Virtù (angeli)

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Le Virtù nei mosaici del battistero di Firenze

Le Virtù o Fortezze (in greco Dynameis), secondo l'angelologia cristiana basata sulla classificazione di Dionigi l'Areopagita, sono il quinto ordine degli angeli, appartenente alla seconda gerarchia della tradizione classica, quella mediana dei «Governatori Celesti», che comprende al di sopra di loro anche la categoria delle Dominazioni e al di sotto quella delle Potestà.[1]

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

«Il nome delle sante Virtù significa coraggio saldo e intrepidità in tutte le attività, un coraggio che mai si stanca di accogliere le illuminazioni donate dal Principio divino.»

Le Virtù, secondo la tradizione recuperata da Dante Alighieri, risiedono nella sfera orbitante di Marte. La loro caratteristica principale è il coraggio, la forza di affrontare gli ostacoli e le difficoltà;[3] sono associati generalmente al colore blu dello zaffiro.[4]

Paolo di Tarso menziona le Virtù nella Lettera agli Efesini (1,21).[5] Papa Gregorio Magno, che fece conoscere nell'Occidente latino i cori angelici, pospose rispetto a Dionigi le Virtù al settimo posto della gerarchia angelica: una collocazione ripresa nel Convivio (II, 5) da Dante, che tuttavia ripristinò lo schema originario di Dionigi nella Divina Commedia (Par. III, vv. 73-75, 79-81) con le Virtù nella quinta posizione, la stessa adottata peraltro da Tommaso d'Aquino.[3] Si tratta, per Dante, di angeli forti e combattenti che presiedono ai grandi cambiamenti della storia.

Spiriti del movimento[modifica | modifica wikitesto]

Nella prospettiva esoterica dell'antroposofia di Rudolf Steiner, le Virtù sono chiamate anche «spiriti del movimento», in quanto si deve a loro tutto ciò che nel creato muta e si evolve, come ad esempio la trasformazione del seme in una pianta.[6] Da questi angeli discende la formazione della coscienza di gruppo che accomuna le specie animali, mentre nei riguardi dell'umanità essi esercitano svariati influssi planetari sulla civiltà terrestre di portata ancora più vasta di quelli delle Potestà.[7]

In antiche epoche cosmiche, ad una parte delle Virtù fu dato, secondo Steiner, l'ordine di frapporre ostacoli all'evoluzione dell'umanità anziché favorirla, al fine di stimolare in quest'ultima lo sviluppo della coscienza e della libertà:[8] una decisione che avrebbe portato alla possibilità del male, ma anche alla capacità umana di sapersi innalzare con le proprie forze al di sopra di esso.[9]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dionigi, De coelesti hierarchia, trad. it. Gerarchie celesti, Tilopa editore, Teramo 1981.
  2. ^ Traduzione di Gabriele Burrini, Gerarchie celesti, Tilopa, Teramo 1981.
  3. ^ a b Jolanda Pietrobelli, Farfalle celesti, pag. 34 e 80.
  4. ^ Giuliano Pisani, I volti segreti di Giotto: le rivelazioni della Cappella degli Scrovegni, § 14, Rizzoli, 2008.
  5. ^ Le gerarchie angeliche.
  6. ^ Entità spirituali nei corpi celesti e nei regni della natura Archiviato il 9 marzo 2016 in Internet Archive..
  7. ^ R. Steiner, Vivere con gli angeli Archiviato il 9 marzo 2016 in Internet Archive., Archiati edizioni, conferenze dell'aprile 1912.
  8. ^ R. Steiner, Le Gerarchie Spirituali Archiviato il 20 ottobre 2016 in Internet Archive., pp. 19-21.
  9. ^ Angeli e antroposofia Archiviato il 4 giugno 2016 in Internet Archive..

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