Tomomi Inada

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Tomomi Inada
Tomomi Inada nel 2017

Ministra della Difesa del Giappone
Durata mandato3 agosto 2016 –
28 luglio 2017
Capo del governoShinzō Abe
PredecessoreGen Nakatani
SuccessoreFumio Kishida

Ministra per la Riforma Amministrativa e per la Riforma della Regolamentazione[1]
Durata mandato26 dicembre 2012 –
3 settembre 2014
Capo del governoShinzō Abe
PredecessoreKatsuya Okada[2]
SuccessoreHaruko Arimura

Rappresentante del Giappone
In carica
Inizio mandato12 settembre 2005
PredecessoreIsao Matsumiya
Circoscrizione1° di Fukui

Dati generali
Partito politicoPartito Liberal Democratico
UniversitàUniversità di Waseda
Professioneavvocata

Tomomi Inada (稲田 朋美?, Inada Tomomi; Echizen, 20 febbraio 1959) è una politica e avvocata giapponese, membro del Partito Liberal Democratico.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nata a Echizen il 20 febbraio 1959, studia e si laurea in giurisprudenza all'Università di Waseda. Successivamente esercita il lavoro di avvocata, entrando prima nell'ordine degli avvocati di Osaka e poi, nel 2008, in quello di Fukui[3].

Carriera politica[modifica | modifica wikitesto]

Entra in politica nel 2005, candidandosi alla Camera dei rappresentanti alle elezioni parlamentari dello stesso anno. Viene eletta, entrando così all'interno della Dieta. Qui, nel 2008, diviene membro della commissione affari generali. Quattro anni dopo risulta nuovamente la candidata favorita, così come nel 2012.

Sempre nel 2012 viene nominata ministra per la riforma amministrativa e della regolamentazione dal primo ministro Shinzō Abe. Come ministra era anche incaricata dell'attuazione della strategia "Cool Japan" e dell'iniziativa "Challenge Again"[4]. Rimane in carica fino al settembre 2014.

Alle successive elezioni parlamentari è riconfermata rappresentante. Successivamente diventa presidente del consiglio di ricerca del Partito Liberal Democratico.

Nell'agosto 2016 viene nominata ministra della difesa dal primo ministro Abe[5][6]. Diviene quindi la seconda persona a ricoprire quest'incarico senza aver ricevuto precedentemente il servizio militare, dopo Akinori Eto, e la seconda donna nella storia del Giappone dopo Yuriko Koike[7].

Si dimette nel luglio 2017, a quasi un anno dall'insediamento, a causa di uno scandalo che ha colpito il dicastero della difesa[8][9]. Nello stesso anno è rieletta al parlamento, come anche nel 2021. In occasione di queste ultime elezioni annuncia pubblicamente la sua intenzione di candidarsi come prima ministra, cosa che alla fine non è successa[10].

Posizioni politiche[modifica | modifica wikitesto]

Affiliata al gruppo di pressione Nippon Kaigi[11], Tomomi Inada ha negato pubblicamente il massacro di Nanchino[12][13]. Dopo le dichiarazioni negazioniste del sindaco di Nagoya, Takashi Kawamura, Inada ha affermato di essere d'accordo con lui. Ha accusato il sindacato Unione degli insegnanti giapponesi (Nihon Kyōshokuin Kumiai) di essere solidale con la Cina, opponendosi all'insegnamento del massacro nelle scuole del Paese.

Inada ha negato il coinvolgimento dell'esercito giapponese nel caso delle donne di conforto[14]. Per questo, la Corea del Sud ha vietato a lei ed altri parlamentari giapponesi di entrare nel Paese. Inoltre, è vicina al gruppo razzista e anti-coreano Zaitokukai[15].

Per quanto riguarda la comunità LGBT giapponese, inizialmente è contraria al riconoscimento di alcuni diritti da parte dello Stato. Successivamente la sua posizione sarebbe cambiata dopo aver incontrato alcune personalità LGBT conservatrici statunitensi, andando contro molti politici appartenenti al medesimo partito[16].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Ministra incaricata della strategia "Cool Japan" e dell'iniziativa "Challenge Again".
  2. ^ Ministro per la riforma amministrativa.
  3. ^ Tomomi Inada, l'angelo nero di Shinzo Abe, su la Repubblica, 15 febbraio 2016. URL consultato il 28 ottobre 2023.
  4. ^ (EN) INADA Tomomi | Liberal Democratic Party of Japan, su Lib Dems. URL consultato il 28 ottobre 2023.
  5. ^ (EN) Abe Protégé With Nationalist Views Is Japan’s New Defense Minister, in The Wall Street Journal, 3 agosto 2016. URL consultato il 28 ottobre 2023.
  6. ^ (FR) Faucon nationaliste et négationniste, Tomomi Inada prend la Défense du Japon, su Libération, 3 agosto 2017. URL consultato il 28 ottobre 2023.
  7. ^ Giappone: rimpasto di governo, la nazionalista Tomomi Inada ministra della Difesa, su Euronews, 3 agosto 2016. URL consultato il 28 ottobre 2023.
  8. ^ (EN) Japanese defence minister to resign over South Sudan cover-up claims, in The Guardian, 27 luglio 2017. URL consultato il 28 ottobre 2023.
  9. ^ Giappone, si dimette ministra Difesa, su ANSA, 28 luglio 2017. URL consultato il 28 ottobre 2023.
  10. ^ (EN) Meet the woman hoping to succeed Japanese Prime Minister Shinzo Abe, su CNBC, 2 aprile 2019. URL consultato il 28 ottobre 2023.
  11. ^ (EN) Pro-Yasukuni parliamentary groups backing up Abe Cabinet, su Japan Press Weekly, 27 maggio 2007. URL consultato il 28 ottobre 2023.
  12. ^ (EN) Japan's defense minister ducks questions on war aggression, Nanjing massacre, in Reuters, 4 agosto 2016. URL consultato il 28 ottobre 2023.
  13. ^ (EN) China slams Japan minister for ducking Nanjing massacre questions, su Arab News, 6 agosto 2016. URL consultato il 28 ottobre 2023.
  14. ^ (JA) 「慰安婦」「強制労働」政府に国際広報の強化要請へ 自民特命委の提言, su Sankei News, 18 luglio 2015. URL consultato il 28 ottobre 2023.
  15. ^ (EN) Supreme Court dismisses LDP's Inada's defamation suit against the Mainichi, in Mainichi Shinbun, 2 giugno 2017. URL consultato il 28 ottobre 2023.
  16. ^ (JA) 自民・稲田朋美氏「党内の反発は予想外」 LGBT法案提出できず「反省」:東京新聞, su Tokyo Shimbun, 19 giugno 2021. URL consultato il 28 ottobre 2023.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN6850505 · ISNI (EN0000 0000 5049 3879 · LCCN (ENn2007084872 · NDL (ENJA01086635 · WorldCat Identities (ENlccn-n2007084872