Utente:Lucress-/Enzo Fabiani

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Enzo Fabiani (Fucecchio, 11 agosto 1924Milano, 22 marzo 2013) è stato un poeta e giornalista italiano.

È noto per la sua produzione poetica di ispirazione religiosa.


Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Enzo Fabiani nacque l’11 agosto del 1924, a La Torre, nel Padule di Fucecchio (Firenze), cosa che influì molto sui temi delle sue opere. Compì il suo percorso di studi presso il Seminario vescovile di San Miniato.

In seguito all’Eccidio del Padule di Fucecchio avvenuto il 23 agosto del 1944, in cui furono trucidati 175 innocenti, evento che ebbe un grande impatto sulla sua vita, Fabiani andò a Firenze. Qui trovò l’amico teologo e mistico Divo Barsotti, che lo fece avvicinare alla Bibbia, alla Mistica e a Dostoevskij. A Firenze incontrò anche Giovanni Papini (grande appassionato di Dante) e Carlo Betocchi, che lo fece appassionare a Leopardi e Campana.

Fabiani successivamente, per motivi di natura economica, si trasferì a Milano. Tra le sue conoscenze vantava anche quella di Quasimodo, il quale lo aiutò a trovare un lavoro: divenne cronista di cronaca nera a Milano e successivamente del settimanale Gente (periodico). Si occupò anche di arte e, in qualità di critico e inviato culturale, conobbe e stabilì rapporti professionali e di amicizia con artisti importanti del Novecento italiano (come Lucio Fontana e Aligi Sassu).

Pubblicò migliaia di articoli, grazie ai quali (e grazie alle sue poesie), fu nominato Commendatore della Repubblica. Nel 1964 vinse il premio Cervia per la poesia e nel 1991 vinse il premio letterario Frascati per La sposa vivente.

Negli anni ottanta si dedicò alla ricerca sui luoghi e all’origine del nome di Pinocchio, il burattino di Collodi. Questo infatti deriverebbe da una località, il Pinocchio (oggi San Miniato), nella quale il padre di Collodi aveva lavorato al servizio di una famiglia nobile. [1]

Morì a Milano, ormai vedovo e padre di tre figli, il 22 marzo 2013.

Collocazione e tematiche[modifica | modifica wikitesto]

Enzo Fabiani è un poeta isolato nel panorama della poesia italiana del secondo Novecento. La sua non è una poesia di immediato risentimento sociale o linguistico, né è poesia di denuncia. Egli racconta la realtà attraverso modi spesso allegorici, ma che allo stesso modo fa centro su sentimenti e argomenti attuali.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Tra le opere principali di Enzo Fabiani si ricordano:

  • Il legno verde, Bologna, Cappelli Editore, 1954.
  • L’anima in fiamme, Milano, 1959.
  • Di fronte al nemico, Milano, Cino del Duca, 1961.
  • Le ferite, Rusconi, 1965.
  • Nomen, Mondadori, 1965.
  • L’ordinotte, Milano, Rusconi, 1978.
  • Nel canto del fuoco, Urbino, Edizioni di Ca’ Spinello, 1982.
  • La sposa vivente, Edizioni Trentadue, 1991.
  • Letane, Raffaele Bandini Editore, 1983-1994.
  • Il trono d’ombra.
  • Enzo Fabiani, Il cammino e la pietà. Poesie e poemetti (1954-1999), Milano, Connect, 2000.

Di fronte al nemico[modifica | modifica wikitesto]

Opera composta da sei poemetti in versi liberi:

1. Gli Etruschi Poemetto in cui viene seguita l’ipotesi di una fuga improvvisa ed in massa del popolo etrusco dalla sua regione originaria. (Opera ispirata da una visita di Fabiani a Chiusi e alla “Tomba della Scimmia”).
2. Masaccio Interpretazione della sofferenza di Tommaso di Ser Giovanni di Mone, detto Masaccio. (Opera ispirata dal libro di A. Billi nella derivazione dell’Anonimo magliabechiano, inizio XVI secolo).
3. La prima Messa di Martin Lutero Fabiani descrive i primi timori e le paure di questo grande personaggio.
4. Agonia a Buchenwald Poemetto, ambientato nel campo di concentramento Buchenwald, in cui viene descritta la sofferenza di alcuni deportati in attesa della propria esecuzione.
5. Il pilota di Hiroshima Questo poemetto racconta il triste epilogo della drammatica vicenda di uno dei più celebri eroi dell’aviazione militare degli Stati Uniti che sarebbe impazzito per aver causato la morte di 100 mila persone a Hiroshima. Infatti, secondo un articolo di un quotidiano, il capitano Claude R. Eatherly, “il pilota di Hiroshima”, sarebbe stato dichiarato insano di mente.
6. La grande tentazione (L’astronauta) Viene immaginato lo stato d’animo di un suicida “per ardita curiosità”. Si collega al concetto dostoevskijano dell’“uomo come possibilità”.


Nomen[modifica | modifica wikitesto]

Nomen è una raccolta di poesie che si apre e si chiude con citazioni di Dostoevskij ed è intessuta di richiami alla mistica, soprattutto a quella orientale.


È una poesia di ricerca; ma di una ricerca speciale e drammatica che si sforza di conquistarsi e di dare un nome, di valicare l’oggettività per crearsi nuove basi di scoperta, di verità al di là di un nostro parallelo mentale. Quest’opera gode di numerose recensioni positive da parte di personaggi noti quali Carlo Betocchi e Giuseppe Prezzolini. Quest’ultimo infatti scrive di Fabiani: “Nessuno ha cantato la morte, dopo Leopardi, come lui” (Giuseppe Prezzolini, Il Borghese, 16 dicembre 1965).


L’ordinotte[modifica | modifica wikitesto]

Il titolo, L’ordinotte, richiama all’espressione con cui tutt’ora nelle campagne toscane si fa riferimento all’ultimo suono serale delle campane, quello che invita alla preghiera per i defunti.

Quest’opera si compone di nove capitoli a cui corrispondono altrettanti poemetti. Ognuno di questi è un racconto in versi attorno ad un preciso spunto o argomento:

Titolo Argomento
Compianto su un giovane suicida Un giovane tedesco che ha ingerito del veleno e registra su nastro la propria agonia.
Il cammino e la pietà Un muratore padano che si annega dopo essersi legato al figlio demente.
Lamento nuziale Un pescatore americano sperso in mare con vicina la moglie morta.
L’ordinotte Jacopo della Quercia che ricorda la sua vita e i suoi peccati.
Per mano Piero della Francesca che, ormai cieco, condotto per mano da un ragazzo, compie la sua ultima passeggiata e considera religiosamente il dissolversi del tempo.
Il dono ambiguo Rembrandt che incide una lastra sogguardando la giovane moglie addormentata.
Catabasi Il “Dio Bianco” degli Incas che diventa il peggiore degli uomini.
L’agnello Un mostruoso agnello che rovina su una città, soffocandola.
Amen Un frate medievale Cavaliere del Tau che medita sulla ribellione di Lucifero e sul Corpo mistico.

Il libro è una meditazione religiosa che ha per tema ricorrente, motivo di inquietudine, ma anche di raccoglimento, proprio la morte. I nove poemetti, infatti, offrono esempio di compattezza, di necessaria continuità e quindi di intima connessione.

L’opera può essere considerata come un cammino, un percorso, racconto dopo racconto, che termina nella preghiera: Una preghiera che raccoglie e solleva tutta la passione degli uomini. Attraverso la vasta gamma dei suoi temi il libro raggiunge la sua soluzione nella preghiera finale[2].

L’ordinotte[modifica | modifica wikitesto]

L’ordinotte è il suono della campana che richiama al pensiero dei defunti e alla preghiera a loro favore. Si hanno notizie dell’ordinotte nel Valdarno fin dal 1300. Sempre dopo il tramonto venivano però suonate, in Toscana, altre campane: per annunciare la chiusura delle porte del castello, per richiamare i viandanti e i pellegrini smarriti verso conventi e ospizi.

Con il titolo di questo poemetto, e del libro stesso, Fabiani vuole ricordare la preghiera rivolta a Gesù dai due discepoli alle porte di Emmaus: Mane nobiscum quoniam advesperascit, et inclinata est jam dies (Resta con noi perché è quasi sera e il giorno è quasi finito), Luca 24,29.

Catabasi[modifica | modifica wikitesto]

Catabasi (ossia discesa) è una sorta di variazione sul motivo del Dio Bianco, il cui mito fu vivissimo tra i popoli del Nuovo Mondo (Incas, Aztechi, Maya, ecc.).

Su questo misterioso personaggio sono stati trovati cenni e riferimenti nelle varie religioni; ma il testo più completo è Pierre Honoré, Ho trovato il Dio Bianco, Garzanti. Secondo questo libro il Dio Bianco fu il quinto re dei Toltechi, vissuto dal 947 al 999 d.C. La divinità viene descritta come un dio che portò agli uomini tutte le scienze, che diede loro savie leggi e che insegnò come lavorare la terra. Tale dio ebbe breve durata, infatti secondo le credenze comuni un demone lo avrebbe fatto precipitare nel peccato, trascinandolo alle più basse dissolutezze. Tuttavia egli si pentì profondamente dei propri errori e abbandonò il paese, scese sulla riva del mare e salì spontaneamente sul rogo. Si ritiene che il suo cuore si tramutò nella stella del mattino. Secondo altre credenze, egli promise di fare ritorno; infatti la credenza del Dio Bianco è viva ancora oggi in Perù, Messico e Bolivia.

Amen[modifica | modifica wikitesto]

"Amen" si ricollega, nella prima parte, all’ipotesi secondo la quale Dio avrebbe punito la ribellione di Lucifero condannandolo a diventare da spirito materia e dando così origine all’universo (la letteratura su questo argomento è vastissima). La seconda parte dell’opera è incentrata sull’Eucarestia, grazie alla quale avviene in Cristo la riunificazione dell’universo.

Il racconto ha come protagonista un frate appartenuto all’Ordine di S. Jacopo, detto anche dei Cavalieri del Tau, la cui Casa Madre sorgeva ad Altopascio (Lucca). Ordine che aveva come scopo quello di assistere i pellegrini, specialmente quelli malati, che percorrendo la Via Romea o Francigena, andavano a Roma. Perciò i conventi erano sia alberghi che ospedali.

Nel canto del fuoco[modifica | modifica wikitesto]

Il “canto del fuoco” nel Valdarno consisteva nel camino della cucina, il focolare intorno al quale le famiglie si riunivano a veglia durante l’inverno. Questo poemetto è la ricostruzione di una di quelle veglie.

Anche in questo caso il poema trova la sua ambientazione nel territorio del Padule di Fucecchio.

Il poeta stesso afferma di aver dedicato quest’opera alla memoria di suo padre, detto Rigo di Fausto, e di sua madre Cina Cioni.

La sposa vivente[modifica | modifica wikitesto]

Poema in tre cantiche dedicato alla moglie, Neyda Vanon, morta di tumore a 55 anni (1929 - 1984). Essa era nativa di Cividale del Friuli (Udine) e per questo Fabiani anticipa già nella prefazione che quattro poesie sono riportate in lingua friulana grazie all’aiuto dello scrittore Elio Bartolini.

L’ambientazione dell’opera è il Padule di Fucecchio e, in parte minore, la Brianza e il Friuli.

Letane[modifica | modifica wikitesto]

Composto da due poemetti di cui il primo è “Lamentazione 1944”, in memoria dei trucidati nel Padule di Fucecchio (Eccidio del Padule di Fucecchio), che venne pubblicato nel 1983 nella rivista “Erba d’Arno” diretta da Piero Malvolti. Il secondo poemetto è “Devoto dei prodigi”, scritto nel 1994 in memoria del poeta Alberico Scala.

Fabiani racconta il ricordo del tragico avvenimento, che ebbe luogo nel Padule di Fucecchio, il 23 agosto del 1944, quando i soldati tedeschi trucidarono 175 persone nei pressi di Massarella.

Egli non assistette in prima persona alla scena, ma riferisce che la vicenda gli venne raccontata da alcuni superstiti. Per commemorare questo orribile evento e le sue vittime, Fabiani sceglie come titolo dell’opera la parola Letane.

Il termine “Letane” deriva da una parola dantesca per indicare le processioni e i funerali che procedono a passo lento e sono detti anche litane o litanie dal canto religioso che le accompagna. Dice il poeta: “e vidi gente per lo vallon tondo / venir, tacendo e lagrimando, al passo / che fanno le letane in questo mondo” (Inferno, XX, 4-9).

Il trono d’ombra[modifica | modifica wikitesto]

Poesie scritte nell’arco di decenni, senza data, ma spesso collegate dai motivi più amati e sofferti, in variazioni inedite o pubblicate in riviste letterarie o in cartelle e cataloghi d’arte.

Il titolo è stato ripreso da un epigramma spirituale de “Il pellegrino cherubico” di Angelo Silesio.


Il cammino e la pietà[modifica | modifica wikitesto]

Può essere considerata “l’opera omnia” di Enzo Fabiani: è una raccolta contenente tutte le sue poesie scritte dal 1954 al 1999 uscita per l’ottantesimo compleanno dell’autore.

Fabiani sceglie un titolo d’immediato ricalco dantesco, dove “cammino” significa il vivere e la sua fatica, mentre il termine “pietà” starebbe a simboleggiare il soccorso di una ideale comprensione, mai disgiunta da un oggettivo, concreto, sentimentale e caritatevole intervenire.


Rapporto con il territorio[modifica | modifica wikitesto]

Fabiani è sempre stato molto legato al suo paese di origine, La Torre (frazione di Fucecchio). A testimonianza di questo legame sono i numerosi articoli che egli ha scritto per questa piccola frazione. Uno di questi è quello legato alla leggenda della fonte di San Gregorio Magno (patrono del paese): "Il padrone dell’acqua". [3]

Altra testimonianza di grande generosità da parte del poeta è la donazione alla chiesa di un grande crocifisso in legno con allegati dei consigli sul collocamento nella chiesa. [4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ * origine Pinocchio, su cardellicchioriccardo.wordpress.com.
  2. ^ Divo Barsotti, L’Osservatore Romano, 12 gennaio 1979.
  3. ^ la leggenda della fonte di San Gregorio, su prolocotorre.org.
  4. ^ Francesco Campigli, Al tempo del Priore Don Giuseppe Mainardi. Immagini e cronache da "San Gregorio alla Torre", FM Edizioni, 2011, pp. 231-232.

Bibliografia e sitografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Enzo Fabiani, L’ordinotte, Milano, Rusconi, 1978.
  • Enzo Fabiani, Nomen, Mondadori, 1965.
  • Enzo Fabiani, Il legno verde, Bologna, Cappelli Editore, 1954.
  • Enzo Fabiani, L’anima in fiamme, Milano, 1959.
  • Enzo Fabiani, Di fronte al nemico, Milano, Cino del Duca, 1961.
  • Enzo Fabiani, Le ferite, Rusconi, 1965.
  • Nel canto del fuoco, Urbino, Edizioni di Ca’ Spinello, 1982.
  • Enzo Fabiani, La sposa vivente, Edizioni Trentadue, 1991.
  • Enzo Fabiani, Letane, Raffaele Bandini Editore, (1983-1994).
  • Enzo Fabiani, Il cammino e la pietà. Poesie e poemetti (1954-1999), Milano, Connect, 2000.
  • Francesco Campigli, Al tempo del Priore Don Giuseppe Mainardi. Immagini e cronache da "San Gregorio alla Torre", FM Edizioni, 2011.
  • Enzo Fabiani (PDF), su prolocotorre.org.


Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]


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