Ravenna (piroscafo)

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Ravenna
Descrizione generale
TipoPiroscafo
CantiereOdero, Genova
Impostazione1899
Varo2 marzo 1901
Entrata in servizio5 giugno 1901
Destino finaleaffondato il 4 aprile 1917
Caratteristiche generali
Stazza lorda2.549 tsl
Portata lorda4.101 tpl
Lunghezza110,69 m
Larghezza13,25 m
Velocità12 nodi (22,22 km/h)
Equipaggio70
Passeggeri1.292
Note
dati tratti da Ravenna[1]
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Il Ravenna è stato un piroscafo per trasporto passeggeri e merci italiano affondato nel corso della prima guerra mondiale.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il piroscafo Ravenna fu costruito presso il cantiere navale Odero di Genova su ordine della Compagnia Italia S.A. di Navigazione a Vapore di Genova.[1] La nave fu varata il 2 marzo 1901.[1] La lunghezza della nave era di 110,69 m, la larghezza massima di 13,25 m, e la stazza lorda era di 4.101 tonnellate.[1] L'apparato propulsore era basato su una macchina a vapore a triplice espansione che garantiva una potenza di 2.500 hp ed azionava una singola elica.[1] La velocità massima era di 12 nodi[1] ed aveva un singolo fumaiolo.[1]

Il Ravenna poteva trasportare 42 passeggeri in cabina, e aveva una sistemazione per 1.250 emigranti nella stiva.[1] L'equipaggio era formata da 70 persone.[1] Il 5 giugno 1901 la nave salpò da Genova per il viaggio inaugurale con destinazione Montevideo e Buenos Aires.[1]

Dal gennaio al marzo 1903 venne noleggiata alla tedesca società tedesca Hamburg-Amerikanische Packetfahrt A.G., con cui effettuò tre viaggi sulla rotta Genova-Napoli-New York.[1] Il 27 aprile 1903, di ritorno da un viaggio a New York, al largo della costa algerina perdette l'elica e dovette essere rimorchiato a Gibilterra dal piroscafo britannico Calabria.[2] Nel 1904 riprese i viaggi in Sud America, con nuovi scali a Rio de Janeiro e Santos, in Brasile.[1] Il 31 marzo 1906, noleggiato dalla Navigazione Generale Italiana, fece un viaggio Genova-Palermo-New York.[3] Nel 1907, il poeta Dino Campana partì da Genova sul Ravenna per raggiungere a Buenos Aires i suoi parenti emigrati, al fine di liberarsi dell’esperienza del manicomio e dell'odiato paese natio.[N 1][2] Allo scoppio della guerra italo-turca nel 1911 il piroscafo venne requisito dalla Regia Marina dal 13 ottobre dello stesso anno al 20 marzo 1912, utilizzato come nave per il trasporto dei materiali e delle truppe tra Napoli e Tripoli.[3] Il 5 gennaio 1916, in piena prima guerra mondiale, il Ravenna venne requisito dal Regio Esercito al fine di trasportare truppe in Albania.[1] Il 19 marzo 1916 l'esercito, per evitare omonimie, diede all'unità il nome di Ravenna I.[1] L’8 giugno 1916, al largo di Taranto, il Ravenna sfuggì a un siluro che affondò il Principe Umberto carico di truppe di ritorno dall’Albania.[2] Agli inizi del 1917 la nave riprese il servizio civile con il nome iniziale.[1]

Il 4 aprile 1917 l'unità stava rientrando a Genova proveniente da Buenos Aires, e mentre navigava lungo la costa ligure, giunta a due miglia al largo di Capo Mele la vedetta avvistò la sagoma di un sommergibile in direzione dell'Isola Gallinara dando subito l'allarme.[3]

Il comandante, capitano di lungo corso Pasquale Zino, tentò di cambiare rotta per evitare il siluro lanciato dal sommergibile tedesco U-52 al comando di Hans Walther.[3] Nonostante la manovra evasiva messa in atto il piroscafo fu colpito a poppa, con conseguente allagamento delle stive che si trovavano in quell'area.[3] La nave colò a picco rapidamente non appena prese la posizione verticale, e il relitto giace a 44°00'N – 08°28'E alla profondità di 90 m.[1] Vennero tratte in salvo 189 passeggeri e 83 membri dell'equipaggio, mentre si ebbero sei vittime, tra cui un membro dell'equipaggio, dovute allo scoppio del siluro.[3]

Una parte dei naufraghi raggiunse la riva nuotando; altri vennero recuperati dai pescatori di Andora e di Albenga.[1] Al momento dell’affondamento il Ravenna trasportava un carico di 60.000 quintali di lana greggia argentina, 31.000 quintali di sego, carbone, cavalli e macchine agricole.[3] Nel 1930 i palombari della nave Rostro della SORIMA iniziarono i lavori per il recupero del carico, usando mine elettriche per aprire il relitto.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Il tema del poeta toscano nei Canti Orfici del 1913 è il viaggio sul piroscafo.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Direttore Generale della Marina Mercantile, Sulle condizioni della Marina Mercantile italiana al 31 dicembre 1914, Roma, Officina Poligrafica Italiana, 1916.
  • Tommaso Schivo, Laigueglia e il siluramento del Ravenna, 4 Aprile 1917, Laigueglia, Comune di Laigueglia, 2000.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Video