l'ordinamento rigoroso delle materie trattate sono due dei più importanti fattori che contraddistinguono le moderne enciclopedie dai tentativi condotti in precedenza, possiamo dire che la prima compilazione di una moderna enciclopedia spetta all'italiano Vincenzo Maria Coronelli, celebre cartografo veneziano e generale dei Francescani minoriti, il quale nel 1701 iniziò la pubblicazione della sua Biblioteca universale sacro-profana, un'opera ordinata alfabeticamente e scritta in lingua italiana. L'ambizioso progetto di Coronelli rivela l'ampiezza e la maturità in senso enciclopedico della concezione della sua Biblioteca: l'opera avrebbe dovuto contare infatti ben 45 volumi e trecentomila voci. Ben al di sopra della possibilità di un sol uomo, rimase tuttavia incompiuta: solo sette volumi (con 32.000 voci) videro la luce sino al 1706, quando il tentativo intrapreso fu abbandonato.

Fu invece concluso felicemente ed ebbe grande successo internazionale il meno vasto - ma non meno importante e completo - progetto intrapreso da Ephraim Chambers, che nel 1728 pubblicò a Londra, in due soli volumi, la sua Cyclopaedia, or an Universal Dictionary of Art and Sciences (Cyclopedia, o il dizionario universale delle arti e delle scienze). Sebbene mancasse del tutto di voci biografiche e non trattasse né di Storia, né di Geografia, la Cyclopedia era un'opera compilata molto accuratamente e, per questo, s'impose immediatamente come molto attendibile, divenendo rapidamente oggetto di progetti di traduzione e di imitazione in altri Paesi europei.

Primi passi verso l`Encyclopédie: il progetto di traduzione francese della Cyclopedia inglese[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1739, un anno prima della sua morte, Chambers rifiutò l'offerta di pubblicare in Francia un'edizione tradotta della sua Cyclopedia, da dedicare a Luigi XV. Negli anni immediatamente successivi, tuttavia, la traduzione in francese fu iniziata da John Mills, un letterato inglese, autore di pubblicazioni sull'agricoltura, da tempo residente in Francia, il quale prese come assistente il professore tedesco Gottfried Sellius, originario di Danzica, ma stabilitosi da diverso tempo a Parigi.

Secondo alcune versioni nel 1743 essi si sarebbero rivolti al tipografo reale, il libraio ed editore André Le Breton, perché ottenesse per loro conto il permesso di pubblicazione ed i relativi privilegi di stampa; questi, invece, se li sarebbe fatti concedere a proprio nome, provocando il risentimento di Mills. Più tardi Le Breton si sarebbe mostrato estremamente insoddisfatto del lavoro svolto da Mills, accusandolo di avere un'insufficiente padronanza del francese. La tensione sfociò quindi in un'aggressione fisica condotta da parte del Le Breton ai danni del Mills. Mills ruppe i rapporti con Le Breton e lo trascinò in tribunale, ma la Corte concluse la causa a favore del Le Breton, accreditando le tesi che l'aggressione fosse stata provocata dall'incompetenza dello stesso Mills[1].

Stando invece a quanto riferito da altre fonti, la traduzione sarebbe stata conclusa dal Mills e dal Sellius tra il 1743 e il 1745 e offerta dai due a Le Breton, il quale avrebbe ottenuto per sé il permesso di pubblicazione ed il privilegio reale nel febbraio del 1745. L'opera, che doveva constare di cinque volumi, uno dei quali di tavole, avrebbe dovuto essere intitolata "Encyclopédie, ou Dictionnaire universel des arts ed des sciences... traduit del l'Anglois d'Ephraim Chambers" secondo quanto annunciato nel piano dell'opera stampato e distribuito dal Le Breton per pubblicizzare l'enciclopedia. A seguito di una lite con Mills, Le Breton ottenne l'annullamento del contratto che aveva stretto con Sellius e Mills ed espanse i suoi piani, coinvolgendo altri 3 editori e puntando a realizzare l'opera in 10 volumi, due dei quali di tavole. Mills tornò in Inghilterra, mentre Sellius continuò il suo lavoro di traduttore professionale, non solo di voci provenienti dall'opera di Chambers, ma anche da un altro lavoro enciclopedico, il Lexicon di John Harris[2].

Non essendo in grado di curare aggiornamento e correzione della traduzione personalmente - Le Breton, rotti definitivamente i rapporti con Mills e Sellius, nel 1745 ne affidò l'incarico all'abate e matematico Jean Paul de Gua de Malves. Questi accettò, concependo un ampliamento notevole dell'opera; tuttavia anch'egli finì per entrare in forte contrasto con il tipografo e per abbandonare il progetto nel 1747.

La prima traduzione della Cyclopedia, in italiano, precede quella francese[modifica | modifica wikitesto]

Negli stessi anni nei quali, come abbiamo visto, tenta faticosamente di prendere avvio la traduzione in francese della Cyclopaedia, tra il 1748 e il 1749 quella in lingua italiana viene completata e pubblicata - in nove volumi in quarto a Venezia, la stessa città ove, nella Biblioteca universale sacro-profana di Coronelli, avevano visto la luce i primi volumi enciclopedici dell'Età moderna.

Cronologia dell'impresa editoriale[modifica | modifica wikitesto]

Particolare del frontespizio dell'Encyclopédie: vi si nota la Verità raggiante di luce; alla sua destra la Ragione e la Filosofia le strappano via il velo (dipinto di Charles Nicolas Cochin inciso da Bonaventure-Louis Prévost nel 1772 (Frontespizio completo)
  • 1745: Il libraio ed editore André Le Breton affida a Denis Diderot la traduzione della Cyclopædia, un Dizionario delle Arti e delle Scienze stampato dall'editore inglese Ephraim Chambers nel 1728. In Francia ancora non esisteva alcuna opera simile, essendo all'epoca le arti e i mestieri manuali considerati generalmente di minore importanza. Questo progetto iniziale, piuttosto modesto, prese tuttavia, sotto l'impulso di Diderot e di D'Alembert ben altra ampiezza, proponendosi l'ambizioso obbiettivo di sintetizzare e diffondere in un'unica opera organica tutte le conoscenze del tempo.
  • 16 ottobre 1747: Jean Paul de Gua de Malves, cui era stata affidata in origine, rinuncia all'incarico di direzione del progetto di redazione dell'Encyclopédie, che viene ufficialmente affidato a Diderot e D'Alembert, che sino a quel momento era occupato come semplice revisore delle voci scientifiche tradotte da Diderot e da altri collaboratori.
  • Novembre 1750: il Prospectus (il Piano dell'opera), redatto da Diderot è diffuso in 8.000 esemplari.
  • 1751: pubblicazione del primo volume dell'Encyclopédie, con il Discorso di presentazione di D'Alembert (dal quale è tratto il significativo brano che apre questa voce).
  • Gennaio 1752: viene pubblicato il tomo secondo. I Gesuiti, frattanto, ottengono la proibizione dei tomi primo e secondo. Gli interventi di Madame de Pompadour e di Malherbes permettono tuttavia di riprendere la pubblicazione. In ogni caso, D'Alembert, assunto da questo momento in poi un atteggiamento defilato rispetto alla promozione dell'opera, propone di non consacrarsi che ai contributi in materia matematica.
  • Febbraio 1752, Il Consiglio di Stato del Regno di Francia vieta di vendere, di comprare o di detenere l'Encyclopédie. Tuttavia, il magistrato Malesherbes, nella sua veste di direttore della Librairie, ossia di massimo responsabile della censura reale sulle opere stampate, si erge a protettore dei filosofi e autorizza la ripresa della pubblicazione.
  • Novembre 1753: pubblicazione del tomo terzo.
  • Novembre 1755: pubblicazione del tomo quinto.
  • 1757: pubblicazione del tomo settimo. A seguito dell'attentato di Robert François Damiens contro Luigi XV, il partito dei devoti coglie l'occasione per sottolineare il lassismo della censura e per dimostrare che lo scopo reale dell`Encyclopédie sarebbe quello di minare il governo assolutista e la religione, promuovendo l'ateismo in forma larvata.
  • 8 marzo 1759: Soppressione del privilegio di stampa concesso all`Encyclopédie a seguito dei sommovimenti sociali causati dalla pubblicazione de De l'esprit di Helvetius. Condanna del papa Clemente XIII.
  • Settembre 1759: Malherbes ottiene di aggirare la soppressione del privilegio di stampa ottenendo il permesso di pubblicare dei volumi di tavole. La redazione e la pubblicazione del testo proseguono clandestinamente.
  • 1762: mutazione degli equilibri politici: un decreto del Parlamento di Francia dispone l'espulsione dei Gesuiti.
  • 1764: Diderot scopre episodi di censura esercitati sui testi dell`Encyclopédie esercitati dal suo stesso editore, Le Breton.
  • 1765: Diderot conduce a termine il suo lavoro di redazione e di supervisione. Vengono distribuiti gli ultimi dieci volumi. Le Breton passa una settimana nella prigione della Bastiglia accusato di avere inviato clandestinamente a Versailles alcuni esemplari dell`Encyclopédie.
  • 1770-1778: un lungo conflitto giuridico vede opposti Diderot, Pierre-Joseph Luneau de Boisjermain e gli editori dell`Encyclopédie a proposito del mancato rispetto degli impegni editoriali assunti nel Prospectus.
  • 1772: Gli ultimi due volumi di tavole vengono pubblicati senza difficoltà.

Al fine di portare avanti il loro progetto, Diderot e d'Alembert, che sarà condirettore sino al 1759, si circondano di una "società di letterati", visitano gli studi letterari allora in piena fioritura, seguono i lavori d'edizione e, in parte, anche quelli di commercializzazione. Inizialmente prevista per constare di dieci volumi, la loro Encyclopédie finirà per comprenderne 35 (dei quali tredici di tavole) e richiederà ventiquattro anni di duro lavoro.

L`Encyclopédie è anche un'opera militante che si propone di «sommuovere tutto, senza eccezioni e senza riguardi», e per ottenere tale scopo, Diderot dovrà lottare contro la censura. I Gesuiti rimproverano alla tesi dell'abate Prades di contenere delle proposizioni eretiche e riescono ad organizzare un autodafé. Madame de Pompadour, favorita di Luigi XV, appoggia Diderot.

Il seguito dell'impresa dopo Diderot[modifica | modifica wikitesto]

All'originale seguirono rapidamente riedizioni, adattamenti e copie non autorizzate. Così, sebbene la prima edizione fosse stata tirata in 4.225 esemplari, se ne contano quasi 24.000 tra tutte le diverse edizioni vendute all'epoca della Rivoluzione francese. Tra il 1776 e il 1777, Charles-Joseph Panckoucke e Jean-Baptiste-René Robinet pubblicarono un «Supplemento all'Enciclopedia» in quattro volumi, più uno di tavole. Una "Tabella alfabetica" apparve in due volumi nel 1780. Dal 1782 al 1832 fu pubblicata una edizione completa in 166 volumi.

L'impresa economica[modifica | modifica wikitesto]

Il Piano dell'opera (Prospectus) del 1750 ottenne un migliaio di sottoscrizioni e le condizioni di acquisto, dettagliate nell'ultima pagina, prevedevano: Per dieci volumi in folio dei quali 2 di tavole: 60 lire d'acconto, 36 lire alla consegna del primo volume, prevista per il giugno 1751, 24 lire alla consegna dei successivi, scaglionati di sei mesi in sei mesi, 40 lire alla consegna dell'ottavo volume e dei due tomi di tavole. In tutto, 372 lire[3].

L'opera, per i tempi di enorme portata, occupò circa mille operai nell'arco di 24 anni. Ci furono 2.250 sottoscrittori per una tiratura di 4.250 copie (numero risibile oggi, ma durante il XVIII secolo, una tiratura «normale» non andava oltre i 1.500 esemplari).

Visto l'elevato prezzo d'acquisto, si può supporre che il lettore tipico dell'opera facesse parte della classe borghese, dell'esercito, dell'amministrazione statale o della Chiesa.[4]. Dal momento che i salotti di lettura si moltiplicavano, è possibile ipotizzare l'opera sia stata consultata da un pubblico significativamente più esteso di quello costituito dai diretti acquirenti.

Il temporaneo divieto imposto alla diffusione dei tomi primo e secondo, lungi dalle intenzioni dei censori, accese la curiosità del pubblico attorno all'opera, stimolando proprio in quel periodo più di 4.000 ordinazioni. A seguito dei sommovimenti generati dalla pubblicazione de De l'esprit, al ritiro del privilegio di stampa e al divieto papale, Le Breton fu condannato, quale pena accessoria, a rimborsare i sottoscrittori, ma nessuno di essi si fece mai avanti per ottenere materialmente alcuna somma.

In conclusione, l'impresa fu un vero successo editoriale: per 1.158.000 lire spese, ne furono guadagnate 2.162.000, praticamente raddoppiando l'investimento.

Lo spirito enciclopedico[modifica | modifica wikitesto]

Spirito filosofico[modifica | modifica wikitesto]

Nel secolo dei lumi l'evoluzione del pensiero è legata all'evoluzione dei costumi. I racconti di viaggi, per esempio quelli di Bougainville, incitano al confronto fra le diverse forme di civiltà: l'etica e gli usi si dimostrano relativi nello spazio e nel tempo. La borghesia bussa alla porta della nobiltà, diventando nobilità di denaro contrapposta alla nobiltà di spada. Da questo nasce la contrapposizione fra le logiche del determinismo (erditario) e del libero arbitrio. Molti borghesi si sentono frustrati dal fatto che la situazione (cioè la mobilità fra le classi sociali) sia totalmente bloccata, particolarmente in confronto con quanto avviene nella Gran Bretagna.

Si impongono nella società nuovi valori: la natura che determina il divenire dell'uomo, il benessere in terra che diventa uno scopo, il progresso per cui tutte le epoche si sforzano di realizzare il massimo benessere collettivo. Il nuovo spirito filosofico che si stabilisce è basato sull'amore per la scienza, la tolleranza ed il benessere materiale, in opposizione a tutti i vincoli derivanti dal regime monarchico e dalla religione.

Contempoaraneamente l'ateismo, che debutta officialmente come una posizione sociale, viene perseguito dalla legge e può comportare la condanna a morte.

Spirito scientifico[modifica | modifica wikitesto]

Questo sviluppo si ispira allo spirito scientifico. Il metodo sperimentale, applicato a questioni filosofiche, conduce all'empirismo, per il quale tutta la nostra conoscenza deriva, in via più o meno diretta, dall'esperienza dei sensi, senza intervento dello spirito.

Inoltre, lo spirito scientifico manifesta un suo carattere enciclopedico. Nel XVIII secolo non si specializza, ma tocca tutti i domini della conoscenza, dalla scienza alla filosofia, dall'arte, alla politica e alla religione. Si spiega così la produzione di dizionari e di altre opere letterarie generaliste che caratterizzano questo secolo, e di cui l'Encyclopédie è l'esempio forse meglio rappresentativo. Basti pensare ai 31 libri de L'Esprit des lois di Montesquieu, o ai 36 voluni de l'Histoire naturelle di Buffon, come al saggio di Condillac Essai sur les origines des connaissances humaines o al Dizionario filosofico di Voltaire (che conta 614 voci).

Già sul finire del XVII secolo, Fontenelle, nel suo Entretiens sur la pluralité des mondes (1686), e Pierre Bayle, nel Dizionario Storico e critico (1697), avevano iniziato l'opera di volgarizzazione tale forma di pensiero fondata sui fatti sensibili, l'esperienza e la curiosità per le innovazioni.

Spirito critico[modifica | modifica wikitesto]

Lo spirito critico viene espresso principalmente contro le istituzioni. Il modello inglese (monarchia costituzionale) viene preferito alla monarchia assoluta. La critica storica dei testi sacri attacca le certezze della fede, il potere del clero e le religioni rivelate. I filosofi si orientano verso il deismo che contempla l'esistenza di un dio senza chiesa. Essi criticano allo stesso modo la persecuzione degli Ugonotti da parte della monarchia francese come ad esempio nella voce Réfugiés, Rifugiati.

Il risvolto positivo di questa critica è lo spirito riformistico che l'accompagna. Gli enciclopedisti prendono infatti posizione in modo marcato a favore dello sviluppo dell'istruzione, dell'utilità delle belle lettere, della lotta contro l'Inquisizione e la schiavitù, della valorizzazione delle arti "tecniche", per l'uguaglianza dei diritti naturali e per lo sviluppo economico, che viene visto come sorgente di ricchezza e di benessere.

Per difendere le loro idee, gli autori hanno oscillato fra un tono polemico (impiegato ad esempio nella voce Prêtres, Preti, scritta dal Barone d'Holbach) e tecniche di autocensura, che consistevano nell'appoggiarsi a precisi esempi storici al fine di far passare obliquamente determinate idee. L'esame scientifico delle fonti permetteva agli autori di rimettere in questione alcune idee ereditate dal passato. L'abbondanza di note storiche scoraggiava una censura alla ricerca di idee sovversive. Alcuni enciclopedisti hanno preferito far passare punti di vista iconoclasti all'interno di voci apparentemente anodine. In tal modo, la voce dedicata al Capuchon (cappuccio) è stata utilizzata per ridicolizzare i monaci.

Anche se la grande quantità di voci prodotte ha talvolta nuociuto alla loro qualità, è giusto evidenziare la singolarità di questa avventura collettiva che fu l′Encyclopédie: per la prima volta conoscenze di ogni tipo vengono programmaticamente equiparate ai saperi "nobili", e così vi si trovano voci legate alle arti del fornaio, dell'arrotino, del magnano, del pellaio. Questa importanza accordata all'esperienza umana è una delle chiavi per il pensiero del secolo: la ragione si volge verso l'uomo, il quale - in fin dei conti - ne è il fine.

Spirito borghese[modifica | modifica wikitesto]

Gli apporti positivi recati dai Lumi alla civiltà occidentale hanno avuto anche un loro prosaico prezzo. Voltaire, titolare di una delle maggiori fortune del Regno di Francia, ispirandosi al modello inglese, fece di sé stesso uno dei primi capitalisti francesi. I valori promossi da questi filosofi, pertanto, sono sovente coincidenti con quelli della classe sociale che li esprimeva e che si avviava a conquistare il potere: la borghesia. La voce Réfugiés, Rifugiati, ne è un esempio perfetto: vi si valorizzano il lavoro, la ricchezza e l'industria in opposizione ai valori tradizionali della nobiltà dedita non già al lavoro, ma ai fatti d'arme e caratterizzata dal rifiuto di occuparsi degli affari così come della terra e dell'agricoltura.

Per la corretta comprensione dei testi è dunque indispensabile sottolineare come la gran parte dei filosofi impegnati nell'opera fossero d'estrazione borghese e come essi si rivolgessero a persone del loro stesso stato sociale, a dispetto di quanto dichiarato nella voce Zzuéné et Gens de lettre, Zzeuene e i letterati, voce che chiude il diciassettesimo ed ultimo volume dell'opera[5].

Ancora Voltaire - per non citare altri - ha spesso manifestato in modo netto un certo disprezzo verso il "popolino" (d'altra parte scrisse un poema sull'indispensabilità del lusso al benessere che dipinge la miseria del popolo in termini davvero negativi per quest'ultimo) e così da parte sua come da quella di altri, la difesa delle minoranze prende spesso la forma di una metafora della difesa della minoranza borghese in contrapposizione all'onnipotenza della nobiltà.

Struttura[modifica | modifica wikitesto]

Per sfuggire ai limiti imposti dall'ordinamento alfabetico, l'Encyclopédie di Diderot introdusse una significativa innovazione utilizzando quattro diversi tipi di rinvii:

  • rinvii classici, detti de mots (delle parole), a richiamare una definizione contenuta in un'altra voce;
  • rinvii detti de choses (delle cose), per confermare o confutare un'idea contenuta in una voce, richiamandone un'altra;
  • rinvvi detti satirici o epigrammatici;
  • rinvii detti de génie (del genio), che possono condurre all'invenzione di nuove arti o di nuove verità.

Tali rinvii, che prefigurano i collegamenti ipertestuali[6], consentono al lettore curioso di costruire egli stesso il proprio percorso di conoscenza ed il suo stesso sapere, costituendo così una premessa a quanto avviene oggi consultando il Web. I rinvii permettono inoltre - attraverso l'associazione di idee o di voci dal contenuto sovversivo celate sotto un titolo anodino (come ad esempio la voce intitolata capuccio) - di accrescere e rendere più incisivo il carattere illuminista e critico dell'Encyclopédie.

Citazioni[modifica | modifica wikitesto]

Alcune delle voci dell'Encyclopédie redatte da Diderot sono disponibili in WikiSource.

Estratti dall'Encylopédie[modifica | modifica wikitesto]

  • La ragione è nei confronti del filosofo ciò che la grazia è nei confronti del cristiano... gli altri uomini procedono nelle tenebre; invece il filosofo, anche nelle sue passioni, non agisce che con la riflessione, procede nella notte, ma è preceduto da una fiaccola. Il filosofo forma i suoi principi su un'infinità d'osservazioni particolari. Non confonde il vero con il verosimile, considera vero ciò che è vero, falso ciò che è falso, dubbio ciò che è dubbio e per verosimile ciò che è verosimile. Lo spirito filosofico è dunque uno spirito di osservazione e di correttezza (voce Philosophe - Filosofo, Dusmarais)
  • Piegare il ginocchio dinanzi a un uomo, o ad una immagine, non è che una cerimonia esteriore, della quale il vero Dio, che vuole il cuore e lo spirito, non tiene affatto conto ed che anzi abbandona all'istituzione umana affinché ne facciano, come meglio converrà loro, segni di un culto civile e politico, o di un culto religioso. Non sono dunque queste cerimonie in sé medesime, ma lo spirito sul quale si fondano, a renderne la pratica innocente o criminale. (voce Autorité politique, Diderot)
  • Se non sono stati accordati privilegi esclusivi, se il sistema delle finanze non accumula ricchezze, ci saranno poche grandi fortune e nessuna sarà acquisita velocemente; i mezzi di arricchimento distribuiti fra un gran numero di cittadini avranno naturalmente distribuito le ricchezze; la povertà estrema e la ricchezza estrema saranno ugualmente rare. (voce Luxe - Lusso, Diderot)
  • Poiché la natura umana è la stessa in tutti gli uomini, è chiaro che secondo il diritto naturale ciascuno debba considerare e trattare gli altri come altrettanti esseri che gli sono naturalmente uguali, ossia che sono tanto uomini quanto egli stesso. (voce Égalité naturelle (Uguaglianza naturale), Jaucourt)
  • È dolce dominare i propri simili; i preti seppero profittare dell'alta opinione che avevano generato nello spirito dei loro concittadini. Pretesero che gli dei si manifestassero a loro, annunziarono le loro leggi, insegnarono dei dogmi, prescrissero ciò che doveva essere creduto e ciò che doveva essere respinto, fissarono ciò che piaceva o dispiaceva alla divinità, organizzarono gli oracoli, predissero l'avvenire a l'uomo inquieto e curioso, lo fecero tremare per la paura delle pene che gli gli dei irati minacciavano per i temerari che avessero osato dubitare della loro missione o discutere la loro dottrina (voce Prêtres - Preti, Barone d'Holbach)
  • Il nome di cittadino non è adatto né a coloro che vivono soggiogati né a coloro che vivono isolati; quindi coloro che vivono assolutamente allo stato naturale, come i sovrani, e coloro che hanno totalmente rinunciato a tale stato, come gli schiavi, non possono essere considerati cittadini; [...] i cittadini sono tutti ugualmente nobili, poiché la nobiltà non si ottiene dagli antenati, ma dal diritto comune alle più importanti magistrature. [...] Più i cittadini si avvicineranno all'uguaglianza delle prospettive e della fortuna, più lo Stato sarà tranquillo: questo vantaggio sembra essere connaturato alla democrazia pura, a differenza da ogni altra forma di governo. Ma anche nella democrazia più perfetta, l'uguaglianza completa fra i membri è uno stato puramente chimerico. Il miglior governo non è quello che è immortale, ma quello che dura più a lungo e più tranquillamente (voce Citoyen - Cittadino, Diderot)

Relativi all'Encyclopédie[modifica | modifica wikitesto]

  • Ciò che caratterizza il filosofo e che lo distingue dal popolano, è che egli non ammette alcunché senza prova, che non ha affatto acquiescenza verso le nozioni fallaci e che stabilisce con esattezza i limiti del certo, del probabile e del dubbio. Quest'opera produrrà certamente, col tempo, una rivoluzione negli animi ed io spero che i tiranni, gli oppressori, i fanatici e gli intolleranti non abbiano a trarne vantaggio. Avremo reso un servigio all'umanità. (Lettera di Diderot a Sophie Volland del 26 settembre 1762).

Principali contributori[modifica | modifica wikitesto]

(FR)

«Parmi quelques hommes excellents, il y en eut de faibles, de médiocres & de tout à fait mauvais. De là cette bigarrure dans l'ouvrage où l'on trouve une ébauche d'écolier, à côté d'un morceau de maître ; une sottise voisine d'une chose sublime, une page écrite avec force, pûreté, chaleur, jugement, raison, élégance au verso d'une page pauvre, mesquine, plate & misérable.»

(IT)

«Fra molti uomini eccellenti, ve ne stati anche di deboli, di mediocri e perfino di cattivi. A causa di questa discontinuità nell'opera si sono trovati abbozzi degni di scolari, accanto a parti magistrali; una stupidaggine accanto ad una voce sublime, una pagina scritta con forza, purezza, ardore, giudizio, ragione, eleganza sul retro di una pagina povera, meschina, piatta e miserevole.»

Denis Diderot
Jean Baptiste Le Rond d'Alembert

È impossibile elencare tutti i contributori dell`Enciclopédie, furono assai numerosi e talvolta anonimi. Tuttavia, possono essere citate alcune personalità celebri - almeno all'epoca - che hanno fornito un loro contributo.

L'Encyclopédie in cifre[modifica | modifica wikitesto]

Table : «Intelletto».
  • 4.250 esemplari stampati
  • Prima parte :
    • 17 volumi di testo
    • 11 volumi d'illustrazioni
    • 71.818 articoli
    • 15 anni di lavoro da parte di Denis Diderot.
    • Pubblicazione distribuita in 21 anni.
  • Seconda parte:
    • 4 volumi di voci
    • 1 volume d'illustrazioni
  • Due volumi di tavole generali (1776-1780)
  • 18.000 pagine di testo
  • 75.000 lemmi
    • 44.000 voci principali
    • 28.000 voci secondarie
    • 2.500 illustrazioni
  • 20.000.000 di parole

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Così riferisce l`Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, S.A. Treves-Treccani-Tumminelli/Rizzoli, Milano, 1932.
  2. ^ Questa la versione riportata The dalla Encyclopædia Britannica, Encyclopaedia Britannica LTD, London, 1962.
  3. ^ La lira fu impiegata come unità monetaria sin dall'alto medioevo. Da Carlo Magno in poi indicava sia un'unità di peso (in italiano libbra) che un'unità monetaria (la libbra d'argento).
  4. ^ In particolare il vescovo Gregorio Barnaba Chiaramonti, poi eletto papa Pio VII: Nous savons qu'il souscrivit à l'Encyclopédie raisonnée des Sciences et des Arts (Noi sappiamo ch'egli acquistò l'Enciclopedia ragionata delle Scienze e delle Arti), scrisse Jean Leflon in Un Pape romagnol: Pie VII (Un Papa romagnolo: Pio VII), «Studi romagnoli», 16, 1965, pp. 241-255, citato da Davide Gnola, La biblioteca di Pio VII in Il libro in Romagna. Produzione, commercio e consumo dalla fine del secolo XV all'età contemporanea. Convegno di studi (Cesena, 23-25 marzo 1995), a cura di Lorenzo Baldacchini e Anna Manfron, Firenze, Olschki, 1998, II, pp. 697-712 (fonte)
  5. ^
    (FR)

    «ZZUÉNÉ ou ZZEUENE, (Géog. anc.) ville située sur la rive orientale du Nil, dans la haute Egypte, au voisinage de l’Ethiopie. Voyez. C’est ici le dernier mot geographique de cet Ouvrage, & en même temps sans doute celui qui fera la clôture de l’Encyclopédie. «Pour étendre l’empire des Sciences & des Arts, dit Bacon, il seroit à souhaiter qu’il y eût une correspondance entre d’habiles gens de chaque classe ; & leur assemblage jetteroit un jour lumineux sur le globe des Sciences & des Arts. O l’admirable conspiration ! Un tems viendra, que des philosophes animés d’un si beau projet, oseront prendre cet essor ! Alors il s’élevera de la basse région des sophistes & des jaloux, un essain nébuleux, qui voyant ces aigles planer dans les airs, & ne pouvant ni suivre ni arrêter leur vol rapide, s’efforcera par de vains croassemens, de décrier leur entreprise & leur triomphe».»

    (IT)

    «ZZUÉNÉ o ZZEUENE, (Geografia antica) città situata sulla riva orientale del Nilo, nell'Alto Egitto, presso l'Etiopia. Vedere. Questo è l'ultimo lemma geografico di quest'opera e allo stesso tempo senza dubbio quello che costituirà la chiusura dell`Encyclopédie. «Per estendere il dominio delle Scienze e delle Arti, dice Bacone, ci si dovrebbe augurare che ci fosse una corrispondenza tra i talentosi di ogni classe; la loro associazione proietterebbe un giorno luminoso sul globo delle Scienze e delle Arti. O ammirevole cospirazione! Verrà un tempo nel quale i filosofi animati da un sì bel progetto, oseranno sorgere in tal modo! Allora si leverà, dalla bassa dei sofisti e dei gelosi, uno sciame procelloso che, vedendo queste aquile planare nei cieli, e non potendo né seguire, né fermare il loro volo, si sforzerà con un vano gracchiare di screditare la loro impresa e il loro trionfo»»

  6. ^ (FR) INRP. Encyclopédie et savoir : du papier au numérique. Avril 2006. [1]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • AA.VV. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, S.A. Treves-Treccani-Tumminelli/Rizzoli, Milano, 1932
  • (EN) The Encyclopædia Britannica, Eleventh Edition, The Chancellors, Masters and Scholars of the University of Cambridge, London, 1911.
  • (EN) The Encyclopædia Britannica, Encyclopaedia Britannica LTD, London, 1962.
  • (FR) Encyclopédie ou dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers, t.1 et 2, Articles choisis, Éditions Flammarion, 1993. ISBN 2-080704265
  • (FR) Encyclopédie, Denis Diderot (articles Âme, Beau, Certitude, Droit naturel), Éditions Nathan, ISBN 2-091825247
  • (FR) Robert Darnton, L'aventure de l'Encyclopédie, Perrin, 1982
  • (FR) Jean de Viguerie, Histoire et dictionnaire du temps des Lumières, Laffont, Collection Bouquins, 1995

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Frontespizio della prima edizione dell'Encyclopédie

L'Encyclopédie era un progetto culturale intorno a cui si radunarono i migliori intellettuali francesi, tra cui Diderot, d'Alembert e il barone Paul Henri Thiry d'Holbach. Ostacolata dalla censura e dai ripetuti attacchi della chiesa cattolica, l'opera trovò infine compimento nel 1766.

L'Encyclopédie, chiamata anche "Dizionario ragionato delle arti e dei mestieri" fu la più grande realizzazione culturale dell'Illuminismo. Nonostante un decreto regio della monarchia francese del 1752 vietasse la pubblicazione di quest'opera, fra il 1751 e il 1765 uscirono 17 volumi di testo, a cui seguirono, nel 1772, 11 volumi di tavole. Per via delle numerose battaglie combattute per la sua pubblicazione contro la censura e l'ostilità di certi ambienti culturali, l'Encyclopédie fu considerata come espressione di un vero e proprio "partito filosofico".

Il principale curatore di questo grandioso lavoro fu Denis Diderot, vivace intellettuale, scrittore e filosofo. L'opera ebbe origine da un contratto sottoscritto dallo stesso nel 1747 per la traduzione della Cyclopaedia o Universal Dictionary of Arts and Sciences, pubblicata a Londra da Ephraim Chambers nel 1728.

Fine dell'opera era il compendio dell'intero stato delle conoscenze dell'epoca. Secondo le parole dello stesso Diderot:

«L'Enciclopedia non poteva essere che il tentativo di un secolo filosofico. Ho detto questo, perché una tale opera richiede in ogni campo più ardire di quanto non se ne abbia nei secoli pusillanimi. Bisogna tutto esaminare, tutto rimuovere, senza eccezione e senza riguardo; osar vedere, come ora cominciamo a convincercene...Bisogna spazzar via le vecchie puerilità, rovesciare le barriere che la ragione ha elevate, rendere alle scienze e alle arti una libertà che è ad esse preziosa.»

Non c'era materia troppo prosaica né troppo aulica da non essere trattata. Diderot assegnò un ampio posto alle scienze ed alle "arti meccaniche". In particolare, incontrò direttamente gli artigiani al fine di descrivere il loro lavoro nel modo più veritiero possibile e riprodurre fedelmente le macchine di fatto impiegate.

Parteciparono alla stesura dell'opera tutti i maggiori intellettuali francesi dell'epoca. Diderot fu affiancato dal matematico d'Alembert, che scrisse il "Discorso preliminare". D'Alembert tuttavia abbandonò la collaborazione, quando nel 1758 l'opera venne condannata dal Parlamento di Parigi.

Fra gli altri collaboratori si annoverano anche il barone de Holbach, e Jean-Jacques Rousseau, che collaborò con articoli di argomento musicale e redasse la voce "Economia politica". Le linee direttrici dell'Enciclopedia facevano capo alle teorie filosofiche e scientifiche di John Locke, Francesco Bacone, Cartesio, Isaac Newton.

L'Encyclopédie ebbe un largo successo all'epoca, all'inizio verso i ceti più ricchi, visto l'elevato prezzo dell'edizione completa, ma in seguito, con la pubblicazione di volumi più maneggevoli e meno costosi, si diffuse presso tutte le classi sociali.