Il barone rampante: differenze tra le versioni

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Versione delle 14:24, 13 dic 2016

Il barone rampante
Italo Calvino
AutoreItalo Calvino
1ª ed. originale1957
Genereromanzo
Sottogenerestorico, fantastico
Lingua originaleitaliano
AmbientazioneOmbrosa
ProtagonistiCosimo Piovasco di Rondò
Altri personaggiSofosnisba Viola, Violante d'Ondariva, Abate Fauchelafleur, Cavalier Avvocato Enea Silvio Carrega, Barone Arminio Piovasco, Biagio Piovasco, Battista Piovasco
SerieI nostri antenati
Preceduto daIl visconte dimezzato
Seguito daIl cavaliere inesistente

Il barone rampante è un romanzo di Italo Calvino scritto nel 1957, secondo capitolo della trilogia araldica I nostri antenati, insieme a Il visconte dimezzato (1952) e Il cavaliere inesistente (1959).

Una sera del 1950, all'osteria Menghi in via Flaminia 57, Salvatore Scarpitta racconta a Italo Calvino la sua avventura di dodicenne sull'albero di pepe. Sette anni dopo, esce Il barone rampante.[1]

Trama

Ambientato in un paesino immaginario della riviera ligure, Ombrosa, rappresenta come tema centrale la visione dell'autore, poco incline a giudizi e opinioni ottusi e assoluti. Il comportamento stesso del protagonista si rifà a un'idea di rifiuto delle regole preconcette e di accettazione delle diversità.

Il romanzo è narrato da Biagio, fratello minore del protagonista, ed è la storia di un giovane barone, Cosimo Piovasco di Rondò, primogenito di una famiglia nobile “momentaneamente” decaduta. Il fatto principale è rappresentato da un futile litigio avvenuto il 15 giugno 1767 nella tenuta di Ombrosa, tra Cosimo adolescente e suo padre, dopo il quale Cosimo salirà sugli alberi del giardino di casa per non scenderne mai più.

Dopo il litigio, la vita di Cosimo si svolgerà sempre sugli alberi, prima nel giardino di famiglia e dopo nei boschi del circondario. La vita di Cosimo sarà piena di eventi, a partire dai ladri di frutta fino alle giornate trascorse a caccia o immerso nella lettura. Nella vita del barone non mancheranno dei fatti amorosi, infatti durante i viaggi Cosimo conoscerà ad Olivabassa, un paesino, degli spagnoli, e si innamorerà di Ursula, che però ritornerà in Spagna mettendo fine alla loro storia.

La fama di Cosimo si diffonde con rapidità. All'inizio diviene famoso come fenomeno da baraccone e la sua famiglia quasi se ne vergogna, in seguito scrive anche un Progetto di Costituzione di uno Stato fondato sugli alberi.

Il ritorno di Viola, suo primo amore, fa scattare un sentimento reciproco, sempre esistito, che si concluderà tristemente per una serie di equivoci e cose non dette. Quello tra i due è un amore forte, anche se la relazione è piena di litigi furibondi, da fughe e da ritorni. Nonostante poi la relazione termini. Cosimo, ormai malato, viene aiutato dall'intera comunità di Ombrosa, ma agli inviti e preghiere di scendere dagli alberi non fanno effetto e si rifiuta sempre in maniera categorica. Un giorno sorprendendo tutti si arrampica sulla cima di un albero altissimo e, approfittando di una mongolfiera di passaggio, vi si aggrappa. Così, senza tradire il suo intento di non rimettere più piede sulla terra, scompare nel cielo, senza che nessuno lo veda morire.

Personaggi

Cosimo Piovasco di Rondò
Il protagonista della storia, la cui reazione è esagerata, è un ragazzino di dodici anni figlio di una famiglia nobile; nel corso del racconto diventerà barone in seguito alla morte del padre. È forte e rapido nello spostarsi da un albero all'altro, veste indumenti fatti da lui a seconda della necessità e la sua casa è una capanna (ovviamente su di un albero) che perfeziona giorno dopo giorno per renderla più confortevole. È testardo e irremovibile nelle sue decisioni e ha il coraggio di ribellarsi inizialmente ai suoi genitori e in seguito al mondo intero. Le sue virtù più forti sono la costanza, che ha sin da bambino, e l'orgoglio, tanto che non vuole farsi vedere da nessuno toccare terra neanche da morto, per essere sepolto. Un pregio di Cosimo, spesso emerso nei capitoli centrali e finali del racconto, è la capacità e la semplicità con cui riesce a creare cooperative di persone, a volte diverse tra loro, ma tutte riunite sotto un unico scopo in comune. Cosimo tuttavia rimane un personaggio semplice, altruista, ottimista e simpatico ai suoi amici.
Viola
Il suo vero nome sarebbe Violante, la figlia dei Marchesi d'Ondariva, vicini della famiglia di Cosimo. Ha un carattere variabile: si comporta come una bambina in alcune occasioni e da persona matura, in altre. È la più falsa mai conosciuta e opportunista in quanto Cosimo, come pure gli altri suoi amici non sanno mai da che parte stia. Si fa desiderare, si mette in mostra ed è estremamente viziata. Sarà però l'unico vero amore di Cosimo, fin dal primo giorno che la vedrà. Tornata dal collegio sembra cambiata in quanto è fedele al Barone, fino a quando lo abbandona a causa di gelosie e incomprensioni tra i due.

Per creare Viola, Calvino si è ispirato alla Pisana, personaggio femminile principale di Confessioni di un italiano di Ippolito Nievo.

Biagio
Il fratello minore di Cosimo, ha quattro anni meno di lui. È l'unico compagno di giochi di Cosimo: si arrampica sugli alberi e si fa trascinare facilmente dal fratello in azioni non consentite, come quella di liberare le lumache, per il fatto di avere un carattere debole, tranquillo e sottomesso. Non ha un'indole ribelle e sta sotto gli ordini senza lamentarsi; è inoltre altruista e molto attaccato al fratello. Nel romanzo tuttavia ha sempre una posizione neutrale o irrilevante.
Arminio Piovasco di Rondò
Il padre di Cosimo, barone d'Ombrosa. È un uomo distinto, ma anche schizzinoso. È preoccupato della successione del suo titolo e tiene molto alla sua immagine. Aspira alla carica di duca d'Ombrosa, solo che non riuscirà ad ottenerla. Dopo che il suo primogenito si arrampica sugli alberi è restio a farsi vedere per la vergogna e teme per le conseguenze dinastiche che il fatto avrebbe provocato. Qualche mese prima della sua morte, viene a conoscenza, da parte di molti Ombrosotti, di voci assai gentili e di rispetto devoto verso il figlio primogenito, tanto che in un secondo tempo, apprezza la creatività del figlio, regalandogli una preziosa "spada", originaria e preziosissima, della Dinastia dei Piovasco di Rondò. Dopo quest'episodio passa l'ultima parte della sua vita, perdendo ogni attaccamento ad essa, chiuso in casa fino a trovare pace nella morte.
Generalessa Corradina
La madre di Cosimo, ha vissuto l'infanzia al seguito del padre che se la portava dietro quando andava in battaglia. È autoritaria e usa modi a volte bruschi, ma è premurosa e si prende cura, a distanza, del figlio, con amore materno. Muore in seguito ad un attacco d'asma
Battista
La sorella di Cosimo, è stata costretta a vivere da monaca, da suo padre, dopo il fallimento del suo fidanzamento col “Marchesino”. È anch'ella ribelle e esprime la tristezza, per il suo stato, in cucina, dove prepara minuziosamente pietanze, la maggior parte delle volte, disgustose con ingredienti insoliti. Si sposerà poi col Contino d'Estomac.
Abate Fauchelafleur
Vecchietto sciupato e raggrinzito che viveva con la famiglia dei Rondò. Si prendeva cura dei due fratelli, che riuscivano, con lui, sempre a farla franca. Finisce la sua vita fra carcere e convento, in quanto fu scoperto che leggeva e possedeva pubblicazioni rivoluzionarie sempre aggiornate, che Cosimo acquistava regolarmente usando il prete come tramite.
Cavalier Avvocato Enea Silvio Carrega
Amministratore dei poderi dei Piovasco di Rondò. Sta sempre sulle sue, non si conosce molto del suo passato tranne che ha soggiornato per molto tempo alla corte del sultano ottomano e che è diventato un esperto di idraulica ed è coinvolto in diverse vicende. Sembra che non abbia la parola perché parla raramente ed è distaccato da tutti i discorsi. Muore decapitato mentre cerca di salire sulla barca dei pirati turchi, sognando di raggiungere una donna Zaira, probabilmente sua moglie o sua figlia, lasciata nell'impero ottomano.
Narratore
Il narratore è Biagio, il fratello minore di Cosimo, perciò si può dire che il libro sia scritto in terza persona, sebbene il narratore sia interno. Nel romanzo Biagio afferma di raccontare ciò che il fratello gli ha narrato, specialmente quando è divenuto più anziano, per cui i suoi racconti non sono del tutto veri, ma contengono diversi elementi fiabeschi aggiunti da Cosimo, il quale amava raccontare delle sue avventure alla gente, sempre aggiungendo nuovi particolari di sua inventiva. Infatti Biagio, durante tutta la narrazione, fa diversi interventi per spiegare queste fantasie e discordanze. Fa eccezione il capitolo XXVII, quasi interamente narrato in prima persona da Cosimo.

Ambientazione

La narrazione attraversa tutto il periodo della Rivoluzione Francese iniziando nel ventennio immediatamente precedente e concludendosi in piena Restaurazione. La storia inizia il 15 giugno 1767, quando Cosimo ha 12 anni, e finisce con la morte di Cosimo a 65 anni, nel 1820.

Rielaborazioni

Edizioni

Note

  1. ^ Salvatore Scarpitta, il vero Barone rampante|Corriere della Sera
  2. ^ Italo Calvino, Il barone rampante, Oscar Mondadori, 2014.

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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