Coordinate: 14°31′53″N 102°56′32″E

Phanom Rung

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Phanom Rung
Il santuario centrale con l'alta torre centrale a cuspide (prang)
Localizzazione
StatoThailandia (bandiera) Thailandia
Mappa di localizzazione
Map
Mappa di localizzazione: Tailandia
Phanom Rung
Phanom Rung
Phanom Rung (Tailandia)

Phanom Rung (in thai: พนมรุ้ง, Prasat Phnom Rong in khmer traslitterato) è un complesso di templi Khmer situato nella provincia di Buri Ram, in Thailandia. È il più grande complesso templare khmer in territorio thailandese ed è in ottimo stato di conservazione, essendo stato restaurato di recente.[1]

Sorge su una collina, residuo di un antico vulcano, a circa 400 m di altezza sul livello del mare ed è orientato a nord-est anziché, come comunemente accade con i templi khmer, ad est.[2] Era un complesso di templi induisti, nei quali venivano venerati Shiva e Visnù.

Buona parte della regione dell'Isan situata a nord dei monti Dângrêk faceva parte dell'Impero Khmer. Phanom Rung fu costruito in laterite e arenaria sul sito di un precedente tempio in mattoni durante il regno di Suryavarman I, la cui stirpe (i Mahidharapura) era originaria dell'Isan.[3]

Il Dipartimento Thailandese delle Belle Arti ha impiegato 17 anni a ristrutturare il complesso, che è stato inaugurato il 21 maggio 1988 dalla principessa Sirindhorn. Il complesso si trova lungo l'antica strada khmer Angkor Phimai, che collegava l'allora capitale imperiale Angkor all'importante centro di Phimai, situato a 60 km dall'attuale capoluogo dell'Isan, Korat. Tale arteria è oggi coperta dalla vegetazione cresciuta nel corso dei secoli.

Nel 2004, il complesso costituito da Phimai, dall'antica strada khmer Angkor Phimai e dai templi associati di Phanom Rung e Muangtam è stato inserito dall'UNESCO tra le candidature alla lista dei patrimoni dell'umanità.[4]

  1. ^ (EN) Introducing Phanom Rung Historical Park, su lonelyplanet.com, Lonely Planet. URL consultato il 25 luglio 2011.
  2. ^ (EN) Asger Mollerup, Solar events at Prasat Phanom Rung, su sundial.thai-isan-lao.com. URL consultato il 25 luglio 2011 (archiviato dall'url originale il 24 giugno 2013).
  3. ^ Higham, 2001, pag. 114.
  4. ^ (EN) Tentative Lists - Thailand, su whc.unesco.org. URL consultato il 10 luglio 2017.

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