Pieve di Sant'Ippolito a Elsa
Pieve di Sant'Ippolito a Elsa | |
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La cappella costruita sul luogo della pieve | |
Stato | Italia |
Regione | Toscana |
Località | Castelfiorentino |
Coordinate | 43°36′34.04″N 10°59′33.48″E |
Religione | cattolica |
Arcidiocesi | Firenze |
Consacrazione | Documentata nel 1036 |
La pieve di Sant'Ippolito a Elsa è stata una chiesa situata nel comune di Castelfiorentino.
Alla fine del XII secolo il titolo fu trasferito alla vicina pieve dei Santi Ippolito e Biagio. Nel XVII secolo venne abbattuta e a suo posto venne costruita una cappella. Oggi è conosciuta come la Pieve Vecchia.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]La primitiva pieve sorgeva a circa un miglio di distanza dal castello di Timignano[1] (l'antica Castelfiorentino).
La prima testimonianza documentaria risale al novembre 1036 quando venne concessa da papa Benedetto IX ai canonici della cattedrale di Firenze[2], e tale donazione venne confermata da un atto del 1037[3], da una bolla di papa Leone IX nel 1050[4] e da un egual documento di papa Gregorio VII nel 1076[5]. Nel corso dell'XI secolo la pieve ricopri un ruolo di grande importanza nella zona, ruolo che venne riconosciuto anche da una bolla di papa Niccolò II che la inviò personalmente ai canonici della pieve per concedergli numerosi privilegi[6].
La chiesa venne nuovamente consacrata il 3 aprile 1136 alla presenza del papa Innocenzo III[7] ma già verso la fine del XII secolo l'edificio plebano era stato abbandonato dai canonici che si erano trasferiti nella cappella di San Biagio, posta all'interno della rocca di Castelfiorentino in un luogo più sicuro e popolato.
Da quel momento il titolo plebano fu trasferito alla chiesa di san Biagio e la chiesa di Sant'Ippolito divenne una semplice suffraganea con un popolo a sé stante come risulta da documenti del 1211 e del 1223[8]. Il popolo di Sant'Ippolito non era molto ricco tanto che nel 1260 il rettore Giunta di Melliorato poté promettere solo 6 staia di grano per il mantenimento dell'esercito fiorentino[9]. Dalla metà circa del XIII secolo la chiesa prese la denominazione di Pieve Vecchia e come tale è ricordata nel 1240, 1268, 1269, 1289, 1300, 1304 e 1315[10].
Il 28 dicembre 1672 la Pieve Vecchia venne ispezionata dal visitatore apostolico che la trovò in pessimo stato, tanto che il cardinale Nerli fece togliere la pietra sacra dalla mensa dell'altare[7] e poco dopo il pievano Pesci fece demolire l'intero edificio[7].
Nel 1706 sul luogo della vecchia pieve venne messo in funzione un oratorio usando parte dell'abside e della facciata del vecchio edificio ma nel 1725 fu demolita ogni cosa e sostituita da una cappellina[7].
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Attualmente dell'antico complesso plebano rimangono alcune tracce in una casa colonica situata in località Pieve Vecchia. Sulla fiancata nord di detta casa colonica si vede una semplice bifora in mattoni tamponata mentre ai piedi di una parete si trova murata una pietra scolpita con decorazione a intreccio di evidente stile altomedievale.
Una descrizione della vecchia pieve come appariva al tempo della distruzione si trova riportata nell'opera di O. Pogni del 1949 :
«La detta chiesa, per quanto appariva antichissima, fatta quasi tutta di pietre lavorate e per di dietro lisce, aveva tre navate con tre soli altari in faccia entro una mezza nicchia fatta di mattoni rossi fatti a posta, e gli archi riposavano su pilastri che erano tutti di pietre lavorate. Dietro la chiesa vi era una gran torre, che si crede fosse il campanile, rovinata in parte e ridotta poi a uso di colombaia; e verso mezzogiorno vi doveva essere l'abitazione per il pievano e cappellani, che teneva con titolo di canonici actu[7]»
Michele Cioni nella sua opera del 1903 riporta un altro passo della descrizione:
«la larghezza della detta chiesa è di venti passi, la lunghezza di passi trentadue [...] Dietro poi alla chiesa[...] evvi la volta del vecchio campanile, ove ancora si vedono le buche, per dove passavano le funi delle campane [...] La torre di detto campanile è fatta tutta di pietre ben lavorate, ed è larga nove passi per ogni banda[11]»
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Timignano fu un feudo dei Conti di Catignano, poi passò al vescovo di Firenze, poi ai Conti Alberti e infine al comune di Firenze, AA.VV., Chiese medievali della valdelsa....., pag.129. Nota 2
- ^ Lami 1758, pag.92.
- ^ Lami 1758, pag.93.
- ^ Confermata al vescovo Gherardo di Borgogna Lami 1758, pag.97
- ^ Lami 1758, pag.108.
- ^ Cioni 1903, pag.102.
- ^ a b c d e AA.VV., Chiese medievali della valdelsa....., pag.126.
- ^ Lami 1758, pag.269.
- ^ Paoli 1889, pag.107.
- ^ Lami 1758, pag.270, 273, 274, 277, 278, 885.
- ^ Cioni 1903, pag.86n.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Giovanni Lami, Sanctae Ecclesiae Florentinae Monumenta, Firenze, Tipografia Salutati, 1758.
- Emanuele Repetti, Dizionario geografico, fisico, storico del Granducato di Toscana, Firenze, 1833-1846.
- Luigi Santoni, Raccolta di notizie storiche riguardanti l'arcidiocesi di Firenze, Firenze, Tipografia Mazzoni, 1847.
- Emanuele Repetti, Dizionario corografico-universale dell'Italia sistematicamente suddiviso secondo l'attuale partizione politica d'ogni singolo stato italiano, Milano, Editore Civelli, 1855.
- Cesare Paoli, Il Libro di Montaperti (MCCLX), Firenze, Viesseux, 1889.
- Michele Cioni, Elenco di varie costruzioni monumentali in Valdelsa e notizie di pubblicazioni, Miscellanea Storica della Valdelsa, 1903.
- Michele Cioni, La Valdelsa: guida storico-artistica, Firenze, Lumachi, 1911.
- O. Pogni, Le Chiese e gli oratori di Castelfiorentino, Castelfiorentino, Miscellanea Storica della Valdelsa, 1950.
- Carlo Celso Calzolai, La Chiesa Fiorentina, Firenze, Tipografia Commerciale Fiorentina, 1970.
- Italo Moretti, Renato Stopani, Architettura romanica religiosa nel contado fiorentino, Firenze, Salimbeni, 1974.
- AA. VV., Toscana paese per paese, Firenze, Bonechi, 1980.
- Vittorio Cirri, Giulio Villani, La Chiesa Fiorentina. Storia Arte Vita pastorale, Firenze, LEF, 1993.
- AA. VV., Chiese medievali della Valdelsa. I territori della via Francigena tra Firenze, Lucca e Volterra, Empoli, Editori dell'Acero, 1995, ISBN 88-86975-18-X.
- Marco Frati, Chiesa romaniche della campagna fiorentina. Pievi, abbazie e chiese rurali tra l'Arno e il Chianti, Empoli, Editori dell'Acero, 1997, ISBN 88-86975-10-4.
Voci correlate
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