Parlamentarismo negativo: differenze tra le versioni
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Versione delle 22:06, 12 dic 2021
Il parlamentarismo negativo, anche chiamato procedura di dimostrazione della fiducia (per il fatto che la fiducia si considera acconsentita fino a che non è dimostrato il contrario con un numero di “contrari” maggiore dei “tolleranti”), è, in un sistema parlamentare, quella condizione in cui, a seguito di un voto di fiducia positivo, l’esecutivo formatosi entri comunque in carica, senza che abbia il supporto formale della maggioranza dei votanti (nemmeno quella relativa) in un organo legislativo, ma solo effettiva, in quanto si verifica che, astenendosi, la maggioranza di “tolleranti” del governo superi quella dei “riggettanti”, contrariamente a quanto accade nei governi di minoranza di paesi senza questo sistema, dove le astensioni sono considerate come un voto contrario. Tale fenomeno, spesso frequente nei paesi del Nord Europa, fa sì che sia comunque possibile la formazione di un governo senza il ricorso ad elezioni anticipate, avvenendo quasi sempre in casi di estrema frammentazione o polarizzazione parlamentare. Ciò è molto più frequente in quelle democrazie in cui le elezioni sono svolte con il sistema proporzionale.
Procedura parlamentare
Il parlamentarismo negativo si verifica quando, a seguito di un'elezione o della caduta di un governo, sia necessaria la formazione di un nuovo esecutivo, ma nessuno dei partiti presenti in parlamento ha la possibilità di ottenere, da solo o in coalizione, una maggioranza anche minima, rendendo di fatto impossibile anche la formazione di un semplice governo di minoranza. Lo scenario che si configura, infatti, sembra simile a quello di un futuro governo di minoranza, ma si differenzia per il tipo di supporto che è dato al governo: se infatti, in paesi che non prevedono il parlamentarismo negativo, accade che i vari partiti che si astengono dalla votazione non permettono che il governo entri in carica perché de facto sono considerati fra i contrari e dunque fautori del fallimento di una mozione di fiducia, nei paesi che lo prevedono, la procedura contempla che uno o più partiti, coalizioni o individui (spesso indipendenti) si accordino, o fra loro e/o con il governo, per astenersi, durante i voti sulla fiducia, sulle leggi di bilancio e sulla legislazione ordinaria, dall’ostacolare o favorire sia lo stesso governo in carica che l'opposizione, facendo si che quest'ultima non abbia modo di ostacolare il governo e che quest'ultimo sia, de facto, capace di governare in quanto “detentore” di più seggi dell'opposizione. Il voto di astensione di questi partiti, coalizioni o individui, a differenza di partiti, coalizioni o individui che, pur non facendo parte del governo, lo appoggiano votando sempre o quasi sempre a favore di quest’ultimo (appoggio esterno attivo), è detto “appoggio esterno passivo”. Tale appoggio, tuttavia, se non ufficialmente stipulato, può essere comunque soggetto alla libertà di voto parlamentare.[1]
Esempio pratico
In una fantomatica nazione, il cui ordinamento prevede il “parlamentarismo negativo”, con 5 milioni di individui eleggibili al voto, vengono svolte delle elezioni per nominare i 78 membri dell’organo legislativo nazionale. Con un’affluenza massima, una volta chiusesi le urne e conteggiati tutti i voti, i partiti “A”, “B”, “C”, “D” ed “E” ottengono, arrotondando per eccesso e per difetto, le seguenti percentuali e, in proporzione, questi numeri di seggi:
- Partito A: 1.400.000 - 28% - 28
- Partito B: 1.000.000 - 20% - 20
- Partito C: 700.000 - 14% - 14
- Partito D: 600.000 - 12% - 12
- Partito E: 200.000 - 4% - 4
Nel momento di formare un governo, il Partito A e il Partito E decidono di coalizzarsi, e lo stesso fanno il Partito B e il Partito D. Il parlamento è, così, dunque estremamente frammentato e polarizzato e nessuna coalizione o partito riesce a trovare una maggioranza assoluta (39), o quanto meno relativa, visto che
- La “Coalizione A-E” detiene in totale 31 seggi;
- La “Coalizione B-D” detiene in totale 32 seggi;
- Il “Partito C”, rimasto solo, detiene in totale 14 seggi.
In questo apparente stallo politico si decide che la “Coalizione A-E”, poiché uno dei due partiti che la compongono è il più grande in assemblea, formi il governo. Quest’ultima, concordando con il “Partito C” su punti in comune, riesce ad ottenere l’appoggio passivo dei parlamentari del gruppo politico “C” che, astenendosi al momento del voto di fiducia, fanno si che la votazione ufficialmente termini con 31 favorevoli, 32 contrari e 14 astenuti, apparentemente respinta, ma che in realtà, risultando essere 45 “tolleranti”, ben più della maggioranza assoluta, e 32 contrari, permettono di far entrare comunque in carica il governo. Ciò è spiegabile dal fatto che più parlamentari hanno effettivamente “tollerato” la richiesta di fiducia, o votando a favore o astenendosi, rispetto a coloro che l’hanno “rigettata”.
Esempi di parlamentarismo negativo nel mondo
Svezia
La Svezia è uno dei pochissimi paesi al mondo che ammettono tale procedura nel proprio organo legislativo, il Riksdag, tanto da averla codificata nella propria Costituzione. Quest’ultima, infatti, al Capitolo VI, Articolo 3 dello “Strumento di Governo del 1974” [2] afferma che:
- Art. 3
“Non più tardi di due settimane dopo la sua prima adunanza, il Riksdag neo-eletto procede a verificare tramite elezione se il Primo Ministro ha un sufficiente supporto da parte del Riksdag. Se più della metà dei componenti del Riksdag vota no, il Primo Ministro deve essere revocato. Non può tenersi alcuna votazione se il Primo Ministro già stato revocato”.[3][4][5]
Da tale articolo si evince che un governo, pur non avendo nemmeno una maggioranza relativa, può comunque entrare in carica se si verificano tali condizioni, come nel caso dell’attuale governo svedese (che gode de facto a mala pena della maggioranza assoluta dei seggi grazie al Partito Socialdemocratico, creatore del governo e fornitore di 100 seggi, e da 76 ulteriori seggi, forniti dal Partito dei Verdi, l’unico ad appoggiare attivamente il governo, e da altri tre partiti, ovvero il Partito della Sinistra, il Partito di Centro, un Liberale, e da un Indipendente) e dei suoi suoi ultimi tre predecessori (il Governo Löfven I, il Governo Löfven II e il Governo Löfven III)[6]
Note
- ^ Si rimanda al testo di diritto costituzionale comparato “Codice delle Costituzioni - Volume II” a cura di Romano Orrù e Giampaolo Parodi (pag. 563 e 579)
- ^ http://www.astrid-online.it/static/upload/protected/SVEZ/SVEZIA.pdf
- ^ Testo di Diritto Comparato “Codice delle Costituzioni - Volume II” a cura di Romano Orrù e Giampaolo Parodi (pag. 579)
- ^ https://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/17/DOSSIER/0/967713/index.html?part=dossier_dossier1-sezione_sezione6-h1_h12
- ^ https://www.camera.it/parlam/bicam/rifcost/docapp/rel5.htm
- ^ https://europeelects.eu/2021/07/06/sweden-a-precarious-government-agreement-on-the-line/