Rapporto Slattery

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Il Rapporto Slattery, intitolato ufficialmente "Il problema dello sviluppo dell'Alaska", fu prodotto dal Dipartimento degli Interni degli Stati Uniti sotto il segretario Harold L. Ickes nel 193940. Prese il nome dal sottosegretario agli Interni Harry A. Slattery. Il rapporto, che trattava dello sviluppo dell'Alaska attraverso l'immigrazione, includeva una proposta per trasferire esuli europei, specialmente Ebrei provenienti dalla Germania e dall'Austria naziste, in quattro località dell'Alaska, compresa Baranof Island, la Mat-Su Valley e Sitka. Skagway, Petersburg e Seward furono le uniche città ad appoggiare la proposta.

Il rapporto[modifica | modifica wikitesto]

Nel novembre 1938, due settimane dopo la Notte dei cristalli, Ickes propose l'uso dell'Alaska come un "rifugio per esuli ebrei dalla Germania e da altre aree in Europa dove gli Ebrei erano assoggettati a oppressive restrizioni". Il nuovo insediamento in Alaska avrebbe permesso agli esuli di aggirare le normali quote di immigrazione, perché l'Alaska era un territorio e non uno stato. Quell'estate Ickes aveva girato l'Alaska e si era incontrato con funzionari locali per discutere come migliorare l'economia locale e rafforzare la sicurezza in un territorio considerato vulnerabile all'attacco giapponese. Ickes pensava che gli Ebrei europei potessero essere la soluzione.[1][2]

Nella sua proposta, Ickes sottolineava che 200 famiglie a causa della Dust Bowl si erano stabilite nella Matanuska Valley dell'Alaska. Il piano fu introdotto come progetto di legge dal senatore William King (Utah) e dal rappresentante Franck Havenner (California), entrambi democratici. La proposta dell'Alaska ottenne il sostegno del teologo Paul Tillich, del Consiglio Federale delle Chiese e del Comitato del Servizio degli Amici Americani.

Risposta[modifica | modifica wikitesto]

Il piano ottenne scarso sostegno dai capi della comunità ebraica americana, con l'eccezione dei Sionisti laburisti d'America. Il rabbino Stephen Wise, presidente del Congresso Ebraico Americano, affermò che l'adozione della proposta dell'Alaska avrebbe determinato "un'impressione sbagliata e offensiva... che gli Ebrei si stiano impadronendo di una qualche parte del paese per l'insediamento".[1]

Anche gli Americani non ebrei si mobilitarono contro la proposta, basandosi sulla retorica antiebraica e sulla paura del socialismo che si credeva comunemente fosse associato alle popolazioni ebraiche europee.[1][3]

Il piano ricevette un duro colpo quando Franklin Roosevelt disse a Ickes che insisteva a limitare il numero di esuli a 10.000 all'anno per cinque anni, e con un'ulteriore limitazione che gli Ebrei non costituissero più del 10% degli esuli. Roosevelt non menzionò mai la proposta dell'Alaska in pubblico, e senza il suo sostegno il piano morì.[1]

Racconti immaginari[modifica | modifica wikitesto]

Il sindacato dei poliziotti yiddish è un romanzo di storia alternativa (o ucronia) del 2007 di Michael Chabon, su un territorio ebraico di lingua yiddish a Sitka.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Raphael Medoff, A Thanksgiving plan to save Europe’s Jews, in Jewish Standard, 15 novembre 2007. URL consultato il 24 febbraio 2009 (archiviato dall'url originale il 10 ottobre 2015).
  2. ^ Tom Kizzia, Sanctuary: Alaska, the Nazis, and the Jews, in Anchorage Daily News, 19 maggio 1999. URL consultato il 25 novembre 2007 (archiviato dall'url originale il 16 maggio 2013).
  3. ^ Tom Kizzia, Sanctuary: Alaska, the Nazis, and the Jews. Part 1, Beacon of Hope., in Anchorage Daily News, 16 maggio 1999. URL consultato il 30 agosto 2009 (archiviato dall'url originale il 16 maggio 2013).
  4. ^ Tom Kizzia, Novel involving Alaska Jewish colony is rooted in history, in Anchorage Daily News, 26 aprile 2007. URL consultato il 25 novembre 2007 (archiviato dall'url originale il 21 agosto 2007).

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

  • Olocausto
  • Territorialismo, un movimento politico ebraico che rivendicava la creazione di un territorio ebraico sufficientemente grande e compatto, non necessariamente nella Terra d'Israele e non necessariamente pienamente autonomo.
  • Sionismo