Margaret Douglas

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Margaret Douglas
Margaret Douglas in una miniatura di Nicholas Hilliard, 1575.
Contessa di Lennox
Stemma
Stemma
In caricagiugno 1544 –
4 settembre 1571
Nascita8 ottobre 1515
Morte9 marzo 1578
Luogo di sepolturaCappella di Enrico VII, Abbazia di Westminster
DinastiaClan Douglas
PadreArchibald Douglas, VI conte di Angus
MadreMargherita d'Inghilterra
ConsorteMatthew Stuart, IV conte di Lennox
FigliHenry
Charles
ReligioneCattolicesimo

Margaret Douglas, contessa di Lennox (8 ottobre 15159 marzo 1578), era figlia dell'allora regina madre di Scozia Margherita Tudor e del suo secondo marito Archibald Douglas, VI conte di Angus. Era quindi nipote di Enrico VIII e cugina di Edoardo VI, Maria I ed Elisabetta I.

Successione[modifica | modifica wikitesto]

La madre era stata sposata in prime nozze con Giacomo IV di Scozia. Suo fratellastro era quindi Giacomo V di Scozia, padre di Maria Stuarda.

Lo zio Enrico VIII, nel suo testamento circa la successione al trono inglese, aveva dato la precedenza, nel caso che i suoi figli Edoardo, Maria ed Elisabetta fossero morti senza discendenti, ai discendenti della sorella minore Maria Tudor, invece che a quelli della sorella maggiore Margherita Tudor.

L'intento di Enrico era semplicemente quello di evitare che sul trono inglese sedesse un sovrano straniero e stranieri erano i figli di Margherita Tudor.

Matrimonio[modifica | modifica wikitesto]

Nel giugno del 1544 Margaret si sposò con Matthew Stuart, conte di Lennox.

Dal matrimonio nacquero:

Matrimonio tra Darnley e Maria Stuarda[modifica | modifica wikitesto]

Ritratto di Maria Stuarda
Enrico Stuart

Enrico era nato in Inghilterra, ciò che quindi non lo escludeva dal testamento dello zio Enrico VIII.

Essendo inoltre cattolico, Margaret pensò di far sposare il figlio alla cugina Maria Stuarda, la quale a sua volta aspirava a che la nubile cugina Elisabetta I la nominasse sua erede, mettendo da parte il testamento di Enrico VIII.

Il mondo cattolico, anzi, considerava la regina di Scozia già regina, in seguito alla morte della cattolica Maria I d'Inghilterra, e non l'illegittima e protestante Elisabetta I.

Nel 1560, quando Maria Stuarda rimase vedova del primo marito, Francesco II di Francia, Margaret mandò il figlio in Francia perché i giovani potessero conoscersi.

L'innamoramento della regina, nel frattempo tornata in Scozia dopo anni di assenza, avvenne però alcuni anni dopo. Nel 1565 avvenne il matrimonio, che non fu approvato dalla regina Elisabetta I, timorosa di veder rafforzata la posizione della sua rivale Maria Stuarda come pretendente al trono inglese. Non essendo inoltre avvenuto con il permesso della stessa Elisabetta, la regina inglese fece rinchiudere Margaret, l'unica della famiglia che si trovasse a Londra, nella Torre di Londra fino a nuovo ordine. A nulla servirono le lettere inviate dalla nuora a diplomatici e alla stessa Elisabetta affinché fosse liberata.

Morte del figlio[modifica | modifica wikitesto]

Margaret col marito Matthew Stuart, il figlio Carlo e il nipote Giacomo VI di Scozia accanto alla salma del primogenito Enrico, di Livinus De Vogelaare

Anche in Scozia però le nozze tra Maria e il cugino furono mal viste, soprattutto da Giacomo Stewart, I conte di Moray, fratellastro di Maria. Gli oppositori al matrimonio, da cui nel frattempo era nato Giacomo (il futuro Giacomo I d'Inghilterra), arrivarono ad assassinare il loro re il 10 febbraio 1567.

Dell'omicidio fu accusata la stessa moglie, la quale fu deposta e imprigionata. Fu nominato re di Scozia proprio il piccolo Giacomo, col nome di Giacomo VI.

Margaret, che odiò la nuora ritenendola responsabile della morte del figlio, si ritrovò in seguito d'accordo con lei perché il bambino venisse portato ed educato in Inghilterra. Il progetto però non venne mai attuato e Giacomo crebbe in Scozia sotto la guida dello zio Moray.

Nuova prigionia[modifica | modifica wikitesto]

Una volta libera, Margaret fu di nuovo imprigionata, stavolta insieme alla consuocera Bess di Hardwicke, accusate da Elisabetta di aver progettato e fatto celebrare il matrimonio tra i loro rispettivi figli (Carlo Stuart ed Elizabeth Cavendish) senza il suo consenso.

Dal matrimonio nacque nel 1575 una bambina, Arbella Stuart.

Nel 1576 Margaret perse precocemente anche il secondo figlio. Sia lei sia Bess cercarono, inutilmente, di ottenere la contea di Lennox per la bambina.

Morte[modifica | modifica wikitesto]

Margaret morì nel 1578. Maria Stuarda, prigioniera per diciannove anni in Inghilterra, prima di essere giustiziata nel 1587, cercò di fare avere alla nipotina Arbella i gioielli della nonna Margaret ma senza riuscirvi.

Giacomo, alla morte di Elisabetta I nel 1603, unì i regni d'Inghilterra e Scozia.

Genealogia[modifica | modifica wikitesto]

Enrico VII d'Inghilterra
Elisabetta di York
Margherita Tudor
Enrico VIII d'Inghilterra
Maria Tudor
Giacomo V di ScoziaMargaret Douglas
Maria I d'InghilterraElisabetta I d'InghilterraEdoardo VI d'Inghilterra
Frances BrandonEleanor Brandon
Maria, regina di ScoziaEnrico StuartCarlo Stuart
Jane GreyCatherine GreyMary Grey
Margaret Clifford
Giacomo I d'Inghilterra
Arbella Stuart
ebbe discendenza

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Archibald Douglas George Douglas, IV conte di Angus  
 
Isabel Sibbald  
George Douglas, lord Douglas  
Elizabeth Boyd Robert Boyd  
 
Mariota Maxwell  
Archibald Douglas, VI conte di Angus  
John Drummond, I lord Drummond Malcolm Drummond  
 
Mariota Murray  
Elizabeth Drummond  
Elizabeth Lindsay Alexander Lindsay  
 
Margaret Dunbar  
lady Margaret Douglas  
Edmondo Tudor Owen Tudor  
 
Caterina di Valois  
Enrico VII d'Inghilterra  
Margaret Beaufort John Beaufort, I duca di Somerset  
 
Margaret Beauchamp di Bletso  
Margherita Tudor  
Edoardo IV d'Inghilterra Riccardo Plantageneto, III duca di York  
 
Cecily Neville  
Elisabetta di York  
Elisabetta Woodville Richard Woodville  
 
Giacometta di Lussemburgo  
 

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Antonia Fraser, Maria Stuart, Milano, Mondadori, 1998. ISBN 88-04-45372-9

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN69863628 · ISNI (EN0000 0000 5191 6394 · CERL cnp00581345 · LCCN (ENnr93026084 · GND (DE124521061 · BNF (FRcb14535024d (data) · J9U (ENHE987007441646105171 · WorldCat Identities (ENlccn-nr93026084