Convenzione internazionale sui diritti civili e politici: differenze tra le versioni

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Versione delle 13:41, 20 dic 2010

Stati membri e firmatari della CIDCP: stati membri in verde scuro, stati firmatari in verde chiaro, stati non membri in grigio

La Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici (meglio noto come Patto internazionale sui diritti civili e politici), è un trattato delle Nazioni Unite nato dall'esperienza della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, adottato nel 1966 ed entrato in vigore il 23 marzo del 1976. Le nazioni firmatarie sono tenute a rispettarla.

La Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici viene monitorata dal Comitato per i Diritti Umani che esamina periodicamente relazioni inviate dagli Stati membri riguardanti la loro osservanza del trattato. I 18 membri del Comitato vengono eletti dagli Stati membri delle Nazioni unite, ma non rappresentano alcuno Stato. La Convenzione contiene due "protocolli facoltativi". Il primo protocollo facoltativo pone un regolamento per i reclami individuali in base al quale i singoli cittadini degli Stati membri possono sottoporre reclami, denominati comunicazioni, all'attenzione del Comitato per i Diritti Umani. Le decisioni del Comitato prese ai sensi del primo protocollo facoltativo hanno creato la più estesa e complessa giurisprudenza nel sistema ONU del diritti umani.

Il secondo protocollo facoltativo alla Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici abolisce la pena di morte. Tuttavia è data facoltà agli Stati firmatari di aggiungere una riserva riguardante l'uso della pena di morte per gravi reati di natura militare commessi in tempo di guerra.

Origini

La Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici, così come la Convenzione Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali hanno origine dallo stesso processo che ha portato all'adozione della Dichiarazione Universale sui Diritti dell'Uomo, per ovviare alla mancanza di obbligazioni cogenti per gli Stati firmatari di quest'ultima. La Commissione per i Diritti Umani iniziò la stesura di un paio di convenzioni internazionali con l'intento di imporre ai Paesi firmatari l'obbligo di rispettare i principi a suo tempo convenuti[1].

A causa di disaccordi tra i Paesi membri riguardo a quali dei diritti (civili e politici oppure economici, sociali e culturali) dovesse venire data maggiore importanza nel testo, venne deciso di creare due convenzioni internazionali distinte e separate. Esse vennero presentate nel corso dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1954, e approvate nel 1966.

Contenuti della Convenzione

La Convenzione definisce cinque categorie di diritti umani:

  1. La protezione dell'integrità fisica dell'individuo (contro la detenzione arbitraria, la tortura e l'uccisione).
  2. L'imparzialità del giudizio (osservanza della legge, diritti del detenuto, procedura giudiziaria, standard minimi di detenzione per i prigionieri, diritto alla difesa, diritto ad un giusto processo).
  3. La protezione contro le discriminazioni basate sul sesso, l'etnia o la religione, e quelle di altro genere.
  4. La libertà di pensiero, di parola, di associazione, di stampa e di riunione.
  5. Il diritto di partecipazione politica (cioè di fondare o aderire a partiti politici, di voto, di critica delle autorità di governo).

Effetti della Convenzione nei singoli Stati

Allo stato attuale 160 Stati fanno parte della Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici, mentre altri cinque l'hanno firmata ma non hanno ancora proceduto alla ratifica.

Una lista delle dichiarazioni e delle riserve espresse all'atto della ratifica da parte di ciascuno degli Stati membri è disponibile in questo sito: http://www.unhchr.ch/html/menu3/b/treaty5_asp.htm.

Stati non membri

Anche se la maggioranza delle nazioni nel mondo ha aderito alla Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici, vi sono tuttora nazioni che, per diversi motivi, non l'hanno firmata o notificata. I seguenti Stati non erano ancora membri della Convenzione nel luglio del 2007 (alcuni di essi l'hanno firmata):

  1. Antigua e Barbuda
  2. Bahamas
  3. Bhutan
  4. Brunei
  5. Repubblica Popolare Cinese[2]
  6. Comore
  7. Cuba[3]
  8. Isole Figi
  9. Guinea-Bissau[4]
  10. Kiribati
  11. Laos[5]
  12. Malesia
  13. Isole Marshall
  14. Micronesia
  15. Myanmar (Birmania)
  16. Nauru[6]
  17. Oman
  18. Pakistan
  19. Palau
  20. Papua Nuova Guinea
  21. Qatar
  22. Saint Kitts e Nevis
  23. Saint Lucia
  24. Samoa
  25. São Tomé e Príncipe[7]
  26. Arabia Saudita
  27. Singapore
  28. Isole Salomone
  29. Tonga
  30. Emirati Arabi Uniti
  31. Vanuatu
  32. Città del Vaticano

Note

  1. ^ Paul Sieghart, The International Law of Human Rights, Oxford University Press, 1983, pp 25 - 26.
  2. ^ Firmata il 5 ottobre 1998.
  3. ^ Firmata il 28 febbraio 2008.
  4. ^ Firmata il 12 settembre 2000.
  5. ^ Firmata il 7 dicembre 2000.
  6. ^ Firmata il 12 novembre 2001.
  7. ^ Firmata il 31 ottobre 1995.

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