Piemonte Centrale di Elettricità: differenze tra le versioni

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La società '''Piemonte Centrale di Elettricità (P.C.E.)''' fu creata nel [[1918]] da Gian Giacomo Ponti tramite la fusione della Società Chierese di Elettricità e la Società Astese di Elettricità con un capitale sociale di 5 milioni di [[Lira italiana|Lire italiane]].<ref name="ref_A">{{Cita libro|titolo=Ernesto Caballo, Società piemontese di elettricità Sessant'anni, ILTE, Torino, 1961}}</ref>
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Successivamente nel [[1926]] maggioranza delle azioni della PCE fu acquistata dalla [[SIP - Società idroelettrica piemontese|SIP]] che comportò l'allacciamento degli impianti delle due società.
Successivamente nel [[1926]] maggioranza delle azioni della PCE fu acquistata dalla [[SIP - Società idroelettrica piemontese]] che comportò l'allacciamento degli impianti delle due società.


Tre anni dopo fu acquistata la Società Forze Idrauliche dell'Alto Po e l'anno successivo la Società Cuneo - Fossanese e, dalle Imprese Elettriche Industriali, la centrale di [[Venasca]].
Tre anni dopo fu acquistata la Società Forze Idrauliche dell'Alto Po e l'anno successivo la Società Cuneo - Fossanese e, dalle Imprese Elettriche Industriali, la centrale di [[Venasca]].


Dal [[1950]] la sede della PCE fu Palazzo Vallesa a [[Torino]] che poi diventerà, dal 1964, sede della [[SIP - Società Italiana per l'Esercizio Telefonico|SIP]] (Società Italiana per l'Esercizio Telefonico) e dal [[1994]] di [[Telecom Italia]] fino al suo trasferimento a [[Milano]] avvenuto nel [[2001]].<ref>{{Cita web|url=http://www.museotorino.it/view/s/fc14ac6d727a44de9c9b7b89c4d5b448|titolo=}}</ref>
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La maggioranza dell'energia prodotta era idroelettrica con centrali ubicate sui fiumi dell'area in cui operava la Società (Piemonte sud - occidentale).
La maggioranza dell'energia prodotta era idroelettrica con centrali ubicate sui fiumi dell'area in cui operava la Società (Piemonte sud - occidentale).


Nel [[1963]] la PCE fu acquista dall'[[Enel]] inseguito al decreto di nazionalizzazione del [[governo Fanfani IV]].
Nel [[1963]] la PCE fu acquista dall'[[Enel]] in seguito al decreto di nazionalizzazione del [[governo Fanfani IV]].


== Note ==
== Note ==

Versione delle 20:27, 12 lug 2020

Piemonte Centrale di Elettricità
StatoBandiera dell'Italia Italia
Forma societariasocietà per azioni
Fondazione1918
Fondata daGian Giacomo Ponti
Chiusura1963 Nazionalizzazione aziende del comparto elettrico
Sede principaleTorino
GruppoSIP
SettoreDistribuzione e produzione energia elettrica

La società Piemonte Centrale di Elettricità (P.C.E.) fu creata nel 1918 da Gian Giacomo Ponti tramite la fusione della Società Chierese di Elettricità e la Società Astese di Elettricità con un capitale sociale di 5 milioni di lire italiane.[1]

Successivamente nel 1926 maggioranza delle azioni della PCE fu acquistata dalla SIP - Società idroelettrica piemontese che comportò l'allacciamento degli impianti delle due società.

Tre anni dopo fu acquistata la Società Forze Idrauliche dell'Alto Po e l'anno successivo la Società Cuneo - Fossanese e, dalle Imprese Elettriche Industriali, la centrale di Venasca.

Dal 1950 la sede della PCE fu Palazzo Vallesa a Torino che poi diventerà, dal 1964, sede della SIP - Società Italiana per l'Esercizio Telefonico e dal 1994 di Telecom Italia fino al suo trasferimento a Milano avvenuto nel 2001.[2]

Nel 1958 fu assorbita la Società Pinerolese di Elettricità (S.P.E.) di Pinerolo.[3]

Nel 1961 la PCE aveva un capitale sociale di 10 miliardi di Lire italiane ed era suddivisa in otto direzioni di esercizio: Acqui Terme, Alba, Asti, Chieri, Cuneo, Mondovì, Pinerolo, Savigliano.[1]

La maggioranza dell'energia prodotta era idroelettrica con centrali ubicate sui fiumi dell'area in cui operava la Società (Piemonte sud - occidentale).

Nel 1963 la PCE fu acquista dall'Enel in seguito al decreto di nazionalizzazione del governo Fanfani IV.

Note

  1. ^ a b Ernesto Caballo, Società piemontese di elettricità Sessant'anni, ILTE, Torino, 1961.
  2. ^ museotorino.it, http://www.museotorino.it/view/s/fc14ac6d727a44de9c9b7b89c4d5b448.
  3. ^ Arturo Long, su rotarypinerolo.it.
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