Quartiere Ettore Ponti
Quartiere Ettore Ponti | |
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Vista del quartiere da via del Turchino | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Lombardia |
Località | Milano |
Coordinate | 45°27′05.64″N 9°13′40.72″E / 45.451566°N 9.227979°E |
Informazioni generali | |
Condizioni | In uso |
Costruzione | 1938-1941 |
Stile | razionalista |
Uso | abitazioni |
Realizzazione | |
Architetto | Franco Albini, Renato Camus, Giancarlo Palanti |
Appaltatore | Comune di Milano |
Il quartiere comunale “Ettore Ponti” è un complesso di edilizia residenziale pubblica sito alla periferia sud-orientale di Milano, nelle immediate vicinanze dell'Ortomercato.
Costruito dal 1938 al 1941 su progetto degli architetti Albini, Camus e Palanti, rappresenta un importante contributo della cultura razionalista al problema della casa popolare.
Storia[modifica | modifica wikitesto]
Il quartiere, intitolato all'ex sindaco Ettore Ponti, fu uno dei complessi progettati alla fine degli anni trenta del XX secolo per ospitare gli sfrattati delle classi sociali più umili[1]. Venne progettato dagli architetti razionalisti Albini, Camus e Palanti[1][2], e costruito con fondi stanziati dal Ministero dei lavori pubblici, a cui capo era stato nominato Giuseppe Gorla, già vicepresidente dell'Istituto Fascista Autonomo Case Popolari (IFACP) di Milano[3].
I lavori di costruzione, curati dall'IFACP per conto del Comune[4], ebbero inizio nel 1938 e si conclusero nel 1941[1][2].
Nel dopoguerra, il quartiere venne in parte demolito per ricavare spazio per il nuovo Ortomercato; delle nove file di fabbricati esistenti in origine ne rimasero sette.
Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]
Il quartiere occupa un lotto a forma di parallelogramma, posto lateralmente a via del Turchino, in una zona della città all’epoca inedificata[4].
Il progetto originario prevedeva la costruzione di fabbricati in linea disposti su tredici file secondo l’“asse eliotermico” nord-sud, ma in seguito a una modifica del piano regolatore l’area fu ridotta, eliminando dal progetto le due file più orientali[in realtà ne furono costruite solo 9][5].
Lo schema del quartiere è costituito dalla ripetizione di un unico fabbricato-tipo, ripetuto per nove volte lungo via del Turchino, e per sedici volte (di cui quattordici accoppiate a due a due) all'interno del lotto[5].
I fabbricati-tipo risultano del tutto analoghi a quelli progettati dagli stessi architetti per il lotto A del quartiere “D’Annunzio” a San Siro, con evidente beneficio economico e di unificazione[6].
Ognuno dei fabbricati-tipo contiene quattro appartamenti per piano, serviti da una rampa di scale; dato il carattere molto razionale della pianta, possono essere allestiti per ogni metà fabbricato due bilocali, oppure un monolocale e un trilocale, semplicemente spostando la posizione di una porta[6]. In origine l’intero quartiere contava 436 alloggi, di cui 56 monolocali, 324 bilocali e 56 trilocali[7].
Gli edifici posti in fregio alla strada contano cinque piani, e quelli all'interno quattro; lo schema a file parallele è interrotto in due punti, per fare spazio a due cortili interni adibiti a giardino e ad area gioco per i bambini[5].
Note[modifica | modifica wikitesto]
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Giuseppe Pagano, Due quartieri popolari a Milano, in Costruzioni-Casabella, n. 178, ottobre 1942, pp. 2-20, ISSN 0008-7181 .
- Maurizio Grandi e Attilio Pracchi, Milano. Guida all'architettura moderna, Bologna, Zanichelli, 1998 [1980], ISBN 88-08-05210-9.
- Alberto Mioni, Antonello Negri e Sergio Zaninelli, Il segno del moderno. Architettura e produzione a Milano tra le due guerre, Firenze, Edifir, 1994, ISBN 88-7970-022-7.
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul quartiere Ettore Ponti
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Mappa del quartiere Ettore Ponti, su openstreetmap.org.