Museo diocesano di Concordia-Pordenone

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Museo diocesano d'arte sacra di Concordia-Pordenone
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàPordenone
IndirizzoCentro diocesano attività pastorali di Concordia-Pordenone
Via Revedole 1, 33170 Pordenone
Coordinate45°57′24.84″N 12°40′15.13″E / 45.9569°N 12.67087°E45.9569; 12.67087
Caratteristiche
Tipoarte sacra
Istituzione1991
FondatoriDiocesi di Concordia-Pordenone
Apertura1991
Visitatori200 (2022)
Sito web

Il museo diocesano d'arte sacra di Concordia-Pordenone è un museo di Pordenone istituito nel 1991 e aperto al pubblico nel 1995.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Costruito nel 1991 ed aperto ufficialmente al pubblico nel 1995, il Museo Diocesano di Arte Sacra ha sede a Pordenone presso il Centro Attività Pastorali, progettato dall’architetto Othmar Barth nel 1988. Organizzati con originalità e allo stesso tempo con rigore formale, si possono ammirare i vari nuclei riguardanti affreschi e sinopie, dipinti su tavola e tela, vetri, sculture lignee e in pietra, argenteria, disegni e stampe, paramenti liturgici. La particolare natura del Museo ha indotto a seguire un duplice ordinamento; per materia (disposta cronologicamente) e per destinazione, facendo spazio alle testimonianze della pratica sacramentaria e della devozionalità. Nella composizione di quadreria, statuaria, suppellettile e arredo vario dal VII secolo all’età contemporanea, frutto di artisti di varia levatura (dagli scultori Alvise Casella, Giovanni Martini, Orazio Marinali, ai pittori Pomponio Amalteo, Francesco Guardi, Nicola Grassi, Gianfrancesco da Tolmezzo, Michelangelo Grigoletti ed altri ancora) si è cercato di privilegiare gli attestati di provenienza locale, ricorrendo alle aree geografiche contermini allo scopo di colmare eventuali lacune di carattere iconografico. Risultato di antichi depositi, di donazioni o di affidamento in custodia, il Museo propone le proprie collezioni allestite in modo chiaro ed elegante.

"Negli anni sono state pubblicate quattro monografie destinate a documentare le principali collezioni museali di scultura, pittura, arredo, stampe e disegni, una piccola guida e un Dvd sul patrimonio grafico. Dal 2010 sono stati avviati una serie di laboratori didattici destinati alle scuole primarie e secondarie del territorio pordenonese che hanno riscosso via via sempre più consenso con la presenza di circa mille bambini l'anno. Il Museo di Pordenone è iscritto all'AMEI (Associazione Musei Ecclesiastici Italiani) e partecipa attivamente alle iniziative da essa promosse, volte alla valorizzazione degli specifici contenuti di fede e di religiosità popolare peculiari di tali istituzioni museali"[1].

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Il percorso museale "comprende affreschi e sinopie (documento dei vasti cicli di pittura parietale un tempo decoranti l'interno delle chiese), statue (lignee, in pietra e marmo), dipinti (su tela e tavola), disegni, stampe, arredi (argenti e metalli), tessuti"[2] ed è organizzato in sezioni secondo un itinerario cronologico. Di particolare rilievo:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Elisabetta Borean, 1995-2015 vent'anni di attività del Museo diocesano di arte sacra, in "Il Popolo" settimanale della Diocesi di Concordia-Pordenone, 18 ottobre 2015.
  2. ^ Sito Web ufficiale A.M.E.I. Associazione Musei Ecclesiastici Italiani - Museo Diocesano d'Arte Sacra di Pordenone, su amei.biz.
  3. ^ Visualizza Immagine, su 46.137.91.31. URL consultato il 2 ottobre 2015 (archiviato dall'url originale il 3 ottobre 2015).
  4. ^ Visualizza Immagine, su 46.137.91.31. URL consultato il 2 ottobre 2015 (archiviato dall'url originale il 4 ottobre 2015).
  5. ^ Visualizza Immagine, su 46.137.91.31. URL consultato il 2 ottobre 2015 (archiviato dall'url originale il 3 ottobre 2015).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giacomini Miari Erminia e Mariani Paola, Musei religiosi in Italia, Milano 2005, p. 301.
  • Zuffi Stefano, I Musei Diocesani in Italia. Primo volume, Palazzolo sull'Oglio (BS) 2003, pp. 90-93.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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