Progetto:Letteratura/Archivio paragrafi

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca


Inviti "archiviati"

Questa pagina di archivio raccoglie paragrafi di invito alla lettura inseriti nel quadro del Progetto Letteratura.

Tali passaggi letterari sono stati precedentemente alternati nell'apposito box del Caffè letterario

Maggio[modifica wikitesto]

  • "Mentre prendeva il salmone dal carrello, rivolse lo sguardo a Kate e le fece l'occhiolino. Lei lo imitò goffamente, arricciando il naso e strizzando tutti e due gli occhi. Stephen posò il pesce e chiese alla ragazza un sacchetto. Quella si chinò a prenderne uno sotto il banco. Stephen lo prese e si voltò. Kate non c'era più. Non c'era nessuno in coda dietro di lui. Senza fretta spinse avanti il carrello, pensando che Kate si fosse accucciata dietro l'estremità opposta della cassa. Poi fece qualche passo e diede un'occhiata lungo il solo corridoio che la piccola avrebbe avuto il tempo di raggiungere. Tornò indietro e guardò a destra e a sinistra. Da un lato c'erano file di clienti, dall'altro uno spazio vuoto, poi il dispositivo girevole cromato e le porte automatiche che si affacciavano sul marciapiede. Forse c'era stata una figura in soprabito che si allontanava correndo, ma ora Stephen cercava soltanto una bambina di tre anni e il suo primo pensiero fu il traffico".
Ian McEwan (da Bambini nel tempo, Torino, Einaudi, 1988).
  • "Il romanzo comincia in una stazione ferroviaria, sbuffa una locomotiva, uno sfiatare di stantuffo copre l'apertura del capitolo, una nuvola di fumo nasconde parte del primo capoverso. Nell'odore di stazione passa una ventata d'odore di buffet dalla stazione, C'è qualcuno che sta guardando attraverso i vetri appannati, apre la porta a vetri del bar, tutto è nebbioso, anche dentro, come visto da occhi di miope, opure occhi irritati da granelli di carbone. Sono le pagine del libro ad essere appannate come i vetri d'un vecchio treno, è sulle frasi che si posa la nuvola di fumo".
Italo Calvino (da Se una notte d'inverno un viaggiatore, Torino, Einaudi, 1979).

Giugno[modifica wikitesto]

  • "Raggiungo, con il recidere tutti i legami, eccetto l'ultimo, tra me e la vita, la chiarezza dell'anima nel sentire, e quella dell'intelletto nel comprendere, che mi danno la forza di parole, non per realizzare l'opera che non potrei mai realizzare, ma almeno per dire con semplicità per quali ragioni non l'ho realizzata. Queste pagine non sono la mia confessione ma la mia definizione. Sento, nel cominciare a scriverla, che la potrò scrivere con un certo modo di verità". (Barone di Teive)
Fernando Pessoa (da L'educazione dello stoico, Torino, Einaudi, 2005)
  • Il semplice fatto di venire era diventato simile a un lavoro di cucina faticoso ma occasionalmente necessario. Cucinava per quattordici ore e di solito si addormentava senza nemmeno togliersi i vestiti. L'ultima cosa che desiderava a tarda notte era sprecare sempre piu' tempo per seguire la complicata ricetta di un piatto che in ogni caso sarebbe stata troppo stanca per gustare. La preparazione degli ingredienti richiedeva almeno quindici minuti. E persino dopo, raramente la cottura filava liscia. La padella si surriscaldava, il fuoco era troppo alto, il fuoco era troppo basso, le cipolle non volevano caramellare oppure bruciavano subito e si attaccavano al fondo; doveva togliere la padella dal fuoco per raffreddarla e ricominciare, dopo una penosa discussione con il vicechef ormai arrabbiato e angosciato, e invevitabilmente la carne diventava dura e fibrosa, la salsa perdeva complessita' per le continue diluizioni e sgrassature, ed era cosi' maledettamente tardi, e le bruciavano gli occhi, e okay, con un po' di tempo e fatica avrebbe poturo quasi sicuramente schiaffare su un piatto quella stronzata che pero' a quel punto era diventata impossibile da servire persino al cameriere; allora gettava la spugna ("Okay, va bene -pensava- sono venuta") e si addormentava con una sensazione di dolore. E il risultato non valeva certo tutto quello sforzo.
Jonathan Franzen (da Le correzioni, Einaudi, 2003)
  • Si è sentita male e non oso nominarla, Marta, questo era il suo nome, Téllez il cognome, ha detto che sentiva nausea, e io le ho domandato:"Ma che genere di nausea, di stomaco o di testa?" " Non lo so, una nausea tremenda, di tutto, di tutto il corpo, mi sento morire". Tutto quel corpo che cominciava a stare nelle mie mani, le mani che vanno dappertutto, le mani che stringono o accarezzano o indagano e anche colpiscono (oh, è stato senza volere, involontariamente, non c'è nemmeno da ricordarlo), gesti a volte meccanici delle mani che vanno esplorando tutto un corpo che non sanno ancora se le asseconda, e all'improvviso quel corpo sente nausea, il più diffuso dei malesseri, il corpo intero, come ha detto lei, e l'ultima cosa che aveva detto, "mi sento morire", lo aveva detto non letteralmente, ma come una frase fatta. Lei non lo credeva, e io nemmeno, anzi lei aveva detto "non so che mi sta succedendo". Io ho insistito, perché domandare è un modo per evitare di fare, non soltanto domandare ma anche parlare e raccontare evita i baci ed evita i colpi e il prendere decisioni, abbandonare l'attesa, e che cosa avrei potuto fare, soprattutto all'inizio, quando tutto sarebbe dovuto essere transitorio secondo le regole di quello che succede e non succede, che a volte vengono infrante.
Javier Marías (da Domani nella battaglia pensa a me, Einaudi, 1998)

Alex ha la capacita' di immaginarsi come un episodio secondario nella vita degli altri. Non è un concetto astratto. Alex non capirebbe il significato della parola "astratto": ha solo dodici anni. Sa semplicemente che se immagina di nuotare in mare, ecco, laddove la maggior parte dei bambini penserebbe immediatamente allo squalo cinematografico in agguato sotto il pelo dell'acqua, Alex, psicologicamente parlando, sta con il bagnino. Si vede come quella macchilina all'orizzonte, la testa scambiata per una boa ballonzolante, le braccia freneticamente agitate nascoste dalla cresta delle onde. Vede il bagnino, un languido, abbronzato giovanotto americano in piedi sulla sabbia con le braccia conserte, convincersi che laggiu' non c'e' niente. Alex vede il bagnino ciondolare per la spiaggia in cerca di una bibita fresca e delle tedesche mezze nude avvistate il giorno prima. Il bagnino compra una coca da un venditore ambulante. Lo squalo trancia di netto il polpaccio destro di Alex. Il bagnino si avvicina furtivamente a Tanya, la tedesca carina. Lo squalo trascina Alex nell'acqua in un cerchio insanguinato. Il bagnino si rivolge affabilmente all'amica brutta e piatta come una tavola, sperando cosi' di riguadagnare punti. Le vertebre cominciano a schiantarsi. Hai visto laggiu', una foca! fa Tanya, scambiando la mano disperata di Alex per l'ammiccare di una lucida pinna. Poi lui scompare. È forse un uccello? Un aereo? Una foca? No, sono io che affogo. È cosi' che funzionano le cose per Alex. Quella che lui vive è una specie di stenografia dell'esperienza. Una sua versione televisiva: Alex appartiene alla generazione di quelli che guardano.

Zadie Smith (da L'uomo autografo, Arnoldo Mondadori Editore, 2004)

(proposto da --lucamaro 23:44, Mag 28, 2005 (CEST))

Agosto[modifica wikitesto]

Se posso spiegare perché volevo buttarmi dal tetto di un palazzo? Certo che posso spiegare perché volevo buttarmi dal tetto di un palazzo. Cavolo, non sono mica deficiente. Posso spiegarlo perché non è un fatto inspiegabile: è stata una scelta logica, la conseguenza di un pensiero fatto e finito. E neanche di un pensiero troppo serio. Non voglio dire che fosse un capriccio - solo che non era tremendamente complicato o angoscioso. Vediamo un po'... immaginate di essere, che so, un vicediretore di banca di Guildorford. Avevate già accarezzato l'idea di emigrare quando vi viene offerto un posto di direttore in una banca di Sidney. Be', d'accordo che la scelta è abbastanza lineare, ma viene naturale rifletterci un momento, o no? Se non altro per capire se vi sentite di fare armi e bagagli, di lasciare amici e colleghi, di sradicare moglie e figli. Magari vi mettereste a sedere con carta e penna e stilereste una lista di pro e contro. Esempio:

CONTRO: genitori, anziani, amici, golf club
PRO: più quattrini, migliore qualità della vita (casa indipendente con piscina, barbecue,ecc.), mare, sole, niente consigli comunali di sinistra che vietano le filastrocche infantili politicamente scorrette, niente direttive UE che metttono al bando le salsiccie britanniche ecc.

Non c'è storia, che ne dite? Il golf club? Ma vi prego. Naturalmente, i genitori anziani potrebbero imporvi uno stop di riflessione, ma niente più di uno stop: uno stop, e neanche troppo lungo. Dopo dieci minuti sareste al telefono con l'agenzia viaggi. Bene, io mi sentivo così. In breve: non avevo abbastanza motivi per fermarmi, e ne avevo una quantità per buttarmi.

Nick Hornby da Non buttiamoci giù , Guanda 2005

(proposto da --Paola 23:21, Ago 26, 2005 (CEST))

Settembre[modifica wikitesto]

Madame Pilou è arrivata sull'isola una mattina di settembre. Settembre è un mese azzurro da noi, perché l'aria diventa più fine e l'acqua ritorna chiara, si riposa da tutti quei gommoni che in agosto la smuovono di sotto e la fanno più verde.
È scesa dall'aliscafo insieme a decine di turisti, ma si vedeva benissimo che lei non era una turista. Gli altri con sacche, pantaloni corti, ombrelloni portatili e i piedi da vacanza, cioè nudi che ciabattono nei sandali infradito. Lei no. Lei aveva un completo giacca e gonna color cammello, e delle normalissime scarpe da città, chiuse.
"È la nuova insegnante di francese!" si bisbigliavano di porta in porta le vecchie.
Io stavo aiutando papà ad ancorare. Ho alzato gli occhi e l'ho vista e me ne sono imbambolato a guardarla, allora mio padre era nero dalla rabbia e mi ha urlato: "Tirala quella cima, cosa te la tieni in mano a fare?"
Perché stavamo proprio per schiantare l'elica contro lo scoglio del Cristo.

Paola Mastrocola da Una barca nel bosco , Guanda, 2004

(proposto da--Paola 23:44, Ago 26, 2005 (CEST)

Mio marito cominciò ad analizzare razionalmente la situazione: in fin dei conti quel che era accaduto era inaccettabile, Emerenc non aveva alcun diritto di offendersi semplicemente perché noi volevamo circondarci di oggetti consoni al nostro gusto; se invece se l'era presa male d'ora in avanti avremmo vissuto facendo a meno della vecchia. Io mi sentivo spossata, era una sensazione quasi irreale, non avendo né motivo né diritto di esserlo, poiché non ero stata costretta a fare nulla di faticoso e avevo trovato il pranzo pronto nel frigorifero come le altre volte; ovviamente non riuscii a scrivere una sola riga, ma sia il blocco della scrittura sia l'ispirazione, nei giorni fortunati, dipendono da uno stato di grazia.

Magda Szabó da La porta, Einaudi, 2005

Ottobre[modifica wikitesto]

"Avevamo finito di cenare. Davanti a me il mio amico, il banchiere, grande commerciante e monopolista ragguardevole, fumava come chi non ha pensieri. La conversazione, che era andata spegnendosi, giaceva ormai morta tra di noi. Cercai di rianimarla, a caso, servendomi di un'idea che mi passò per la mente. Sorrridendo, mi rivolsi a lui".

Fernando Pessoa da Il banchiere anarchico (Passigli 2001)


"Carla udì l'automobile prima di vederla spuntare dalla modesta salita che da quelle parti chiamavano colle.É lei, pensò. Mrs Jamieson - Sylvia - di ritorno dalle vacanze in Grecia. Dalla porta della stalla - ma abbastanza indietro da non farsi scorgere facilmente - tenne d'occhio la strada che Mrs Jamiensn avrebbe dovuto percorrere, considerato che casa sua era circa mezzo miglio più in là, sulla stessa via di Clark e Carla.
Se fosse stato qualcuno che si preparava a svoltare da loro, a questo punto avrebbe già rallentato. Carla comunque continuava a sperare. Fa che non sia lei".


Alice Munro (da In fuga, Einaudi, Torino 2004)

"All'inizio di ottobre Hassan Ardavi invitò sua madre a venirlo a trovare dall'Iran. Lei accettò subito. Non era stato chiaro quanto la visita sarebbe durata. La moglie di Hassan riteneva che tre mesi fossero un periodo giusto. Hassan aveva pensato piuttosto a sei mesi, e così aveva proposto nella sua lettera. La madre, invece, trovava che dopo un viaggio così lungo sei mesi fossero troppo poco, e in cuor suo contava di fermarsi per un anno. La bambina di Hassan, che non aveva nemmeno due anni, non possedeva alcuna cognizione del tempo: le fu detto che sarebbe venuta sua nonna, ma lei ben presto se ne dimenticò."

Anne Tyler da Il tuo posto è vuoto, Guanda, 2005

15 dicembre

"Ero in viaggio. Il paesaggio in mezzo a cui mi trovavo era di una grandiosità e nobiltà irresistibili. Senza dubbio in quel momento qualcosa di esso passò nel mio animo. I miei pensieri volteggiavano con una leggerezza pari a quella dell'atmosfera; le passioni volgari, come l'odio e l'amore profano, mi apparivano ora tanto lontane quanto le nuvole che filavano via in fondo agli abissi sotto i miei piedi; la mia anima mi sembrava vasta e pura come la volta del cielo da cui ero avvolto; il ricordo delle cose terrestri non arrivava al mio cuore, indebolito e affievolito, come il suono della campanella delle greggi che invisibili passavano lontano, molto lontano, sul versante di un'altra montagna".

Charles Baudelaire da Lo spleen di Parigi, Garzanti, 1989

Gennaio[modifica wikitesto]

6 - 29 gennaio:

Nella sera oppressa da ammaliante luce
Cappuccetto Rosso s'è smarrita nel bosco.
L'ombra trapunta di stelle si adagia
Sull'ingenuo cespuglio. Nel vago orizzonte,
Accasciandosi umili sull'azzurra montagna,
Restan frammenti di giorno scrollati dal cielo.


Lungo i placidi sentieri ammantati di sera
Alle loro dimore tornan cantando i braccianti
Cappuccetto Rosso, piangente e impaurita,
Presso il ruscello cammina e nell'acqua che scorre
La luce dei suoi sguardi depone un palpito di luna
Che schiude le corolle dei fiori addormentati.

Federico García Lorca da La ballata di Cappuccetto Rosso, Guanda, 2005


29 gennaio - 4 febbraio:

"Provenivano da due piccole, misere fattorie agli angoli opposti dello Stato: JacK Twist da Lightning Flat, su a nord, a ridosso del Montana: Ennis del Mar dai dintorni di Sage, presso il confine con lo Utah; entrambi ragazi di campagna che avevano lasciato la scuola alle superiori, senza prospettive, rotti al lavoro duro e alle privazioni, entrambi zotici di modi e di linguaggio, abituati a far vita spartana".

Annie Proulx - da Gente del Wyoming, Baldini Castoldi, Milano 2005

Febbraio[modifica wikitesto]

"Non c'è avvenimento, della storia conosciuta che non abbia lasciato un segno, una cicatrice, un graffio sulla sua scorza. Roma non sarà mai la città dell'ordine, delle simmetrie, del nitido svolgersi dei fatti secondo un disegno, l'esito coerente di un progetto. Se la storia degli uomini altro non è che violenza e frastuono, Roma è stata nei secoli lo specchio fedele di questa storia".

Corrado Augias, da I segreti di Roma (storie, luoghi e personaggi di una capitale) - Mondadori, 2005

8 febbraio ...