Marco Beltrandi

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Marco Beltrandi

Deputato della Repubblica Italiana
LegislaturaXV, XVI
Gruppo
parlamentare
Partito Democratico
Coalizionecon PD

Dati generali
Partito politicoRadicali italiani
Professionepolitico

Marco Beltrandi (Bologna, 18 aprile 1969) è un politico italiano. Dirigente Radicale, è stato membro della Camera dei deputati dal 2006 al 2013.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Laureato in Scienze politiche, per molti anni ha ricoperto l'incarico di responsabile dell'informazione in seno alla direzione nazionale dei Radicali Italiani. In tale ruolo, su sollecitazione di Marco Pannella, ha studiato il sistema della comunicazione in Italia ed ha coordinato una larga produzione di dossier per supportare la teorizzazione pannelliana del Caso Italia, che si concretizzerebbe nella sistematica esclusione degli outsider dalla vita politica ad opera delle televisioni del duopolio Rai-Mediaset e dei giornali più importanti.

Dal 10 agosto 2005 al 2006 è membro dell'Ufficio di Presidenza del Partito Radicale Transnazionale.

Alle elezioni politiche del 2008 è uno dei nove candidati all'interno della delegazione Radicale nel PD; il 22 aprile 2008 è proclamato deputato per la XVI Legislatura, eletto nella circoscrizione Emilia-Romagna.

Membro della dirigenza del movimento Radicali Italiani, è anche sostenitore dell'associazione Articolo 21, Liberi di...

Nel corso degli anni ha rivolto la sua attenzione alla questione della Commissione di Vigilanza Rai. Il 15 gennaio 2009, riprende l'occupazione della Commissione Vigilanza nel tentativo di restituirne legittimità[1].

Il 21 gennaio 2009, dopo 7 giorni d'occupazione dell'aula della Commissione, dichiara su Antonio Di Pietro:

«Mi chiedo con quale coraggio ora l'on. Antonio Di Pietro possa parlare di illegalità nella vicenda della Commissione di Vigilanza Rai, dopo aver appeso per mesi una Istituzione ad una sola persona (l'insistenza sul candidato Orlando, che pure ho votato seguendo le indicazioni del PD 46 volte), preteso che una giovane prassi parlamentare modificasse la Costituzione e la legge scritte, boicottando per primo la Commissione dopo l'elezione di Villari con le dimissioni di Orlando e Pardi (anche loro corresponsabili, quindi), non partecipando mai a nessuna delle nostre costose e ripetute iniziative di radicali di denuncia delle illegalità in corso, neppure con un comunicato dell'ultimo degli esponenti dell'IDV.

Ora scopre l'illegalità? Questa, oltre che una farsa, è forse una autodenuncia, con chiamata di correo.»

Il 9 febbraio 2010, consigliere in quota PD, diviene relatore della delibera alla Commissione di Vigilanza Rai che impegna la Rai ad attenersi alle regole della par condicio nei 30 giorni antecedenti alle elezioni regionali del 2010, ossia ad impostare i programmi d'approfondimento politico (come Porta a Porta, Annozero e Ballarò) come tribune politiche o confronti tra i candidati governatori e le liste.
I direttori di queste trasmissioni devono quindi decidere se conformarsi alle rigide regole della par condicio, oppure sospendere le trasmissioni (per far spazio alle tribune), oppure non occuparsi di politica[3].

Il provvedimento in questione ha suscitato molte proteste da parte di partiti di presenza fissa nelle suddette trasmissioni, come l'Italia Dei Valori ad Annozero di Michele Santoro o il Partito Democratico (ospite fisso a Ballarò). Marco Beltrandi ha respinto le critiche in una conferenza stampa tenuta il 10 febbraio 2010 presso la Camera dei deputati[4], nella quale, tra le altre cose, ha dichiarato:

«Finalmente sarà eliminata la licenza di arbitrio assoluto di cui i conduttori hanno goduto sino ad oggi. Le trasmissioni possono benissimo ospitare le tribune politiche, oppure possono adottare le regole delle tribune politiche, oppure occuparsi d'altro. Leggo poi che si vorrebbe mettere il bavaglio ai talk show, o addirittura chiuderli. Invito chi lo scrive a citare articolo e comma del regolamento in cui ciò sarebbe previsto. Penso che costoro scambino le regole della par condicio dei dibattiti nei paesi anglosassoni e normali con un "bavaglio".»

Nella stessa conferenza stampa, il segretario di Radicali Italiani Mario Staderini ha dichiarato relativamente alle polemiche sollevate da molti partiti di sinistra e conduttori tv che denunciavano il pericolo di "bavaglio" all'informazione:

«La notizia di oggi è questa: la legalità è rivoluzionaria»

«Per Bruno Vespa, Giovanni Floris e Michele Santoro si prospetta una sfida professionale straordinaria: dimostrare di saper fare tv rispettando le regole.»

Il 16 marzo 2011 Beltrandi vota in dissenso dal gruppo del PD (e in maniera diversa rispetto agli altri cinque radicali aderenti al gruppo) sulle mozioni presentate dall'opposizione, che miravano ad ottenere l'accorpamento in una sola tornata delle elezioni amministrative del 2011 e dei referendum previsti per lo stesso anno, allo scopo di risparmiare circa 400 milioni di euro di costi elettorali e di rendere maggiormente possibile il raggiungimento del quorum. A giustificazione della propria scelta dichiara: "Ho votato in dissenso dal Pd perché sono contrario al quorum e perché penso che l'election day sia un sotterfugio per aggirare la legge" [5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ RAI, Marco Beltrandi: riprendo l'occupazione della vigilanza Rai, su radicali.it, 15 gennaio 2009. URL consultato il 21 gennaio 2021 (archiviato dall'url originale il 7 settembre 2012).
  2. ^ RAI, Beltrandi a Di Pietro: sei complice dell'illegalità che ora denunci con ritardo, su Radicali Italiani, 21 gennaio 2009. URL consultato il 21 gennaio 2021 (archiviato dall'url originale il 7 settembre 2012).
  3. ^ RAI. Beltrandi: tribune negli approfondimenti informativi negli ultimi 30 giorni, su radicali.it, 10 febbraio 2010. URL consultato il 21 gennaio 2021 (archiviato dall'url originale il 13 settembre 2012).
  4. ^ a b c RadioRadicale.it - Conferenza stampa di Marco Beltrandi sull'informazione televisiva e il regolamento della Commissione di Vigilanza sulla Rai
  5. ^ Repubblica.it - L'Election Day non passa per un soffio. Il governo si salva per un solo voto

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