Grande incendio di Londra: differenze tra le versioni

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Grande incendio di Londra
Londra da Bankside, Southwark, durante il Grande incendio (da una stampa del periodo di Visscher)
TipoIncendio
Data2 settembre - 5 settembre 1666
LuogoLondra
StatoBandiera dell'Inghilterra Inghilterra
Coordinate51°30′56.52″N 0°05′31.56″W / 51.5157°N 0.0921°W51.5157; -0.0921
Responsabiliforno di Thomas Farrinor
Motivazioneaccidentale
Conseguenze
Mortisconosciuti
Dannidistruzione dell'80% della City di Londra, distrutte più di 13.000 case e 87 chiese
Il centro di Londra nel 1666; in rosa la parte della città andata distrutta nell'incendio

Il Grande incendio di Londra fu un incendio che si propagò nella City di Londra dal 2 al 5 settembre 1666 (12-15 settembre in calendario gregoriano), distruggendola in gran parte. Prima di questo, l'incendio del 1212, che distrusse una grossa parte della città, era conosciuto con lo stesso nome. Successivamente il raid incendiario condotto sulla città dalla Luftwaffe, il 29 dicembre 1940, divenne noto come il Secondo grande incendio di Londra.

L'incendio del 1666 fu una delle più grandi calamità nella storia di Londra. Distrusse 13.200 abitazioni, 87 chiese parrocchiali, 6 cappelle, 44 Company Hall, la Royal Exchange, la dogana, la Cattedrale di Saint Paul, la Guildhall, il Bridewell Palace e altre prigioni cittadine, la Session House, quattro ponti sul Tamigi e sul Fleet, e tre porte della città. Il numero di vite perse nell'incendio non è conosciuto, anche se tradizionalmente viene ritenuto abbastanza ridotto.

Eventi

Lieve Pietersz Verschuier (1666):
il grande incendio di Londra
Anonimo (1666)

L'incendio scoppiò di domenica mattina, il 2 settembre 1666. Iniziò in Pudding Lane, nella casa di Thomas Farrinor (scritto anche Farriner, Fraynor, Farryner, o Farynor), un fornaio del re Carlo II. È probabile che l'incendio abbia avuto inizio perché Farrinor dimenticò di spegnere il forno prima di ritirarsi per la sera e che poco dopo la mezzanotte alcuni tizzoni ardenti abbiano dato fuoco a della legna posta nelle vicinanze. Farrinor riuscì a scappare dall'edificio in fiamme insieme alla famiglia, uscendo da una finestra del piano superiore. La domestica del fornaio non riuscì a fuggire e fu la prima vittima che morì tra le fiamme.

Nel giro di un'ora dall'inizio dell'incendio, il sindaco di Londra, Sir Thomas Bloodworth, venne svegliato dalla notizia. Non ne fu comunque impressionato, dichiarando che: «una donna potrebbe estinguerlo con una pisciata».

Molti degli edifici di Londra all'epoca erano costruiti con materiali combustibili, ma ben resistenti al fuoco, come il legno strutturale, a cui però venivano accostati altri materiali altamente combustibili, come la paglia. Le scintille che partivano dal negozio del fornaio ricaddero sulle costruzioni adiacenti. Spinto da un fortissimo vento, una volta innescato, l'incendio cominciò a diffondersi. Ma la diffusione del fuoco fu aiutata fondamentalmente dal fatto che gli edifici erano costruiti troppo vicini l'uno all'altro, con solo stretti vicoli tra loro. L'esperienza del grande incendio di Roma non aveva insegnato nulla ai londinesi, da un punto di vista urbanistico.

Secondo una fonte contemporanea:[senza fonte]

«Poi, la città tremò fortemente, e gli abitanti tremarono altamente, e scapparono via con grande stupore dalle loro case, per paura che le fiamme li potessero divorare: rattle, rattle, rattle, fu il rumore del fuoco che colpì l'orecchio tutto intorno, come se ci fossero stati mille carri di ferro a battere sulle pietre. Sarebbe stato possibile vedere le case cadere, cadere, cadere, da un lato all'altro della strada, con enorme rumore, lasciando le fondamenta aperte alla vista del cielo.»

Nel 1666 Londra andava appena riprendendosi dalla peggiore pestilenza della sua storia (dopo quella del 1349-1350). Anche questo influì in maniera negativa sul propagarsi dell'incendio. Molte case erano sfitte, o perché i suoi abitanti erano morti o perché si erano trasferiti altrove per cercare riparo dall'epidemia. È facile capire che pochi erano gli abitanti che si preoccuparono immediatamente di spegnere le fiamme in quelle case vuote e sfitte. In secondo luogo la peste, riducendo il numero degli abitanti, aveva ridotto anche quello delle persone in grado di combattere contro le fiamme, diminuendo il numero di volontari che, dai quartieri non coinvolti nell'incendio, puntavano ai quartieri in fiamme.

La procedura standard all'epoca per fermare la diffusione del fuoco era sempre stata quella di distruggere le case sulla strada delle fiamme, creando così delle "fasce tagliafuoco", con l'intento di privare l'incendio di combustibile. Il progresso del fuoco forse avrebbe potuto essere frenato, ma ciò non fu possibile per la condotta del Lord Mayor, titubante nel dare gli ordini di buttare giù alcune case, preoccupato dai costi di ricostruzione. Il sindaco fece la scelta sbagliata, di affidare il compito di spegnere le fiamme a squadre di emergenza al soldo di alcuni uomini benestanti di Londra. Questi possedevano molte proprietà nella città ed erano disposti a chiudere un occhio per far divampare le fiamme verso i magazzini e le proprietà di altri nobili loro concorrenti. Le squadre furono inviate a demolire le case, ma spesso le macerie erano troppe per essere sgomberate prima dell'arrivo del fuoco ed anzi per lo più facilitarono la sua diffusione. Il fuoco divampò incontrollato per altri tre giorni, fino a quando si fermò vicino alla Chiesa del Tempio (Temple Church). Poi, improvvisamente balzò nuovamente alla vita, proseguendo verso Westminster. Il duca di York (poi re Giacomo II), ebbe la presenza di spirito di ordinare la demolizione della Biblioteca (Paper House) per bloccare le fiamme... il fuoco, infine, si spense.

L'unico effetto positivo del Grande Incendio di Londra fu che la peste diminuì notevolmente, a causa della morte in massa dei ratti portatori dell'infezione.

Distruzione

Thomas Wyck:
le rovine di St. Paul

Circa 430 ettari, ben l'80% della City, andarono distrutti: 13.200 case e 87 chiese, tra cui l'amata Cattedrale di San Paolo. Mentre solo 9–16 persone vennero riportate come morte nell'incendio, lo scrittore Neil Hanson (The Dreadful Judgement) crede che il vero numero sia nell'ordine delle centinaia o delle migliaia. Hanson ritiene che gran parte delle vittime furono persone povere, i cui corpi vennero cremati dal calore intenso dell'incendio, e quindi i loro resti non vennero mai ritrovati. Questa ipotesi resta comunque controversa.

Si ritiene che la furia distruttrice di questo incendio non sia mai stata superata al mondo da un incendio accidentale. All'interno delle mura esso consumò quasi cinque sesti dell'intera città e fuori dal perimetro delle mura colpì uno spazio esteso quasi quanto la sesta parte, che non fu toccata dal fuoco all'interno. Praticamente nessun edificio che venne a contatto col fuoco rimase in piedi. Edifici pubblici, chiese e abitazioni vennero accomunate da un unico destino.

Nel resoconto sommario di questa grande devastazione, dato in una delle iscrizioni sul monumento, e che venne estratto dai rapporti dei periti nominati dopo l'incendio, si dichiara che:

«Le rovine della città sono di 436 acri (1,8 km²), 333 acri (1,3 km²) entro le mura, e 63 acri (255.000 m²) nelle libertà della città; che, di ventisei circoscrizioni, ne distrusse completamente quindici, e ne lasciò altre otto in frantumi e semi bruciate; e che consumò 400 strade, 13.200 abitazioni, 89 chiese [oltre le cappelle]; 4 delle porte della città, la Guildhall, molte strutture pubbliche, ospedali, scuole, biblioteche, e un vasto numero di edifici dello Stato.»

Il valore delle immense proprietà distrutte in questo brutto periodo non può essere stimato in meno di dieci milioni di sterline.[senza fonte] Da tutta la confusione e dai maggiori pericoli che derivarono dall'incendio, sembra che non più di sei persone persero la loro vita. Per quanto distruttive fossero state le conseguenze immediate dell'incendio, dei suoi effetti remoti beneficiarono le generazioni successive. Esso debellò completamente la Grande peste di Londra, che solo l'anno prima si era presa 68.590 vite. Gran parte delle strutture pubbliche, la regolarità e bellezza delle strade e la grande salubrità ed estrema pulizia di gran parte della città di Londra, sono dovute a questo evento.

«Il cielo sia lodato, la vecchia Londra fu bruciata. Buon lettore, guarda le antiche stampe, per poter vedere ciò che è stato; osserva quei tuguri sconvolti; immagina le camere che ospitavano, e chiediti perché la peste, la lebbra, e il sudore inglese imperversavano. Guarda ora le stampe che illustrano le nostre odierne abitazioni e sii lieto. La miseria del 1665 deve aver operato sulle menti dei legislatori e dei cittadini, quando ricostruirono e rientrarono nelle loro case. I primi approvarono molte clausole salutari per la preservazione del benessere, e altro avrebbero fatto, se il pubblico non avesse respinto ciò che era per il loro beneficio; quelli che preferirono abitazioni alte e strade strette e buie le ebbero. Si deve lamentare solo che siamo costretti a soffrire per le loro follie. Questi errori vengono ora spesso rimossi parzialmente per gli sforzi della Corporazione di Londra; ma una riforma completa è impossibile. È per le abitazioni migliori fatte di mattoni, le perline o le tappezzerie, i soffitti alti, i pavimenti più ampi, le grandi finestre, e la pulizia, che siamo indebitati per la generale conservazione del benessere dal 1666. Da quell'anno favorevole l'esistenza stessa dei nativi di Londra è migliorata; i loro corpi si muovono in un grande spazio di aria pura; e, trovando attorno a loro ogni cosa pulita e nuova, si sono determinati a mantenerle così. Vennero suggeriti lussi e migliorie del mobilio in precedenza sconosciuti; e un uomo di moderata fortuna vide la sua casa competere con i vecchi palazzi dei suoi governanti, se non superarli. Quando percorreva le strade, sentiva la geniale brezza dell'ovest investirlo, ricca dei profumi del paese, invece del lezzo descritto da Erasmo; e guardando in alto, godeva del bel blu dell'aria, variegato da soffici nuvole, invece dei raggi neri e del gesso, oscurati da vapore e fumo.»

Le strade di Londra devono essere state pericolosamente buie durante le notti invernali, prima che venisse incendiata; lanterne con candele erano sparse con moderazione, né la luce era meglio distribuita, anche nelle strade nuove, prima del XVIII secolo. Le lampade globulari vennero introdotte da Michael Cole, che ottenne un brevetto nel luglio 1708.

Concludiamo l'illustrazione di questo giorno con una opinione singolare dell'autore appena citato. Parlando dell'incendio di Londra disse:

«Questo argomento può essere ritenuto a me familiare, e forse ho avuto un metro di giudizio fuori dal comune; dichiaro quindi mia piena e decisa opinione, che Londra venne bruciata dal governo, per debellare la peste, che si annidava in ogni fenditura delle odiose vecchie case che la componevano.»

Conseguenze

L'incendio ebbe un forte impatto sulla società inglese: vedi Carlo II d'Inghilterra, Christopher Wren, Robert Hooke, Samuel Pepys.

C'erano state molte profezie di un disastro che avrebbe colpito Londra nel 1666, poiché nei numeri arabi comprendeva il Numero della Bestia e in numeri romani era una lista in ordine declinante (MDCLXVI). Walter Gostelo scrisse nel 1658 «Se il fuoco non fa ceneri della città, e delle tue ossa anche, ritienimi un bugiardo per sempre! ... il decreto è emesso, pentiti, o brucia, come Sodoma e Gomorra!» Sembrò a molti, che uscivano da una guerra civile e dalla peste, il terzo cavaliere dell'apocalisse.

Dopo l'incendio, iniziò a circolare una voce per cui questo faceva parte di un complotto cattolico. Un orologiaio francese squilibrato, di nome Robert "Lucky" Hubert, confessò di essere un agente del papa e di aver appiccato il fuoco a Westminster. In seguito cambiò la sua storia dicendo di averlo appiccato nel forno di Pudding Lane. Venne condannato, nonostante le prove evidenti che lo scagionavano, e venne impiccato a Tyburn il 28 settembre.

Due commissioni, entrambe di tre membri, furono incaricate di ricostruire la città dopo l'incendio: una, nominata dal Re, comprendeva Christopher Wren, l'altra, nominata dalle autorità cittadine, includeva Robert Hooke. Wren e Hooke ebbero la parte principale nell'opera di ricostruzione sia per il loro ruolo pubblico che come architetti privati. Il progetto originale prevedeva di ricostruire Londra in mattoni e pietra, con pianta a griglia e con viali e piazze in stile "nord-continentale". Ma poiché le fondazioni di molti edifici erano sopravvissute, le dispute legali sulla proprietà del terreno posero fine all'idea della griglia. A partire dal 1667 il Parlamento raccolse fondi per la ricostruzione tassando il carbone e la città venne riedificata sul piano stradale esistente, ma in mattoni e pietra e con un migliore sistema fognario e viario. Questa è la ragione principale per cui Londra oggi è una città moderna che mantiene un disegno medioevale delle strade. Christopher Wren e Robert Hooke ricostruirono anche la Cattedrale di San Paolo 11 anni dopo l'incendio.

Vennero apprese lezioni sulla prevenzione degli incendi, e quando l'attuale Globe Theatre venne inaugurato nel 1997, fu il primo edificio di Londra con un tetto in paglia dall'epoca dell'incendio.

Impatto culturale

Visita al Monumento in un'illustrazione del 1891

Il Monumento al grande incendio di Londra, noto semplicemente come The Monument, venne progettato da Wren e Robert Hooke. È posto vicino al luogo dove iniziò l'incendio, vicino all'estremità nord del London Bridge. L'angolo tra Giltspur Street e Cock Lane, dove finì l'incendio, è noto come Pye Corner, ed è segnato da una piccola statua dorata nota come Fat Boy (Ragazzo grasso) o Ragazzo dorato di Pye Corner, probabilmente un riferimento ad una teoria esposta da un predicatore anticonformista che disse:[senza fonte]

«La calamità non fu dovuta al peccato di blasfemia, perché in quel caso avrebbe avuto inizio a Billingsgate, né per oscenità perché allora Drury Lane sarebbe stata la prima a prender fuoco, né per menzogna perché allora le fiamme avrebbero raggiunto la City da Westminster Hall. No, fu causata dal peccato di gola perché iniziò a Pudding Lane e finì a Pye Corner.»

John Dryden commemorò l'incendio nel suo poema del 1667, Annus Mirabilis. Dryden, nel suo poema, lavorò per reagire alla paranoia circa le cause dell'incendio e propose che il fuoco fosse stato parte di un anno di miracoli, piuttosto che di uno di disastri. Il fatto che Carlo stesse già progettando di ricostruire una città gloriosa sopra le ceneri e il fatto che vennero riportate così poche vittime, per Dryden, era segno del favore divino, piuttosto che della maledizione.

Dal Diario di Samuel Pepys:

«Più tardi Jane arriva e mi dice di aver udito che oltre 300 case sono andate in fiamme questa notte per l'incendio che abbiamo visto, e che sta divampando lungo tutta Fish Street, vicino al London Bridge. Così mi sono preparato alla svelta e ho camminato fino alla torre; e lì sono salito fino ad uno dei piani alti, e lì ho visto le case alla fine del ponte tutte in fiamme, e un incendio infinito su questo e l'altro lato del ponte!»

Nella serie animata per bambini Sam il pompiere il protagonista esclama «Per il grande incendio di Londra» ogni volta che si trova a dover affrontare una situazione d'emergenza.

Voci correlate

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