Utente:Briciola19/Sandbox/BozzaRudens

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Rudens
Commedia in cinque atti
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AutoreTito Maccio Plauto
Titolo originaleRudens
GenereCommedia latina
Composto nelTra il III e il II secolo a.C.
Personaggi
  • Arturo, prologo
  • Sceparnione, servo
  • Plesidippo, giovane
  • Demone, vecchio
  • Palestra, donna
  • Ampelisca, donna
  • Ptolemocrazia, sacerdotessa di Venere
  • Pescatori
  • Labrace, lenone
  • Carmide, vecchio
  • Schiavi fustigatori
  • Gripo, pescatore
 

Rudens, la cui traduzione italiana è "La gomena", é una commedia di Tito Maccio Plauto, scritta dall'autore latino tra la fine del III e l'inizio del II secolo a.C.. Risulta tra le più fresche e innovative dell'epoca in quanto ambientata, non come di consueto, in una città ma bensì su una spiaggia. Per la stesura Plauto si è ispirato al modello greco, offertogli da Difilo, e a sua volta ha ispirato altri importanti autori futuri; ricordiamo Shakespeare ne "La tempesta", Ariosto nella "Cassaria" e Ruzzante nella "Piovana".

Personaggi[modifica | modifica wikitesto]

Personaggi principali[modifica | modifica wikitesto]

  • Plesidippo, adulescens della commedia che deve conquistare con l'aiuto del suo servo Sceparnione l'amore di Palestra, rapita da un lenone.
  • Demone, vecchio onesto che ha perso la propria figlia in giovane età. Nella commedia protegge e aiuta le due fanciulle, Palestra e Ampelisca, a fuggire dalla prigionia del lenone. Infine grazie al ritrovamento di un bauletto si scopre essere il padre della prima.
  • Labrace, antagonista della commedia e ostacolo per l'adulescens. Per ingannare Plesidippo tenta di fuggire con le due fanciulle ma a causa di un naufragio ritorna sull'isola di Cirene, dove si oppone con tutte le forze al giovane.
  • Palestra, fanciulla, fonte dei desideri amorosi di Plesidippo, nonché figlia di Demone.
  • Ampelisca, compagna di Palestra con la quale, dopo il naufragio, cerca rifugio nel tempio di Venere.
  • Gripo, pescatore che ritrova in mare un bauletto in cambio del quale ottiene da Demone, suo padrone, la libertà.
  • Tracalione, servus callidus di Plesidippo che con scaltri atteggiamenti rivela spesso la sua componente ironica.
  • Sceparnione, servo di Demone dal quale ottiene l'ordine di proteggere Palestra e Ampelisca, ospitate nel tempio di Venere.

Personaggi secondari[modifica | modifica wikitesto]

  • Ptolemocrazia, sacerdotessa del tempio di Venere.
  • Carmide, anziano ospite di Labrace.
  • Pescatori dell'isola di Cirene.
  • Schiavi fustigatori, inviati da Demone in difesa di Palestra e Ampelisca.

Argumentum[modifica | modifica wikitesto]

L'argomentum è un breve riassunto introduttivo che caratterizza le opere plautine, eccetto "Bacchides", "Captivi" e "Vidularia". Esso è posto prima del prologo ed è strutturato in versi secondo il modello dell'acrostico, tramite il quale è possibile leggere il titolo della commedia.

(LA)

«Reti piscator de mari extraxit vidulum,
Ubi erant erilis filiae crepundia,
Dominum ad lenonem quae subrepta venerat.
Ea in clientelam suipte inprudens patris
Naufragio eiecta devenit: cognoscitur
Suoque amico Plesidippo iungitur.»

(IT)

«Un pescatore con la sua rete tirò su dal mare un bauletto
in cui erano contenuti i giocattoli della figlia del padrone.
Questa era stata rapita ed era andata a finire in mano a un lenone ma,
sbalzata fuori dalla nave in seguito a un naufragio,
fu gettata a terra e capitò senza saperlo proprio sotto la protezione di suo padre.
Viene riconosciuta e può sposare il suo amico Plesidippo.»

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Arturo, stella del Grande Carro, ha il compito di scendere sulla terra e di riferire a Giove i comportamenti degli umani. A Giove in seguito spetterà di segnare su dei registri i buoni e i malvagi, punendo questi ultimi. La stella così inizia ad esporre l'argomento della commedia.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Demone viene esiliato da Atene e giunge a Cirene, città nella quale era stata condotta sua figlia, Palestra, rapita in giovane età e venduta a un lenone. Un giovane vede la fanciulla e se ne innamora a tal punto da promettere al lenone un ingente somma di denaro in cambio della sua libertà. Tuttavia il lenone, non rispettando il patto, fugge con la fanciulla e la sua compagna Ampelisca per mezzo di una nave e, in balia di una tempesta, naufraga sulla spiaggia da cui era partito.

Primo Atto[modifica | modifica wikitesto]

Plesidippo, recatosi al santuario di Venere per incontrarsi con il lenone, si imbatte in Demone e Sceparnione, suo servo. Il giovane tuttavia, domandando loro informazioni riguardo l'arrivo dell'uomo e delle due fanciulle, ottiene una risposta negativa, rendendosi conto dell'inganno subito. Nel frattempo Sceparnione si accorge della presenza di alcuni uomini naufragati sulla spiaggia, di conseguenza Plesidippo decide di recarsi sul luogo. Le due ragazze, Palestra e Ampelisca, dopo essersi ricongiunte sulla spiaggia; in seguito al naufragio, si recano in cerca di aiuto al santuario, dove incontrano la sacerdotessa Ptolemocrazia che offre loro protezione.

Secondo Atto[modifica | modifica wikitesto]

Tracalione, alla ricerca del padrone Plesidippo, chiede invano a un gruppo di pescatori lì vicino notizie su di lui, decidendo dunque di recarsi da Ptolemocrazia. Durante il suo tragitto incontra Ampelisca che, inviata alla ricerca di acqua e argilla dalla sacerdotessa per eseguire un sacrificio, lo porta a conoscenza del naufragio e dell'imbroglio teso al suo padrone. Inoltre dal dialogo fra i due emerge che Palestra, ospitata nel santuario, sia sconvolta dalla perdita della cassetta che le avrebbe permesso di riconoscere i suoi genitori. Nel frattempo, sulla spiaggia, Carmide e Labrace intraprendono un'accesa discussione nel corso della quale il lenone viene rimproverato dal suo ospite per avergli fatto perdere tutti i suoi averi. Lasciando da parte le divergenze, decidono di intraprendere la ricerca delle due fanciulle, venendo così a sapere da Sceparnione che si trovano presso il tempio di Venere.

Terzo Atto[modifica | modifica wikitesto]

Tracalione, in cerca di aiuto per la sacerdotessa e le sue ospiti, assalite nel tempio dal lenone che le aveva raggiunte, incontra Demone e lo supplica di aiutarle. Di conseguenza questo si reca sul luogo con alcuni suoi servi e ordina loro di catturare il lenone. Mentre Palestra e Ampelisca fuggono sconvolte dal tempio, Tracalione offre loro protezione e il lenone viene condotto da Demone. Si apre così un dibattito in cui ciascuno rivendica le fanciulle. Nel discorso Tracalione svela le origini ateniesi di Palestra così che Demone è ancora più provato a difenderla, essendo quest'ultima sua concittadina e riportandogli alla mente la figlia perduta. Tracalione decide di andare a chiamare Plesidippo, mentre Demone lascia di guardia gli schiavi alle fanciulle. Plesidippo, arrivato al tempio, decide di condurre Labrace in tribunale e quest'ultimo spaventato chiede aiuto al suo ospite Carmide che lo rinnega. Intanto le ragazze vengono condotte dagli schiavi nella casa di Demone.

Quarto Atto[modifica | modifica wikitesto]

Gripo, intento nella pesca, scopre di aver raccolto con le proprie reti un bauletto dall'ignoto contenuto. Tuttavia Tracalione intravede la scena e minaccia il pescatore di svelare il furto a meno di un ingente ricompensa. Non giungendo ad un equo accordo decidono di lasciare il giudizio a un terzo, scelto da Tracalione ignaro che questo fosse il padrone del suo contendente. Giunti a casa di Demone tra i tre si scatena un acceso dibattito che si conclude con il riconoscimento degli oggetti presenti nel bauletto da parte di Palestra, che Demone scopre essere sua figlia. Nonostante Gripo rivendichi il contenuto del baule, il padrone saggiamente non gli concede nulla e ordina a Tracalione di andare alla ricerca del giovane Plesidippo per concedergli in sposa la figlia. Il servo consegna il messaggio al padrone e insieme si recano da Demone.

Quinto Atto[modifica | modifica wikitesto]

Labrace, dopo essere stato condannato dal tribunale per avere estorto un bene, si reca al tempio di Venere in cerca di Ampelisca, dove sente Gripo parlare di un baule. Avvicinatosi al pescatore che pretende una ricompensa per il baule pari a un talento, costringe il lenone a un giuramento. Raggiunto l'accordo si recano da Demone che restituisce il baule al legittimo proprietario e Gripo rivendica la somma di denaro che gli spetta. Il lenone rinnega il patto ma Demone interviene in difesa del proprio servo, riuscendo ad ottenere il talento, grazie al quale, Ampelisca e Gripo ottengono la libertà. La commedia si conclude con una cena a casa di Demone.

Situazioni comiche[modifica | modifica wikitesto]

Nella commedia troviamo varie componenti che generano comicità. Innanzitutto il servus callidus, con i suoi atteggiamenti scaltri e sfacciati, molto spesso prevale sulla figura del padrone, ribaltando così gli usuali rapporti sociali[1]. Incontriamo poi espliciti riferimenti sessuali, tipico elemento di una comicità di basso livello[2]; giochi di parole come per esempio anafore[3]; battute ironiche riguardanti o l'aspetto fisico dei personaggi o i loro ruoli; risposte inappropriate e offensive.

Metateatro[modifica | modifica wikitesto]

Come in molte commedie plautine anche in Rudens ci si imbatte in elementi riguardanti il metateatro. Già nel prologo ne è presente un esempio, infatti Arturo asserisce di dover esporre l'argomento della commedia stessa[4]; nella settima scena del quarto atto il pescatore Gripo, estraniandosi dalla parte, rende esplicito il suo ruolo di attore nella commedia[5]. Infine Demone nell'ultima scena si rivolge direttamente agli spettatori[6] causando così la rottura della quarta parete.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Sceparnione: "Et impudicum et impudentem hominem addecet molestum ultro advenire ad alienam domum, cui debeatur nihil". .
  2. ^ Ampelisca: "Non ego sum pollucta pago. potin ut me abstineas manum?" Sceparnione: "Non licet saltem sic placide bellam belle tangere?" Ampelisca: "Otium ubi erit, tum tibi operam ludo et deliciae dabo; nunc quam ob rem huc sum missa, amabo, vel tu mi aias vel neges". Scepernione: "Quid nunc vis?" Ampelisca: "Sapienti ornatus quid velim indicium facit". Scepernione: "Meus quoque hic sapienti ornatus quid velim indicium facit".
  3. ^ Tracalione: "Licet". Demone: "Dicito daturum meam illi filiam uxorem". Tracalione: "Licet". Demone: "Et patrem eius me novisse et mi esse cognatum". Tracalione: "Licet". Demone: "Sed propera". Tracalione: "Licet". Demone: "Iam hic fac sit, cena ut curetur". Tracalione: "Licet". Demone: "Omnian licet?" Tracalione: "Licet. sed scin quid est quod te volo? quod promisisti ut memineris, hodie ut liber sim". Demone: "Licet". Tracalione: "Fac ut exores Plesidippum, ut me manu emittat". Demone: "Licet". Tracalione: "Et tua filiá facito oret: facile exorabit". Demone: "Licet". Tracalione: "Atque ut mi Ampelisca nubat, ubi ego sim liber". Demone: "Licet". Tracalione: "Atque ut gratum mi beneficium factis experiar". Demone: "Licet". Tracalione: "Omnian licet?" Demone: "Licet: tibi rursum refero gratiam. sed propera ire in urbem actutum et recipe te huc rursum". Tracalione: "Licet. iam hic ero. tu interibi adorna ceterum quod opust". Demone: "Licet".
  4. ^ Arturo: "Nunc, huc qua causa veni, argumentum eloquar".
  5. ^ Gripo: "Spectavi ego pridem comicos ad istúnc modum sapienter dicta dicere atque eis plaudier, cum illos sapientis mores monstrabant poplo: sed cum inde suam quisque ibant divorsi domum, nullus erat illo pacto ut illi iusserant".
  6. ^ Demone:" Sequimini intro. spectatores, vos quoque ad cenam vocem, ni daturus nil sim neque sit quicquam pollucti domi, nive adeo vocatos credam vos esse ad cenam foras. verum si voletis plausum fabulae huic clarum dare, comissatum omnes venitote ad me ad annos sedecim. vos hic hodie cenatote ambó". Labrace: "Fiat". Demone: "Plausum date".

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]