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Attacco aereo dell'aereoporto di Bagdad del 2020
Data3 gennaio 2020
LuogoBagdad, Iraq
EsitoVittoria tattica americana, uccisione di Soleimani
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
1 drone MQ-9 Reaper
Perdite
nessuna8 uomini
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L'attacco aereo dell'aereoporto di Bagdad del 2020 è stato un attacco aereo effettuato dagli Stati Uniti d'America contro un convoglio di auto transitanti vicino l' aereoporto di Bagdad. Nell'attacco sono rimasti uccisi il maggiore generale iraniano Qasem Soleimani (capo della Forza Quds) e uno dei leader delle forze di mobilitazione popolare irachene, Abu Mahdi al-Muhandis.

Antefatti[modifica | modifica wikitesto]

Nei mesi precedenti l'attacco aereo, le milizie sciite irachene (filo-iraniane, dall'uccisione di Osama bin Laden ancora più legate al paese vicino) avevano assunto un atteggiamento sempre più aggressivo contro la presenza americana, protestando contro le basi create per combattere contro l’Isis in Iraq. A Kirkuk una raffica di missili aveva ammazzato un contractor americano, con le forze statunitensi che risposero bombardando con dei droni una struttura di Kataeb Hezbollah, uccidendo 25 uomini.[1]

Il 30 dicembre 2019 migliaia di persone radunate da al-Muhandis assaltarono l'ambasciata americana di Bagdad, protestando contro il raid effettuato dagli americani; parte delle mura esterne e una delle torri di guardia furono incendiate mentre vennero issate sulle recinzioni bandiere di Kataeb Hezbollah. In seguito alla crescente tensione in Iraq, il Pentagono decise di inviare ulteriori 750 uomini in Medio Oriente.[2]

L'attacco aereo[modifica | modifica wikitesto]

Soleimani e Mohammed Ridha (responsabile delle public relation delle forze pro-Iran in Iraq) erano da poco atterrati all'aereoporto di Bagdad ed entrati in una delle auto del convoglio quando venne sferrato l'attacco: 4 missili lanciati dal drone MQ-9 centrarono due dei veicoli. L'esplosione fu così violenta che il riconoscimento del corpo di Soleimani fu possibile grazie all'anello che portava sempre al dito. Nel raid rimasero uccisi anche altri 7 uomini (tra cui al-Muhandis) mentre 12 soldati iracheni furono feriti. Secondo alcune fonti presero parte all'attacco anche un altro drone (l'MQ-1C Grey Eagle) e l'elicottero d'attacco AH-64 Apache.[3][4]

Reazioni[modifica | modifica wikitesto]

Il presidente americano Trump ha dapprima pubblicato sul suo account ufficiale di Twitter la sola bandiera degli Stati Uniti[5], per poi in seguito affermare come l'attacco fosse necessario poichè Soleimani aveva "ucciso o ferito migliaia di americani in un lungo periodo di tempo e stava pianificando di ucciderne molti altri"[6]. La speaker della Camera Nancy Pelosi ha invece giudicato il raid come "un atto provocatorio e sproporzionato che rischia di provocare una pericolosa ulteriore escalation di violenza", rimarcando come il Congresso americano non sia stato consultato prima di fare partire l'attacco.[7]

A Teheran migliaia di persone sono scese in piazza per per protestare contro il raid americano che ha ucciso Soleimani, intonando cori contro gli Stati Uniti[8]. Il presidente iraniano Hassan Rouhani ha minacciato "vendetta" in una dichiarazione pubblicata sul sito ufficiale del governo.[9]

In Italia il leader della Lega Matteo Salvini ha elogiato Trump "per aver eliminato uno degli uomini più pericolosi e spietati al mondo" mentre il segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti ha espresso "“grande preoccupazione per l’altissimo livello di tensione in Iraq dopo le violenze dei giorni scorsi contro l’ambasciata Usa e l’eliminazione di Soleimani".[10]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]