Interglossa: differenze tra le versioni
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|nome = Interglossa |
|nome = Interglossa |
Versione delle 18:55, 3 nov 2016
Interglossa | |
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Creato da | Lancelot Hogben nel 1943 |
Contesto | Vocabolario dal latino e dal greco classico. Grammatica dalle lingue isolanti e dalle lingue creole. |
Locutori | |
Totale | Virtualmente estinta. Continua nel progetto riformato detto Glosa |
Tassonomia | |
Filogenesi | Lingue artificiali Lingue ausiliarie internazionali |
Codici di classificazione | |
ISO 639-3 | igs (EN)
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Glottolog | inte1261 (EN)
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Interglossa è un progetto di lingua artificiale ideato nel 1943 dal biologo inglese Lancelot Hogben (1895-1975).
Storia
Svolgendo la sua professione di professore, Hogben notò quanto fosse difficile per gli studenti memorizzare i termini specialistici della biologia, a causa della loro poca dimestichezza con le etimologie e le lingue classiche. Così cominciò ad insegnare loro le radici internazionali latine e greche di questi termini come aiuto alla memoria. Iniziò a compilarne un vocabolario e in seguito, durante la seconda guerra mondiale a Birmingham, creò alcune linee-guida di grammatica, completando così l'abbozzo di una nuova lingua ausiliaria internazionale basata soprattutto sul lessico della scienza moderna:
«Siccome la scienza naturale è l'"unica" forma esistente di cooperazione umana su scala planetaria, gli uomini di scienza, che devono rivolgersi a riviste pubblicate in molte lingue per ottenere le informazioni necessarie, sono molto consapevoli che la babele delle lingue è un problema sociale di primo grado. Gli uomini di scienza, più che altri, hanno a disposizione un lessico internazionale che già esiste (...)»
[1] Alla fine Hogben si convinse che una tale lingua ausiliaria sembrasse sempre più necessaria, dunque decise di pubblicare il suo progetto, chiarendo che si trattava semplicemente di un abbozzo:
«Una ragione abbastanza buona per pubblicare questo abbozzo è che il modo del dopoguerra potrà essere maturo, come mai prima, per riconoscere la necessità di un rimedio che così tanti altri hanno cercato. Quando la necessità si espanderà, sarà relativamente semplice per un comitato internazionale (...)»
.
«l'autore modestamente consegna questo primo abbozzo con la speranza che i lettori diano consigli e offrano critiche costruttive come base per qualcosa di meglio. Non è un libro d'introduzione per principianti.»
Le lingue derivate
- L'Interglossa può essere vista come l'abbozzo della lingua ausiliaria sua discendente, e tuttora attiva, "Glosa", presentata da Ron Clark e Wendy Ashby nel 1972, che ne ha in parte modificato ma soprattutto ampliato la grammatica e molto di più il lessico.
- Il linguista vietnamita Pam Xuan Thai pubblicò nel 1957 il progetto della lingua "Sistemfrater" o "Frater", basata su principi molto simili a quelli dell'Interglossa. Non ci è dato di sapere se l'autore avesse avuto conoscenza del progetto di Hogben.
- Paul O. Bartlett ha lanciato nel 1997 un progetto di revisione del Sistemfrater con il nome di "Frater2". In questo caso è probabile che l'autore abbia tenuto presente i progetti di Hogben, Clark ed Ashby, in quanto il sistema verbale sembra rivelarne l'influenza.
Alfabeto
L'Interglossa impiega l'alfabeto latino. Vengono usate le 26 lettere dell'alfabeto latino di base di ISO.
Maiuscolo | |||||||||||||||||||||||||
A | B | C | D | E | F | G | H | I | J | K | L | M | N | O | P | Q | R | S | T | U | V | W | X | Y | Z |
Minuscolo | |||||||||||||||||||||||||
a | b | c | d | e | f | g | h | i | j | k | l | m | n | o | p | q | r | s | t | u | v | w | x | y | z |
Fonetica
Le lettere dell'alfabeto per la maggior parte sono pronunciate come i rispettivi simboli fonetici dell'alfabeto fonetico internazionale, con le seguenti eccezioni:
- y equivale a /i/.
- c e q equivalgono a /k/.
- ph, th, ch, rh equivalgono rispettivamente a /f/, /t/, /k/, /r/.
- x all'inizio di parola equivale a /z/; altrimenti equivale a /ks/.
Nelle seguenti combinazioni iniziali, la prima delle due consonanti è muta: ct-, gn-, mn-, pn-, ps-, pt-. Così ps- in pseudo equivale a /s/.
«Queste regole non ammettono eccezioni. L'inconveniente di avere alcune anomalie che stanno in una dozzina di righe stampate è molto minore dello svantaggio che deriverebbe da una mutilazione delle parole che ne impedirebbe il riconoscimento visivo»
In genere l'accento tonico cade sulla penultima sillaba, per esempio billEta (billet), permIto. Nelle parole terminanti con due vocali (-io, -ia, ecc.), queste possono formare un dittongo. Però Hogben preferiva trattarle come uno iato, affermando che in nEsia (isola) l'accento è sulla terzultima sillaba (nE-si-a); altro esempio: orientAtio.
Parti del discorso
Una classificazione di parti del discorso rilevanti per una lingua isolante non imiterebbe le categorie proprie della sistema di flessione del gruppo indoeuropeo. I vocaboli di interglossa possono essere classificati seguente la sua funzione di vocaboli individuali nello sentence-landscape[3] (p. 32-3):
- Sostantivi (396): nomi per cose concrete (o classi di cose concrete). Ciascuno di essi può agire come un aggettivo, come già avviene in inglese. Esempi (dal testo di esempio giù): crati (governo), geo (terra), pani (pane), parenta (parente), urani (cielo).
- "Amplificatori" (417): qualità astratte che possono agire come sostantivi, aggettivi o corrispondenti avverbi. Esempi: accido (avvenimento, reale, realtà, ecc.), demo (popolo), dirigo/controlo (direzione, controllo, ecc.), dyno (potere, potente, ecc.), eu (buono, bontà, bene, ecc.), famo (reputazione, fama), eu-famo (buona fama, gloria, ecc.), libero (libero, libertà), malo (male), nomino (nome), offero (offrire, offerta), pardo (perdono), revero (riverente, riverenza).
- Un poco di questi "amplificatori" funziona anche come "particelle associativi" (con significato addizionale come preposizioni e/o congiunzioni). Esempi: causo (causa, perché, ecc.), de (di, confronti, in relazione a, ecc.), harmono (armonia, conforme a, ecc.), hetero (differente, dissimile, se non, ecc.), homo (simile, di modo simile, come), metro (canone, ecc.), plus (addizione, addizionale, in più, e, ecc.), tendo (intendere, volere, scopo, a fine di, ecc.), volo (desiderio, desideroso, ben disposto, di buona volontà, piuttosto che).
- Un poco di essi funziona come particelle di luogo o tempo. Esempi: a/ad (a, verso), apo (da, verso il esterno, ecc.), di (giorno, quotidiano, .., ecc.), epi (su, sopra), in (in, interno, ecc.), tem (tempo, mentre, ecc.).
- "Verboidi" (20): nomi di processi e stati essenziali. Esempi: acte (fare, agire, ecc.), date (dare, ecc.), dicte (dire, esprimere, ecc.), gene (divenire, ecc.), habe (avere, ecc.), tene (tenere, ecc.). Questi "verboidi" possono non agire come verbi, per esempio: plu malo acte (i mali atti, i peccati).
- Essi possono formare combinazioni naturali con parole astratte ("amplificatori"). Esempi: acte dirigo (dirigere, controllo, ecc.), acte malo (fare lo male, peccare, transgressare), acte pardo (perdonare), date libero (dare libertà, liberare), dicte petitio (dire una domanda, domandare), dicte volo (volere, ecc.), habe accido (avvenire, ecc.).
- Pseudonimi (pronomi, 11): essi funzionano e come pronomi e come equivalenti di sostantivi o per i loro aggettivi corrispondenti. Esempi: na (noi, nostro), mu (essi, quello, ecc. (moltitudine)), su (chi.. (pronome relativo come soggetto)), tu (tu, ti, tuo, voi, vostro).
- Particelle interrogative, imperative, negative e comparative (6), due delle quali permettono formulare questioni, domande o ordini senza deviazione dal invariante parola-patrono. Esempi: no/non (non, no!), peti (domanda). Mentre peti è una breve maniera di esprimere il imperativo gentile (polite imperative in parole di Hogben), dicte petitio sarebbe la espressione intera.
- Nel testo di esempio giù, la espressione dicte volo può essere equivalente al subgiuntivo inglese: Na dicte volo; tu Nomino gene revero significa in inglese: hallowed be thy name ("sia santificato il tuo nome").
- Articoli (29): parole generali e numerali che hanno la funzione di predicare pluralità o si non in relazione a equivalenti di sostantivo (tutti i quali sono invarianti come inglese sheep). Esempi: pan (tutti), plu (alcuni, un numero di, i), u/un (un, alcuno, il).
Sentence-landscape
A fine di pronta ricognizione, una lingua libera di flessioni può facilitare la sua comprensione da due tipi di segnali presenti nello sentence-landscape ("frase-paesaggio"): articoli (vedete "Parti del discorso"), e terminali (che è, vocali finali):
- I sostantivi terminano in -a o -i (eccezioni sono: geo, cardo, acu, occlu, bureau).
- "Amplificatori" (qualità astratte) terminano in -o (eccezioni sono: anni, di, hora, post, pre, tem, ad, contra, epi, ex, extra, in, inter, para, littora, peri, tele, trans, anti, de, minus, per, plus, syn, vice).
- I "verboidi" terminano in -e.
- Gli pseudonimi, se non, terminano in nulla vocale particolare: mi, tu, na, an[dro], fe[mina], re, pe[rsona], mu[lti], auto, recipro, su[bjectum]).
Hogben preferisce avere questo numero di eccezioni in luogo del "svantaggio di mutilare una tema internazionale famigliare o di indebitamente stirare la parola".[3] (p. 37)
Sintassi
Interglossa è una puramente lingua isolante come il cinese, indipendente di suffissi, tanto di flessione verbale come di derivazione nominale, tuttavia utilizzano un genere di composti di chi secondo componente è un monosillabo. Come in cinese (ed in inglese), i nomi composti sono essenziali. Secondo Hogben, risultano "auto-espliciti", quando si tiene a mente il suo contesto di uso comune.[3] (p. 21)
Interglossa provedde una grammatica minima con una serie di regole sintattiche apertamente definiti, tuttavia differente dalla grammatica usuale di lingue inflessionali-agglutinanti come le lingue indoeuropee:[3]
- Inevitabilemente, noi troviamo ci cadenti fuori del modello grammaticale della famiglia ariana (indoeuropee) verso una idioma più universale con tratti comuni al cinese. Il risultato è che imparare una lingua se disegnata è un esercizio vitale in chiaro pensare di un genere che alcuno può intraprendere utilmente. Infatti, la grammatica di "interglossa", come è molto vero di Basic English, è semantica. (p. 24)
Lessico
A differenza di altre lingue ausiliari, Hogben liberamente adotta alcune parole internazionali greche; così, la interglossa ha cephali e chiri per testa e mano.
- Pochi scienziati e tecnici, ancora più pochi linguisti, anticipavano il tempo presente di infiltrazione di radici greche nella vita quotidiana. Per conseguenza alcune lingue artificiali già proposte appena toccano i margini del problema della familiarità delle parole.[3] (p. 30)
Grande parte del lessico è di origine latina. Il proprio termine Inter-glossa è di origine mista. Hogben spesso provvede ai di sinonimi equivalenti, per esempio hypo e infra, soma e corpora (greche le prime, latine le seconde), i quali sono entrambi internazionali.
- Disegnare tutti i dettagli di un interlinguaggio sviluppato appieno non è un carico di un solo uomo. Osservazione in massa sulla base di questionari distribuiti a differenti gruppi di gente di nazionalità differenti decideranno quali parole in ogni reparto sono titolate a rango di variante preferente.[3] (p.15-16)
Interglossa può considerarsi come la redazione della sua discendente, lingua ausiliare glosa,[4] che ha riformato e ampliato il lessico di interglossa.
Un dizionario perduto
Nel manuale Interglossa. A draft of an auxiliary era indicato il progetto di un un secondo volume, A short English-Interglossa Dictionary ("Breve dizionario inglese-interglossa"), con la collaborazione di una certa Dorothy Baker:
«L'autore desidera esprimere gratitudine prima di tutti alla signora Dorothy Baker, M.A., per l'assistenza nella preparazione della stesura finale e del dizionario inglese-"Interglossa" di 8000 parole che seguirà questo volume nella stessa serie»
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Non risulta che il dizionario sia mai stato pubblicato.
Testo di esempio
Il seguente è il Padre nostro in interglossa, titolato da Hogben "U Petitio de Christi"[3]:
Versione in interglossa: | Testo in greco: | Versione in italiano (liturgica cattolica):: |
Na Parenta in Urani: |
Πάτερ ημών ο εν τοις ουρανοίς, |
Padre nostro, che sei nei cieli, |
Note
Bibliografia
- Paolo Albani e Berlinghiero Buonarroti, Aga Magéra Difúra. Dizionario delle lingue immaginarie, p. 196-197, Roma, Zanichelli, 1994 e 2011, Parigi, Les Belles Lettres, 2000 e 2010, ISBN 88-08-09594-0
- (EN) F.P. Gopsill, International Languages: a matter for interlingua, p. 88, Sheffield, English Interlingua Society, 1989, ISBN 0-9511695-6-4
- Alessandro Bausani, Le lingue inventate, p. 140, Roma, Ubaldini, 1974, ISBN 88-87013-10-1