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Pelle d'Asino che fugge dal castello paterno. Incisione di Gustave Doré

Pelle d'asino (Peau d'âne) è una fiaba popolare francese scritta in versi da Charles Perrault. Essa venne pubblicata e resa nota per la prima volta nel 1694. In seguito fu integrata nelle Histoires ou contes du temps passés, avec des moralités, noti col titolo di I racconti di mamma l'oca (Contes de ma mère l'Oye), pubblicati nel 1697[1].

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Un re aveva una bellissima moglie, un castello e ricchezze, tra cui un meraviglioso asino i cui escrementi erano monete d'oro. Un giorno sua moglie morì, dopo avergli fatto promettere di non sposarsi fino a quando non avesse trovato una donna la cui bellezza e attributi corrispondevano ai suoi. Sebbene il re fosse triste, lo convinsero a trovare un'altra moglie. Divenne evidente che l'unica donna che avrebbe mantenuto la promessa era sua figlia. La principessa andò dalla sua fata madrina che le consigliò di fare richieste impossibili per ottenere il suo consenso: un vestito del colore del cielo, un vestito del colore della luna, un vestito luminoso come il sole e, infine, la pelle del suo meraviglioso asino. Tale era il desiderio del re di sposarla che li accontentò tutti. La fata madrina le fornì uno scrigno magico per contenere tutto ciò che possedeva, le lasciò la sua bacchetta magica e la convinse a fuggire in un paese lontano, sola e travestita dalla pelle di un asino. Giunse in una fattoria lontana in un altro regno, dove le fu dato un lavoro in cucina, nonostante l’aspetto sgradevole che mostrava con la pelle d'asino addosso. La domenica, terminato il suo lavoro, si chiudeva a chiave e si vestiva di nascosto con i bei vestiti che le aveva regalato suo padre. Uno di quei giorni, il figlio del re di quelle terre giunse davanti stanzetta, guardò attraverso la serratura e la sorprese con l'abito da sole. Si innamorò all'istante di lei; chiese chi abitava in quella stanzetta e loro risposero "Pelle d'asino". Si ammalò di desiderio e dichiarò che niente lo avrebbe curato se non una torta sfornata da Pelle d'asino. Quando Pelle d'asino termina finalmente di preparare la torta si accorse che le è caduto un anello. Il principe scorge il gioiello e afferma subito che si sarebbe sposato solo con la donna il cui dito si adattasse all'anello. Tutte le fanciulle di corte tentarono la fortuna senza successo; il principe insistette affinché anche Pelle d'asino provasse l'anello sul dito, con grande stupore generale le si adattò senza problemi, tutti capirono a chi apparteneva realmente l'oggetto, il principe accettò senza problemi l'esito. Una volta che la videro indossare i suoi bei vestiti anche i genitori del principe acconsentirono. Tra gli invitati alla celebrazione del matrimonio arriverà il padre della sposa che, ormai guarito dalla sua folle ossessione e risposato, ora amerà la figlia con affetto paterno.

Il tema dell'incesto

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Temi centrali del racconto sono l'incesto e quello che in seguito la psicoanalisi chiamerà il "complesso di Elettra"[2]. Il re decide di sposare sua figlia. Facendo credere di mantenere la promessa fatta alla sua defunta moglie, scelse di sposare la principessa senza sentirsi in colpa per quello che le civiltà umane considerano il tabù dei tabù, ovvero l'incesto. La fata madrina della piccola, dissipa ogni malinteso insegnando alla principessa a non confondere l'amore: amiamo i nostri genitori ma non li sposiamo!

Il tema del travestimento

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La vergogna sentita dalla bambina è qui materializzata dalla pelle d'asino, un capo disgustoso che sceglie di indossare e che creerà il presupposto per usare il suo soprannome, Pelle d’asino - non conosciamo a questo proposito il suo vero nome. Dopo una serie di episodi, la giovane diventerà una messalina. In alcune versioni del racconto, l’asino di cui la principessa indossa la pelle era un asino magico che defecava le monete d'oro e fece la ricchezza del re. L'ultima richiesta della principessa al re, per la sua dote, è la pelle di questo asino, che sembra essere un sacrificio difficile per il monarca, che patisce ancora.

La pelle dell'asino fatato nascosto nelle cantine del palazzo reale (che procurava al re la ricchezza) è l'ultimo abito richiesto al re dalla principessa. Sarà proprio la pelle dell'animale, sacrificato dal padre per il suo insano proposito, il travestimento con cui la giovane gli si sottrarrà finalmente.

Il tema del travestimento con una pelle animale è molto antico: lo sciamano, nelle cerimonie indossava una pelle animale per entrare nel regno della morte.[3] Apparirà in altre fiabe, ad esempio dei Fratelli Grimm, Dognipelo, Pelle d'orso ecc.[4]

Il tema della fuga

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Al tema della podestà paterna e dell'autoritarismo senza giustizia si oppone il tema della lotta per la libertà: la protagonista si ribella al padre e cerca nella fuga la propria salvezza.

Ritrovamento e lieto fine

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Come nella Bella addormentata, il percorso che condurrà il principe azzurro fino alla principessa e alla sua liberazione sarà lungo e tormentato. La parte finale permetterà al principe di eliminare qualsiasi relazione impropria: le donne nobili apprezzate dal principe o le donne di condizione inferiore vengono eliminate a causa del loro dito troppo grande. Un'interpretazione deriva il racconto di Pelle d’Asino da un mito preistorico simile a quello della donna-cigno, dove l'animale centrale sarebbe un mammifero quadrupede e che potrebbe essere collegato al mio della misteriosa ed intrigante domestica.

Oggetti rivelatori

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Come in Cenerentola, l'identità della principessa sarà rivelata provando qualcosa su di lei: un anello che si adatterà solo al dito più fine (così come la scarpetta di Cenerentola), segno di giovinezza, bellezza e purezza. La prova conclusiva permetterà al principe di eliminare ogni relazione "impropria" rispetto alla "normalità":

  • donne troppo anziane (dito troppo grosso);
  • ragazzine (dito troppo piccolo);
  • donne di condizione inferiore ("mésalliance").

Fortuna in Francia

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Il racconto di Pelle d'asino viene ricordato anche nelle fiabe di La Fontaine con un distico che in Francia è tuttora molto noto:

(FR)

«Si Peau d’âne m’était conté
J’y prendrais un plaisir extrême
»

(IT)

«Se mi raccontassero Pelle d'asino
ne trarrei estremo piacere»

Da questi versi è stata tratta una locuzione "si ... m'était conté" ("se mi raccontassero..."), che è oggi diffusissima in Francia come titolo di qualunque scritto o documentario che illustra qualcosa, un po' come "tutto quello che avreste voluto sapere su...", o simili. Si vedano ad esempio i due film di Sacha Guitry Si Versailles m'était conté (1954) e Si Paris nous était conté (1955) o la canzone Et Si Vieillir M'était Conté di Mylène Farmer (1999), fino all'album Sibérie m'était contéee di Manu Chao (2004).

  1. ^ (EN) Charles Perrault, Donkeyskin, su pitt.edu, University of Pittsburgh. URL consultato il 7 giugno 2011.
  2. ^ Jung C.G. (1923) Saggio di esposizione della teoria psicoanalitica, Vol. 4.
  3. ^ Carlo Ginzburg, Storia notturna. Una decifrazione del sabba, Torino, Einaudi 1989.
  4. ^ Grimm Jacob e Wilhelm, Le fiabe del focolare, Intr. di Giuseppe Cocchiara, Trad. it. Clara Bovero, Torino, Einaudi, 1954.
  • Bruno Bettelheim, Il mondo incantato. Uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe, Trad. it. Andrea D'Anna, Milano, Feltrinelli, 2013 - prima edizione 1977
  • Carlo Ginzburg, Storia notturna. Una decifrazione del sabba, Torino, Einaudi, 1989.
  • Vladimir Jakovlevič Propp, Le radici storiche dei racconti di fate, Trad. it. Clara Coïsson, Torino, Bollati Boringhieri, 2012 - prima edizione 1972.

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