Melanodryas vittata

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Petroica di Tasmania
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Aves
Sottoclasse Neornithes
Superordine Neognathae
Ordine Passeriformes
Sottordine Oscines
Infraordine Passerida
Superfamiglia Petroicoidea
Famiglia Petroicidae
Genere Melanodryas
Specie M. vittata
Nomenclatura binomiale
Melanodryas vittata
(Quoy e Gaimard, 1830)

La petroica di Tasmania (Melanodryas vittata (Quoy e Gaimard, 1830)) è un piccolo uccello della famiglia dei Petroicidi originario della Tasmania[2]. Sebbene sia nota anche come Dusky Robin («pettirosso scuro»), non è affatto imparentata con i pettirossi dell'Europa e del Nordamerica.

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

La petroica di Tasmania è stata descritta per la prima volta dai naturalisti francesi Jean René Constant Quoy e Joseph Paul Gaimard nel 1830[3] e per molti anni, prima di essere inserita in Melanodryas, è stata nota come Petroica vittata. Ne vengono riconosciute due sottospecie:

I primi coloni dettero a questa balia il nome di Stump Robin («pettirosso dei ceppi») per la sua abitudine di appollaiarsi su ceppi o pali[4]. Localmente, è nota anche come Wood Robin («pettirosso dei boschi») e Sad Robin («pettirosso triste»)[5].

I pettirossi australasiatici sono stati classificati per lungo tempo nella famiglia dei pigliamosche del Vecchio Mondo, i Muscicapidi, o in quella degli zufolatori, i Pachicefalidi, prima di essere posti in una famiglia a parte, i Petroicidi, o Eopsaltridi[6]. Sulla base delle ricerche sull'ibridazione del DNA svolte da Sibley e Alquist, essi sono stati posti nel parvordine dei Corvida, che comprende molti Passeriformi tropicali e australiani, tra i quali i Pardalotidi, i Maluridi, i Melifagidi e i Corvidi[7]. Tuttavia, successive ricerche molecolari hanno rivelato che i Petroicidi appartengono a una delle prime suddivisioni del ramo dei Passerida (Passeriformi «avanzati»), uno dei due grandi gruppi in cui viene diviso il sottordine degli Oscini[8].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Con una lunghezza di 16–17 cm, la petroica di Tasmania è priva dei colori brillanti che ornano i suoi simili. Maschio e femmina hanno aspetto simile, con regioni superiori bruno-grigiastre o marrone-oliva, una sottile striscia bianca sulle spalle[9] e una macchia bianca sulle ali. La gola è bianca e le regioni inferiori marrone chiaro. Le penne della coda sono marroni con le estremità bianche. Il becco è nero e occhi e zampe sono nero-marroni[10].

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

La petroica di Tasmania è endemica della Tasmania, dove è largamente diffusa. Predilige le foreste aperte di eucalipti e le brughiere costiere[4].

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

La stagione della nidificazione va da luglio a dicembre e ciascuna coppia può avere anche due covate. Posto alla biforcazione di un albero o su un ceppo spesso annerito dal fuoco, talvolta a soli due o tre metri di altezza dal suolo, il nido è una struttura a forma di coppa fatta di erba e corteccia. Ciascuna covata consiste generalmente di 2-4 uova di 22×17 mm, di colore verde oliva o verde-azzurro chiaro, con macchioline di un verde e marrone più scuri[11].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) BirdLife International 2009, Melanodryas vittata, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ (EN) F. Gill e D. Donsker (a cura di), Family Petroicidae, in IOC World Bird Names (ver 9.2), International Ornithologists’ Union, 2019. URL consultato il 7 maggio 2014.
  3. ^ Quoy, J.R.C. and Gaimard, J.P. in Dumont-d'Urville, J. (1830). Voyage de découvertes de l'Astrolabe exécuté par ordre du Roi, pendant les anneés 1826–1827–1828–1829, sous le commandement de M.J. Dumont-d'Urville. Zoologie. Paris: J. Tastu Vol. 1 i p197
  4. ^ a b Parks & Wildlife Service, Tasmania, Dusky Robin, Melanodryas vittata, su Nature & Conservation, Department of Primary Industries, Parks, Water and Environment, Tasmanian Government, 7 luglio 2009. URL consultato il 12 luglio 2010 (archiviato dall'url originale l'8 febbraio 2011).
  5. ^ J.A. Fletcher, Birds of the steppes, in Emu, vol. 24, n. 2, 1924, pp. 107–17, DOI:10.1071/MU924107.
  6. ^ Boles, p. 35.
  7. ^ Sibley CG, Ahlquist JE, Phylogeny and Classification of Birds: A Study in Molecular Evolution, New Haven, CT, Yale University Press, 1990, pp. 603, 610–27, ISBN 0-300-04085-7.
  8. ^ Barker, F. Keith; Cibois, Alice; Schikler, Peter A.; Feinstein, Julie & Cracraft, Joel, Phylogeny and diversification of the largest avian radiation (PDF), in PNAS, vol. 101, n. 30, 2004, pp. 11040–45, DOI:10.1073/pnas.0401892101, PMC 503738, PMID 15263073. URL consultato il 14 agosto 2008.
  9. ^ Dave Watts, Field Guide to Tasmanian Birds, 2nd, Frenchs Forest, NSW, New Holland Press, 2006 [1999], p. 155, ISBN 1-876334-60-6.
  10. ^ Peter Slater, A Field Guide to Australian Birds: Passerines, Adelaide, Rigby, 1978, p. 172, ISBN 0-85179-813-6.
  11. ^ Gordon Beruldsen, Australian Birds: Their Nests and Eggs, Kenmore Hills, Qld, self, 2003, p. 337, ISBN 0-646-42798-9.

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