Ai tempi che Berta filava: differenze tra le versioni

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* {{cita libro | titolo = Li roumans de Berte aus grans piés | nome = Adenet | cognome = le Roi | wkautore = Adenet le Roi | lingua = fr | anno = 1270 }}
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* {{cita libro | titolo = I Reali di Francia | altro = a cura di Giuseppe Vandelli e Giovanni Gambarin | editore = Giuseppe Laterza & Figli Tipografi-Editori-Librai | città = Bari | anno = 1947| nome = Andrea | cognome = da Barberino | wkautore = Andrea da Barberino}}
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* {{cita libro | curatore = Monica Quartu ed Elena Rossi | capitolo = Berta - ai tempi che Berta filava | opera = Dizionario dei modi di dire della lingua italiana | editore = [[Hoepli]] | url = http://dizionari.corriere.it/dizionario-modi-di-dire/B/berta.shtml | accesso = 21 marzo 2016 | anno = 2012 | isbn = 9788820351267}}
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* {{cita libro | nome = Géza | cognome = De Francovich | wkautore = Geza De Francovich| | titolo = Benedetto Antelami architetto e scultore e l’arte del suo tempo città = Milano-Firenze | anno = 1952 | volume = I | pagina = 341}}
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Versione delle 21:20, 24 mar 2016

Berta di Laon (Berte aus grands piés) e Pipino il Breve, sepolcro nella Basilica di Saint-Denis

Berta filava è un'espressione legata a un aneddoto leggendario e letterario della storia europea dell'Alto medioevo, il cui uso ricorre in alcune frasi proverbiali della lingua italiana per riferirsi a un tempo non solo assai remoto ma "concluso". Si tratta di espressioni come "Quando la Berta filava", "[Questo succedeva] ai tempi in cui la Berta filava", ecc.

La donna a cui fa riferimento la frase è la regina Bertrada di Laon, moglie del re dei Franchi Pipino il Breve e madre di Carlomagno (oltre che di Carlomanno I).

Origini letterarie medievali

Adenet le Roi in un codice miniato medievale

Sebbene l'espressione proverbiale sia di uso comune e popolare, l'aneddoto proviene da una fonte della letteratura medievale "alta", quella trobadorica francese in langue d'oïl. Il racconto, infatti, è riferito dal troviere e menestrello Adenet le Roi, originario del Brabante, che, che nel 1270, trasse ispirazione dalla figura di Bertrada per una chanson de geste in versi alessandrini, il poema intitolato Li Roumans de Berte aus grans piés (la regina era nota anche come "Berta dal gran piede" perché, come la tradizione riporta, avrebbe avuto un piede più lungo dell'altro, dettaglio anatomiche che costituisce, peraltro, un elemento chiave dell'aneddoto).

Tradizione aneddotica

Li Roumans de Berte aus grans piés

Nel poema si immagina che, nell'imminenza delle nozze, la principessa, in viaggio verso il promesso sposo, la principessa fosse vittima di uno scambio di persona che avrebbe portato alla sostituzione con la figlia di una sua dama di compagnia. Grazie alla somiglianza della damigella alla sposa promessa, lo scambio ottiene successo. Berta, tuttavia, riesce a fuggire e a trovare ospitalità presso l'abitazione di un umile tagliaboschi, presso il quale visse per anni, mantenendosi con il lavoro di filatrice.

In seguito la situazione verrà risolta proprio per merito dei lunghi piedi della principessa che le permetteranno di farsi riconoscere, riprendendo il posto a lei spettante sul trono e smascherando l'impostura dell'astuta usurpatrice.

Altre tradizioni

Genoveffa di Brabante

Esistono, comunque, altre tradizioni che farebbero risalire il detto proverbiale non a Bertrada di Laon ma a un racconto leggendario assai simile riguardante un'eroina della letteratura cavalleresca, Geneviève de Brabant. La storia di Genoveffa, figlia del Duca di Brabante), è tramandata e ripresa da numerose fonti, in diverse varianti, tra cui quella italiana di Andrea da Barberino, in un capitolo de I Reali di Francia (XIV secolo-XV secolo).

Tradizione fiabesca

Esiste poi una linea di tradizione favolistica che trasfonde il racconto in una fiaba popolare che ha per protagonista una vedova poverissima, di nome Berta. La povera donna, assai devota al proprio re, pensa un giorno di fargli dono di una lana finissima tessuta con le sue mani. Il re, commosso dalla spontaneità disinteressata dell'umile gesto, ricambiò con grande generosità il sentito omaggio della poverella, facendola oggetto di munifici doni che la sollevarono per sempre dalla povertà e le garantirono una vita serena e prospera. Questo scatenò la devozione interessata di molti sudditi che fecero a gara per far dono di tessuti più o meno pregiati al loro monarca. Quest'ultimo, però, deluse le aspettativa di quella generosità non disinteressata con la frase divenuta proverbiale: "Non sono più i tempi in cui Berta filava".

Formella del Duomo di Fidenza

Alessandro si libra in volo, decorazione della torre del Duomo di Fidenza

Un'altra tradizione, fiorita a Fidenza, è legata all'interpretazione di un pezzo del ciclo scultoreo e decorativo in stile romanico della Cattedrale di San Donnino. Essa vorrebbe identificare la Berta del proverbio con la moglie di Corrado II, un'identificazione che prende spunto da una formella romanica a rilievo murata sulla fronte della Torre del Trabucco del duomo cittadino. Il bassorilievo (una tavella litica di circa 77 x 80 cm.), molto consumato e quasi indecifrabile, mostra una figura umana di ardua lettura assisa tra due animali di difficile identificazione. La figura tiene in mano due lunghi bastoni, ognuno dei quali reca, a ciascuna estremità, due forme che sembrano due fusi. Questo ha indotto a credere che si trattasse di una donna che filava la lana e a collegarlo, poi al detto popolare della "Berta". L'associazione della scultura con un omaggio alla moglie di Corrado II si deve ai particolari privilegi assicurati dall'imperatore a Borgo San Donnino ricevette particolari privilegi bastoni distingue, seduta fra due animali di difficile identificazione, una figura umana che con la destra e la sinistra impugna due aste, simili a due rocche per filare.

La reale spiegazione della simbologia della formella si deve all'esegesi di Géza De Francovich, che vi ha riconosciuto una delle numerosi rappresentazioni di un tema iconografico appartenente al Roman d'Alexandre (nella traduzione di Leone Arciprete nel X secolo), assai caro alla sensibilità e alla cultura medievale e bizantina, la mitica ascensione al cielo di Alessandro Magno, su un velivolo trainato da due animali fantastici (in genere grifoni), attratti da due esche di carne collocate in cima a due bastoni (da cui l'apparenza dei fusi).

Bibliografia

  • (FR) Adenet le Roi, Li roumans de Berte aus grans piés, 1270.
  • Andrea da Barberino, I Reali di Francia, a cura di Giuseppe Vandelli e Giovanni Gambarin, Bari, Giuseppe Laterza & Figli Tipografi-Editori-Librai, 1947.
  • Monica Quartu ed Elena Rossi (a cura di), Berta - ai tempi che Berta filava, in collana Dizionario dei modi di dire della lingua italiana, Hoepli, 2012, ISBN 978-88-203-5126-7. URL consultato il 21 marzo 2016.
  • Géza De Francovich, Benedetto Antelami architetto e scultore e l’arte del suo tempo città = Milano-Firenze, I, 1952, p. 341.