Utente:Angela Elektra/Sandbox

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Emigranti europei sbarcano a New York tra il 1892 e 1954

Con il termine migrazioni si intendono le immigrazioni e le emigrazioni presenti in paese.

L'immigrazione è il trasferimento permanente o temporaneo di singoli individui o di gruppi di persone in un paese o luogo diverso da quello di origine. Il fenomeno è l'opposto dell’emigrazione. Negli ultimi decenni i flussi sono aumentati rispetto agli anni ‘60 e ciò ha portato delle notevoli trasformazioni. Le cause sono molteplici. Il problema dell’immigrazione è un problema non sono per l’Italia ma anche per l’Europa. L’Europa sta cercando di affrontare la situazione ponendosi degli obiettivi come quelli di sviluppare una politica comune in materia di asilo, per garantire ai rifugiati un'adeguata protezione e fare in modo che i diritti di ogni cittadino vengano rispettati.

L’immigrazione un fenomeno sociale complesso e spesso di difficile gestione , sia riguardo le cause sia riguardo alle conseguenze.

Storia migrazioni Novecento[modifica | modifica wikitesto]

Nel Novecento i primi flussi migratori risalgono al 1960 ma si è analizzato [1] che negli ultimi decenni i flussi sono aumentati. L’Italia si colloca, insieme alla Spagna e dopo la Germania, ai primi posti quanto a incremento annuo di immigrati (3.433.000 cittadini stranieri immigrati).[2] Negli ultimi decenni l’Italia si è trasformata in paese di immigrazione da paese di emigranti che vedevano la loro meta soprattutto gli Stati Uniti e Sud America nell’Ottocento e durante la Prima Guerra Mondiale e i paesi del nord Europa (Germania, Francia, Svizzera, Inghilterra) nel secondo dopoguerra.

Dati statistici[modifica | modifica wikitesto]

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Grafico a torta riguardante l'immigrazione

Da dati statistici Eurostat [3] nel 2015 sono immigrate in uno degli Stati membri dell'UE-28 4,7 milioni di persone, mentre almeno 2,8 milioni di migranti hanno lasciato uno Stato membro dell'UE.

Di questi 4,7 milioni di immigrati nel 2015, 2,4 milioni sono cittadini di paesi terzi (cifra stimata), 1,4 milioni possiedono la cittadinanza di uno Stato membro dell'UE diverso da quello in cui sono immigrati.

La Germania ha registrato il numero totale più elevato di immigrati (1 543 800) nel 2015, seguita dal Regno Unito (631 500), dalla Francia (363 900), dalla Spagna (342 100) e dall'Italia (280 100). La Germania ha registrato il numero più elevato di emigrati (347 200) nel 2015, seguita dalla Spagna (343 900), dal Regno Unito (299 200), dalla Francia (298 000) e dalla Polonia (258 800). In totale, 17 Stati membri dell'UE hanno registrato più immigrati che emigrati nel 2015, mentre in Bulgaria, Irlanda, Grecia, Spagna, Croazia, Cipro, Polonia, Portogallo, Romania, Lettonia e Lituania il numero degli emigrati ha superato quello degli immigrati.[4] [5]

Cause[modifica | modifica wikitesto]

Le principali cause del fenomeno dell’immigrazione sono: economiche, soprattutto in paesi come il Marocco,l’Egitto,l’Albania, la Romania dove emigrare rappresenta l’unica via di uscita alla povertà e un’opportunità per migliorare le proprie condizioni di vita cercando un lavoro da svolgere all’interno del paese ospitante. Altre cause sono dovute alla situazione politica: dittature, persecuzioni, guerre e genocidi; religiosa, cioè l’impossibilità di praticare il proprio culto; per istruzione, e quindi garantire una frequentazione delle scuole, non mancano le cause di tipo criminale, per sfuggire alla giustizia del proprio paese.

Diritti[modifica | modifica wikitesto]

Il problema dell’immigrazione è di fatto un problema che riguarda anche l’Europa infatti le frontiere dell’Italia sono le frontiere dell’Europa: e chi tenta di sbarcare in Italia vuole in realtà raggiungere l’Europa. [6]


L’immigrazione non è solo un problema porta anche dei vantaggi ai paesi ospitanti e ne aiuta lo sviluppo economico e sociale, ad esempio con la crescita demografica, l’aumento della manodopera, e il contatto tra culture e religioni diverse.

I diritti umani, formalmente riconosciuti in tutti i paesi europei, nella pratica spesso non vengono rispettati. Anche se le leggi nazionali e le circostanze variano considerevolmente,in tutto il mondo, i migranti fanno fronte regolarmente a maltrattamenti da parte di attori statali o privati, alla negazione dei loro diritti sul lavoro, e a un accesso inadeguato all’alloggio, ai servizi sanitari e ad altri servizi sociali[7] oppure vengono ingiustamente accusati. La legislazione e la prassi nazionale spesso privano i migranti di un accesso effettivo ai ricorsi legali per rivendicare i propri diritti.

Quando le leggi nazionali concedono scarse tutele nelle procedure per richiedenti asilo o per coloro che contestano un ordine di espulsione, le tutele garantite dalla normativa internazionale dei diritti umani e dal diritto dei rifugiati possono venire compromesse in maniera grave.

Convenzione di Dublino[modifica | modifica wikitesto]

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Paesi coinvolti nella Convenzione di Dublino

In Europa, il 15 giugno 1990, con l'obiettivo di armonizzare le politiche in materia di asilo, per garantire ai rifugiati un'adeguata protezione,12 Stati membri della Comunità europea inclusa la Svizzera firmarono la Convenzione di Dublino. La Convenzione è stata poi sostituita dal Trattato di Dublino II, sottoscritto dagli Stati dell'Ue nel 2003, poi modificato nel 2013 e rinominato Dublino III.

Il regolamento impedisce ai cittadini extracomunitari che fuggono da Paesi di origine, perché in guerra o per motivi di natura politica o religiosa, di presentare una domanda di asilo in più di uno stato membro, e prevede che la domanda sia esaminata dallo stato dove il richiedente ha fatto ingresso nell’Unione - registrato in un database chiamato Eurodac. La norma regola i flussi migratori, impedendo l’eccessiva richiesta di protezione internazionale[8].Se il richiedente d’asilo fa richiesta contemporaneamente in più di un Paese membro il profugo viene dunque rimandato al Paese di arrivo. [9]

Non può fare domanda chi abbia commesso un crimine contro la pace, un crimine di guerra o contro l’umanità, un crimine grave di diritto comune e chi si sia reso colpevole di azioni contrarie ai fini e ai principi delle Nazioni Unite.

Negli ultimi anni i flussi migratori hanno raggiunto livelli inaspettati e non prevedibili negli anni 90. La legge europea prevede l'obbligo di registrarsi nel Paese di arrivo senza poter proseguire per un altro Paese membro ha finito per sovraffollare i centri di identificazione dei Paesi più facili da raggiungere via mare o via terra, come l'Italia e l'Ungheria, e per creare una situazione paradossale che vede da una parte profughi che vorrebbero raggiungere altri Paesi, come la Germania, il Regno Unito o la Svezia, ma non possono; dall'altra, Paesi che non riescono ad accogliere e gestire i migranti in arrivo ma sono costretti a trattenerli, registrarli e ospitarli. [9]

Diritto di asilo[modifica | modifica wikitesto]

Il diritto di asilo è un Istituto che consiste nella protezione accordata da uno Stato a individui che intendono sottrarsi nello Stato di origine a persecuzioni fondate su ragioni di razza, religione, nazionalità, di appartenenza a un particolare gruppo sociale o di opinioni politiche. Il diritto d’asilo non va confuso con lo status di rifugiato, disciplinato dalla Convenzione del 1951 (Rifugiati. Diritto Internazionale). I richiedenti asilo sono persone che presentano una richiesta formale d’asilo in un altro paese perché temono per la propria vita nel proprio paese d’origine.

I rifugiati sono persone con una fondata paura di essere perseguitati per motivi di etnia, religione, nazionalità, orientamento politico o appartenenza a un determinato gruppo sociale e che sono stati accettati e riconosciuti come tali nel paese ospitante. A livello internazionale, l’asilo non si configura come un diritto soggettivo individuale , ma come un potere discrezionale dello Stato, cui spetta decidere, nell’ambito dell’esercizio della propria sovranità, se concederlo.[10]

Obiettivi dell’UE[modifica | modifica wikitesto]

Gli obiettivi dell’UE sono quelli di sviluppare una politica comune in materia di asilo, protezione sussidiaria e protezione temporanea, volta a offrire uno status appropriato a qualsiasi cittadino di un paese terzo che necessiti di protezione internazionale e a garantire il rispetto del principio di non respingimento. Tale politica deve essere conforme alla Convenzione di Ginevra del 1951 e al relativo protocollo del 1967. Né il trattato né la Carta forniscono alcuna definizione dei termini «asilo» e «rifugiato». Entrambi i termini fanno esplicitamente riferimento alla Convenzione di Ginevra del 28 luglio 1951 e al relativo protocollo del 31 gennaio 1967. [11]



L’emigrazione italiana[modifica | modifica wikitesto]

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Italiani in arrivo a Londra

Tra il 1860 e il 1885 sono state registrate più di 10 milioni di partenze dall'Italia[1]. Nell'arco di poco più di un secolo un numero quasi equivalente all'ammontare della popolazione che vi era al momento della proclamazione del Regno d'Italia (23 milioni nel primo censimento italiano) si trasferì in quasi tutti gli Stati dell’ Occidente e in parte del Nordafrica.

Si trattò di un esodo che toccò tutte le regioni italiane. Tra il 1876 e il 1900 interessò prevalentemente le regioni settentrionali, con tre regioni che fornirono da sole più del 47% dell'intero contingente migratorio: il Veneto (17,9%), il Friuli-Venezia Giulia (16,1%) ed il Piemonte (13,5%)[2]. Nei due decenni successivi il primato migratorio passò alle regioni meridionali, con quasi tre milioni di persone emigrate soltanto da Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, e quasi nove milioni da tutta Italia.

Si può distinguere l'emigrazione italiana in due grandi periodi: quello della grande emigrazione tra la fine del XIX secolo e gli anni trenta del XX secolo (dove fu preponderante l'emigrazione americana) e quello dell'emigrazione europea, che ha avuto inizio a partire dagli anni cinquanta.[12] [13]

La dimensione del fenomeno migratorio italiano è importantissima; nessun altro paese europeo ha avuto un flusso costante di emigranti per un periodo così lungo. Tutte le regioni italiane, nessuna esclusa, hanno contribuito alla grande massa di italiani nel mondo. L'emigrazione italiana oltre ad essere stata una via di fuga da condizioni socioeconomiche difficili ha anche rappresentato una opportunità per lo sviluppo dell'economia marittima nella costa ligure dell'Ottocento, un escamotage di fronte alle crescenti pressioni sociali nei primi del Novecento, una facile soluzione alla questione meridionale e un'importante fonte di sostentamento attraverso le rimesse degli emigranti per più di un secolo. [14]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ name=”trec.immigrazione”> trec.immigrazione, su treccani.it. URL consultato l'11 dicembre 2017.
  2. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore ”trec.immigrazione"
  3. ^ name=”eurostat.im”> eurostat migration and population, su ec.europa.eu. URL consultato l'11 dicembre 2017.
  4. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore ”eurostat.im”
  5. ^ Fabio Perocco, Pietro Basso, Immigrazione e trasformazione della società, Milano, Angeli, 2004.
  6. ^ Stefano Allievi, La sfida dell’immigrazione, Bologna, Emi, 1991.
  7. ^ L’immigrazione e la normativa internazionale dei diritti umani (PDF), su cestim.it. URL consultato il 7 dicembre 2017.
  8. ^ Convenzione di Dublino, su camera.it. URL consultato il 7 dicembre 2017.
  9. ^ a b Agnese Ananasso, Rifugiati, cosa prevede il Trattato di Dublino. E perchè è contestato, in Repubblica, 10/09/2015. URL consultato il 7 dicembre 2017.
  10. ^ diritto di asilo, su treccani.it. URL consultato il 07 dicembre2017.
  11. ^ Politica di asilo, su europarl.europa.eu. URL consultato l'11 dicembre 2017.
  12. ^ Michele Colucci, Lavoro in movimento. L’emigrazione italiana in Europa nel 1945-1957, Roma, Donzelli, 2008.
  13. ^ Bonifazi Corrado, L’immigrazione straniera in Italia, Bologna, Il Mulino, 2007.
  14. ^ Ercole Sori, L'emigrazione italiana dall'Unità alla seconda guerra mondiale, Bologna, Il Mulino, 1979.